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Greta Thunberg entra nel comitato direttivo della Global Flottilla
Greta Thunberg, attivista climatica conosciuta globalmente, prenderà parte alla storica missione civile della Global Sumud Flotilla (GSF) per rompere l’assedio illegale di Israele su Gaza. In un videomessaggio pubblicato sui social media, Thunberg si è unita a una pluralità di voci di spicco che chiedono un’azione globale urgente per porre fine al genocidio del popolo palestinese e contrastare la complicità internazionale che lo rende possibile. Thunberg non solo navigherà sulla flottiglia, ma farà anche parte del comitato direttivo, contribuendo a guidare la missione e ad amplificare il suo messaggio di resistenza non violenta, solidarietà e liberazione palestinese. Nel video dell’annuncio erano presenti Thunberg insieme a personaggi illustri, tra cui: Susan Sarandon, Nkosi Zwelivelile Mandela, Abby Martin, Greg Stoker, Ahmed Kouta, il dott. Mohammed Mustafa, Rahma Zein, Sümeyra Akdeniz Ordu, Liam Cunningham, Emma Forreau, Nicole Jenes, Tadhg Hickey, Robert Martin e Gustaf Skarsgård, tra gli altri. La missione: la Global Sumud Flotilla verrà lanciata in due ondate: la prima salperà dalla Spagna il 31 agosto 2025, la seconda partirà da Tunisi e da altre località il 4 settembre 2025. Ogni partenza vedrà decine di imbarcazioni con forniture mediche, aiuti alimentari ed equipaggi solidali convergere nel Mediterraneo prima di tentare di raggiungere Gaza. Informazioni sulla Global Sumud Flotilla: la GSF è una coalizione internazionale di organizzazioni della società civile, movimenti di base e individui impegnati a porre fine all’assedio illegale di Gaza da parte di Israele attraverso mobilitazioni non violente. Redazione Italia
Della coscienza e della guerra
Viviamo un periodo storico rischioso ma affascinante. Molti problemi vengono al pettine e nessuno di essi è risolvibile senza la risoluzione di tutti gli altri. Il cambio climatico con la distruzione del nostro ambiente vitale, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, la crisi della politica e dello stato democratico preda ormai del capitalismo monopolistico, la violenza maschile contro le donne, le migrazioni di massa. Tutti fenomeni che hanno come esito finale la guerra o che si pensa di risolvere con la violenza. Il potere non sente più il bisogno della maschera dei buoni sentimenti perché sa che il collaudato meccanismo della vittima sacrificale ancora funziona. Tra Barabba e Gesù la folla vota Barabba. Il cristianesimo ha incrinato questo meccanismo ma non del tutto. La mimesi dei buoni comportamenti può aiutare ma è la consapevolezza di sé e delle relazioni che ci legano al tutto che ci può indicare la strada per uscire dalla violenza. Diversi sono i percorsi per arrivare a questa consapevolezza. Per es. la crisi ambientale provocata dal nostro capitalismo predatorio e dalle nostre dissennate abitudini di consumatori ha generato una presa di coscienza sempre più ampia e profonda delle relazioni vitali che ci legano agli ecosistemi, alle piante, agli animali. Io stesso pur essendo da sempre sensibile e impegnato su questi temi non ho ancora finito di imparare. Ricordo con stupore di come non avessi mai considerato la sofferenza degli animali che usiamo come cibo. Una prima ondata di mobilitazione “proambientale” ha avuto il suo culmine con Greta Thumberg. Una mobilitazione così ampia che ha influenzato le decisioni del potere politico con le varie Coop. a livello globale. Certo ci sono delle reazioni, come sta capitando nell’America o tra i suoi emuli in Europa. Ma credo che non dureranno a lungo. Un altro percorso di consapevolezza l’ho visto in tutto quel mondo del rinnovamento cristiano dopo il concilio Vaticano II. Faccio parte della Rete Radiè Resh, un’associazione fondata da Ettore Masina nel 1965 che finanzia microprogetti nel sud del mondo raccogliendo risorse tra i soci con una specie di autotassazione. In qualche modo ci muove il sentimento del debito che abbiamo nei confronti dei popoli oppressi dal nostro colonialismo. Promuoviamo inoltre, insieme e dentro altre associazioni come Cittadini Ovunque, attività in favore degli ultimi, migranti, emarginati di vario genere. Attività spesso ostacolate o criminalizzate dai nostri stati cosiddetti democratici ma che nascono dalla consapevolezza che i diritti che abbiamo guadagnato saranno presto perduti se non li riconosciamo e garantiamo per tutti. Un altro percorso che trovo affascinante è la ricerca che sta facendo F. Faggin sulle reti neurali e l’intelligenza artificiale in forza della quale egli arriva ad affermazioni perentorie come: “nessun supercomputer potrà mai avere una coscienza” o “l’essere umano è dotato di coscienza e di libero arbitrio”. Dove la coscienza si origina da una conoscenza “dall’interno”del sistema di cui siamo parte, non essendo possibile separare l’osservato dall’osservatore, come presume invece la fisica classica. Dove abbiamo sempre una possibilità di scelta perché non siamo macchine determinate da un algoritmo. E’ importante riconoscere questo perché tante volte rinunciamo all’azione giusta per seguire la via più facile. La ricerca di Faggin mi affascina anche per le implicazioni che ha nella Genesi dell’Essere. Egli sembra riconoscere agli esseri viventi, agli umani in particolare, uno status ontologico superiore in virtù della comunicazione incessante che esiste fra di loro. La vita è un reticolo di relazioni. In un certo senso non esistono le cose ma accadono eventi. E ciò che resta è la struttura che supporta questo flusso incessante di messaggi. E più la comunicazione si affina, più il conflitto si dissolve in un superiore livello dell’Essere. Questa è la logica e la forza della vita. In qualche modo teorizzata da alcuni biologi del novecento per spiegare l’evoluzione della vita dagli organismi unicellulari dei primordi agli organismi altamente complessi di oggi composti da sottosistemi fortemente simbiotici, coordinati, cooperanti. (Lynn Margulis, Kostantin Mereschkowsky, Ivan Emanuel Wallin, Kozo Polyansky). La Genesi non è finita il settimo giorno. E’ solo la presunzione patriarcale del primo monoteismo, quello ebraico, che pensa l’uomo come il culmine dell’Essere, destinato a dominare la terra e ogni altro vivente. La Genesi non finisce mai se sapremo pensarci come parti del tutto, con i nostri limiti e le nostre potenzialità, in relazione continua, capaci di confliggere senza distruggere. E’ pensabile una umanità riconciliata come una specie di superorganismo simbiotico e cooperante?  Sarebbe un altro livello dell’Essere. Pensare il possibile. Perché se no l’alternativa sarebbe la guerra, cioè il ritorno all’essere minerale. Confliggere senza distruggere è il titolo del convegno annuale dell’ associazione Identità e differenza del 1999 e al quale era presente anche Ernesto Baroni, grande maestro di politica senza e oltre i rapporti di forza. Questa associazione, attiva per oltre 30 anni, è stata per me il luogo principale del mio percorso di consapevolezza. Un luogo dove donne libere da appartenenze simboliche patriarcali hanno accettato un dialogo costruttivo con uomini disposti a mettersi in discussione intorno ai loro stereotipi e ai loro privilegi. E’ in questo luogo dove ho imparato a decentrarmi, a rendermi conto di quanto parziale fosse il mio punto di vista, ad accettare anche senza capire, modi di essere e di pensare molto diversi dal mio. E’ in questo luogo che ho imparato a partire dalla mia esperienza e dai miei desideri e non dalle grandi teorie. E’ questo luogo che mi ha aperto gli occhi sul fardello di ingiustizia che grava ancora sulle spalle delle donne ma anche dei costi che dobbiamo pagare noi uomini per godere dei privilegi del maschio alfa. “Partire da sé e cura delle relazioni” è la buona pratica che abbiamo imparato dalle donne del femminismo della differenza. La buona pratica che può ridare senso ed efficacia alla politica oggi ridotta a mera gestione del potere. CASTELFRANCO VENETO, 29 APRILE 2025                          Redazione Italia