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LIBANO: “TUTTI SI ASPETTANO UNA NUOVA GUERRA” DA BEIRUT LA CORRISPONDENZA CON IL GIORNALISTA MAURO POMPILI
L’esercito israeliano continua a bombardare anche il Libano, anche in questo caso in violazione del cessate il fuoco teoricamente in vigore. I raid di Israele sul Libano sono ormai quasi quotidiani e avvengono a quasi un anno dall’entrata in vigore del cessate il fuoco il 27 novembre 2024. A rendere la situazione ancora più tesa è l’avvicinarsi del 31 dicembre, termine fissato per il presunto disarmo di Hezbollah e il ritiro israeliano da alcuni villaggi occupati nel Sud del Paese. “La popolazione civile per il 99% si aspetta la prossima guerra. Tutti sono convinti che questa situazione avrà una soluzione solo con una guerra pesante, regionale e importante che porti veramente una riscrittura totale degli equilibri in questa parte del mondo” commenta ai microfoni di Radio Onda d’Urto il giornalista Mauro Pompili, in collegamento da Beirut. Ascolta o scarica.
MEDIO ORIENTE: “CESSATE IL FUOCO” MAI RISPETTATI, ISRAELE CONTINUA A BOMBARDARE STRISCIA DI GAZA E LIBANO
È trascorso un mese da quando Trump ha sbandierato l’inizio di un presunto cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Israele non lo ha mai rispettato. Sono infatti più di 241 i palestinesi uccisi e almeno 640 quelli feriti dai raid dell’Idf negli ultimi trenta giorni. Oggi i bombardamenti israeliani hanno preso di mira le aree settentrionali e orientali della città di Khan Younis, nel sud della Striscia. Tel Aviv sostiene di aver colpito quelli che definisce “due terroristi” che avevano sorpassato la linea gialla stabilita nell’accordo di cessate il fuoco. L’esercito occupante israeliano ha anche sparato colpi di artiglieria verso la zona di Zanna, sempre nel sud, e continua a demolire case anche a Gaza City, in particolare nel quartiere di Zeitoun. Il tutto a fronte di una situazione che rimane tragica anche dal punto di vista umanitario. L’accordo che ha portato al cessate il fuoco prevedeva, in teoria, l’ingresso di 600 camion di aiuti umanitari al giorno. Secondo le Nazioni Unite ne stanno entrando circa 200 e sono del tutto insufficienti per soddisfare le necessità della popolazione ridotta alla fame, al freddo ed esposta a una situazione igienico-sanitaria molto grave da oltre due anni di genocidio. Nel quadro degli accordi, Hamas ha restituito finora i corpi di 24 dei 28 prigionieri israeliani deceduti nella Striscia. Tel Aviv invece ha rilasciato circa 2.000 palestinesi, tra cui 250 prigionieri politici che stavano scontando condanne lunghe o l’ergastolo. Scarcerati anche 1.718 palestinesi che – di fatto – sono stati rapiti dalle truppe di occupazione negli ultimi due anni. Non è ancora stato trovato un accordo, invece, sulla questione dei combattenti di Hamas ancora nei tunnel a Rafah, nel sud della Striscia. Ancora una volta l’ostacolo all’intesa verrebbe dal governo israeliano. Il movimento islamico della resistenza palestinese è “impegnato a rispettare l’accordo di cessate il fuoco ed è pronto a rimuovere qualsiasi pretesto all’occupazione israeliana”. Lo ha detto il portavoce di Hamas Hazem Qassem in un’intervista, ribadendo che i combattenti intrappolati “non si arrenderanno” e che la parte palestinese è “pronta ad affrontare positivamente la questione”. Qassem ha aggiunto che i mediatori hanno presentato delle proposte per risolvere il problema ma che Israele “ha fatto marcia indietro”. Secondo funzionari israeliani anonimi, gli Usa starebbero esercitando una forte pressione sull’alleato perché accetti le proposte dei mediatori. Per quanto riguarda la Cisgiordania occupata, l’esercito israeliano ha avviato stamani un’esercitazione militare su larga scala denominata “Ruggito del Leone”. Durerà tre giorni. Intanto i coloni israeliani continuano ad attaccare i palestinesi impegnati nella raccolta delle olive: finora sono stati documentati circa 150 raid. Feriti circa 140 palestinesi. Vandalizzati più di 4.200 alberi. L’esercito israeliano continua a bombardare anche il Libano, anche in questo caso in violazione del cessate il fuoco teoricamente in vigore. Oggi, lunedì 10 novembre 2025, l’Idf ha riferito di aver colpito quelle che definisce infrastrutture di Hezbollah nella Valle della Bekaa e nel sud, dove un drone di Tel Aviv ha preso di mira – con tre missili – un’auto che viaggiava tra Tiro e Sidone, uccidendo il conducente. I raid di Israele sul Libano sono ormai quasi quotidiani e avvengono a quasi un anno dall’entrata in vigore del cessate il fuoco il 27 novembre 2024. A rendere la situazione ancora più tesa è l’avvicinarsi del 31 dicembre, termine fissato per il presunto disarmo di Hezbollah e il ritiro israeliano da alcuni villaggi occupati nel Sud del Paese. “Israele continua ad attaccare, anche l’area dove si trova il presidio dell’UNIFIL: compie incursioni di terra e intensifica i bombardamenti. Per cui, il clima è già di guerra”, commenta ai microfoni di Radio Onda d’Urto il giornalista Pasquale Porciello in collegamento da Beirut. Ascolta o scarica.
LIBANO: CONTINUANO GLI ATTACCHI ISRAELIANI NONOSTANTE LA TREGUA DEL NOVEMBRE 2024. DUE PERSONE UCCISE
Ancora bombardamenti israeliani nel sud del Libano, nonostante l’accordo di tregua concordato nel novembre 2024. Lunedì 27 ottobre due persone sono state uccise e una è rimasta ferita in un attacco israeliano compiuto con un drone nei pressi di una fabbrica di legno nel villaggio di Biyad, a sud di Tiro, nel Libano meridionale. Questo mentre ieri pomeriggio la missione delle Nazioni Unite dislocata nel Libano meridionale (Unifil) ha annunciato che “verso le 17:45, un drone israeliano si è avvicinato a una pattuglia dell’Unifil in azione nei pressi di Kfar Kila e ha sganciato una granata” aggiungendo che “pochi istanti dopo, un carro armato israeliano ha sparato un colpo contro le forze di peacekeeping. Fortunatamente, non sono stati causati feriti o danni”. Ai microfoni, la corrispondenza da Beirut con il giornalista Mauro Pompili. Ascolta o scarica.
LIBANO: 4.500 LE VIOLAZIONI ISRAELIANE DEL CESSATE IL FUOCO FIRMATO NEL NOVEMBRE 2024.
L’aggressione israeliana non si ferma, nemmeno in Libano. Oggi, venerdì 19 settembre, ci sono stati ancora bombardamenti israeliani; un cittadino libanese è stato ucciso e altri tre sono rimasti feriti in un attacco di un drone israeliano nel Libano meridionale. Il drone israeliano ha preso di mira un veicolo di fronte all’ingresso dell’ospedale governativo di Tebnine, nella città di Tebnine. I primi resoconti hanno confermato la morte di una persona e il ferimento di almeno altre tre. Aerei, missili e droni israeliani colpiscono quasi quotidianamente sia il sud che l’est del Libano, le zone a maggioranza sciita; attacchi che si sono ulteriormente intensificati nelle ultime settimane, tanto che persino l’Onu nelle ultime ore ha “condannato la serie di attacchi israeliani nel sud del Libano”, definendoli “violazioni della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Tali azioni mettono a rischio la fragile stabilità raggiunta a novembre novembre e minano la fiducia dei civili nella possibilità di una soluzione pacifica del conflitto”, si legge nel comunicato di Unifil, la missione militare Onu schierata nel sud del Libano dal 1978 e di cui fanno parte un migliaio di soldati italiani. Dalla firma del cessate il fuoco, a fine novembre 2024, Israele colpisce quasi quotidianamente il Libano, dove continua a occupare cinque aree, dove i carri armati di Tel Aviv sono arrivati…dopo aver firmato l’accordo di cessate il fuoco. 4.500 le violazioni dell’accordo da parte israeliana in meno di un anno, mentre sul lato libanese – Hezbollah compreso – non si registra alcuna violazione. Su Radio Onda d’Urto,Mauro Pompili, giornalista freelance che vive a Beirut. Ascolta o scarica.
Libano: per non dimenticare Sabra e Chatila
Con Bassan, giornalista palestinese che si trova a Beirut, diamo una serie di aggiornamenti relativi alla situazione in Libano, in occasione dell'anniversario del massacro di Sabra e Chatila. La situazione economica del paese non è semplice: l'inflazione è fortissima e il problema della disoccupazione coinvolge larga parte della popolazione. Sul piano politico, fortissime tensioni si registrano in relazione al diktat israelo-americano sul disarmo di Hezbollah e della consegna delle armi da parte dei palestinesi. Assai acceso è anche il dibattito relativo ai diritti di cui godono i palestinesi che attualmente si trovano in Libano. Particolarmente diffusa nel paese, la consapevolezza della gravità della situazione in Palestina e la sensazione di impotenza della popolazione, a fronte dell'atteggiamento dell'Europa e del mondo occidentale. Segue il Comunicato stampa dell'Associazione Per non dimenticare-ODV. SABRA E SHATILA, DELEGAZIONE IN LIBANO PER I RIFUGIATI PALESTINESI Beirut - 14/09/2025 Anche quest’anno come ormai da oltre 23 anni, nonostante il genocidio  e la pulizia etnica in corso a Gaza e in Cisgiordania e le quotidiane aggressioni contro il Libano da parte di Israele, una delegazione dell’associazione “Per non dimenticare – odv” si trova in Libano per commemorare la strage di Sabra e Chatila e portare solidarietà ai rifugiati palestinesi che vivono negli oltre 12 campi profughi disseminati sul territorio. La delegazione ha l’obiettivo di impedire la cancellazione dalla memoria collettiva della strage di Sabra e Chatila avvenuta nel 1982, primo serio tentativo in Libano di applicare la “soluzione finale”, ovvero lo sterminio nei confronti del popolo palestinese. "È fondamentale  – afferma il portavoce della delegazione Flavio Novara - ricordare l’estrema efferatezza con cui sono state trucidate famiglie indifese e residenti nei due poverissimi campi profughi di Sabra e Shatila, alla periferia sud della capitale Beirut: quello che oggi sta avvenendo a Gaza. Un esempio che smaschera chi in malafede attribuisce ai fatti del 7 ottobre 2023 l’inizio di questa nuova Nakba del popolo palestinese". I palestinesi0 in Libano non hanno mai chiesto la naturalizzazione, ma il ritorno nella loro terra; questo li ha costretti negli anni a vivere come ospiti non graditi e senza diritti. A questo dobbiamo aggiungere che la crisi economica mondiale ha avuto effetti terribili sulle fasce più povere e sui cittadini libanesi, anche a causa delle guerre in atto, e ha trasformano il vivere quotidiano in una tragedia di portata storica. Per questo la delegazione ha deciso, nonostante l'evidente pericolo, di esprimere con la propria presenza la  solidarietà alla causa palestinese per gli oltre 500mila profughi che vivono nel piccolo Stato libanese. Insieme alle delegazioni di altri paesi, la delegazione italiana visiterà le case dei rifugiati, incontrerà le autorità politiche e istituzionali e parteciperà agli eventi e alle manifestazioni organizzate per ricordare le vittime di allora e quelle di oggi. Una testimonianza attiva per affermare che la storia palestinese non può e non feve finire con il genocidio in corso dentro e fuori i confini di Palestina.  
MESOPOTAMIA: BEIRUT E ANP VOGLIONO DISARMARE LA RESISTENZA PALESTINESE NEI CAMPI PROFUGHI IN LIBANO
In questa puntata di Mesopotamia – Notizie dal Vicino Oriente, ci siamo concentrati sulle pressioni dell’Anp e del governo libanese per il disarmo della resistenza palestinese nei campi profughi in Libano. Il prossimo incontro tra il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, e i vertici del governo libanese, previsto per il 19 maggio, avrà come tema centrale la proposta di disarmare, anche con l’uso della forza, i gruppi della resistenza palestinese attivi nei campi profughi del Paese dei Cedri. La proposta trova il sostegno di attori regionali e internazionali, in primis Arabia Saudita e Stati Uniti, ma ha suscitato preoccupazione e opposizione in diverse aree del mondo arabo. L’iniziativa si inserisce in un contesto storico delicato per il Libano, segnato da un anno e mezzo di conflitto con Israele e dal ridimensionamento della forza militare del movimento sciitta Hezbollah. Gli appelli al disarmo delle fazioni palestinesi sono una questione di lunga data che ancora oggi divide un paese già frammentato su diversi temi, tra i quali proprio la relazione con i palestinesi, la loro lotta per l’autodeterminazione e, di conseguenza, la loro presenza massiccia in Libano, che dura sin dalla Nakba del 1948. Cosa significa, oggi, parlare di disarmo della resistenza palestinese in Libano? Quali potrebbero essere le conseguenze di una mossa simile? Ne abbiamo parlato con il giornalista palestinese Bassam Saleh e con Giovanni Sorbello, dell’associazione umanitaria e di solidarietà internazionale “Il Faro sul Mondo”, attiva in Libano dal 2012. Ascolta o scarica
LIBANO: NONOSTANTE LA (FINTA) TREGUA ISRAELE CONTINUA A BOMBARDARE. IL PUNTO DA BEIRUT CON IL GIORNALISTA PASQUALE PORCIELLO
Il Libano continua a vivere un periodo di grande incertezza, tra la crisi politica ed economica interna e la costante minaccia di aggressioni israeliane. Nonostante la tregua firmata tra Hezbollah e Israele il 27 novembre 2024, i bombardamenti israeliani non si sono mai fermati. “Parlare di tregua è improprio”, afferma ai microfoni di Radio Onda d’Urto il giornalista Pasquale Porcello. Israele, infatti, continua a bombardare il sud del paese e a occupare villaggi libanesi, utilizzandoli come avamposti militari. L’accordo di novembre 2024 è stato di fatto unilaterale e non ha mai fermato la guerra. Nel frattempo il Libano è nel pieno delle elezioni municipali con una crescente disillusione popolare e sull’orlo del collasso economico. L’inflazione, la svalutazione della moneta e il dramma dei risparmi congelati stanno devastando la classe media libanese, mentre il sistema bancario crolla sotto il peso della corruzione e della gestione clientelare. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’approfondimento con il giornalista Pasquale Porciello, in collegamento da Beirut. Ascolta o scarica