La guerra ottenebra le menti. Perché non si scende in piazza contro l’aggressione di Israele all’Iran?Si può essere guerrafondai in Europa e pacifisti in Italia o, se volessimo porre
la questione in altri termini, è possibile assumere decisioni diametralmente
opposte nell’arco di poco tempo? Stando alla realtà diremmo di si, il Partito
democratico al Parlamento europeo ha votato a favore dell’utilizzo dei fondi
PNRR per il riarmo a pochi giorni dalla manifestazione nazionale a Roma a cui ha
partecipato tutto il partito. E il voto a Bruxelles unisce il PD a Fratelli
d’Italia e Forza Italia ossia i partiti dei ministri Crosetto e Tajani che in
queste settimane, specie il secondo, hanno assunto posizioni inconciliabili
anche con il pacifismo più annacquato.
E intanto una sorta di catena difensiva viene eretta anche da esponenti della
sinistra PD che diserteranno le piazze di sabato 21 giugno perché non unitarie.
Se non fossimo alla tragedia potremmo parlare di continui paradossi costruiti ad
arte per nascondere la realtà di un partito che fin quando si tratta di parlare
del gay pride assume posizioni chiare, ma su ogni altra questione fa solo
cabaret e per altro di pessimo gusto.
Il PD nel Parlamento europeo ha quindi votato a favore del Rapporto
Muresan-Negrescu, che non si limita a chiedere la proroga dei tempi per
utilizzare in sede nazionale i fondi Pnrr, ma apre all’utilizzo dei fondi del
Recovery per la Difesa. La risoluzione non è legislativa, tuttavia assume una
valenza politica rilevante, sulla guerra le posizioni del centro sinistra sono
più moderate di quelle dei Patrioti.
Non staremo a parlare delle due piazze romane e della gara intrapresa dagli
organizzatori, non tanto per unificarle, (viste le macroscopiche differenze tra
le due piattaforme) quanto piuttosto per rivendicare la bontà del proprio
percorso che arriva fuori tempo massimo e gestito con i soliti crismi
politicisti.
Sono utili oggi le manifestazioni del popolo di sinistra o anche questa forma
spettacolare serve a nascondere l’isolamento sociale delle istanze contro la
guerra? Ben vengano le manifestazioni, ma per mesi si è detto che i cortei per
la Palestina non erano attrattivi perché ultra-minoritari, le piazze odierne
forse rappresentano un salto di qualità organizzativo e politico o sono semmai
frutto dei soliti equilibrismi da ceto politico?
Sfugge all’umana comprensione come sia possibile tergiversare davanti
all’economia di guerra e al Riarmo e non ci risulta che ad oggi siano scesi in
piazza i vari movimenti contro l’attacco israeliano all’Iran. Insomma, se la
confusione regna sovrana è anche il risultato delle enormi contraddizioni
alimentatesi da anni attorno ai movimenti contro la guerra, anche quelli che si
presentano nella veste radicale e intransigente.
È del tutto inutile ricordare che il modello iraniano non possa godere delle
nostre simpatie che in anni lontani andarono ai Fedayn del popolo che
all’indomani della Rivoluzione del 1979 furono brutalmente repressi; tuttavia,
se fosse questa la risposta esatta non si capirebbe il grande giro di affari
esistente tra UE e monarchie del Golfo che sui diritti civili e umani non sono
certo un modello da seguire. E in tempi nei quali per non parlare di NATO,
Riarmo, economia di guerra si rivendica in certi movimenti una visione
transfemminista sulla guerra, dobbiamo solo attenderci la debacle o la morte
delle realtà contro la guerra per auto dissoluzione o mera demenza politica.
Troppi equilibrismi, troppe parole e pochi fatti ad occultare una realtà per
altro non complessa, anzi decisamente banale se pensiamo che il PD, a marzo, si
astenne sul piano di riarmo UE, ma metà dei suoi eurodeputati votarono a favore
e quindi oggi, per evitare una ulteriore spaccatura, hanno scelto di votare a
favore della proroga di 18 mesi del Pnrr evitando di parlare dell’utilizzo di
questi fondi per la guerra. Insomma, i soliti equilibrismi da ceto politico
ricorrendo ai soliti argomenti, ad esempio, l’ennesima polemica salottiera con
la Meloni.
In seno al centro sinistra è in atto una discussione su un punto focale: il
riarmo va bene se a deciderlo è la UE, se si afferma un nuovo modello di difesa
comune per la sua sicurezza con risorse aggiuntive e debito comune.
Questa è una posizione guerrafondaia e in sostanza sancisce la mera subalternità
del PD ai capitali economici e finanziari comunitari laddove invece il centro
destra, supportato da ex uomini del centrosinistra oggi a capo di importanti
aziende e multinazionali, mette avanti a tutto l’interesse del capitale
nazionale.
Ma non doveva essere il centrosinistra a difendere la sovranità nazionale dalle
ingerenze politiche ed economiche dei poteri forti? E la difesa della sovranità
delle proprie multinazionali sarà forse di aiuto alle ragioni della pace?
Continuiamo intanto a commuoverci davanti ai santini di Prodi e Draghi, siamo
certi che saranno di enorme aiuto per riconquistare credibilità ed egemonia
nella società reale (per chi non l’avesse colto il nostro è amaro sarcasmo).
Per riprendere Mao, la confusione sotto il cielo è grande, ma la situazione a
dir poco ingarbugliata e alla fine vince il partito unico e trasversale
dell’Europa militarizzata con il Parlamento a votare per l’utilizzo dei fondi
comunitari per incrementare le spese militari.
Il neo-interventismo della sinistra italiana è folle e pur con mille distinzioni
e in contesti storici differenti ricorda l’interventismo dei socialisti nella
Prima guerra mondiale dalla quale scaturì l’avvento del fascismo.
Chiudiamo su due aspetti non banali iniziando dall’eventuale coinvolgimento
dell’Italia nella guerra di Israele. Il ministro della Difesa Guido Crosetto
ricorda che prima di un eventuale utilizzo delle basi italiane deve essere
avanzata apposita e formale richiesta al Governo, ma anche in tale caso siamo
certi che prevarrebbe il classico servilismo italico.
E poi, sempre a ricordare il ruolo della NATO, c’è quell’articolo 5 del Trattato
del 1949: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse
(…) sarà considerato come un attacco contro tutte le parti, e che se un tale
attacco si producesse, ciascuna di esse (…) assisterà la parte o le parti
attaccate». Insomma, basta costruire a tavolino uno pseudo attacco dell’Iran ad
un paese NATO per ritrovarsi direttamente coinvolti nel conflitto fermo restando
che intanto il sostegno logistico italiano potrebbe arrivare lo stesso come
sovente è accaduto nel corso della storia. E qui arriviamo al secondo punto
ossia al grande rimosso nel panorama politico italiano rappresentato dalla NATO
e dalle basi USA e dell’Alleanza Atlantica nel nostro paese. Questi avamposti
giocano da sempre un ruolo dirimente nelle guerre e il movimento contro la
guerra in Italia, almeno in molte delle sue componenti, ha ignorato il problema
La giurisdizione nelle basi NATO potrà anche essere controversa, ma il nostro
Paese non possiede alcuna sovranità su questi avamposti da cui possono partire
droni, aerei e rifornimenti per la guerra anche se per un formale decollo di
qualche aereo servirebbe l’assenso formale del nostro paese. Ma la guerra può
essere condotta in molteplici forme e forse l’interessamento dei
costituzionalisti arriva fuori tempo massimo, hanno avuto decenni per dimostrare
che l’adesione alla Nato stride con alcuni principi della Carta, farlo ora
sarebbe pur sempre utile ma non sufficiente a rimettere in gioco il ruolo della
Alleanza Atlantica negli scenari bellici mondiali.
Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università