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Bologna. Aggressione sionista contro una compagna di Potere al Popolo
Il 29 luglio, durante la manifestazione per Gaza, c’è stata un’ennesima provocazione da parte sionista. Mentre la manifestazione tornava verso Piazza del Nettuno, un uomo prima ha strappato una bandiera palestinese da una bicicletta, poi ha provato a strappare una bandiera che una nostra compagna teneva annodata alla vita, urlando […] L'articolo Bologna. Aggressione sionista contro una compagna di Potere al Popolo su Contropiano.
Napoli: aggressione camorristica e diritto alla casa
A seguito dell’aggressione delinquenziale consumata nel quartiere popolare di Secondigliano a Napoli, pubblichiamo i comunicati di Potere al Popolo Napoli, dell’esecutivo confederale campano dell’USB e del Presidente della VIII Municipalità, Nicola Nardella. *** AL FIANCO DELLA FAMIGLIA LOPRESTO. PER AFFERMARE IL DIRITTO ALL’ABITARE NEI QUARTIERI POPOLARI E IN TUTTA LA […] L'articolo Napoli: aggressione camorristica e diritto alla casa su Contropiano.
PALESTINA: PROSEGUE IL GENOCIDIO A GAZA, 70 PALESTINESI UCCISI IN UN GIORNO. AGGRESSIONE ISRAELIANA ANCHE IN CISGIORDANIA
Mentre l’attenzione internazionale è rivolta all’Iran, Israele prosegue il genocidio in Palestina. Nelle ultime ore almeno 70 persone sono state uccise dagli attacchi israeliani, di cui almeno 35 si trovavano in attesa di aiuti umanitari nel corridoio di Netzarim, dove opera uno dei centri militarizzati di distribuzione gestiti dalla finta ONG israelo-statunitense GHF. Altre sono state uccise in diversi bombardamenti condotti in cinque aree della Striscia, tra cui Rafah, Gaza City e Deir el-Balah. A sud della Striscia, un portavoce dell’ospedale Nasser di Khan Younis ha lanciato l’allarme per una catastrofe sanitaria imminente: la mancanza di latte artificiale sta mettendo a rischio la vita dei neonati e dei bambini prematuri, “sospesi tra la vita e la morte”, ha dichiarato. Nella Gerusalemme occupata, le truppe israeliane hanno chiuso tutti gli accessi alla moschea di Al-Aqsa, impedendo ai fedeli di celebrare la preghiera del venerdì. Simili restrizioni sono state imposte nella Cisgiordania occupata, dove militari e coloni israeliani hanno impedito l’accesso alla moschea Ibrahimi di Hebron. A Nahhalin, cittadina a ovest di Betlemme, le forze di occupazione hanno impedito alla polizia palestinese e ai vigili del fuoco dell’Autorità Nazionale Palestinese di spegnere un incendio divampato – più probabilemnte appiccato – in un appezzamento agricolo. Intanto, continuano le demolizioni di case palestinesi: nel campo profughi di Nur Shams, a Tulkarem, più di 50 edifici residenziali sono stati distrutti dalle forze israeliane nelle ultime due settimane. In altre località del governatorato di Hebron, come Idhna e Halhul, l’esercito ha lanciato bombe sonore e gas lacrimogeni all’interno delle abitazioni palestinesi, causando numerosi casi di soffocamento tra i civili. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervista a Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri. Ascolta o scarica.
La guerra ottenebra le menti. Perché non si scende in piazza contro l’aggressione di Israele all’Iran?
Si può essere guerrafondai in Europa e pacifisti in Italia o, se volessimo porre la questione in altri termini, è possibile assumere decisioni diametralmente opposte nell’arco di poco tempo? Stando alla realtà diremmo di si, il Partito democratico al Parlamento europeo ha votato a favore dell’utilizzo dei fondi PNRR per il riarmo a pochi giorni dalla manifestazione nazionale a Roma a cui ha partecipato tutto il partito. E il voto a Bruxelles unisce il PD a Fratelli d’Italia e Forza Italia ossia i partiti dei ministri Crosetto e Tajani che in queste settimane, specie il secondo, hanno assunto posizioni inconciliabili anche con il pacifismo più annacquato. E intanto una sorta di catena difensiva viene eretta anche da esponenti della sinistra PD che diserteranno le piazze di sabato 21 giugno perché non unitarie. Se non fossimo alla tragedia potremmo parlare di continui paradossi costruiti ad arte per nascondere la realtà di un partito che fin quando si tratta di parlare del gay pride assume posizioni chiare, ma su ogni altra questione fa solo cabaret e per altro di pessimo gusto. Il PD nel Parlamento europeo ha quindi votato a favore del Rapporto Muresan-Negrescu, che non si limita a chiedere la proroga dei tempi per utilizzare in sede nazionale i fondi Pnrr, ma apre all’utilizzo dei fondi del Recovery per la Difesa. La risoluzione non è legislativa, tuttavia assume una valenza politica rilevante, sulla guerra le posizioni del centro sinistra sono più moderate di quelle dei Patrioti. Non staremo a parlare delle due piazze romane e della gara intrapresa dagli organizzatori, non tanto per unificarle, (viste le macroscopiche differenze tra le due piattaforme) quanto piuttosto per rivendicare la bontà del proprio percorso che arriva fuori tempo massimo e gestito con i soliti crismi politicisti. Sono utili oggi le manifestazioni del popolo di sinistra o anche questa forma spettacolare serve a nascondere l’isolamento sociale delle istanze contro la guerra? Ben vengano le manifestazioni, ma per mesi si è detto che i cortei per la Palestina non erano attrattivi perché ultra-minoritari, le piazze odierne forse rappresentano un salto di qualità organizzativo e politico o sono semmai frutto dei soliti equilibrismi da ceto politico? Sfugge all’umana comprensione come sia possibile tergiversare davanti all’economia di guerra e al Riarmo e non ci risulta che ad oggi siano scesi in piazza i vari movimenti contro l’attacco israeliano all’Iran. Insomma, se la confusione regna sovrana è anche il risultato delle enormi contraddizioni alimentatesi da anni attorno ai movimenti contro la guerra, anche quelli che si presentano nella veste radicale e intransigente. È del tutto inutile ricordare che il modello iraniano non possa godere delle nostre simpatie che in anni lontani andarono ai Fedayn del popolo che all’indomani della Rivoluzione del 1979 furono brutalmente repressi; tuttavia, se fosse questa la risposta esatta non si capirebbe il grande giro di affari esistente tra UE e monarchie del Golfo che sui diritti civili e umani non sono certo un modello da seguire. E in tempi nei quali per non parlare di NATO, Riarmo, economia di guerra si rivendica in certi movimenti una visione transfemminista sulla guerra, dobbiamo solo attenderci la debacle o la morte delle realtà contro la guerra per auto dissoluzione o mera demenza politica. Troppi equilibrismi, troppe parole e pochi fatti ad occultare una realtà per altro non complessa, anzi decisamente banale se pensiamo che il PD, a marzo, si astenne sul piano di riarmo UE, ma metà dei suoi eurodeputati votarono a favore e quindi oggi, per evitare una ulteriore spaccatura, hanno scelto di votare a favore della proroga di 18 mesi del Pnrr evitando di parlare dell’utilizzo di questi fondi per la guerra. Insomma, i soliti equilibrismi da ceto politico ricorrendo ai soliti argomenti, ad esempio, l’ennesima polemica salottiera con la Meloni. In seno al centro sinistra è in atto una discussione su un punto focale: il riarmo va bene se a deciderlo è la UE, se si afferma un nuovo modello di difesa comune per la sua sicurezza con risorse aggiuntive e debito comune. Questa è una posizione guerrafondaia e in sostanza sancisce la mera subalternità del PD ai capitali economici e finanziari comunitari laddove invece il centro destra, supportato da ex uomini del centrosinistra oggi a capo di importanti aziende e multinazionali, mette avanti a tutto l’interesse del capitale nazionale. Ma non doveva essere il centrosinistra a difendere la sovranità nazionale dalle ingerenze politiche ed economiche dei poteri forti? E la difesa della sovranità delle proprie multinazionali sarà forse di aiuto alle ragioni della pace? Continuiamo intanto a commuoverci davanti ai santini di Prodi e Draghi, siamo certi che saranno di enorme aiuto per riconquistare credibilità ed egemonia nella società reale (per chi non l’avesse colto il nostro è amaro sarcasmo). Per riprendere Mao, la confusione sotto il cielo è grande, ma la situazione a dir poco ingarbugliata e alla fine vince il partito unico e trasversale dell’Europa militarizzata con il Parlamento a votare per l’utilizzo dei fondi comunitari per incrementare le spese militari. Il neo-interventismo della sinistra italiana è folle e pur con mille distinzioni e in contesti storici differenti ricorda l’interventismo dei socialisti  nella Prima guerra mondiale dalla quale scaturì l’avvento del fascismo. Chiudiamo su due aspetti non banali iniziando dall’eventuale coinvolgimento dell’Italia nella guerra di Israele. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ricorda che prima di un eventuale utilizzo delle basi italiane deve essere avanzata apposita e formale richiesta al Governo, ma anche in tale caso siamo certi che prevarrebbe il classico servilismo italico. E poi, sempre a ricordare il ruolo della NATO, c’è quell’articolo 5 del Trattato del 1949: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse (…) sarà considerato come un attacco contro tutte le parti, e che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse (…) assisterà la parte o le parti attaccate». Insomma, basta costruire a tavolino uno pseudo attacco dell’Iran ad un paese NATO per ritrovarsi direttamente coinvolti nel conflitto fermo restando che intanto il sostegno logistico italiano potrebbe arrivare lo stesso come sovente è accaduto nel corso della storia. E qui arriviamo al secondo punto ossia al grande rimosso nel panorama politico italiano rappresentato dalla NATO e dalle basi USA e dell’Alleanza Atlantica nel nostro paese. Questi avamposti giocano da sempre un ruolo dirimente nelle guerre e il movimento contro la guerra in Italia, almeno in molte delle sue componenti, ha ignorato il problema La giurisdizione nelle basi NATO potrà anche essere controversa, ma il nostro Paese non possiede alcuna sovranità su questi avamposti da cui possono partire droni, aerei e rifornimenti per la guerra anche se per un formale decollo di qualche aereo servirebbe l’assenso formale del nostro paese. Ma la guerra può essere condotta in molteplici forme e forse l’interessamento dei costituzionalisti arriva fuori tempo massimo, hanno avuto decenni per dimostrare che l’adesione alla Nato stride con alcuni principi della Carta, farlo ora sarebbe pur sempre utile ma non sufficiente a rimettere in gioco il ruolo della Alleanza Atlantica negli scenari bellici mondiali. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
LIBANO: NONOSTANTE LA (FINTA) TREGUA ISRAELE CONTINUA A BOMBARDARE. IL PUNTO DA BEIRUT CON IL GIORNALISTA PASQUALE PORCIELLO
Il Libano continua a vivere un periodo di grande incertezza, tra la crisi politica ed economica interna e la costante minaccia di aggressioni israeliane. Nonostante la tregua firmata tra Hezbollah e Israele il 27 novembre 2024, i bombardamenti israeliani non si sono mai fermati. “Parlare di tregua è improprio”, afferma ai microfoni di Radio Onda d’Urto il giornalista Pasquale Porcello. Israele, infatti, continua a bombardare il sud del paese e a occupare villaggi libanesi, utilizzandoli come avamposti militari. L’accordo di novembre 2024 è stato di fatto unilaterale e non ha mai fermato la guerra. Nel frattempo il Libano è nel pieno delle elezioni municipali con una crescente disillusione popolare e sull’orlo del collasso economico. L’inflazione, la svalutazione della moneta e il dramma dei risparmi congelati stanno devastando la classe media libanese, mentre il sistema bancario crolla sotto il peso della corruzione e della gestione clientelare. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’approfondimento con il giornalista Pasquale Porciello, in collegamento da Beirut. Ascolta o scarica