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PKK: “ABBIAMO BISOGNO DI PACE, LIBERTÀ, UGUAGLIANZA E DEMOCRAZIA”. 30 GUERRIGLIERI/E BRUCIANO LE ARMI
Trenta militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, 15 donne e 15 uomini, tra i quali diversi comandanti ed esponenti storici dell’organizzazione, sono scesi dalle montagne curde dell’Iraq settentrionale e hanno distrutto simbolicamente le proprie armi alla presenza di una delegazione di deputati del Parlamento turco, giornalisti ed esponenti delle associazioni dei familiari dei detenuti. Dopo la lettura di una dichiarazione, il gruppo di guerriglieri ha sfilato accanto a un grosso bracere nel quale ognuno ha depositato un’arma. Le armi sono poi state bruciate. La cerimonia, che si è svolta vicino Sulaymaniyya, in Bașur (Kurdistan iracheno), si inserisce nel quadro del processo di pace in corso tra il movimento di liberazione curdo e la Repubblica di Turchia che era stato annunciato pubblicamente dall’Appello per la pace e una società democratica del 27 febbraio 2025. L’iniziativa di oggi, venerdì 11 luglio 2025, era stata anticipata dallo storico video-messaggio del leader e cofondatore del Pkk Abdullah Öcalan dall’isola-carcere di Imrali, dov’è detenuto dallo stato turco dal 1999. Ora, il movimento di liberazione curdo chiede che il Parlamento turco faccia la propria parte nel processo, innanzitutto licenziando una legge che consenta ai militanti che oggi hanno deposto le armi di poter entrare in Turchia (sono tutti cittadini turchi) senza essere arrestati. Nella lunga dichiarazione letta e diffusa dai guerriglieri del Pkk durante la cerimonia, i militanti rivoluzionari affermano: “Alla luce della crescente pressione fascista e dello sfruttamento in tutto il mondo e dell’attuale bagno di sangue in Medio Oriente, il nostro popolo ha più che mai bisogno di una vita pacifica, libera, equa e democratica. […] Ci auguriamo che tutti, i giovani e le donne, i lavoratori e le lavoratrici, le forze socialiste e democratiche, tutti i popoli e l’umanità osservino, comprendano e apprezzino il valore storico del nostro passo per la pace e la democrazia” (qui sotto riportiamo la nostra traduzione dell’intero comunicato). Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuto Yilmaz Orkan, dell’Ufficio Informazione Kurdistan in Italia. Ascolta o scarica. Di seguito la dichiarazione integrale del comunicato diffuso dal Gruppo per la pace e la società democratica del Pkk, tradotto dalla redazione di Radio Onda d’Urto: Al nostro popolo e all’opinione pubblica In qualità di membri del “Gruppo per la pace e la società democratica”, costituito per accelerare il processo di cambiamento e trasformazione democratica, salutiamo rispettosamente voi e tutti coloro che assistono alla nostra storica iniziativa democratica. Per difendere l’esistenza dei curdi dalle offese di negazione e annientamento, noi, come combattenti per la libertà, uomini e donne, ci siamo uniti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan, in tempi diversi, e abbiamo combattuto per la libertà in diverse regioni. Ora siamo qui per rispondere all’appello che il leader del popolo curdo, Abdullah Öcalan, ha lanciato il 19 giugno 2025. Il nostro arrivo qui si basa, allo stesso tempo, sull’appello che il leader Abdullah Öcalan ha lanciato in precedenza il 27 febbraio 2025 e sulle risoluzioni del 12° Congresso del Pkk, riunitosi dal 5 al 7 maggio 2025. Per garantire il successo pratico del processo “Pace e Società Democratica”, per condurre la nostra lotta per la libertà, la democrazia e il socialismo con metodi di politica legale e democratica sulla base della promulgazione di leggi per l’integrazione democratica, distruggiamo volontariamente le nostre armi, davanti alla vostra presenza, come passo di buona volontà e determinazione. Ci auguriamo che questo passo porti pace e libertà e abbia esiti favorevoli per il nostro popolo, per i popoli della Turchia e del Medio Oriente e per tutta l’umanità, in particolare per le donne e i giovani. Concordiamo pienamente con le osservazioni del leader Abdullah Öcalan che ha affermato: “Non credo nelle armi, ma nel potere della politica e della pace sociale e vi invito a mettere in pratica questo principio”. Siamo molto orgogliosi e onorati di fare ciò che è necessario per questo principio storico. Come sapete, le cose non sono avvenute con facilità, a costo zero e senza lottare. Al contrario, tutti i guadagni sono stati ottenuti a caro prezzo, lottando con le unghie e con i denti. E ciò che seguirà avrà sicuramente bisogno di lotte serrate. Siamo ben consapevoli di questo fatto e, con l’obiettivo di garantire ulteriori conquiste democratiche, crediamo fermamente nell’intuizione e nel paradigma del leader Abdullah Öcalan e confidiamo in noi stessi e nel potere collettivo della nostra comunità di compagni. Alla luce della crescente pressione fascista e dello sfruttamento in tutto il mondo e dell’attuale bagno di sangue in Medio Oriente, il nostro popolo ha più che mai bisogno di una vita pacifica, libera, equa e democratica. In questo contesto sentiamo e comprendiamo appieno la grandezza, la rettitudine e l’urgenza del passo che abbiamo compiuto. Ci auguriamo che tutti, i giovani e le donne, i lavoratori e le lavoratrici, le forze socialiste e democratiche, tutti i popoli e l’umanità osservino, comprendano e apprezzino il valore storico del nostro passo per la pace e la democrazia. Facciamo appello alle forze regionali e globali responsabili delle sofferenze del nostro popolo affinché rispettino i più legittimi diritti democratici e nazionali del nostro popolo e sostengano il processo di “Pace e Società Democratica”. Facciamo appello a tutti i popoli, ai circoli socialisti e democratici, agli intellettuali, agli scrittori, agli accademici, agli avvocati, agli artisti e ai politici affinché comprendano correttamente il nostro passo storico e siano solidali con il nostro popolo. Li invitiamo inoltre a partecipare più attivamente alla lotta per la libertà fisica del leader Abdullah Öcalan e per la soluzione democratica della questione curda, nonché a sviluppare e rafforzare la lotta e la solidarietà internazionale democratica e socialista. Invitiamo il nostro popolo e le sue forze politiche a comprendere correttamente le caratteristiche di questo processo storico di “Pace e Società Democratica” sviluppato da Leader Apo, ad assolvere con successo i propri doveri e responsabilità in campo educativo, organizzativo e operativo e a sviluppare la vita democratica. L’oppressione e lo sfruttamento finiranno; la libertà e la solidarietà prevarranno. Il processo di “Pace e Società Democratica” avrà sicuramente successo. Il Gruppo per la pace e la società democratica 11 luglio 2025
VIDEO-MESSAGGIO DI ÖCALAN DA IMRALI: “METTERE IN PRATICA LE RISOLUZIONI DEL 12° CONGRESSO. CONTINUO A SOSTENERE IL PROCESSO”
Il leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan Abdullah Öcalan ha diffuso un video-messaggio storico dall’isola-carcere di Imrali, dov’è detenuto dallo stato turco dal 1999. È la prima volta, da quando fu catturato e arrestato 26 anni fa, che la voce di Öcalan varca le sbarre della prigione e che il militante rivoluzionario curdo compare in video. Nel video di 7 minuti nel quale compare insieme ad altri militanti del movimento di liberazione curdo, compresi gli altri detenuti sull’isola di Imrali, oltre che ad alcuni intellettuali detenuti dallo stato turco, Öcalan ribadisce – stavolta con la propria voce – l’appello ai militanti del Pkk affinché confermino lo scioglimento dell’organizzazione deciso dal 12° Congresso del Partito a inizio maggio e depongano le armi coordinandosi con una commissione parlamentare e gli osservatori internazionali. La nuova chiamata di Öcalan si inserisce nel processo di pace e dialogo in corso tra il movimento di liberazione curdo e la Repubblica di Turchia, inaugurato formalmente il 27 febbraio 2025 dall’Appello per la pace e la società democratica diffuso dallo stesso Abdullah Öcalan da Imrali – in quell’occasione tramite un testo scritto che venne letto pubblicamente da deputati e deputate del Partito Dem. Una prima cerimonia pubblica, durante la quale una ventina di militanti del Pkk scenderanno dalle montagne curde e deporranno simbolicamente le armi davanti agli osservatori internazionali e alla Commissione parlamentare turca, è prevista per venerdì 11 luglio 2025 a Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno (nord-Iraq). Ai microfoni di Radio Onda d’Urto sono intervenuti, per commentare la notizia, il giornalista e nostro collaboratore Murat Cinar e Tiziano Saccucci, dell’Ufficio informazione del Kurdistan in Italia. Ascolta o scarica.   Di seguito il testo integrale della chiamata storica di Abdullah Öcalan: Cari compagni, mi sento eticamente in dovere di fornire, attraverso una lettera esaustiva – anche se ripetitiva – risposte esplicative e creative ai problemi, soluzioni, ai livelli raggiunti e alla situazione concreta del nostro Movimento di compagnerismo comunalista. 1. Continuo a difendere l’appello per “Pace e Società Democratica” del 27 febbraio 2025. 2. Convocando il 12° Congresso di scioglimento del PKK, avete fornito, con i giusti contenuti, una risposta positiva e completa al mio appello. Attribuisco un valore storico alla vostra risposta. 3. Il livello raggiunto è altamente prezioso e storicamente significativo. Gli sforzi dei compagni che hanno reso possibile questa comunicazione sono altrettanto preziosi e lodevoli. 4. Per la fine di questo processo, ho preparato un “Manifesto per la società democratica”, che deve essere valutato come una trasformazione storica. Questo Manifesto ha le caratteristiche necessarie per sostituire con successo il Manifesto di 50 anni fa della “Strada per la rivoluzione in Kurdistan”. Credo che quest’ultimo Manifesto porterà contenuti storici e sociali non solo per la società storica curda, ma anche per la società regionale e globale. Non ho dubbi sul fatto che incarnerà la tradizione storica dei manifesti. 5. Devo dire chiaramente che tutti questi sviluppi sono il risultato degli incontri che ho tenuto a Imrali. È stata prestata molta attenzione affinché questi incontri si svolgessero sulla base della libera volontà. 6. Il punto che abbiamo raggiunto richiede nuovi passi per l’attuazione. Il progresso dipende inevitabilmente dall’enfatizzazione e dalla comprensione della natura storica di questo livello e dall’adesione ai passaggi necessari. a. Il movimento del Pkk e la sua “Strategia di liberazione nazionale”, sorti come reazione alla negazione dell’esistenza dei curdi, e quindi finalizzati alla creazione di uno Stato separato, sono stati sciolti. L’esistenza dei curdi è stata riconosciuta; quindi, l’obiettivo di base è stato raggiunto. In questo senso ha fatto il suo tempo. Il resto è stato considerato una ripetizione eccessiva e una situazione di stallo. Questo costituirà la base per una critica e un’autocritica complessive. b. La politica non prevede il vuoto; pertanto, il vuoto deve essere riempito con il programma della “Società democratica”, la strategia della “Politica democratica” e la tattica di base del “Diritto olistico”. Quello a cui ci riferiamo è un processo determinante caratterizzato da un significato storico. c. Per portare avanti il processo è necessario e importante deporre volontariamente le armi e garantire le attività di una commissione legalmente autorizzata istituita dalla Grande Assemblea Nazionale Turca. Pur diffidando da approcci illogici della serie “prima tu, poi io”, questo passo necessario dovrebbe essere inesorabilmente compiuto. So che questi passi non saranno vani. Vedo la sincerità e ho fiducia. d. Pertanto, esistono degli sforzi per fare dei passi avanti attraverso l’adozione di misure più pratiche. Quelle che seguono sono le principali tesi che propongo: 1) Una prospettiva positiva universale consentirebbe al Movimento di continuare sulla propria via e di raggiungere il suo obiettivo di “pace e società democratica”. Le argomentazioni sopra citate ci portano alla seguente conclusione: il Pkk ha rinunciato al suo obiettivo dello stato-nazione; la rinuncia al suo obiettivo di base implica la rinuncia alla sua strategia militare e quindi porta alla sua dissoluzione. Questi punti storici attendono di essere portati a un ulteriore livello. 2) Dovreste tenere in considerazione il fatto che la vostra garanzia sulla deposizione delle armi davanti ai testimoni dell’opinione pubblica e degli ambienti correlati non sarebbe importante soltanto davanti alla Grande Assemblea Nazionale Turca e alla Commissione, ma rassicurerebbe anche l’opinione pubblica e onorerebbe le nostre promesse. L’istituzione di un meccanismo per deporre le armi porterà avanti il processo. Quello che è stato fatto è una transizione volontaria dalla fase della lotta armata a quella della politica democratica e del diritto. Non si tratta di una sconfitta, al contrario dev’ssere considerata come una conquista storica. I dettagli riguardo la deposizione delle armi saranno specificati e attuati rapidamente. 3) Il Partito Dem, che è sotto l’ombrello del Parlamento, farà la sua parte e collaborerà con gli altri partiti per garantire il successo del processo. 4) Per quanto riguarda la “situazione della mia libertà”, che avete posto come condizione indispensabile nei testi di risoluzione del vostro 12° Congresso, devo dire che non ho mai considerato la mia libertà come una questione personale. Filosoficamente, la libertà dell’individuo non può essere astratta dalla libertà della società. La libertà dell’individuo è una misura della libertà della società e la libertà della società è una misura della libertà dell’individuo. Verranno osservate le necessità del processo. Non credo nelle armi, ma nel potere della politica e della pace sociale e vi invito a mettere in pratica questo principio. Gli ultimi sviluppi nella regione hanno chiaramente dimostrato l’importanza e l’urgenza di questo passo storico. Devo dire che sono ansioso di ricevere tutti i tipi di critiche, suggerimenti e contributi che potete dare riguardo questo processo. Dichiaro, con ambizione e veemenza, che queste discussioni porteranno noi, forze della Modernità Democratica, a un nuovo programma teorico, a una nuova fase strategica e tattica a livello nazionale, regionale e globale, ed esprimo il mio ottimismo e la mia disponibilità per gli sforzi preparatori. Per quanto riguarda le fasi future, vi invito a mettere in pratica le risoluzioni del 12° Congresso, in linea con le opinioni e i suggerimenti di quest’ultima lettera, e a garantire un avanzamento positivo. Saluti permanenti da compagni I migliori auguri Abdullah Öcalan 19 giugno 2025
“VERSO LA PACE E UNA SOCIETÀ DEMOCRATICA IN TURCHIA. LIBERTÀ PER ABDULLAH ÖCALAN E TUTTI I DETENUTI POLITICI”. CONFERENZA STAMPA DELLA DELEGAZIONE ITALIANA RIENTRATA DA ISTANBUL
Tra il 10 e il 12 luglio 2025, nella regione di Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno (nord-Iraq), una ventina di militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan scenderanno dalle basi della guerriglia sulle montagne curde e deporranno simbolicamente le armi davanti alla stampa e a osservatori internazionali. Lo riferiscono in questi giorni diverse agenzie di stampa, anche legate al movimento di liberazione curdo. L’iniziativa, che sarà preceduta da un nuovo appello da Imrali del leader e cofondatore del Pkk  Abdullah Öcalan, intende aumentare la pressione politica sullo stato turco affinché compia dei passi concreti nel processo di pace aperto – in teoria – con il movimento di liberazione curdo (annunciato ufficialmente il 27 febbraio 2025 con l'”Appello per la pace e una società democratica” da Öcalan e seguito dal XII Congresso del Pkk che ha annunciato lo scioglimento dell’attuale struttura organizzativa). Intanto però, denunciano dalle montagne del nord-Iraq, gli aerei e i droni da guerra di Ankara continuano a bombardare le posizioni della guerriglia. Stamattina a Roma, al Senato, si è tenuta la conferenza stampa della delegazione italiana rientrata nelle scorse ore da Istanbul, dove si era recata insieme ad altre delegazioni internazionali  per chiedere alle autorità turche di poter incontrare Abdullah Öcalan sull’isola-carcere di Imrali. Ankara ha negato l’autorizzazione. La conferenza è stato intitolata “Verso la pace e una società democratica in Turchia. Libertà per Ocalan e tutti i detenuti politici”. L’incontro si è potuto svolgere al Senato per l’iniziativa del senatore di Avs Giuseppe De Cristofaro L’audio integrale della conferenza stampa registrato dalla redazione di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.
Scioglimento del PKK e confederalismo democratico: considerazioni sul processo di pace in Turchia
La chiamata al disarmo del 27 febbraio da parte del leader Öcalan ha avviato un cambiamento epocale, rispetto al quale si aprono molte incognite. La strada della pace è senza dubbio una strada nuova, e un certo scetticismo rispetto all’atteggiamento della Turchia rimane tuttavia legittimo e doveroso, visto anche che Bahçeli, leader del Mhp, il partito nazionalista di estrema destra turco, attraverso le sue dichiarazioni ha continuato sì a chiedere lo scioglimento del PKK, ma senza promettere cambiamenti nella costituzione per il riconoscimento del popolo, della cultura e della lingua curda. Le stesse dichiarazioni di Erdogan rispetto all’apertura sono molto più caute di quelle di Bahçeli: non a caso è proprio quest’ultimo a essersi esposto, e non il capo dello Stato. In ogni caso, come abbiamo visto e sentito all’inizio di questa settimana, a seguito del dodicesimo congresso, il PKK ha dichiarato la cessazione della lotta armata e il suo scioglimento. Di certo non ci si può aspettare che la lotta del popolo curdo finisca qui, ma proseguirà con altri mezzi se lo stato turco si impegnerà attraverso passi altrettanto significativi. > Al di là di quanto i media occidentali vogliano far passare, la questione non > si svolge seguendo una logica binaria, in cui da un momento all’altro finisce > tutto e il diritto di un popolo di difendersi viene cancellato. Tale diritto è > –  e rimane – inviolabile e in grado di travalicare qualunque gerarchia. E questo implica quantomeno un fermo no all’approccio securitario portato avanti dal governo turco, ma riforme e inclusione del PKK dissolto nel processo di pace e nella vita politica in Turchia, nonché il rilascio di prigionieri politici e un cambio di paradigma riguardo al coinvolgimento turco in Siria. C’è bisogno di cambiamenti approvati dal parlamento che vadano oltre le vuote dichiarazioni di apertura attualmente sul piatto rilasciate dal governo turco, nonché del riconoscimento del popolo curdo e dei suoi diritti, anche culturali. In tal senso, l’arresto e l’incarcerazione del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu e la sistematica sospensione delle amministrazioni locali del partito filo-curdo Dem nei territori nel sud est della Turchia non sono certo un buon viatico per il governo. Istanbul, Gezi Park dall’alto, foto di Benedetta Rossi, dicembre 2024 Non lo sono dal punto di vista del consenso interno, dal momento che il Paese è attraversato da movimenti di piazza brutalmente repressi ormai da mesi, né per le prospettive di mantenimento delle promesse nei confronti della comunità curda. Ma Erdogan ha bisogno di un largo consenso per poter cambiare la costituzione ed essere rieletto per un quarto mandato nel 2028, obiettivo questo pressoché irraggiungibile senza il sostegno di elettori ed elettrici curde. > Riuscirà il governo a comporre le opposizioni interne, a fronte dei passi > epocali compiuti dal PKK? Non c’è un impegno altrettanto incisivo da parte > della Turchia, al momento. La diffidenza è molta, e questo è in parte naturale, ma non si possono porre le basi per il dialogo su una pace duratura senza che ci sia uno sforzo equo da entrambe le parti. Anche a livello sociale, nessuna delle due parti gode di ottima fiducia e su questo aspetto sarà fondamentale operare. Non c’è democrazia senza trasparenza e senza il sostegno del popolo. In tal senso, il rilascio di Abdullah Öcalan sembra ancora una richiesta lontana dall’essere accolta, ma a questo punto sarebbe opportuno quantomeno un drastico cambiamento delle sue condizioni di isolamento carcerario, e del resto è impossibile immaginare un avanzamento dei negoziati senza che a guidarlo sia proprio Öcalan. Continuare a tenerlo in isolamento e in uno stato di prostrazione politica e personale perpetuerebbe uno squilibrio di potere inaccettabile, che non gioverebbe certo alla costruzione di un futuro di pace. Accogliere questa richiesta sarebbe un segno tangibile dell’impegno di Erdogan. > Questo potrebbe forse tradursi in una maggiore fiducia da parte delle curde e > dei curdi e del partito Dem nei confronti dell’Akp e della maggioranza di > governo, ma avrebbe forse un costo in termini di voti da parte degli elettori > duri e puri del partito di Erdogan. Sul piano internazionale, inoltre, ci sono moltissimi elementi da tenere ancora ben presenti: il cambiamento di governo negli Usa e l’incertezza tanto a Washington quanto in Medio Oriente. Ma la domanda che occorre porsi è questa: nel PKK c’erano combattenti curdə, turchə, irachenə, iranianə, sirianə, solo per citarne alcunə. Cosa accadrà a queste persone? Come potremo garantire che i loro diritti vengano rispettati? Sia come sia, l’Occidente ha tutto da guadagnare e imparare, da questo processo di pace. Guadagnare in termini di potenziale stabilizzazione del Medio Oriente, qualora i negoziati andassero a buon fine, imparare perché, attraverso una maggiore integrazione dei principi del confederalismo democratico a livello istituzionale, si potrebbero realmente cogliere i presupposti per far germogliare e prosperare  un nuovo approccio alle istituzioni e soprattutto alla messa in discussione del concetto stesso di Stato-nazione, per guardare piuttosto a una più che auspicabile unione di popoli, con ripercussioni concrete sul modo in cui concepiamo le politiche migratorie e i conflitti. Altrettanto potremmo imparare in merito all’integrazione e al ruolo fondamentale, sociale e istituzionale, delle donne, nel momento in cui i principi del confederalismo democratico venissero sdoganati  nel dibattito pubblico e istituzionale. Wishful thinking? Per ora osserviamo e ascoltiamo con occhi e orecchie ben aperte. Immagine di copertina di Kurdishstruggle su Wikimedia Commons SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Scioglimento del PKK e confederalismo democratico: considerazioni sul processo di pace in Turchia proviene da DINAMOpress.
Pkk, non la fine ma un nuovo inizio
Tra il 5 e il 7 maggio si è svolto il 12° Congresso del PKK, in due differenti località all’interno delle Zone di Difesa di Medya, sulle montagne di Qandil, dove l’organizzazione ha la sua roccaforte nella Regione del Kurdistan iracheno. Per ragioni di sicurezza i lavori si sono dovuti svolgere in segreto e i 232 delegati e delegate non hanno potuto riunirsi in un unico luogo. Ormai era nell’aria che il Congresso del PKK si sarebbe tenuto in tempi brevi, dopo lo storico appello del 27 febbraio scorso del leader curdo, Abdullah Öcalan, con il quale aveva chiesto all’organizzazione che aveva contribuito a fondare nel 1978 di convocare un Congresso per discutere del suo scioglimento.  Ma quali sono le ragioni per cui Öcalan ritiene che il PKK debba dissolversi? Con il passare dei mesi sono diventate sempre più chiare e sembra che il popolo curdo, nonostante perplessità e titubanze, sia pronto a intraprendere un nuovo tentativo di porre fine alla guerra in Turchia, che ha causato in oltre 40 anni decine di migliaia di vittime. > Il Congresso ha sancito la sua fedeltà al suo leader, riconoscendogli la > capacità e il diritto di guidare il processo di pace che si è aperto ma che ha > ancora molti passi da fare. Condividendo con Öcalan l’analisi secondo la quale oggi al popolo curdo è riconosciuta la sua identità e il diritto all’esistenza, pertanto non può più essere marginalizzato né considerato invisibile, essendo entrato a far parte come attore politico della società turca con i suoi circa 50 anni di lotta, di cui più di 40 armata, il Congresso ha accolto la richiesta di scioglimento del suo leader per passare da un piano di lotta armata a uno prettamente politico.  L’analisi della situazione politica internazionale e di quella mediorientale in particolare è stata oggetto del dibattito, sottolineando un certo pragmatismo nelle decisioni storiche assunte. Il cambiamento nel modo di fare la guerra, con alta tecnologia e uso massiccio di droni, e l’insediamento dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti, su cui nessuno può fare affidamento, nemmeno le popolazioni curde del Rojava in Siria, impongono un ripensamento della tattica per raggiungere comunque lo stesso obiettivo, ossia il riconoscimento dei diritti negati al popolo curdo.  Nelle dichiarazioni finali dei lavori congressuali si legge infatti che “anche gli attuali sviluppi in Medio Oriente nel contesto della Terza guerra mondiale rendono inevitabile la ristrutturazione delle relazioni curdo-turche”. Lo scioglimento del PKK dovrebbe quindi dare sufficienti garanzie a Erdogan e ai suoi alleati sulle buone intenzioni di Öcalan e della leadership del PKK di portare a termine il processo di pace. Bisognerà attendere le prossime mosse del Presidente turco per comprendere meglio che tipo di partita stia giocando perché fino ad ora, dall’annuncio di Öcalan per “una Pace e una Società Democratica” del 27 febbraio scorso, la repressione delle opposizioni in Turchia ha visto una preoccupante escalation.  Erdogan, che può utilizzare la dissoluzione del PKK come un successo personale nella lotta al terrorismo, visto che il gruppo è ancora segnalato nelle liste delle organizzazioni terroristiche, adesso però si ritrova con la patata bollente tra le mani, visto che la decisione assunta dal Congresso del PKK è epocale. Se dovesse optare per non seguire fino in fondo la strada del processo di pace, creando ad arte dei pretesti, potrebbe scatenare nel Paese dure reazioni da parte della popolazione curda, vicina a Öcalan. Secondo l’analista Asli Aydintasbas, intervistata da Deutsche Welle News, la società turca non è pronta ad affrontare quanto sta accadendo perché, diversamente dal precedente processo di pace durante il quale c’era stata molta discussione pubblica, oggi le cittadine e i cittadini non sono statə preparatə. Le trattative in corso tra Ankara e il PKK si stanno infatti svolgendo a porte chiuse e la gente sente parlare solo delle dichiarazioni di Öcalan e del PKK mentre dal governo arrivano messaggi con cui il processo di pace è descritto unicamente come un processo per terminare con la stagione del terrorismo. Aydintasbas prosegue dicendo che il governo deve portare il discorso su un altro livello, spiegando ai suoi cittadini e alle sue cittadine che il processo di pace conviene anche a loro e alla democrazia e può segnare un avanzamento politico e economico nel Paese. Erdogan dovrà tenerne conto nelle sue decisioni perché il consenso nei suoi confronti è calato a causa dei guai economici, con un tasso di inflazione ancora non sotto controllo e una forte crisi occupazionale. La Turchia ha già dimostrato con le manifestazioni oceaniche contro l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, di sapersi organizzare per esprimere apertamente il dissenso, nonostante la repressione e i rischi personali che ogni manifestante corre. Inoltre Erdogan sa che un esito positivo del processo di pace potrebbe tornargli utile poiché il PKK è una spina nel fianco e la sua presenza mina i suoi progetti neocoloniali in Siria per il legame che la regione siriana del Rojava ha con questa organizzazione.  Il processo di pace in corso è un momento cruciale per la questione curda e ha bisogno del supporto della società turca e curda ma anche di quella internazionale. L’attenzione sullo stesso deve dunque rimanere alta per non permettere ai sabotatori di entrare in azione. Così l’appello alla mobilitazione di artisti, intellettuali, lavoratori, associazioni e organizzazioni dentro e fuori dalla Turchia per sostenere questo momento storico è arrivato dal 12° Congresso del PKK, unitamente all’invito rivolto ai potenti della terra di non interferire per far saltare in aria le negoziazioni ma piuttosto di lavorare a favore di una conclusione positiva e democratica. > La democratizzazione della Turchia, elemento indispensabile perché il processo > di pace possa definirsi concluso positivamente, dovrebbe lasciare lo spazio > alle idee di Öcalan di correre liberamente anche dentro i confini del Paese, > senza più alcuna persecuzione ideologica e politica.  Nel paradigma del confederalismo democratico, elaborato da Öcalan, la parola socialismo si ripete e così si è fatta sentire anche nell’ultimo Congresso quando nella dichiarazione finale si è detto che “con il Socialismo della Società Democratica che rappresenta una nuova fase nel processo di pace e di società democratica e nella lotta per il socialismo, il movimento democratico globale progredirà e un mondo giusto ed equo emergerà. Su questa base, invitiamo l’opinione pubblica democratica, in particolare i nostri compagni che guidano la Global Freedom Initiative, ad ampliare la solidarietà internazionale nel quadro della teoria della modernità democratica”. Nell’epoca che viviamo queste dichiarazioni spezzano quella continuità trasversale che unisce moltissimi governi, legati strettamente al modello della società capitalista, che invece Öcalan combatte.  “Per 27 anni, il leader Apo (Öcalan, ndr) ha resistito al sistema di annientamento di Imrali, vanificando la cospirazione internazionale. Nella sua lotta, ha analizzato il sistema statalista dominato dagli uomini e guidato dal potere e ha sviluppato un paradigma per una società democratica, ecologica e orientata alla libertà delle donne. In questo modo, ha materializzato un sistema di libertà alternativo per il nostro popolo, le donne e l’umanità oppressa”, così si è espresso ancora il Congresso plaudendo al sistema del paradigma del confederalismo democratico, che ha i suoi riferimenti nella democrazia radicale, nella donna e nell’ecologia.  È pronta la Turchia di Erdogan ad accettare la democratizzazione del Paese che sarà così chiamata ad aprire le porte anche a queste idee? Nel frattempo il PKK si rivolge al Parlamento turco invitandolo ad assumersi questa responsabilità storica sulle sue spalle affinché il processo di democratizzazione della società non rimanga nelle parole ma si traduca in atti concreti.  Saranno infatti necessarie delle riforme al codice penale e alla legge anti-terrorismo per permettere la liberazione dei prigionieri politici ma anche di quella grande quantità di persone, artisti, intellettuali membri di associazioni e altre che sono state accusate di supportare il PKK. Ci vorrà un’amnistia generale disegnata in modo tale da garantire il processo di pacificazione, quindi accettata anche dalla società turca. Il cammino è iniziato ma la strada è ancora lunga.  Immagine di copertina di Kurdishstruggle (Flickr) SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Pkk, non la fine ma un nuovo inizio proviene da DINAMOpress.
PKK: ANNUNCIATO LO SCIOGLIMENTO DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA E LA FINE DELLA LOTTA ARMATA
  Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il Pkk, ha annunciato di avere tenuto a inizio maggio il 12/mo congresso, che ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa e porre fine alla lotta armata. Il Pkk in una dichiarazione scritta ha dato quindi sostanza all’appello lanciato a febbraio dal leader Abdullah Ocalan (da 26 anni rinchiuso nell’isola carcere di Imrali) per una soluzione politica e non militare del conflitto pluridecennale con Ankara. Da capire ora la risposta di Erdogan, visto che tra le condizioni del Pkk c’è la possibilità che sia lo stesso Ocalan a condurre la nuova fase politica, fuori dal carcere, con contestuale disarmo in tre fasi, vigilato da esponenti delle Nazioni Unite. Fuori dalla Turchia, sono molti altri i Paesi – Siria, Iraq e Iran in particolare – che saranno in qualche modo coinvolti dalla svolta politica della lotta di liberazione, curda ma non solo, così come delineata dal “nuovo paradigma” confederale dello stesso Ocalan. Nella mattina di lunedì 12 maggio ne abbiamo parlato con Michele della redazione e Murat Cinar,  giornalista turco che vive in Italia e nostro collaboratore. Ascolta o scarica Di seguito, la traduzione del comunicato dell’agenzia di stampa filo-curda, Anf, tradotto dalla redazione di Radio Onda d’Urto.  Ascolta o scarica Tradotto da https://anfenglishmobile.com/kurdistan/pkk-final-declaration-activities-under-the-pkk-name-have-ended-79294 Il  12° Congresso del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il processo avviato dalla dichiarazione del leader Abdullah Öcalan il 27 febbraio, e ulteriormente plasmato dal suo ampio lavoro e dalle sue prospettive multidimensionali, è culminato nel 12° Congresso di Partito, convocato con successo tra il 5 e il 7 maggio. Nonostante gli scontri in corso, gli attacchi aerei e di terra, il continuo assedio delle nostre regioni e l’embargo del KDP, il nostro congresso si è svolto in condizioni di sicurezza in condizioni difficili. A causa di problemi di sicurezza, il congresso si è svolto contemporaneamente in due luoghi diversi. Con la partecipazione di 232 delegati in totale, il 12° Congresso del PKK ha discusso di leadership, martiri, veterani, struttura organizzativa del PKK e lotta armata e costruzione di una società democratica, culminando in decisioni storiche che segnano l’inizio di una nuova era per il nostro movimento di libertà. Cessano tutte le attività sotto il nome del PKK Il 12° Congresso straordinario ha valutato che la lotta del PKK ha smantellato le politiche di negazione e annientamento imposte al nostro popolo, portando la questione curda a un punto in cui può essere risolta attraverso la politica democratica. Ha concluso che il PKK ha compiuto la sua missione storica. Su questa base, il 12° Congresso ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa del PKK e di porre fine alla lotta armata, con il processo di attuazione che sarà gestito e guidato dal leader Apo [Abdullah Öcalan]. Tutte le attività condotte sotto il nome del PKK sono state quindi terminate. Il nostro partito, il PKK, è emerso come movimento per la libertà dei curdi in opposizione alle politiche di negazione e annientamento radicate nel Trattato di Losanna e nella Costituzione del 1924. Influenzato dal socialismo reale al suo inizio, ha abbracciato il principio dell’autodeterminazione nazionale e ha portato avanti una lotta legittima e giusta attraverso la resistenza armata. Il PKK si è formato in condizioni dominate da politiche aggressive di negazione, annientamento, genocidio e assimilazione dei curdi. Dal 1978, il PKK ha condotto una lotta per la libertà volta a garantire il riconoscimento dell’esistenza curda e a stabilire la questione curda come realtà fondamentale della Turchia. Grazie al successo di questa lotta, il nostro movimento ha realizzato una rivoluzione di resurrezione per il nostro popolo, diventando un simbolo di speranza e di vita dignitosa per i popoli della regione. Negli anni ’90, periodo di grandi conquiste per il nostro popolo, il presidente turco Turgut Özal iniziò a cercare una soluzione politica alla questione curda. In risposta, il Leader Apo dichiarò un cessate il fuoco il 17 marzo 1993, dando il via a una nuova fase. Tuttavia, il collasso del socialismo reale, l’imposizione di tattiche di tipo brigatista alla nostra strategia di guerra e l’eliminazione di Özal e della sua squadra da parte dello Stato profondo hanno sabotato questa iniziativa. Lo Stato intensificò le sue politiche di negazione e annientamento, intensificando la guerra. Migliaia di villaggi sono stati evacuati e bruciati; milioni di curdi sono stati sfollati; decine di migliaia sono stati torturati e imprigionati; e migliaia sono stati uccisi in circostanze sospette. In risposta, il Movimento per la Libertà crebbe sia in termini di dimensioni che di capacità. La guerriglia si diffuse in tutto il Kurdistan e in Turchia. L’impatto della guerriglia portò il popolo curdo a sollevarsi in rivolte di massa (serhildan), trasformando la guerra nell’opzione principale per entrambe le parti. L’escalation bellica che ne derivò non poté essere invertita e gli sforzi del leader Apo per risolvere la questione curda con mezzi democratici e pacifici alla fine fallirono”. Ricostruire le relazioni turco-curde è inevitabile. Il processo è entrato in una fase diversa con la cospirazione internazionale del 15 febbraio 1999. In questo processo, uno degli obiettivi principali della cospirazione, una guerra curdo-turca, è stato impedito grazie ai grandi sacrifici e agli sforzi del leader Apo. Nonostante fosse stato detenuto nel sistema di tortura e genocidio di Imralı, ha persistito nella ricerca di una soluzione democratica e pacifica alla questione curda. Per 27 anni, il leader Apo ha resistito al sistema di annientamento di Imralı, vanificando la cospirazione internazionale. Nella sua lotta, ha analizzato il sistema statalista dominato dagli uomini e guidato dal potere e ha sviluppato un paradigma per una società democratica, ecologica e orientata alla libertà delle donne. In questo modo, ha materializzato un sistema di libertà alternativo per il nostro popolo, le donne e l’umanità oppressa. Il leader Apo, riferendosi al periodo precedente al Trattato di Losanna e alla Costituzione del 1924, in cui le relazioni curdo-turche divennero problematiche, ha proposto un quadro per la risoluzione della questione curda basato sulla Repubblica Democratica di Turchia e sul concetto di Nazione Democratica, fondato sull’idea di una Patria Comune e di popoli co-fondatori. Le rivolte curde nel corso della storia della Repubblica, la dialettica curdo-turca lunga 1000 anni e i 52 anni di lotta per la leadership hanno dimostrato che la questione curda può essere risolta solo sulla base di una Patria Comune e di una cittadinanza paritaria. Gli attuali sviluppi in Medio Oriente, nell’ambito della Terza Guerra Mondiale, rendono inoltre inevitabile la ristrutturazione delle relazioni curdo-turche. Il nostro popolo comprenderà lo scioglimento del PKK e la fine della lotta armata meglio di chiunque altro e si assumerà i doveri di quest’era. Il nostro onorato popolo, che ha aderito al percorso della leadership e del PKK per 52 anni a caro prezzo, opponendosi a politiche di negazione, annientamento, genocidio e assimilazione, sosterrà il processo di pace e di una società democratica in modo più consapevole e organizzato. Crediamo fermamente che il nostro popolo comprenderà la decisione di sciogliere il PKK e porre fine al metodo della lotta armata meglio di chiunque altro e si assumerà le responsabilità dell’era della lotta democratica, basata sulla costruzione di una società democratica. È di vitale importanza che il nostro popolo, guidato da donne e giovani, costruisca le proprie auto-organizzazioni in tutti gli ambiti della vita, si organizzi sulla base dell’autosufficienza attraverso la propria lingua, identità e cultura, si autodifenda di fronte agli attacchi e costruisca una società democratica comunitaria con spirito di mobilitazione. Su questa base, crediamo che i partiti politici curdi, le organizzazioni democratiche e i leader d’opinione adempiranno alle loro responsabilità per promuovere la democrazia curda e la nazione democratica dei curdi. Grazie all’eredità della nostra storia di libertà, lotta e resistenza, e alle decisioni del XII Congresso del PKK, il percorso politico democratico si svilupperà con maggiore forza e il futuro dei nostri popoli progredirà basandosi su principi di libertà e uguaglianza. I poveri e i lavoratori, tutti i gruppi religiosi, le donne e i giovani, i lavoratori, i contadini e tutti i segmenti esclusi rivendicheranno i propri diritti e svilupperanno una vita comune in un ambiente giusto e democratico. Invitiamo tutti a unirsi al processo di pace e di società democratica. La decisione del nostro Congresso di sciogliere il PKK e porre fine al metodo della lotta armata offre una solida base per una pace duratura e una soluzione democratica. L’attuazione di queste decisioni richiede che il Leader Apo conduca e guidi il processo, che il suo diritto alla politica democratica sia riconosciuto e che vengano stabilite solide e complete garanzie legali. In questa fase, è essenziale che la Grande Assemblea Nazionale della Turchia svolga il suo ruolo con responsabilità storica. Allo stesso modo, invitiamo il governo, il principale partito di opposizione, tutti i partiti politici rappresentati in parlamento, le organizzazioni della società civile, le comunità religiose e di fede, i media democratici, i leader d’opinione, gli intellettuali, gli accademici, gli artisti, i sindacati, le organizzazioni femminili e giovanili e i movimenti ecologisti ad assumersi la responsabilità e ad unirsi al processo di pace e di una società democratica. Il coinvolgimento delle forze socialiste di sinistra turche, delle strutture rivoluzionarie, delle organizzazioni e degli individui nel processo di pace e di una società democratica eleverà la lotta dei popoli, delle donne e degli oppressi a un nuovo livello. Ciò significherà il raggiungimento degli obiettivi dei grandi rivoluzionari le cui ultime parole furono: “Lunga vita alla fratellanza dei popoli turco e curdo e a una Turchia pienamente indipendente!”. Con il Socialismo della Società Democratica che rappresenta una nuova fase nel processo di pace e di una società democratica e nella lotta per il socialismo, il movimento democratico globale avanzerà e un mondo giusto e paritario emergerà. Su questa base, invitiamo l’opinione pubblica democratica, in particolare i nostri compagni che guidano la Global Freedom Initiative, ad ampliare la solidarietà internazionale nel quadro della teoria della modern ità democratica. Invitiamo le potenze internazionali a riconoscere le proprie responsabilità nelle politiche di genocidio che durano da un secolo contro il nostro popolo, a non ostacolare una soluzione democratica e a contribuire costruttivamente al processo. Annunciamo il martirio di Ali Haydar Kaytan e Riza Altun Il nostro 12° Congresso del PKK, convocato su appello della nostra leadership, ha proclamato il martirio di Fuat-Ali Haydar Kaytan, uno dei quadri dirigenti del nostro partito, martirizzato il 3 luglio 2018, e del compagno Riza Altun, martirizzato il 25 settembre 2019. Su questa base, ha riconosciuto il compagno Fuat-Ali Haydar Kaytan, uno dei quadri dirigenti fondatori del PKK, come simbolo di “Lealtà al Leader, Verità e Vita Sacra”, e il compagno Riza Altun, uno dei primi compagni del Leader Apo, come simbolo di “Libertà e Cameratismo”. Dedichiamo il nostro storico XII Congresso del Partito a questi due grandi compagni martiri che ci hanno guidato dall’inizio del nostro Movimento per la Libertà fino a oggi con la loro lotta ininterrotta. In loro nome, rinnoviamo la nostra promessa a tutti i martiri della lotta e affermiamo il nostro impegno a realizzare i sogni della compagno martire di Pace e Democrazia Sırrı Süreyya Önder.
IL PKK HA SVOLTO IL SUO 12° CONGRESSO: “PRESE DECISIONI DI IMPORTANZA STORICA”
Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan ha annunciato di aver svolto il suo 12° congresso tra il 5 e il 7 maggio 2025 presso due diversi luoghi nell’area di difesa di Medya, sulle montagne del nord dell’Iraq. L’organizzazione riferisce che le “decisioni di importanza storica” prese dal congresso verranno rese pubbliche “molto presto”, non appena saranno stati combinati i risultati dei due diversi luoghi in cui si è svolto. Il congresso del Pkk ha letto e valutato le proposte presentate dal leader e cofondatore del gruppo Abdullah Öcalan che, nell’ambito di un nuovo processo di dialogo e trattative con lo stato turco e il governo Akp-Mhp di Erdogan, lo scorso 27 febbraio 2025, dall’isola-carcere di Imrali nella quale è detenuto dal 1999, ha lanciato il suo Appello per la pace e una società democratica. Nel documento Öcalan invitava il partito a convocare il proprio congresso, decidere di sciogliersi e deporre le armi per favorire il processo di pace tra il movimento di liberazione curdo e lo stato turco. Il primo marzo 2025 il Pkk aveva risposto all’appello dichiarando un cessate il fuoco unilaterale e chiedendo, ancora una volta, che Abdullah Öcalan venisse messo nelle condizioni di partecipare al congresso e guidarne le decisioni. L’esercito turco, però, durante i mesi di marzo e aprile ha continuato a bombardare le posizioni del Pkk in nord-Iraq. In Turchia, nel frattempo, le trattative sono proseguite con la mediazione della delegazione a Imrali del Partito Dem. Ora, il Partito dei Lavoratori ha pubblicato questo breve comunicato (traduzione di Radio Onda d’Urto): Ascolta o scarica. Di seguito il testo integrale del comunicato: Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan ha svolto con successo il suo 12° congresso Il 12° Congresso del Partito dei Lavoratori del Kurdistan si è svolto con successo nelle zone di difesa di Medya tra il 5 e il 7 maggio. Il congresso si è svolto in due diverse aree in parallelo con delegati che rappresentavano tutte le sezioni del partito. Il 12° Congresso del Pkk si è riunito su richiesta del leader Abdullah Öcalan. Il congresso ha innanzitutto salutato il leader Apo [Abdullah Öcalan] con affetto e rispetto e ha letto e valutato le prospettive e le proposte presentate da lui presentate al congresso. Inoltre, il congresso ha letto e discusso una breve relazione del Comitato centrale del Pkk. In questo contesto, il 12° Congresso del Pkk, sulla base dell’appello del leader Apo [Abdullah Öcalan], ha preso decisioni di importanza storica per il Pkk. Tenutosi a maggio, il mese dei martiri, il 12° Congresso del Pkk ha commemorato tutti gli eroici martiri dei 52 anni di lotta con rispetto e gratitudine. Il Congresso ha invitato il nostro popolo patriottico e tutte le forze socialiste democratiche ad abbracciare correttamente e a vivere in conformità con tutti i valori nazionali e democratici che questa grande lotta di 52 anni ha portato avanti. Il 12° Congresso del Pkk ha inoltre commemorato con rispetto e gratitudine il martire Sırrı Süreyya Önder, uno di coloro che hanno contribuito maggiormente alla preparazione del Congresso. Il Congresso ha invitato tutti a lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi di pace e di società democratica di Sırrı Süreyya Önder, compagno del leader Apo [Abdullah Öcalan] per 12 anni. Informazioni e documenti ampi e dettagliati sui risultati e le decisioni del 12° Congresso del Pkk saranno condivisi con il pubblico molto presto, dopo che i risultati delle due diverse aree dove si è svolto il congresso saranno stati combinati. Su questa base, commemoriamo ancora una volta tutti i nostri eroici martiri – nella persona del nostro primo grande martire, il compagno Haki Karer – con rispetto e gratitudine; invitiamo il nostro popolo patriottico e i nostri amici pro-democrazia a commemorare i nostri eroici martiri in ogni campo e ad aumentare ulteriormente la lotta per la libertà del Leader Apo [Abdullah Öcalan].