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Grandi Opere – Storie di Opacità. Convegno del 18 ottobre 2025 organizzato da Presidio Europa ad Avigliana
I molteplici, interessanti e documentati interventi che si sono succeduti nella giornata hanno ancora una volta messo in evidenza l’inutilità delle Grandi Opere, la loro insostenibilità economica, finanziaria ed ambientale e l’accumulo di follia ad esse sottese. L’incontro pubblico è stata un’ulteriore occasione per fare il punto sui diritti della cittadinanza ad intervenire sulle proposte di costruzione di Grandi Opere, in particolare TAV e Ponte sullo stretto di Messina, e, soprattutto, ad accedere agli atti e ai documenti. Proprio i dinieghi di accesso agli atti, nonostante la legislazione nazionale ed europea, sono un’emblematica fotografia dell’opacità, della mancanza di trasparenza e conseguentemente di democrazia. Varie richieste di sapere le date di apertura dei lavori, dei costi e della loro attualizzazione, quali imprese lavorano per i proponenti, il cronoprogramma e i lotti costruttivi sono tutte cadute nel vuoto, sia in Italia che in Europa, con le motivazioni più disparate. ALCUNE: * Segreto commerciale e finanziario per evitare il “pregiudizio concreto” che subirebbe Telt ove comunicasse tali informazioni essendo le stesse di carattere strategico * Tutela della privacy delle imprese appaltatrici * Pregiudizio concreto per ordine e sicurezza, se fosse conosciuto il cronoprogramma dei lotti costruttivi “la tutela dell’interesse pubblico in ordine alla sicurezza pubblica è a rischio, date le violente proteste che hanno accompagnato l’attuazione del progetto in passato e che hanno indotto le autorità italiane ad adottare misure volte a garantire la sicurezza dei cantieri” * Società di diritto francese (TELT) che, oltre a dichiarare di non essere tenuta a consentire l’accesso agli atti, nega anche il ricorso a questa decisione sempre con la medesima motivazione (ma se è società di diritto francese, come può espropriare terreni in Italia, di cittadini e cittadine italiane???) Viene quindi ribadito che l’accesso alle informazioni, il ricorso al FOIA e la capacità di leggere e interpretare i documenti sono strumenti fondamentali per la difesa dei diritti e la tutela dell’ambiente in un tempo di crisi climatica e il continuo diniego sia un “furto di democrazia”. A questo, si aggiunge l’inosservanza di alcune norme previste dal Codice dell’Ambiente (D Lgs 152/2006*) che prevedono che i pareri dei vari soggetti che concorrono all’Autorizzazione Integrata Ambientale (Istituto Superiore di Sanità, ARPA, ASL…) siano tempestivamente pubblicati dall’autorità competente sul proprio sito internet istituzionale. Questo non avviene e nuovamente vengono a mancare gli elementi di conoscenza, trasparenza e democrazia, finalizzati a *proteggere la salute umana, contribuire con un miglior ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione degli ecosistemi in quanto risorse essenziali per la vita. Le grandi opere sono imposte, spesso inutili e dannose, con ricadute negative su ambiente, economia, salute. Deve essere anche considerato come l’opposizione alle G.O. abbia avuto una risposta repressiva, militarizzando i territori, inasprendo le pene e introducendo nuove ipotesi di reato per condannare ogni forma di dissenso, con impiego sproporzionato dei poteri legittimi della forza, anche nei confronti di forme di resistenza passiva. In questo scenario, le grandi opere sono predeterminate al fallimento, sono tra le realizzazioni più complesse della “tecnica senza limiti invalicabili”, determinando crimini ecologici e la dominazione della tecnica sul diritto, sull’etica e sulla politica, negando con i fatti l’urgenza della conversione ecologica indispensabile per garantire il futuro all’umanità. Una giornata, come si diceva all’inizio, ricca di interventi, competenze, studi e di riferimenti normativi nazionale ed europei: chi volesse ulteriori approfondimenti li può trovare al link https://www.presidioeuropa.net/blog/grandi-opere-storie-di-opacita-documentazione/ . Segnalo in particolare https://www.presidioeuropa.net/blog/la-banalita-degli-atti-di-alcuni-servitori/ Andrea Zanzotto, il più grande poeta italiano vivente, ha lanciato il suo SOS per una natura che ogni giorno viene saccheggiata, stuprata, spremuta da una miriade di orrori ambientali a vantaggio di una speculazione edilizia dissennata in assoluto spregio dell’impatto ambientale. «Una volta avevo orrore dei campi di sterminio, oggi provo lo stesso orrore per lo sterminio dei campi». E, parafrasando Albert Einstein, ha aggiunto che soltanto due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, e che non è ancora certissimo della prima. Si riferiva a una stupidità verace e cioè a quella che l’uomo, con il suo antropocentrismo, rivela quasi ogni giorno sfregiando una natura che, nonostante gli scempi, sopravvive. Centro Sereno Regis
Conferenza di Telt a Susa: va in scena il solito teatrino
Ieri nella sala del Castello di Susa si è svolta l’annunciata e più volte rimandata conferenza di Telt, con facoltà di domande da parte del pubblico in sala, ma solo previa iscrizione e senza ripetere la richiesta. Lo stesso pubblico aveva dovuto accreditarsi telefonicamente o via mail per accedere all’evento. Non essendo necessario un moderatore in una conferenza unilaterale, il sindaco fungeva da smistatore di domande e da latore di ripetuti ringraziamenti agli ospiti di Telt. PRIMO ELEMENTO È importante che siano state dette in modo ufficiale esattamente le stesse cose, un pochino più edulcorate, che dicono da anni i tecnici dell’Unione Montana e, sulla base di quelle, i volontari No TAV. Quindi sono apparsi fastidiosi i ripetuti riferimenti, da parte del sindaco, a notizie allarmanti e infondate diffuse dal movimento. Bisognerebbe in tal caso precisare quali notizie si siano dimostrate infondate, magari invitando ad un confronto pubblico i propalatori di tali presunte menzogne, se no, si tratta di illazioni poco corrette. Quanto a notizie falsamente allarmanti non mi pare ce ne siano state. Per fare un esempio, da anni i tecnici dell’Unione e i no TAV sostengono che lo smarino sarà depositato a Susa in via più o meno provvisoria e ieri l’ing. Bufalini ha detto in presenza del sindaco, che non ha smentito, che questa cosa si sa dal 2018… In ogni caso, non abbiamo bisogno di falsi allarmi; bastano e avanzano quelli che si sono innescati ufficialmente ieri! SECONDO ASPETTO La variante che prevede la collocazione dello smarino a Susa è stata presentata solo da pochi giorni al Consiglio dei Ministri e agli altri organi competenti per l’approvazione. Per ora nessun documento in merito è stato messo a disposizione neppure dei tecnici dell’ Unione Montana. Questi sono stati invitati alla conferenza di ieri 1. dopo che era stata indetta e pochi giorni prima della data prevista; 2. come ascoltatori con licenza di domanda esattamente come gli altri partecipanti, senza aver potuto visionare il testo della nuova variante. Come avrebbero potuto accogliere un invito simile? Infatti i loro nomi non comparivano sul comunicato ufficiale, come non compariva alcun moderatore, trattandosi appunto di conferenza unilaterale. Allora non valgono le prevedibili e previste lamentazioni strumentali del sindaco: lui è stato l’organizzatore dell’evento, lui l’ha pubblicizzato e lui doveva trovare una formula e un accordo accettabili. TERZO ELEMENTO Molte informazioni sono apparse generiche ai presenti e gli stessi tecnici Telt l’hanno ammesso. Si sono ascoltate espressioni tipo: “alcune migliaia di metri cubi di materiali”, “capannoni alti 15 metri e lunghi alcune decine”, “diversi anni”… Solo a precisa domanda si è appreso che i camion in più di quelli che già transitano sull’autostrada saranno 343 al giorno, ma non interferiranno col traffico turistico perché  circoleranno “solo” cinque giorni su sette… QUARTO ELEMENTO Molte informazioni non proprio rassicuranti sono arrivate solo a seguito di domande poste, secondo regolamento, dal pubblico in sala a conferenza conclusa. Per esempio, si è saputo che è vero che la tratta ferroviaria Susa-Bussoleno verrà sostituita da pullman, ma solo per un anno scolastico comprensivo di vacanze estive (sic); questo per volontà  precisa dell’amministrazione di Susa che preferisce evitare il disagio della costruzione di una linea alternativa. Quando avverrà la sospensione dei treni? Forse nel 2028/29, è la risposta a precisa domanda, così come si è dovuta aspettare una richiesta di precisazione per conoscere il numero stimato dei pullman sostitutivi necessari e il loro presunto percorso. E le case che resteranno “ingabbiate” prima nei cantieri e poi  fra autostrada, nuova linea storica e  Tav? Be’, perderanno valore, ma “vuoi mettere avere la vista sulla stazione internazionale”? L’hanno detto davvero! Del resto, il progetto viene “calato” (sic!) sulla valle e la “soluzione delle interferenze tocca agli enti interferiti” (ri-sic!); quelli di Telt sono solo esecutori di un’ opera che è stata loro commissionata, e ovviamente cercano di far capire che la faranno nel miglior modo possibile!  Per esempio, verranno monitorati tutti i rischi legati ai cantieri secondo la formula “riduzione – mitigazione – compensazione”: si riduce il più possibile l’impatto, se non è possibile ridurlo si mitiga, se non è possibile mitigarlo si compensa. E dunque, si suppone che, applicandolo al monitoraggio della salute, potrebbe funzionare così: si cerca di non fare polvere (che peraltro non è dannosa, assicura l’ing. Bufalini); se non si riesce, si cerca di farne poca; se non si riesce a farne poca o non è roba tanto buona, e qualcuno si prende una malattia polmonare, si compensa in qualche modo. IL PUNTO Del resto, che cos’altro potevano dire questi tecnici? I progetti “capitano” perché qualcuno li decide, loro li eseguono basandosi sulle autorizzazioni ottenute e forniscono informazioni alla popolazione coinvolta. Il resto riguarda le scelte politiche. E siamo al punto: i politici e gli amministratori dovrebbero far sentire la propria voce, invece di dire soltanto che ormai ci siamo lasciati alle spalle il dibattito fra favorevoli e contrari all’opera. Ma alle spalle di chi? Se il danno supera i vantaggi, qualsiasi opera va fermata in qualsiasi fase, non compensata. E il nodo sta tutto lì. L’unica voce che è andata in questo senso è stata quella del presidente dell’Unione Montana, che ha fatto esattamente quello che avrebbe dovuto fare il sindaco, cioè porre questioni di interesse popolare a Telt, che per i comuni interessati è la controparte, non un alleato da riverire e agevolare. Tutto qui. Nulla di nuovo, tranne un’affermazione sorprendente dei tecnici: tutto lo smarino deve andare a Salbertrand, venir selezionato in modo che solo la parte “buona” venga poi stoccata a Susa, mentre l’altra andrà nelle discariche speciali. Ma il sito di Salbertrand è tuttora da bonificare da precedenti riversamenti incontrollati e ben noti a chiunque se ne sia occupato. Ebbene, a precisa domanda è stato risposto che gli scavi del tunnel inizieranno solo quando sarà pronto quel sito. Perplessità nel pubblico in sala.   Centro Sereno Regis
10 maggio, marcia NoTav in Val di Susa…
Sabato 10 maggio sarà il giorno in cui tutti coloro che hanno a cuore la Valle e la città di Susa, “vecchi e nuovi abitanti di questa valle”, potranno marciare al fianco di tante compagne e tanti compagni di lotta per affermare che la valle non è disposta a farsi “ricattare e sfruttare dal sistema delle grandi opere”. …E SE I GRILLI NON CANTASSERO PIÙ? Con l’inizio di maggio, sul finire delle prime giornate di sole, accade qualcosa di cui fa esperienza chi vive all’aperto le ore dell’imbrunire o porzioni di tiepide notti. È il frinire dei grilli, quel suono che in Giappone è atteso e ammirato come meraviglia e piacere della natura, presagio di buona fortuna. Così come è iniziato, il canto di un grillo può interrompersi improvvisamente. È la conseguenza della percezione di un’invasione di campo, del farsi avanti di una minaccia. Nel subitaneo silenzio il grillo sa che è arrivato il momento di difendersi, forse di lottare per la propria sopravvivenza. Un po’ come i grilli il Movimento No Tav, insieme a tutti coloro che hanno coscienza e timore del danno e del rischio ambientale in una piccola valle alpina già martoriata dai cambiamenti climatici, si allarma nel vedere gli spazi naturali progressivamente invasi e distrutti dai cantieri TAV Torino – Lione. Dopo Chiomonte e San Didero è arrivato il momento della Piana di Susa. Al silenzio allarmato dei grilli si affiancano le parole pesate e precise, spese dai tecnici No Tav dell’Unione Montana, per mettere in allarme i valligiani, per svegliare le coscienze e presentare, senza falsa retorica, quel che accadrà, quel che null’atro sarà se non una lunga, perdurante e inutile devastazione. Per qualcuno tutto ciò accadrà sull’uscio di casa, sul limite di piccoli giardini frequentati da intere vite, calpestati in passato da bimbe e bimbi che oggi si aggrappano, quasi a volerle abbattere, alle reti che racchiudono cantieri e nascondono lo scempio. Centodiecimila metri quadrati di cantiere, pari a quindici campi da calcio. Oltre 2,5 milioni di metri cubi di smarino, un volume simile a quello della piramide di Cheope, proveniente dal tunnel di base e stoccati nella piana di Susa, nel cuore della bassa Valle. È infatti previsto, secondo quella che è di fatto una variante di progetto ma che non è stata sottoposta a valutazione di impatto ambientale, che il materiale di scavo verrà depositato per un periodo di tempo indeterminato alle porte della città di Susa, nelle aree dell’autoporto e della pista di guida sicura. Lo stoccaggio è previsto a cielo aperto, al più con la protezione di tensostrutture mobili incapaci di limitare la diffusione di polveri pericolose per la salute umana e animale. Quel che avevano promesso che mai sarebbe accaduto per la pericolosità dei materiali (terre e rocce contaminate, PFAS, fibre di amianto, minerali radioattivi, arsenico) e delle polveri sottili, ora è sfacciatamente e violentemente imposto ad un territorio frequentemente battuto dal vento. Un criminale allargar di braccia, il celarsi dietro l’indisponibilità del sito di stoccaggio di Salbertrand, rientrano nell’atteggiamento sfottente di TELT, che mai ha mostrato attenzione e rispetto per la Valle di Susa e per i suoi abitanti, oppositori all’opera o no. Il deposito dello smarino a Susa, nelle aree indicate, renderà necessario il suo spostamento dai luoghi di estrazione (cantiere di Chiomonte) verso quelli di stoccaggio. Trasporti continui che verranno effettuati, in un tempo dilatato negli anni, con decine di migliaia di camion: una lunga e ininterrotta fila di mezzi pesanti attraverserà la città di Re Cozio, con la conseguenza diretta di rumori continui, vibrazioni per gli edifici, inquinamento, polveri sottili, aumento del rischio di incidenti stradali. Un quadro ambientale e di futura vivibilità ben poco rassicurante, che si unisce ad una drammatica prospettiva di decadenza per la città, per la sua economia e le sue velleità turistiche. Prospettiva quest’ultima che include la chiusura dell’attuale linea ferroviaria e della stazione locale, la chiusura temporanea delle vie di accesso alla città di Susa, al suo ospedale, ai suoi istituti di istruzione superiore, agli esercizi commerciali e alle attrattive turistiche e storico-culturali. Tutto ciò nell’apparente indifferenza, nel silenzio e nella complice indisponibilità al dialogo e all’ascolto dell’attuale amministrazione della città. Mai un confronto pubblico è stato così tante volte richiesto ed altrettante volte negato! La Valle di Susa, per circa due anni, ha sperimentato quello che tanti hanno definito come un vero e proprio “isolamento” determinato dalla chiusura della linea ferroviaria verso Modane in territorio francese. Qui, nell’agosto del 2023, una frana aveva danneggiato e interrotto la ferrovia causando la cancellazione dei treni merci e passeggeri verso le città transalpine.  Al netto di un aumento del traffico pesante al tunnel del Frejus e sulle altre direttrici verso la Francia, non si è tuttavia assistito ad alcun collasso delle economie al di qua e al di là delle Alpi. Lo stesso protrarsi dei lavori di ripristino della linea, in territorio francese, che ne hanno consentito la riapertura solo a marzo di quest’anno, rendono probabilmente ragione a chi da anni insiste sulla totale inutilità di una nuova linea ferroviaria e di un nuovo tunnel di collegamento fra le due regioni. Soprattutto la prolungata indisponibilità della linea e la concomitante tenuta economica dei territori, smentiscono quella falsa teoria sulla saturazione della linea ferroviaria attuale, che si sarebbe dovuta registrare già nel 2018 e che ha rappresentato il pretesto oggettivo per imporre la costruzione della nuova linea TAV. Se i grilli interrompono bruscamente il loro frinire per comprendere ciò che li minaccia e preparare la difesa, il Movimento No Tav sceglie, una volta ancora, quella semplice e testarda forma di lotta che consiste nel mettersi in marcia e percorrere, con sguardo alto e fiero, quei territori condannati alla devastazione dal volere e dagli interessi di pochi. Nell’ormai ridotto equilibrio ambientale di queste nostre terre “alte”, sempre più frequentemente vittime degli eventi climatici che colpiscono e feriscono, ogni nuovo cantiere della grande opera TAV è illogica e indebita sottrazione, è metastasi. È violenza e crimine climatico. Sabato 10 maggio sarà il giorno in cui tutti coloro che hanno a cuore la Valle e la città di Susa, “vecchi e nuovi abitanti di questa valle”, potranno marciare al fianco di tante compagne e tanti compagni di lotta per affermare che la valle non è disposta a farsi “ricattare e sfruttare dal sistema delle grandi opere”. Voglio ancora sentire i grilli cantare! Centro Sereno Regis