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Accordo militare Londra-Berlino, e si chiude il triangolo con Parigi
Il 17 luglio Berlino e Londra hanno firmato un trattato dal sapore storico, essendo il primo accordo bilaterale di difesa reciproca sul piano militare, a 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il Kensington Treaty arriva fino alla deterrenza nucleare, ma riguarda anche vari altri settori, e chiude il […] L'articolo Accordo militare Londra-Berlino, e si chiude il triangolo con Parigi su Contropiano.
Oltre l’“imbroglio” della transizione energetica green. Comunicato della Società dei territorialisti/e
Fin dal suo avvio, la cosiddetta transizione ecologica si fonda soprattutto sulla sua declinazione energetica. Proprio la transizione energetica, tuttavia, oltre a subire continue battute d’arresto, presenta aspetti profondamente contraddittori rispetto allo scopo di affrontare realmente la grave questione ambientale … Leggi tutto L'articolo Oltre l’“imbroglio” della transizione energetica green. Comunicato della Società dei territorialisti/e sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Ostuni Climate Camp 2025: 17-20 luglio
La Campagna nazionale “Per il clima, fuori dal fossile” e le associazioni riunite nel Coordinamento “Nucleare mai più” organizzano CAMP NO FOX NO NUKE OSTUNI 17- 20 LUGLIO 2025 Campeggio Cala dei Ginepri- Costa Merlata Masseria Refrigerio Appuntamento che riteniamo importante per fare sintesi delle lotte svolte in questi anni e rilanciarle con maggiore forza nell’autunno, ricordando la manifestazione a Ravenna del 12 aprile contro la riunione dei padroni dell’energia che ha riproposto con forza il nucleare. Manifestazione che ha mostrato da una parte l’assoluta necessità di una vera transizione ecologica e dall’altra la completa direzione contraria delle scelte operate dal governo nazionale ed europeo. L’ “Ostuni Climate Camp” organizzerà in quei giorni incontri, presentazione di libri, concerti ed azioni di lotta come quella alla riserva naturale di Torre Guaceto (Carovigno) che vide una lotta vincente contro la costruzione di una centrale nucleare con una mobilitazione popolare incredibile, D’altronde proprio in Puglia assistiamo alla imposizione dei fossili al posto di una vera transizione ecologica a false decarbonizzazioni come l’Ilva, arrivata comunque a soluzioni impraticabili, al possibile mantenimento in vita della centrale a carbone di Cerano (Brindisi) per problemi legati ad eventuali conflitti militari, al raddoppio del Tap a Melendugno (Lecce). E’ la ratifica di una economia di guerra che vede l’indissolubile legame tra i fossili, con il pesante nuovo arrivo del nucleare, la costruzione di basi militari ed un riarmo dalle enormi spese militari. Lo vediamo pesantemente in una Regione dove sono già arrivati significativi finanziamenti per le basi militari navali, cosiddette “basi blu” e l’arrivo a Brindisi della nuova portaerei Trieste. Vi aspettiamo per condividere tutto questo e trovare le giuste alternative comuni.   IL PROGRAMMA Giovedì 17 – ore 17.00: Quale campagna di lotta contro il nucleare in Italia. Partecipazione comitati contrari al nucleare. Definizione di una proposta nazionale. Evento: Teatro narrazione “Edipo Re” con Giancarlo Ceglie Venerdì 18 – ore 10.00: Distruzione ambientale ed agricola da parte del modello energetico in Puglia e non solo. Mattanza degli Alberi e Xylella. (i casi Galesano, Triggiano, Serranova……). Presentazione libri: * Linda Maggiori  “Alberi: fermiamo la mattanza” * Teodoro Summa “Il SA-hara-LENTO dell’ambiente svenduto” – ore 17.00: Come respingere l’offensiva del capitalismo estrattivista ed ampliare la lotta contro le fossili? Partecipazione di movimenti e comitati territoriali per rilanciare un movimento nazionale contro il modello energetico sistemico. Rigassificatori ed altre distruzioni da Agrigento a Taranto. Percorso No Cop 30 in Italia e nel mondo. Controvertice dei Popoli e IV Incontro del movimento mondiale dei danneggiati dal modello energetico. Evento: Gilas & Willy Unplugged Sabato 19 – ore 10.00: La militarizzazione della società, riarmo e no basi, guerra ed energia padrona. – ore 18.00: Manifestazione Regionale contro il piano di riarmo europeo deciso dalla Nato, l’uso delle basi militari pugliesi nella guerra in medio oriente e un modello di sviluppo basato sull’economia fossile. Per la Palestina, la pace, la giustizia climatica e sociale *   Domenica 20 –  ore 10.00: Plenaria e programmazione azioni ed eventi della Campagna In tutti gli appuntamenti sarà garantita la diretta sui social con possibilità di interventi online via Zoom.   Seguiteci sulle nostre pagine social https://www.facebook.com/perilclimafuoridalfossile  Info e telefono per il Campeggio Cala dei Ginepri 392 4036457 Dire di essere dell’Ostuni Climate Camp Info iniziative e logistica Angelo 347 7757397   Cosimo 347 7529891 * Manifestazione 19 luglio: Promotori:  Promotori: Assemblea di Melendugno contro il raddoppio di TAP e le regalie alle Amministrazioni – Campagna nazionale “PER il Clima, FUORI dal fossile” – Comitato contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace di Brindisi – Rete dei Comitati per la Pace di Puglia. Cobas Lavoro Privato. Adesioni: AANPI Brindisi – ANPI BAT – ANPI Bitonto – ANPI Brindisi – ANPI Corato – ANPI Gioia del Colle – ANPPIA Taranto – ARCI Puglia – Archivio per l’Alternativa MDS Brindisi – Associazione Babele Grottaglie – Associazione Chiese Evangeliche Battiste di Puglia e Basilicata – Associazione Don Milani di Mottola – Associazione Italia Palestina – Associazione Migrantes Brindisi – Associazione PERIPLO ODV – AUSER Puglia – AVS Alleanza Verdi Sinistra Puglia – Banca Etica GIT Salento – Casa del Popolo Bari – Centro Studi Torre di Nebbia – Cobas Ostuni – Collettivo Politico Sinistra Ruvese – Comitato Art.11 L’Italia ripudia la guerra – Comune di Corato – Comune di San Giovanni Rotondo – Comune di Patù – Comunità palestinese di Puglia e Basilicata – Convochiamoci per Bari – Coordinamento Salento per la Palestina – DEMOS Democrazia Solidale di Corato e Puglia – Direttivo ed RSU Fiom della Bosch di Bari – Donne in Nero Bari – Emergency Gruppo di Brindisi – Emergency Puglia e Basilicata – Frati Minori di Puglia e Basilicata – Fondazione Don Tonino Bello – Forum Ambientalista Puglia – Forum Ambiente e Salute Lecce – Grottaglie per la Palestina – Gruppo Educhiamoci alla Pace ODV – Eugema ODV – La Giusta Causa – LIBERA Puglia – Mediterranea Saving Humans Taranto – Mesagne Bene Comune – Missionari Comboniani di Bari – Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale Puglia – Mosaico di Pace – Movimento 5 Stelle Puglia – Movimento Nonviolento Puglia – Ordine Francescano Secolare di Puglia – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università – Pace Terra Dignità Puglia – PeaceLink – Piccola Comunità Kairos – Possibile Puglia – Provincia delle Puglie dei Frati Minori Cappuccini – Punti Pace Pax Christi Puglia – Radici Future Produzioni – Rete delle Donne Costituenti Puglia – Rete Puglia – Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna – Rete NoRigass NoGnl – Rifondazione Comunista Puglia – Risorgimento Socialista Puglia – Sinistra Anticapitalista Taranto – S-Confin­Arti – Squola Senza Confini Penny Wirton Bari ODV – Stella Maris Bari – UDU Link Bari – UDU Link Foggia – Unione degli Studenti Bari – Unione degli Studenti Foggia – Unione degli Studenti Puglia – USB Confederazione regionale Puglia – Venerdì Libertario – Zona Franka Redazione Italia
Disobbedienza civile contro il riarmo
Un demone si aggira per l’Europa e per il mondo: il demone del riarmo. Per volontà della Commissione europea (senza passare per l’Europarlamento), la Ue ha deciso di investire 800 miliardi di euro in armi. Non solo, al vertice Nato dell’Aja a fine giugno, il segretario generale Rutte ha chiesto ai 27 paesi membri di passare dal 2% del pil al 5% per la difesa, entro il 2035. La Spagna di Sanchez ha subito annunciato che non poteva accettare quell’imposizione, mentre l’Italia di Meloni ha subito chinato il capo, come china il capo alle decisioni di Trump di inviare milioni in armi all’Ucraina che «pagheranno loro» (vale a dire noi) e il guadagno sarà un maxi dividendo in primis per gli Usa e poi per l’Europa. Intanto sborseremo col 5% del Pil ben 113 miliardi di euro all’anno in difesa. Siamo alla follia! Ha vinto il demone della guerra. Non solo, i ministri dell’economia Ue che compongono il Consiglio dei governatori della Banca europea, hanno deciso di stanziare per le armi una somma record, fino a 100 miliardi di euro per il 2025. A peggiorare il quadro, il Segretario della Nato Rutte ha anche chiesto di rafforzare del 400% la difesa aerea e missilistica contro la Russia, perché secondo lui ci sarà un attacco di Putin contro la Ue entro cinque anni. Infatti una Germania sempre più bellicosa sta già arruolando 60.000 nuovi soldati e costruendo l’Eurodrome (pesa tonnellate), prodotto da Airbus. Per questi progetti la Germania ha già investito 7 miliardi di euro. Gli Usa stanno già costruendo il loro Goldendome, che prevede uno scudo missilistico orbitale. Il costo previsto si aggira attorno ai 175 miliardi di dollari. Questo potrebbe portare Cina e Russia a costruire arsenali ancora più sofisticati. È l’escalation mondiale al riarmo. Secondo i dati ufficiali del Consiglio Europeo, dal 2014 al 2024, le spese militari e quelle specifiche in armamenti nei paesi Ue sono aumentate rispettivamente dal 121% al 325%. È sempre più evidente che il complesso militar-industriale Ue sta determinando l’agenda e i contenuti della politica estera dell’Unione europea. Ma quello che impressiona di più sono gli enormi investimenti nel nucleare. È la bomba atomica la più grave minaccia che pesa sulle nostre teste e sullo stesso pianeta Terra. Si tratta di circa 100.000 nuove bombe atomiche teleguidate presenti in cinque paesi della Nato: Belgio, Olanda, Germania, Italia e Turchia. Con grande coraggio negli anni Ottanta il noto arcivescovo di Seattle, Raymond Hunthousen, affermava: «Penso che l’insegnamento di Gesù ci chieda di rendere a Cesare, munito di armi nucleari, quello che si merita: il rifiuto delle imposte e di cominciare a dare solo a Dio quella fiducia completa che adesso riponiamo, tramite i dollari delle nostre imposte, in una forma demoniaca di potere. Alcuni chiamerebbero questa “disobbedienza civile”, io preferisco chiamarla “obbedienza a Dio’». È quanto sosteneva anche un altro profeta di pace, il gesuita Daniel Berrigan, che ha animato il grande movimento Usa contro la guerra in Vietnam: «Gridiamo pace, urliamo pace, ma non c’è pace: Non c’è pace perché non ci sono costruttori di pace, perché fare pace costa altrettanto come fare guerra – almeno è altrettanto esigente, altrettanto dirompente ed altrettanto capace di produrre disonore, prigione e morte». Berrigan si è fatto almeno quattro anni nelle prigioni statunitensi. Anche il vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, che tanto si è impegnato per la pace, ha recentemente scritto un appello in cui afferma che «oggi è improrogabile manifestare per la pace a ogni costo, fino alla pratica inevitabile della disobbedienza civile». Non lasciamo nel dimenticatoio le parole di papa Leone che denuncia il riarmo come «propaganda di guerra» e che ricorda come le popolazioni «non sanno» quanto quest’immenso investimento potrebbe essere utile ai servizi sociali. Il mio è un appello a tutto il vasto movimento italiano per la pace, perché possa ritrovarsi in assemblea e decidere insieme quale via e quali mezzi non violenti scegliere per ottenere pace in un momento così grave della storia umana. Non bastano più gli appelli e le manifestazioni, dobbiamo rispolverare tutte le obiezioni di coscienza per mettere in crisi questo sistema di morte che ci sta portando alla rovina. Tutti i costruttori di pace di ascoltino questi profeti di pace, in un momento così grave della storia umana. La palla è nelle nostre mani. -------------------------------------------------------------------------------- Pubblicato anche sul manifesto -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Disobbedienza civile contro il riarmo proviene da Comune-info.
ATTACCO USA AI SITI NUCLEARI IN IRAN. ANALISI E COMMENTI SU RADIO ONDA D’URTO
Il mondo resta in attesa di capire cosa accadrà dopo che tra sabato 21 e domenica 22 giugno gli Stati Uniti sono entrati in guerra a fianco di Israele contro l’Iran bombardando i 3 sisi nucleari iraniani di Fordow, Isfahan e Natanz. Il presidente Usa Trump ha parlato di un “grande successo” degli attacchi che – dice – avrebbero annientato “tutti i siti nucleari”, notizia che però non trova conferme. Al contrario, il regime di Teheran, avvertito dagli Usa dei raid imminenti, prima degli attacchi avrebbe trasferito in località segrete le materie prime e i macchinari per mettere in sicurezza il programma nucleare. Il tycoon – smentendo ancora una volta se stesso, il suo staff e gli altri esponenti del suo governo – è anche tornato a fare riferimento all’opzione del cosiddetto “regime change” nonostante lui stesso avesse più volte affermato che questo non rientra negli obiettivi Usa: “Se l’attuale regime iraniano non è in grado di rendere l’Iran di nuovo grande, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime?”, ha scritto provocatoriamente sul suo social network lanciando il surreale acronimo “MIGA, Make Iran Great Again”. Il Parlamento iraniano, intanto, discuterà un disegno di legge sulla sospensione della cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Non solo, dopo gli attacchi delle scorse ore l’Iran ha minacciato di “serie conseguenze” gli Stati Uniti, facendo riferimento a un “ampliamento” della guerra. Intanto oggi, lunedì 23 giugno, il ministro degli esteri iraniano Araghchi incontra il presidente russo Putin per chiedere maggiore sostegno alla Federazione russa. Un cambio di regime non può avvenire per decisione di “paesi terzi”, ha detto il portavoce del Cremlino Peskov. Allineato, su questo, il ministro degli esteri francese Barrot, mentre la Repubblica popolare cinese ha chiesto di nuovo che i lavori per una de-escalation. Le attenzioni degli stati, degli attori economici internazionali, ma anche di lavoratori e lavoratrici di tutto il mondo, alle prese con il carovita e condizioni sempre più dure anche a causa di guerre e riarmo, si concentra anche sulle conseguenze economiche dell’ulteriore escalation in Medio oriente segnata dai raid Usa in Iran. Il prezzo del petrolio, infatti, è già salito di oltre il 4 per cento, quello del gas è aumentato di due punti percentuali. Se Teheran dovesse decidere di chiudere lo stretto di Hormuz, dal quale transita il 30% per cento del petrolio mondiale e un quinto del gas naturale liquefatto, le conseguenze sull’economia globale, in particolare sul costo dell’energia, sarebbero pesanti. La decisione finale sulla chiusura spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano. A pagare il prezzo maggiore sarebbe l’Europa. In caso di chiusura di Hormuz, infatti, Bruxelles non avrebbe altra scelta che comprare tutto il petrolio e il gas di cui necessita dagli Stati Uniti, gli unici a guadagnarci, vista anche l’impossibilità di acquistare dalla Russia per via delle sanzioni relative alla guerra in Ucraina. Continuano intanto gli attacchi incrociati tra Israele e Iran. Nelle ultime ore si segnalano bombardamenti intorno alla capitale iraniana Teheran e sui siti nucleari iraniani. I caccia di Tel Aviv hanno colpito di nuovo anche la sede della tv pubblica, mentre l’Iran continua a lanciare batterie di missili balistici dirette verso lo stato israeliano. Nel sud di Israele è stata colpita un’importante infrastruttura elettrica e l’energia risulta interrotta. A partire dalla mattinata di lunedì 23 giugno 2025, la redazione di Radio Onda d’Urto raccoglie analisi e commenti sulla situazione: * Rafat Ahmad, giornalista iraniano. Ascolta o scarica. * Martino Mazzonis, giornalista, americanista e nostro collaboratore. Ascolta o scarica. * Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea e Storia della globalizzazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Ascolta o scarica. * Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme de Il Manifesto, direttore di Pagine Esteri e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
IRAN: GLI USA BOMBARDANO TRE SITI NUCLEARI. TEHERAN: “LA GUERRA E’ INIZIATA”.
Nelle prime ore di domenica 22 giugno 2025 gli Usa sono entrati direttamente nella guerra contro l’Iran, provocata dai raid israeliani del 13 giugno 2023. Gli Usa hanno bombardato tre siti nucleari in Iran. Utilizzati i bombardieri stealth B-2 dell’USAF armati con bombe e missili Massive Ordnance Penetrator (MOP) GBU-57, ritenute in grado di colpire in profondità sottoterra. Secondo la Cnn, sul solo sito nuclare sotterraneo di Fordow, sganciate complessivamente 180 tonnellate di bombe. Ad annunciarlo è stato Trump, sostenendo che siano stati colpiti “i siti di Fordow, Natanz ed Esfahan. Questo – le sue parole – è uno momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo”. Plaude Netanyahu, che nella neo-lingua della guerra globale oggi ormai in uso aggiunge: “Io e Trump diciamo spesso, ‘la pace attraverso la forza’. Prima viene la forza, poi viene la pace. Trump e gli Stati Uniti hanno agito con molta forza”. “Ridurremo in cenere le basi Usa, la guerra è iniziata” è  la prima replica dei Pasdaran, mentre la diplomazia iraniana chiede un Consiglio di sicurezza Onu d’urgenza dopo i bombardamenti. Sul lato militare, l’Iran ha scagliato decine di missili e droni su Israele; chiuso lo spazio aereo, colpite le aree di Tel Aviv (due edifici in fiamme), Haifa e i dintorni di Gerusalemme. Decine i feriti.   Di seguito la prima analisi di Pagine Esteri (clicca qui per aggiornamenti): “…Le pressioni israeliane sul governo statunitense hanno avuto evidentemente effetto e l’inquilino della Casa Bianca – che nel corso della campagna elettorale e ancora dopo la sua vittoria aveva promesso “mai più guerre” – ha deciso di entrare in campo per permettere allo “stato ebraico” di perseguire i suoi obiettivi in Iran. Nei giorni scorsi Trump si era dovuto confrontare con una consistente fronda nel Partito Repubblicano e nel movimento Maga, all’interno dei quali forti e numerose erano state le voci contrarie ad ogni intervento militare contro l’Iran, in nome dell’isolazionismo proclamato dalla destra più radicale e delle possibili ripercussioni in Medio Oriente. Ma evidentemente Trump non vuole lasciarsi sfuggire l’opportunità di infliggere un duro colpo alla Repubblica Islamica d’Iran, che costituisce un obiettivo storico non soltanto di Israele ma anche di ambienti politici e militari statunitensi trasversali. Inoltre, un indebolimento dell’Iran se non addirittura un “regime change” a Teheran provocherebbero un duro colpo alla strategia della Cina in Medio Oriente. L’Iran è infatti uno dei nuclei fondamentali della “Nuova Via della Seta”, il corridoio commerciale e infrastrutturale finanziato e gestito da Pechino in decine di paesi, oltre a costituire uno tra i principali fornitori di combustibili fossili della Repubblica Popolare”. Ascolta o scarica qui gli approfondimenti di Radio Onda d’Urto sull’Iran, realizzati negli ultimi giorni.
#stopnucleare - L’appello dei Premi Nobel a #Trump e #Putin: le Organizzazioni Nihon Hidankyo, ICAN e IPPNW chiedono di mettere in salvo l’umanità fermando l’escalation #nucleare di Laura Tussi e Antonio Mazzeo - 21/05/2025 “Nessuno dei nove paesi che possiedono armi nucleari - Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord - sembra attualmente interessato al disarmo nucleare e al controllo degli armamenti.” https://www.farodiroma.it/lappello-dei-premi-nobel-a-trump-e-putin-le-organizzazioni-nihon-hidankyo-ican-e-ippnw-chiedono-di-mettere-in-salvo-lumanita-fermando-lescalation-nucleare-laura-tussi-e-antonio-mazzeo/
Sinistra Libertaria sarà all’assemblea No NATO
Il Coordinamento Nazionale No Nato (CNNN), cui anche Sinistra Libertaria aderisce, convoca una nuova Assemblea No Nato aperta domenica 18 maggio alle ore 18, in modalità videoconferenza tramite la piattaforma Kmeet (basata su Jitsi Meet). Un momento importante per discutere insieme delle prossime mobilitazioni contro la guerra, contro la NATO e contro i piani di riarmo del Governo e dell’Unione Europea. COS’È IL COORDINAMENTO NAZIONALE NO NATO Il CNNN nasce per unire le tante realtà antimilitariste attive sul territorio nazionale. Il suo obiettivo è duplice: * Tattico, perché cerca di superare vecchi steccati e settarismi e punta a far convergere tutte le forze che lottano contro la guerra, la NATO e la militarizzazione del nostro paese. * Strategico, perché mira a costruire una vera e propria lotta di liberazione dall’occupazione militare USA-NATO e dal dominio degli speculatori dell’Unione Europea. CHI PARTECIPA AL COORDINAMENTO Nel CNNN sono presenti attiviste e attivisti da tutto il paese, tra cui rappresentanti di: * ANVUI, Associazione Vittime Uranio Impoverito, * Partito dei CARC, * Resistenza Popolare, * Generazioni Future, * Osservatorio contro la militarizzazione della scuola, * E molte altre realtà locali e collettivi come Rete No War – Roma, Coordinamento Paradiso Bologna, Mille Piani Arezzo, BDS Roma, No War Valle del Sacco, No Green Pass Trieste, Carpi Consapevole. Un fronte ampio e in crescita, che ha già ottenuto un primo risultato importante. UNA PRIMA MOBILITAZIONE RIUSCITA Il Coordinamento ha promosso la tre giorni di mobilitazione del 4-5-6 aprile scorso, in occasione dell’anniversario della fondazione della NATO. 30 iniziative in tutta Italia, oltre 2000 militanti attivi: un risultato concreto e incoraggiante, come ricordato da Emanuele Lepore nell’assemblea del 22 aprile. Sulla NATO, Sinistra Libertaria ha già espresso unitariamente una posizione ben precisa: “Rottamiamola!” COORDINAMENTO NO NATO: PROSSIMI APPUNTAMENTI IN PIAZZA L’assemblea No Nato del 18 maggio servirà per discutere e preparare le prossime mobilitazioni:  31 maggio – Roma Manifestazione nazionale promossa dalla Rete NO DDL Sicurezza A Pieno Regime contro il Decreto Sicurezza del Governo Meloni e il clima repressivo che accompagna la politica di guerra.  21 giugno – Roma Due mobilitazioni: * Una convocata da Potere al Popolo e altre realtà sociali * L’altra promossa da Stop Rearm Europe, nata da una riunione internazionale il 5 maggio con la partecipazione di oltre 90 organizzazioni europee. Il CNNN propone una convergenza delle due mobilitazioni in un’unica piazza unitaria, forte, visibile e realmente alternativa.  2 giugno – Festa della Repubblica In via di definizione una mobilitazione del Coordinamento per rilanciare il significato popolare e pacifista della Repubblica.  24-26 giugno – Vertice NATO all’Aia Focus sull’appuntamento internazionale dove si discuterà di aumentare la spesa militare al 5% del PIL (dall’attuale 2%): secondo il Segretario Generale della NATO Mark Rutte occorre prevedere “almeno il 3,5% del Pil per sistemi d’arma e di difesa ‘classici’, ossia truppe, mezzi e munizioni, un’ulteriore 1,5% per la prevenzione della guerra ibrida, i cyberattacchi ecc“. Il CNNN denuncia con forza questo progetto e prepara iniziative di controinformazione e protesta. -------------------------------------------------------------------------------- PERCHÉ PARTECIPARE ALL’ASSEMBLEA NO NATO DEL 18 MAGGIO Questa assemblea sarà uno spazio aperto di confronto, utile per: Fare il punto sulle mobilitazioni in corso,  Condividere analisi, idee, strumenti,  Costruire azioni comuni, Far sentire la voce di chi si oppone alla guerra e al riarmo. Il Coordinamento lancia un appello: > “Dobbiamo fermare la spirale della Terza guerra mondiale, rompere i piani dei > guerrafondai e dei loro alleati economici e politici. Serve una mobilitazione > continua e determinata contro la partecipazione dell’Italia ai conflitti in > corso, contro il sostegno al genocidio in Palestina, contro le politiche di > guerra della NATO e dell’UE”. COME PARTECIPARE ALL’ASSEMBLEA NO NATO  Domenica 18 maggio  Ore 18:00  Online su Kmeet (Jitsi Meet) Il link verrà comunicato nei canali ufficiali del Coordinamento e di Sinistra Libertaria. Unisciti, partecipa, porta la tua voce. Contro la guerra, per la libertà dei popoli e l’autodeterminazione dei territori. Fuori la NATO dall’Italia, fuori l’Italia dalla NATO. Natale Salvo
Scontro aperto tra India e Pakistan: “Operazione Sindoor”
A seguito dell’attentato che ha ucciso 26 turisti indiani nel Kashmir amministrato dall’India avvenuto a fine aprile, la risposta dello stato indiano è arrivata nella notte tra martedì 6 maggio e mercoledì 7 maggio, con l’Operazione definita Sindoor: una serie di bombardamenti si sono abbattuti sul Pakistan, nella parte di territorio pachistana del Kashmir e […]