Tra leggittima aspirazione all’indipendenza ed etnonazionalismoLeopoli, per quanto possa sembrare strano é una città molto frequentata da
turisti che fanno foto e selfie davanti alle chiese e alle piazze più belle.
Ci sono anche diversi musei e tour organizzati, birrerie, ristoranti e locali
sono affollati, (molti sono quelli “italiani” con nomi come “Limoncello” e
“Celentano”).
Nel pomeriggio la piazza antistante il Municipio si riempie di persone, mi
fermo, convinto che si tratterà di una manifestazione folkloristica, un coro con
i costumi tradizionali, perché questi sono indossati da molti, ma si tratta di
un segno patriottico, legato alla propria identità culturale.
Arriva però un furgone particolare, si ferma.
Il silenzio é interrotto dal suono inconfondibile del silenzio fuori ordinanza.
Le centinaia di persone presenti mettono la mano sul cuore.
È l’omaggio civico e patriottico ad un soldato morto al fronte. “La meglio
gioventù va sotto terra”.
Tuttavia io credo che la migliore gioventù sia quella che trova il modo di
disertare questa guerra fuggendo all’estero oppure evitando di rientrare quando
viene richiamata alle armi, oppure semplicemente nascondendosi…
Nonostante ciò fuori dalla chiesa cattolica della Trasfigurazione una mostra
permanente dove militari e prelati vanno a braccetto da secoli per affermare che
“Dio è con noi”.
Peccato che la stessa cosa afferma il Patriarca di Mosca Cirillo I, fervente
sostenitore di Putin e della sua guerra contro l’Ucraina Occidentale. Per
Cirillo I si tratta addirittura di una crociati per contro l’Occidente corrotto
che… difende le demoniache rivendicazioni dei gay.
Insomma Cattolici e Ortodossi Ucraini benedicono il proprio esercito e la stessa
cosa fanno gli Ortodossi Russi, la cui religione, fatto unico da secoli in
Europa, è stata peraltro messa al bando da Kiev, nonostante le centinaia di
migliaia di fedeli.
Dio è con noi è stato il leitmotiv della grande manifestazione in cui mi sono
imbattuto per caso nella piazza centrale di L’viv.
Non nerboruti skinheads tatuati con svastiche, ma gente assolutamente comune:
giovanissimi con i capelli colorati, donne, uomini, famiglie intere con bambini
piccoli e tutti reggevano cartelli di cartone, striscioni e bandiere (queste
erano il segno più inquietante) che chiedevano a gran voce, riuniti intorno ad
una grande scritta formata da lumini, “la liberazione dei nostri difensori: i
coraggiosi miliziani del Battaglione Azov prigionieri dei Russi durante la
difesa e conquista di Mariupol'” !!!
Quella di Mariupol’ è stata, finora, una delle battaglie più sanguinose di
questa guerra, combattuta casa per casa lasciando macerie, morti, mutilati e
sfollati che hanno hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni distrutte.
Resto letteralmente basito mentre fotografo numerosi volti, indisturbato poiché
mostro il tesserino da reporter volontario.
Per noi, in base alle numerose testimonianze raccolte nel Donbas e alle foto
scattate da loro stessi sui loro corpi tatuati da svastiche, sono criminali di
guerra, fanatici ultranazionalisti simpatizzanti del collaborazionista Stephen
Bandiera che commise innumerevoli crimini contro l’umanità contro polacchi,
ebrei e rom sognando, da vero nazionalista suprematista, una Ucraina etnicamente
pura.
Alla fine venne imprigionato dai nazisti tedeschi che alla fin fine odiavano e
consideravano inferiori tutti gli slavi senza fare troppi distinguo.
L’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina Occidentale, non solo non ha
abbattuto il governo ultranazionalista di Kiev, sostenuto anche da formazioni
minori neonaziste, unico caso in tutta Europa se non nel mondo intero, ma ha
permesso di dare il colpo di grazia a tutte le voci critiche, democratiche, non
nazionaliste, ma semmai sostenitrici di una Ucraina plurinazionale ponte tra
Unione Europea e Federazione Russa.
Le armate russe hanno compattato gran parte del popolo ucraino di lingua e
cultura ucraina regalando paradossalmente, almeno per ora l’egemonia ai
banderisti che hanno buon gioco nel mischiare la legittima difesa
dell’indipendenza dell’Ucraina al peggior nazionalismo etnico.
In tutto questo la Nato ha fatto la sua parte aizzando i nazionalisti ucraini
nell’odio antirusso, distruttivo e devastante per l’unità dell’Ucraina.
Un film che abbiamo già visto svolgersi in tutta la sua crudeltà nelle guerre
che hanno distrutto la Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia
trasformata in ininfluenti 6 nazioncine.
Ora come allora l’Italia ufficiale era ed è dalla parte della guerra mentre
molti pacifisti, forse più allora che oggi, tentavano e tentano dal basso di
favorire e sostenere le molte persone che qui, come allora nei Balcani,
rifiutano la guerra in mille modi diversi, anche sottraendosi alla chiamata alle
armi con la fuga.
Sta a tutte e a tutti noi, rifiutando ogni campismo, sostenere i loro sforzi
dando loro l’occasione di fare sentire la loro chiamata alla Pace.
Mauro Carlo Zanella