Oltre gli allevamenti intensivi, per una riconversione agro-ecologica della zootecniaGli impatti degli allevamenti intensivi, soprattutto nelle zone in cui queste
attività sono più concentrate, come la Pianura Padana, sono ormai ampiamente
documentati: riguardano principalmente le emissioni di ammoniaca (NH3) e il
conseguente inquinamento da polveri fini (PM 2,5), responsabili ogni anno di
migliaia di morti premature in Italia. Le grandi quantità di azoto prodotto
rappresentano inoltre un problema per l’inquinamento del suolo e dei corpi
idrici, soprattutto nelle regioni ad alta densità zootecnica. L’enorme numero di
animali allevati in modo intensivo nel nostro Paese (più di 700 milioni
all’anno) richiede un grande uso di risorse, spesso sottratte al consumo diretto
umano (due terzi dei cereali commercializzati nell’Unione Europea diventano
mangime e circa il 70% dei terreni agricoli europei è destinato
all’alimentazione animale).
L’Italia è seconda solo alla Polonia in Europa per morti premature da
esposizione a PM 2,5, con quasi 50 mila decessi prematuri nel 2021. Non solo, ma
il nostro Paese è anche in procedura d’infrazione per il mancato rispetto della
Direttiva europea sui nitrati. Greenpeace, ISDE, Lipu, WWF e Terra! hanno
lanciato nello scorso febbraio un Manifesto pubblico “OLTRE GLI ALLEVAMENTI
INTENSIVI. Per una riconversione agro-ecologica della zootecnia” alla base di
una Proposta di Legge presentata da un gruppo di parlamentari della XIX
Legislatura appartenenti a diversi partiti politici (AC 1760) per una
riconversione del settore zootecnico che metta al centro, tanto delle politiche
quanto dei meccanismi di sostegno, le aziende agricole di piccole dimensioni che
adottano metodi agroecologici, e non più il sistema dei grandi allevamenti
intensivi, così come avviene attualmente (a titolo di esempio, l’80% dei fondi
europei per l’agricoltura italiana finisce nelle casse di un 20% di grandi
aziende agricole). L’obiettivo è quello di creare le condizioni per un sistema
produttivo che sia ripensato sulla piccola scala, con margini di guadagno più
equi per i produttori e con politiche di sostegno ai prezzi che permettano a
tutta la popolazione di accedere a cibi sani e di qualità, che rispondano ai
valori positivi del “Made in Italy”.
Inoltre, le associazioni Greenpeace, Lipu, Medici per l’ambiente-ISDE, Terra! e
WWF Italia, hanno anche predisposto una mozione utile ad avvicinare i territori
al processo di conversione agro-ecologica del settore zootecnico. La mozione è
volta, da un lato, a promuovere un dibattito scientifico pubblico e dall’altro a
favorire la discussione generale dell’iniziativa legislativa. Una mozione che
una volta approvata dai Consigli Comunali impegna il Sindaco e la Giunta a:
promuovere forme di sensibilizzazione della collettività e delle categorie
economiche sui benefici derivanti da una transizione ecologica del sistema
zootecnico; collaborare all’organizzazione di eventuali iniziative pubbliche
promosse dalle associazioni proponenti la proposta di legge nel territorio
comunale; farsi parte attiva presso il Parlamento, il Governo nazionale e
regionale, affinché si giunga all’approvazione della proposta di legge;
incentivare sul territorio le aziende agricole locali che adottano metodi di
allevamento sostenibili e rispettosi del benessere animale; attivarsi affinché,
per quanto di competenza dell’ente comunale, nella programmazione e
pianificazione comunale si tenga conto dei principi che ispirano la proposta di
legge depositata alla Camera dei deputati il 6 marzo 2024.
Già tre Comuni, Spoltore, in provincia di Pescara, San Vito al Tagliamento, in
provincia di Pordenone, e Castenedolo, in provincia di Brescia hanno approvato
la mozione promossa da Greenpeace, ISDE, Lipu, Terra! e WWF per una transizione
in chiave agro-ecologica del sistema degli allevamenti intensivi.
“L’approvazione della mozione in tre Comuni di tre diverse regioni è un primo,
significativo segnale di cambiamento che parte dai territori. È da qui che può
prendere slancio una spinta concreta verso una legislazione nazionale capace di
tutelare salute, biodiversità e la sostenibilità socio-economica del comparto
agricolo, dichiarano le cinque associazioni promotrici. L’attuale modello
zootecnico italiano – sempre più concentrato in grandi realtà intensive e
industriali – sta penalizzando le piccole e medie aziende, mettendone a rischio
la sopravvivenza. Con la nostra proposta di legge vogliamo offrire
un’alternativa credibile: un percorso di transizione che permetta al settore di
resistere nel tempo, tutelando ambiente, salute pubblica e giustizia sociale”.
Pierluigi Bianchini, sindaco di Castenedolo, che ha già approvato la mozione, ha
sottolineato la necessità di “un cambio di rotta nel modo di fare zootecnia,
sostenendo la riconversione degli allevamenti intensivi in modelli più
sostenibili e rispettosi di salute, ambiente e animali. Non possiamo rimanere
indifferenti davanti a un tema che riguarda tutti”. Auspicando “che tanti altri
Comuni scelgano di unirsi a questo percorso, per costruire insieme un sistema
agricolo più giusto, allo stesso tempo vogliamo esprimere il nostro sostegno
alle piccole realtà agricole locali, che ogni giorno lavorano con cura e
rispetto per la terra, rappresentando un’alternativa concreta e preziosa”.
Qui per approfondire e scaricare la mozione:
https://www.associazioneterra.it/news/allevamenti-intensivi-i-primi-comuni-che-approvano-la-nostra-mozione-per-fermarli.
Giovanni Caprio