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Catania. La repressione cala sul movimento per la Palestina
Piovono a Catania misure cautelari e multe per decine di migliaia di euro nei confronti di attivist3 che hanno partecipato ai blocchi del porto e della stazione durante gli Scioperi Generali del 22 settembre e del 3 ottobre. Migliaia di persone in piazza, equipaggi di terra che hanno accompagnato dall’inizio […] L'articolo Catania. La repressione cala sul movimento per la Palestina su Contropiano.
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@2
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@3
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
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Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@1
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
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Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
‘Basta complicità. Sanzioni subito’: il programma di GMTG per la Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese
Comunicato n° 251125 di Global Movement To Gaza | Delegazione Italiana In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, il 29 novembre, il Global Movement to Gaza annuncia mobilitazioni e manifestazioni pacifiche coordinate in almeno 13 città di tre continenti – Europa, Africa e Americhe: Berlino, Parigi, Barcellona, Madrid, Oslo, Vienna, Varsavia, Lussemburgo, Città del Capo, Washington DC, Città del Messico, San Paolo,… Milano e Roma. A Roma un duplice appuntamento: * alle ore 10:30 presso l’Aula Magna di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, dove ci sarà un evento che vedrà la partecipazione, tra gli altri, della portavoce italiana GMTG e Global Sumud Flotilla Maria Elena Delia, e della relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese, oltre ad altre personalità della società civile e della cultura; * alle ore 13:00 al Parco Schuster il concentramento per poi confluire a Piazza di Porta San Paolo (Piramide) nella manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Queste mobilitazioni mirano a denunciare e chiedere conto alle istituzioni dell’UE e i governi nazionali, i cui legami politici, militari ed economici con Israele contribuiscono a sostenere il genocidio in corso a Gaza, dove intere famiglie sono state cancellate e le infrastrutture vitali sistematicamente distrutte. L’uso della forza letale prosegue sotto la copertura di un’etichetta diplomatica: centinaia di persone sono state uccise e quasi un migliaio ferite in violazioni documentate del cessate il fuoco da parte di Israele da quando il cosiddetto “piano di pace” è formalmente entrato in vigore. Allo stesso tempo, le consegne di aiuti restano ben al di sotto del necessario: solo un sesto di quanto promesso entra a Gaza, lasciando ampie fasce della popolazione dipendenti da distribuzioni sporadiche e costrette a vivere in una carenza cronica di cibo, medicine, carburante e acqua potabile. In questo contesto, la prosecuzione delle esportazioni di armi, il mantenimento in vigore dell’Accordo di associazione UE–Israele e le fitte reti di commercio, ricerca e cooperazione in materia di sicurezza, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato, forniscono un sostegno materiale a un regime costruito su razzismo sistematico, danni massicci ai civili e impunità strutturale. Il Global Movement to Gaza invita i cittadini a unirsi alle mobilitazioni del 29 novembre per consegnare un insieme conciso di richieste ai leader dell’UE e ai governi nazionali: * sospensione totale dell’Accordo di associazione UE–Israele; * immediato embargo sulle armi e sulla cooperazione militare con Israele; * sanzioni mirate contro i responsabili diretti e i complici di crimini di guerra, inclusi crimini contro l’umanità, genocidio e pulizia etnica in Palestina; * sospensione della cooperazione istituzionale con le istituzioni israeliane complici nei settori dell’accademia, dello sport e della cultura; * riaffermazione del primato del diritto internazionale e della sua applicazione universale, con le istituzioni dell’UE e gli Stati membri chiamati a rispettare i propri obblighi giuridici, allineando tutti gli accordi, i finanziamenti e le forme di cooperazione al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani, invece di proteggere le violazioni e premiare l’impunità. Poiché i canali esistenti non sono riusciti a garantire un soccorso sufficiente e i governi hanno fallito nel rispettare il diritto internazionale, riaffermiamo che missioni come la Global Sumud Flotilla – e simili iniziative della società civile per rompere l’assedio e aprire corridoi umanitari permanenti – non sono opzionali o meramente simboliche, ma necessarie. Redazione Italia
Uno sciopero per i lavoratori e per la pace
“Ma perché non vi occupate dei nostri problemi invece che della Palestina?” Questa era una delle polemiche più diffuse durante l’eccezionale mobilitazione popolare che, dal 22 settembre al 3-4 ottobre, ha portato in sciopero ed in piazza milioni di persone. Era chiaramente una polemica falsa e strumentale, ma ora essa […] L'articolo Uno sciopero per i lavoratori e per la pace su Contropiano.
Brescia. Manca solo un tassello
Fuoriuscire dalla distopia concreta In questa distopia concreta che il destino ci ha dato di vivere, dobbiamo assistere nella fase attuale all’ eclissi dell’informazione sul genocidio che si sta sviluppando a Gaza e nel resto della Palestina. Il Sistema ha stabilito infatti che da quelle parti, dopo la grottesca messinscena […] L'articolo Brescia. Manca solo un tassello su Contropiano.
Morti sul lavoro, una fiaccolata non basta
Ieri sera, 4 novembre, alcune centinaia di persone, chiamate dalla CGIL, dalla CISL e dalla UIL di Roma e del Lazio, hanno partecipato ad una fiaccolata partita dal Colosseo e arrivata, dopo aver percorso un tratto di Via dei Fori Imperiali, a Largo Matteo Ricci, il luogo del parziale crollo della Torre Medievale dei Conti. La fiaccolata voleva ricordare Octav Stroici, l’operaio rimasto sepolto dalle macerie, estratto in gravissime condizioni dopo oltre undici ore di complesse e intense operazioni di soccorso e successivamente morto in ospedale. In una nota la CGIL, la CISL e la UIL affermano: “E’ un giorno di profondo cordoglio non solo per il mondo del lavoro, ma per tutta la nostra comunità, profondamente ferita da questa tragedia. Octav è morto svolgendo un lavoro gravoso, intenso e pericoloso a 66 anni, un’età in cui non solo si dovrebbe essere dispensati da tali attività, ma in cui si dovrebbe già poter essere in pensione. Ieri, mentre seguivamo con apprensione le operazioni di soccorso, nel nostro Paese altre quattro persone sono morte sul lavoro. Una strage contro la quale serve un’azione decisa da parte delle istituzioni e del sistema delle imprese, per rafforzare e garantire le misure a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Rivolgiamo un sentito ringraziamento a tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nelle operazioni di soccorso: con professionalità e dedizione, anche a rischio della propria incolumità, hanno operato senza sosta, offrendo un esempio concreto di come il lavoro debba essere al servizio delle persone, e non fonte di morte e sofferenza. Per Octav e per tutti loro continueremo a batterci affinché il lavoro torni ad essere sinonimo di dignità e sicurezza”. Da parte mia credo che la doverosa mobilitazione di ieri sera sia stata, dal punto di vista della partecipazione, assolutamente inadeguata alla gravità dell’evento.  Il coinvolgimento delle altre categorie dei sindacati confederali è stato minimo ed è completamente mancata la solidarietà e la partecipazione delle sigle dei sindacati di base, che non mi risulta abbiano organizzato iniziative alternative, degli studenti e della associazioni e comitati della “società civile”. Un’occasione persa che chiama in causa tutti coloro che non hanno portato in piazza la propria solidale presenza. A mio parere è indispensabile che tutti i sindacati, confederali e di base, le associazioni democratiche e i partiti di opposizione (giacché quelli di governo nulla fanno se non in negativo a favore delle lavoratrici e dei lavoratori) si siedano ad un tavolo per organizzare una mobilitazione nazionale contro questa continua strage di vite umane, frutto di uno sfruttamento sempre più incontrollato ed espressione del più cinico disprezzo per la vita umana. Questo è del resto il capitalismo ormai sdoganato nelle sue forme più estreme e disumane dal pensiero neoliberista. Mauro Carlo Zanella