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Extinction Rebellion contesta Jeff Bezos. Striscione sulla gru antistante l’Hotel Danieli: “Tassare i ricchi per ridare al pianeta”
Mentre Venezia si prepara ad accogliere tantissimi ultra miliardari per il matrimonio di Jeff Bezos, un grande striscione con scritto: “Tassare i ricchi per ridare al pianeta” e la popolare effige del Robin Hood di Walt Disney, è comparso oggi pomeriggio in cima alla gru antistante l’Hotel Danieli, a Venezia. Alla chiusura del cantiere in Riva degli Schiavoni, non appena gli operai si sono allontanati, quattro persone di Extinction Rebellion si sono arrampicate sulla gru, assicurate con imbraghi e caschetti di protezione. Arrivati in cima, i climber travestiti da Robin Hood, hanno esposto lo striscione. Il luogo è simbolico: l’Hotel Danieli è infatti uno degli hotel di lusso nel centro di Venezia dove in questi giorni alloggiano gli ospiti di Jeff Bezos. Anche il travestimento ha una forte carica simbolica, come spiega Jorge, una delle persone di Extinction Rebellion presenti sul posto:   “Sabato a Venezia si celebrerà il matrimonio del secondo uomo più ricco del mondo. “ –  racconta  – “Uno sfoggio di ricchezza e un divario tra chi ha troppo e chi troppo poco che ricorda i tempi di Robin Hood e del principe Giovanni. Robin Hood rubava ai ricchi per donare ai poveri, Extinction Rebellion più semplicemente chiede che chi ha troppo venga tassato per finanziare una transizione ecologica giusta e democratica”.   Il riferimento è alle notizie che trapelano sullo sfarzoso matrimonio, i cui ospiti arriveranno con 80 jet privati e per cui la sposa ha in programma 27 cambi d’abito. Un evento contestato da molti cittadini riuniti nel comitato “No space for Bezos”, che raccoglie, oltre a Extinction Rebellion, il centro sociale Morion, ANPI e i comitati cittadini contro la turistificazione che accusano il sindaco Brugnaro di avere svenduto la città. Extinction Rebellion, in particolare, pone l’accento sul contributo sproporzionato dei super ricchi all’aumento della temperatura globale, confermato da numerosi studi il più recente dei quali, pubblicato su Nature Climate Change in maggio, mostra come l’1% più ricco della popolazione – coloro che guadagnano più di € 147.200 l’anno – sia responsabile del 20% dell’aumento delle temperature. Mentre lo 0,1% – le circa 800mila persone con un reddito personale superiore ai 537.000 euro e a cui appartengono personaggi come Jeff Bezos, Bill Gates e Mark Zuckerberg – sono responsabili per un notevole 8%. E tuttavia, secondo il Tax Justice Network, applicando una tassa del solo  2 – 3% sui patrimoni più ricchi si potrebbero ricoprire i costi finanziari per la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico della maggior parte delle nazioni, raccogliendo fino a 2.600 miliardi di dollari. E infatti ieri, in piazza San Marco, Greenpeace su uno  striscione di  400 metri quadrati, ha esposto la scritta “If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax” affiancata da volto beffardo di Jeff Bezos. Ovvero: “Se puoi affittare Venezia, puoi pagare più tasse”.  Ma già lunedì scorso, attivisti del comitato cittadino avevano calato uno striscione con scritto “Bezos” con una croce rossa sopra, dal campanile della chiesa di San Giorgio, dove potrebbe svolgersi la cerimonia nuziale. E subito era divampata la polemica. Sia il sindaco Luigi Brugnaro che il presidente della Regione Gianluca Zaia hanno infatti attaccato la protesta e auspicato che Venezia “accolga a braccia aperte chi come  Bezos porta visibilità e ricchezza alla città”. L’eco delle polemiche è arrivata oltreoceano e  ha spinto l’entourage di Bezos a rilasciare dichiarazioni rassicuranti sull’impatto e il sostegno alla città, attraverso organizzazioni no-profit e progetti associati, il ricorso a maestranze e prodotti locali.    “Venezia, l’Italia e il pianeta non hanno bisogno di graziose concessioni filantropiche. Siamo cittadini, non sudditi” – afferma Jorge di Extinction Rebellion – “Le stesse persone che stanno causando la scomparsa della nostra città sono qui a festeggiare, col benestare del sindaco Brugnaro, imprenditore indagato per corruzione”. Un messaggio che sarà rilanciato sabato 28 giugno, in una grande manifestazione nel giorno del grande party finale, spostato all’Arsenale per tentare di ridurre l’impatto delle contestazioni.   Extinction Rebellion
La Palestina deve vivere. Presidio a Venezia
Nel pomeriggio del 18 maggio a Venezia di fronte alla Stazione ferroviaria ha avuto luogo il presidio per la Palestina indetto dal Comitato contro le guerre e il razzismo di Marghera, TIR, GPI e CinemaSenzaDiritti. 400 persone si sono convocate per denunciare il genocidio in atto. Per terra, al centro del raduno, un lenzuolo macchiato di rosso e numerose pentole a rappresentare lo spargimento di sangue e la fame che subiscono gli abitanti di Gaza bombardati, assediati, privati di tutto ormai da mesi dalla ferocia dell’esercito israeliano. L’immagine del manifesto utilizzata per promuovere il presidio è opera di Sliman Mansour: palestinesi che chiedono cibo e ricevano bombe. Attenzione, l’opera è datata 1980. La distruzione del popolo palestinese e della sua terra non è cominciata ieri. Numerosi gli interventi che si sono susseguiti durante il pomeriggio. La Nakba del 1948 non è mai terminata, siamo ora all’ultimo atto, il genocidio conclamato senza remore dagli stessi assassini al governo di Israele e USA. Genocidio che anche i governi europei sostengono, non solo con il silenzio complice che lascia impunito da anni Israele, ma sopratutto con il sostegno economico e militare, con l’Italia in prima fila. La mentalità coloniale che discrimina il colonizzato è sempre attiva nelle istituzioni culturali, nel cinema che censura le opere palestinesi come nel mondo della scuola con l’utilizzo di testi che distorcono la verità storica (p.e. nelle carte geografiche Gerusalemme è capitale di Israele). È stato ricordato che a Gaza più di 200 giornalisti sono morti assassinati, tra cui Fatima Hassouna, fotografa la cui storia sarà presentata a Cannes. Da Londra è arrivato il messaggio della rete ebrei antisionisti a ricordare le mobilitazioni in atto: 500.000 persone hanno sfilato nella capitale. Infine la lettura della poesia di Darwish – La cosa bella di Gaza – recitata dall’attore Pierpaolo Capovilla, che ha incantato tutti gli astanti. La cosa bella di Gaza è che le nostre voci non la raggiungono, niente la distoglie. Niente allontana il suo pugno dalla faccia del nemico. Né il modo di spartire le poltrone nel Consiglio nazionale, né la forma di governo palestinese che fonderemo nella parte est della Luna o nella parte ovest di Marte, quando sarà completamente esplorato. Niente la distoglie. È dedita al dissenso: fame e dissenso, sete e dissenso, diaspora e dissenso, tortura e dissenso, assedio e dissenso, morte e dissenso. I nemici possono avere la meglio su Gaza. (Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola). Possono tagliarle tutti gli alberi. Possono spezzarle le ossa. Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini. Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue. Ma lei: non ripeterà le bugie. Non dirà sì agli invasori. Continuerà a farsi esplodere. Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio. Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere. [1973]   Redazione Italia