People’s Peace Summit di Gerusalemme, 8 e 9 maggio. Ma di che pace stiamo parlando?
Ma di che pace stiamo parlando? Domanda che sorge spontanea in queste ore in cui
ci prepariamo ad assistere con il fiato sospeso alla scomparsa della Palestina,
alla definitiva resa dei conti su ogni possibile fronte, con l’annunciata (già
da giorni in effetti) offensiva di terra nella Striscia di Gaza, la popolazione
palestinese già stremata dal blocco degli aiuti e dalla fame dopo 18 mesi di
guerra, che dovrebbe secondo i piani ammassarsi nell’ennesimo campo profughi a
sud della striscia, alla mercé degli aiuti elargiti dall’IDF, per poi lasciarsi
deportare chissà dove e da chi.
E dunque: siamo alla pulizia etnica non più solo denunciata dalle varie corti
internazionali, ma chiaramente strombazzata a reti unificate e pazienza se ciò
significherà il sacrificio degli ostaggi, questo è il prezzo che Netanyahu sta
infliggendo alla società israeliana per la propria sopravvivenza politica.
Riservisti richiamati a migliaia per lo scontro finale, negoziati interrotti
perché non c’è più niente da negoziare, cieli dichiarati no-fly zone… E tutti
noi che possiamo solo restare a guardare, i nostri governi totalmente complici
dell’apocalisse in diretta, con gli appelli, le iniziative di solidarietà, le
luci che si spengono, le raccolte firme, i post che ci scambiamo per placare
l’angoscia, dare fiato all’indignazione, esprimere vicinanza a Gaza… ben sapendo
che non servirà a nulla, che i giochi sono fatti, nulla potrà scongiurare la
mattanza, il progetto della Grande Israele si sta compiendo, con il sostegno più
che mai “interessato” di Donald Trump.
Sullo sfondo di tutto questo ecco che oggi si inaugura questo People’s Peace
Summit di Gerusalemme che, progettato mesi fa, ha un che di surreale. Pace:
parola ormai così svuotata di senso, così facilmente ridicolizzata (come hanno
sottolineato le tre co-organizzatrici Mika Almog, May Pundak e Maya Savir nella
recente intervista che potete rileggere qui). E sarà pur vero che la proposta di
cessate il fuoco sta guadagnando favore finalmente all’interno della società
israeliana (o così dicono i sondaggi, per esempio questo diffuso da aChord
Institute). Ma quanto alla riconciliazione? Chissà per quanto tempo la sola idea
resterà indigeribile per quell’”altra parte” che ci piacerebbe immaginare
coinvolta nella progettazione del giorno “che verrà dopo la fine della guerra” –
quei sette milioni di palestinesi che semplicemente dovrebbero sparire. Cosa
potrà mai significare per loro questo People’s Peace Summit rutilante di eventi,
proposte, ottime intenzioni, che si inaugura oggi a Gerusalemme…
Me lo chiedo mentre sul cellulare mi arriva un ultimo post di Maoz Inon, tra i
più convinti promotori dell’iniziativa, che così recita: “…mentre la guerra
infuria con sempre maggiore violenza su Gaza, già da tempo priva di aiuti
umanitari e persino di cibo, il movimento israelo-palestinese rifiuta di restare
in silenzio (…) Di fronte a questo orrore migliaia di israeliani e palestinesi
stanno per raggiungere Gerusalemme, per dire (in grassetto nel testo): E’ ora!
E’ ora di fermare il massacro. E’ ora di finirla con l’assedio. E’ ora di
scegliere la giustizia, l’uguaglianza, e la pace – per tutti. (…) Oggi e domani,
Gerusalemme sarà teatro del più grande evento contro la guerra e per la pace
mai organizzato in Medio Oriente. (…) Esci dal silenzio, unisciti al nostro
programma d’azione, partecipa oppure sintonizzati … ”
E quindi vietato scoraggiarsi, senz’altro proseguiamo nel nostro intento di
avvicinamento, esplorazione, ascolto, rispetto a questo mirabile “campo di pace”
che è andato crescendo con grande coesione interna e maturità nei mesi scorsi, e
che si ripresenta oggi come da programma, e anzi ha già avuto alcune belle
anticipazione in varie città del mondo, come potete vedere nello slide show qui
sotto.
San Francisco, Los Angeles, Londra, Sidney, Seattle, Boston, Baltimora: grazie
al formidabile networking messo in moto dal movimento israelo-palestinese
Standing Together (tra i più attivi della coalizione di 60 organizzazioni
promotrici) ecco una bella carrellata di foto delle iniziative che già da
domenica scorsa, 4 maggio, si sono mobilitate in sostegno di questo Peace
Summit, ahimè così ignorato dal mainstream, e invece più che mai importante e
necessario adesso.
E passiamo quindi al programma, davvero ricchissimo, dei dibattiti, seminari,
incontri, momenti anche ricreativi, che riempiranno questa due-giorni di
Gerusalemme: elenco troppo lungo per essere riportato integralmente, per cui
limitiamoci a segnalare i focus tematici più significativi.
Per quanto riguarda la giornata di oggi, succede tutto nel pomeriggio e il
palinsesto è articolato tra diverse sedi ospitanti sparse in tutta la città
(elenco dettagliato degli appuntamenti a questo link:
https://www.timeisnow.co.il/thursday-english
Cinematheque Sam Spiegel, Willy Brandt Center, Smadar Project, FeelBeit,
Muslala, Hamiffal, Mizkaka, YMCA, una quantità di locations che ben
rappresentano una Gerusalemme in movimento e disposta non solo a ospitare, ma a
mettersi in gioco – e ad accettarne i rischi, se pensiamo alle sempre più
frequenti aggressioni nei confronti del fronte pacifista da parte delle
squadracce di fondamentalisti, con il beneplacito delle FFOO, come dimostrano
queste allucinanti riprese, diffuse ieri da Assopace Palestina
Tra i vari appuntamenti, quello forse più importante sarà alle 18 al Cinemateque
per la proiezione del film “Wave Goodbye to Dinosaurs” di Eimhear O’Neill, che
racconta il processo di pace nell’Irlanda del Nord avvenuto soprattutto grazie a
quella bellissima Coalizione di Donne dell’Irlanda del nord, dal fronte sia
cattolico che protestante. E subito dopo il film è previsto infatti un confronto
con due delle protagoniste, Monica McWilliams e Avila Kilmurray in dialogo con
Yael Brouda-Bahat, fondatrice (insieme alla compianta Vivien Silver, vittima dei
miliziani il 7 ottobre) e co-direttrice del movimento Women Wage Peace, che
conta la bellezza di oltre 50 mila associate in Israele, in partnership con le
palestinesi Women of the Sun.
Ma già da prima, h 16 allo spazio Mizkaka, ci saranno Maoz Inon e Aziz Abu Sarah
che abbiamo intervistato per Pressenza qui e qui, che oltre a rievocare la
storia della loro fraterna amicizia sul fronte della pace, offriranno alcune
semplici ‘ricette’ perché la speranza possa diventare azione, che è poi lo
slogan dell’intero progetto: hope is a verb… la speranza è una cosa che si fa.
Tralasciamo di descrivere nei dettagli le altre proiezioni (di corto e
lungometraggi), i laboratori creativi (molti per bambini), le performances (per
esempio quella dell’artista Idith Kishinovsky, specializzata in “tecniche
affettive e da clown” per volgere in cambiamento le situazioni di conflitto), i
momenti di preghiera (per esempio con l’Ensemble Eretz, che vedrà in scena
artisti israeliani e palestinesi diretti da Yonatan Konda), il Peace and Ecology
Festival dalle 14 in poi al Muslala’s Terrace, la mostra in tema di “Arte
Politica” al Museum on the Seam e del previsto incontro con il
curatore/artista/attivista Chen Shapira che avverrà sul tetto del Museo medesimo
(tutti i dettagli al link di cui sopra…) E senz’altro segnaliamo l’importante
mostra all’YMCA dal titolo “Foundations” che attraverso i lavori di Anisa Askar
e Daphna Tal esplora gli elementi fondamentali dell’islamismo.
E infine verso le 8 di sera ci sarà l’evento “Seekers of Peace” presso l’Hadar
Institute, che proverà a “immaginare un futuro migliore per tutti gli abitanti
di questa terra, nonostante la dolorosa realtà in cui ci troviamo”. Tra gli
organizzatori/speakers riconosciamo il nome di May Pundak, fondatrice e
co-direttrice di A Land for All (che abbiamo intervistato qui), e di vari
attivisti del movimento Rabbini per i diritti umani.
Bellissime le proposte-tour: dalle 9 del mattino fino al tramonto vari percorsi
“tematici” per le strade di Gerusalemme, guidati dalle varie organizzazioni
coinvolte nel progetto, fra cui Ir Amim, Zochrot, Peace Now, la stessa Mejdi
Tours fondata da Aziz Abu Sarah, con la doppia narrazione di due diverse
voci-guida, israeliana e palestinese, “per andare alla scoperta non solo dei
trascorsi problematici di questa città, ma anche delle successive opportunità di
intersezione e dialogo, tappa per tappa”. La giornata si concluderà con una
Silent Peace Walk: momento meditativo “ispirato dagli insegnamenti del Mahatma
Gandhi, di Martin Luther King, del Rabbino Abraham Joshua Heschel e molti altri.
E veniamo alla giornata principale, ossia il 9 maggio da mattina a sera presso
il Jerusalem International Convention Center, lo stesso che un annetto e mezzo
fa ospitò quella mega e molto minacciosa assemblea di coloni e rappresentanti
del peggior fondamentalismo sionista, che in qualche modo ispirò l’urgenza di
questa iniziativa, all’insegna proprio del Diamoci Una Mossa… è ora!
Dopo l’evento di apertura (dalle ore 9 in Italia, fruibile in streaming sui
canali Facebook e You Tube di It’s Time:
https://www.youtube.com/live/DIs8F5iwN5w) che avrà la funzione di passare in
rassegna le principali organizzazioni coinvolte e riassumere un po’ tutti gli
eventi e filoni tematici della due-giorni, la giornata proseguirà con vari
programmi distribuiti in 14 sale, con dibattiti, una fiera informativa,
spettacoli musicali, programmi per bambini, installazioni artistiche: “L’idea è
creare qualcosa che parli alla testa, al cuore e anche alla pancia” ha spiegato
Mika Almog alla testata Haaretz.
L’elenco sarebbe troppo lungo da riprodurre e quindi anche per la giornata del 9
maggio vi rimandiamo al link https://www.timeisnow.co.il/friday-english
Intanto godiamoci la carrellata degli eventi già successi o che stanno per
succedere in giro per il mondo, in sostegno a questo bellissimo, compatto,
determinato ‘campo di pace’ israelo-palestinese che si metterà in scena tra oggi
e domani a Gerusalemme.
Maggiori informazioni circa il People’s Peace Summit all’indirizzo
www.timeisnow.co.il
Link ai precedenti articoli su Pressenza:
Intervista agli organizzatori Maoz Inon e Aziz Abu Sarah
https://www.pressenza.com/it/2025/05/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-9-maggio-le-parole-di-yair-asulin/
https://www.pressenza.com/it/2025/04/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-e-9-maggio-intervista-ad-aziz-abu-sarah/
Intervista a Nivine Sandouka:
https://www.pressenza.com/it/2025/04/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-e-9-maggio-intervista-ad-aziz-abu-sarah/
Intervista alle co-produttrici Mika Almog, May Pundak, Maya Savir:
https://www.pressenza.com/it/2025/05/verso-il-peoples-peace-summit-di-gerusalemme-8-9-maggio-quando-le-donne-si-muovono/
Daniela Bezzi