Perché ho deciso di non accettare la nuova privacy policy di WhatsAppCome ormai sappiamo, WhatsApp ha dato un ultimatum a tutti i suoi utenti: chi
non ha accettato la nuova policy entro il 15 maggio non potrà più usare
WhatsApp.
L'azienda di proprietà di Facebook, con sede Europea in Irlanda, ci aveva già
provato a febbraio 2021 sollevando feroci critiche che l'avevano indotta a
rimandare la scadenza per avere il tempo di spiegare meglio agli utenti i
cambiamenti introdotti nella policy.
PRIVACY, RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI.
Perdonate il riassunto, ma altrimenti è impossibile capire la situazione già
ingarbugliata di suo.
Alla fine di aprile del 2016 l'Unione Europea ha adottato un regolamento per la
protezione dei dati (GDPR - General Data Protection Regulation), il testo entra
in vigore a partire dal maggio 2018.
Da wikipedia: "Con questo regolamento, la Commissione europea si propone come
obiettivo quello di rafforzare la protezione dei dati personali di cittadini
dell'Unione europea (UE) e dei residenti nell'UE, sia all'interno che
all'esterno dei confini dell'UE, restituendo ai cittadini il controllo dei
propri dati personali, semplificando il contesto normativo che riguarda gli
affari internazionali, unificando e rendendo omogenea la normativa privacy
dentro l'UE." [1] Tra le altre figure il regolamento istituisce anche quella del
"Titolare del trattamento dei dati", che incaricherà il responsabile della
protezione dei dati di prendere tutti gli accorgimenti necessari.
Ora attenzione, perché quanto scritto sotto, si rivelerà importante ai fini del
mio ragionamento. Il titolare del trattamento dei dati deve prendere tutte le
precauzioni possibili affinché sia impedita una violazione, perdita, furto di
dati personali del cui trattamento è titolare. Per esempio: un incendio
distrugge un data center; i dati personali memorizzati nel data center stesso
non sono recuperabili; il responsabile del trattamento dei dati non ha
predisposto un backup; il titolare del trattamento dei dati è responsabile
legalmente del danno causato dalla perdita di dati.
Ancora da Wikipedia: "Il testo affronta anche il tema dell'esportazione di dati
personali al di fuori dell'UE e obbliga tutti i titolari del trattamento dei
dati (anche con sede legale fuori dall'UE) che trattano dati di residenti
nell'UE ad osservare e adempiere agli obblighi previsti."
La questione del trasferimento dei dati all'estero è rilevante. Il garante della
privacy in proposito afferma che "il trasferimento verso Paesi non appartenenti
alle Spazio Economico Europeo sono consentiti a condizione che l’adeguatezza del
Paese terzo o dell’organizzazione sia riconosciuta tramite decisione della
Commissione europea".[2] In assenza di tale decisione possono costituire
garanzie adeguate al trasferimento dei dati all'estero, previa autorizzazione
del garante, le clausole contrattuali ad hoc (art. 46, par. 3, lett. a). [2]
Sappiamo che la sentenza Schrems II della Corte di Giustiza Europea ha
invalidato l'accordo tra UE e USA relativamente alla protezione dei dati
personali detto "Privacy Shields", affermando che l'ordinamento giuridico sulla
protezione dei dati degli USA non garantisce la stessa protezione
dell'ordinamento UE. In sostanza per trasferire dati personali dall'Europa agli
USA in maniera legale si deve fare leva su uno dei metodi menzionati dal garante
della privacy [2].
TORNIAMO A WHATSAPP.
Nella nuova privacy policy, quella che WhatsApp chiede di accettare pena la
sospensione del servizio, nel paragrafo "Operazioni a livello globale", è
scritto a chiare lettere che "Le informazioni controllate da WhatsApp potrebbero
essere trasferite o trasmesse o archiviate e trattate negli Stati Uniti" [3] e
che per farlo utilizza le clausole contrattuali standard approvate dalla
Commissione Europea [4].
Inoltre è scritto anche: “WhatsApp condivide informazioni a livello globale, sia
internamente con le aziende di Facebook, che esternamente con i nostri partner e
con le persone con cui l'utente comunica in tutto il mondo, nel rispetto della
presente Informativa sulla privacy e dei nostri Termini.“
Che vuol dire? Innanzi tutto vuol dire che l'accettazione delle nuove clausole
da parte dell'utente aggira il divieto di trasferimento dei dati negli USA.
Oltre a ciò, l’accettazione di questo paragrafo da parte dell’utente consente a
Facebook, proprietaria di WhatsApp, di acquisire i dati degli utenti dell’App di
messaggistica e incrociarli (quando non unificarli) con quelli degli utenti di
Facebook per rendere i profili degli utenti sempre più precisi e sempre più
remunerativi.
In ogni caso, WhatsApp dovrebbe attivamente garantire, secondo il GDPR, tutte le
protezioni dei dati personali dei propri utenti adeguandosi alla giurisdizione
UE. A prescindere dalla possibilità e volontà di farlo, tutto ciò funziona
fintantoché il titolare del trattamento dei dati personali è WhatsApp. Ma può
capitare che il titolare non sia Facebook. Non sono un legale, ma leggendo vari
articoli ho capito che per esempio il titolare del trattamento dei dati di un
gruppo WhatsApp è l'amministratore del gruppo e/o l'amministratore del
condominio. [5] La stessa cosa si può dire per il medico di base che invia una
ricetta tramite WhatsApp al suo paziente.
In sostanza va tutto bene, a norma di legge, finché il titolare del trattamento
dei dati è WhatsApp ltd. In caso sia un soggetto diverso la responsabilità
legale di una eventuale violazione, furto, distruzione, etc., dei dati personali
sarebbe del soggetto in questione: il medico di base e l'amministratore del
gruppo di condominio, come negli esempi descritti sopra. Il Titolare (es.: il
medico) avrebbe dovuto far accettare ai partecipanti alla comunicazione tramite
WhatsApp (es.: il paziente) una privacy policy che preveda l'esportazione dei
dati verso gli USA. Una circostanza che nella vita reale non accade praticamente
mai.
IN CONCLUSIONE
E quindi? In definitiva si tratta di disquisizioni di lana caprina. Il nocciolo
della questione sta tutto nella sostanza del problema, che, al di la degli
aspetti giuridici, è nella adeguatezza o meno di chiunque nel proteggere i dati
personali degli utenti.
E sulla sostanza la Corte di Giustiza Europea si è espressa con la sentenza
Schrems II che invalida il precedente accordo con gli USA (il Privacy Shield).
La giurisdizione degli USA non garantisce un livello di protezione dei dati
personali conforme alla giurisdizione Europea. Praticamente non c'è da fidarsi
di come gli americani proteggono i nostri dati. E se non c'è da fidarsi... Ci
sarebbe da domandarsi anche se i nostri dati sono realmente al sicuro nei data
center Europei o Italiani. Soprattutto ci sarebbe da domandarsi, più in
generale, cosa vuol dire oggi, al tempo del "cloud", fidarsi di come i nostri
fornitori di App proteggono i nostri dati che raccolgono mediante le medesime
App. Ma questo è un altro discorso.
Sempre seguendo il filo del ragionamento, andando oltre il tema WhatsApp e
messaggistica digitale, c'è da chiedersi se davvero abbiamo bisogno di
raccogliere tutti questi dati. Alcune domande le ho poste in questo articolo
Note:
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Regolamento_generale_sulla_protezione_dei_dati
[2] https://www.garanteprivacy.it/temi/trasferimento-dati-estero
[3] https://www.whatsapp.com/legal/updates/privacy-policy-eea
[4]
https://ec.europa.eu/info/law/law-topic/data-protection/international-dimension-data-protection/standard-contractual-clauses-scc_en
[5]
https://www.altalex.com/documents/news/2021/04/12/condominio-e-gruppi-whatsapp-quali-implicazioni-per-privacy#p2