Riconversione industria bellica Valsella: attività didattica studentesse e studenti Liceo “Vian” di Bracciano
IN UN MOMENTO IN CUI A LIVELLO EUROPEO SI PARLA DI RIPRISTINARE LE MINE
ANTIUOMO, CON POLONIA, FINLANDIA ED ESTONIA CHE STANNO DISCUTENDO SULLA
POSSIBILITÀ DI ABBANDONARE IL DIVIETO GLOBALE (LEGGI QUI LA NOTIZIA), CI SEMBRA
UTILE COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE
UNIVERSITÀ PUBBLICARE E DIFFONDERE UN’ATTIVITÀ DIDATTICA SVOLTA DA STUDENTESSE E
STUDENTI DEL LICEO “I. VIAN” DI BRACCIANO, CURATA DALLA PROF.SSA ROBERTA LEONI,
PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO, E REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON ANPI E
ASSOCIAZIONE ACACIA SCUOLA SULLA RICONVERSIONE DELLA VALSELLA, INDUSTRIA CHE
PRODUCEVA PROPRIO MINE ANTIUOMO.
Vi presentiamo il nostro progetto sul caso della Valsella Meccanotecnica, un
esempio emblematico di come l’impegno civile, sindacale e giornalistico possa
trasformare una realtà industriale controversa in una storia di riconversione e
speranza.
La Valsella Meccanotecnica, fondata nel 1969, è stata una delle principali
produttrici italiane di mine antiuomo, armi di distruzione che non fanno
distinzione tra civili e militari. Nel 1980, la fusione con la Meccanotecnica di
Castenedolo ha dato vita alla “Valsella Meccanotecnica”, che ha continuato a
produrre ordigni bellici per diversi anni.
Una figura chiave in questa vicenda è stata Franca Faita, operaia e sindacalista
FIOM, che ha lavorato nella fabbrica dal 1967 e che abbiamo avuto l’onore di
conoscere ed intervistare. Quando, nel 1980, l’azienda ha iniziato a produrre
mine antiuomo, Franca ha preso coscienza del tipo di prodotti che stavano
realizzando e ha deciso di agire.
Con il supporto delle colleghe ha avviato una mobilitazione interna per chiedere
la riconversione della produzione. Franca ha affrontato numerose difficoltà:
minacce, licenziamenti e pressioni dall’azienda. Nonostante ciò, ha continuato
la sua battaglia insieme a un manipolo di donne, convinta che fosse possibile
trasformare la fabbrica in un luogo di produzione di beni utili alla società.
La sua determinazione ha portato, nel 1998, alla chiusura della produzione di
mine e alla riconversione dell’azienda verso la produzione civile. Nel 1997,
Franca Faita fu premiata con il Premio Nobel per la Pace che fu assegnato alla
campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo. Nonostante
ciò, decise di non recarsi a Stoccolma per ritirarlo di persona poiché in quello
stesso periodo la fabbrica era occupata e decise di non lasciare le proprie
colleghe da sole. Inoltre nel 2001, la donna ha ricevuto l’onorificenza di
Cavaliere della Repubblica per il suo impegno nella promozione della pace e del
disarmo.
La sua storia è un esempio di come la resistenza civile e sindacale possa
portare a cambiamenti significativi, anche in contesti industriali complessi. Un
altro protagonista fondamentale di questa vicenda è stato Dino Greco, segretario
della Camera del Lavoro di Brescia. Fu lui a organizzare, nei primi anni
Novanta, un incontro tra le operaie della Valsella e Gino Strada, fondatore di
Emergency. Durante l’incontro, fu proiettato un documentario che mostrava gli
effetti devastanti delle mine antiuomo sulla popolazione civile, in particolare
sui bambini. Questo incontro fu determinante per sensibilizzare le lavoratrici e
i lavoratori sulla necessità di fermare la produzione di ordigni bellici e
avviare un processo di riconversione industriale.
Infine, Futura D’Aprile, giornalista e scrittrice, ha dedicato attenzione e
spazio mediatico alla vicenda della Valsella, contribuendo a mantenere alta
l’attenzione pubblica sul tema della riconversione industriale e della
responsabilità etica delle imprese. La sua attività giornalistica ha avuto un
ruolo importante nel sensibilizzare l’opinione pubblica e nel sostenere le
battaglie delle lavoratrici e lavoratori coinvolti.
Il nostro progetto ha l’obiettivo di rendere più famosa la storia di questa
azienda e sensibilizzare su un argomento ancora molto attuale: la vendita di
armi con lo scopo di uccidere non solo soldati, ma anche civili, persone che non
hanno alcuna colpa.
n aggiunta, grazie a Franca Faita e le sue colleghe si può riflettere sulla
forza che un piccolo gruppo di donne può avere e trasformare una realtà molto
buia. Al fin di fare ciò abbiamo deciso di realizzare un video analizzando il
contesto storico, economico e sociale della Valsella ed evidenziando le sfide
affrontate dai lavoratori e dalle lavoratrici. Abbiamo anche esplorato le
implicazioni etiche della produzione di armamenti e l’importanza della
riconversione industriale come strumento di pace e sviluppo sostenibile. Dopo
aver letto vari articoli e aver formulato delle domande, le abbiamo poste ai
protagonisti di queste vicenda durante le varie interviste inserite all’interno
del video che stiamo per mostrarvi.
Concludiamo con una riflessione: la storia della Valsella ci insegna che è
possibile cambiare direzione, anche quando sembra difficile e dimostra che la
determinazione e la solidarietà possono trasformare una realtà di morte in una
di vita e speranza.
Grazie per l’attenzione e buona visione.
Veronica e Viola 3Y Liceo I. Vian a.s. 2024/25