Tag - iniziative

Terzo settore e turismo. L’impresa del bene, oggi a Bologna
(l’impresa del bene. terzo settore e turismo a napoli) Sarà presentato mercoledì 3 dicembre a partire dalle 19:30, al Centro sociale della pace di Bologna (via del Pratello, 53), L’imprea del bene. Terzo settore e turismo a Napoli, di Luca Rossomando. Alla presentazione, che si svolgerà nell’ambito del ciclo di incontri “Le mani su Bologna”, interverrà l’autore, insieme ad attivisti e sindacalisti protagonisti di battaglie contro la privatizzazione dei servizi pubblici nel capoluogo emiliano. Dell’Impresa del bene abbiamo pubblicato qui un estratto. In questa pagina trovate invece i link ad alcune recensioni e/o riflessioni scaturite dalla lettura del volume.
Calabria. Studenti “sotto stretto controllo”
Se la comunicazione riservata dei primi di settembre dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio ai Dirigenti scolastici, che invitava ad “assicurare la specificità dei luoghi e dei momenti della vita scolastica, quali le riunioni degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione […] L'articolo Calabria. Studenti “sotto stretto controllo” su Contropiano.
Le librerie africane custodi di cultura e memoria che resistono nel tempo
Nel continente resistono e fioriscono librerie universitarie e non solo, capaci di resistere al mercato centralizzato dei libri. Custodi della memoria e del sapere dell’Africa, questi spazi non vendono solo libri, ma sono spazi culturali vivi ed eterogenei. In un mondo editoriale sempre più digitale e centralizzato, ci sono librerie universitarie e piccole realtà indipendenti, situate in Paesi diversi dell’Africa, capaci di resistere nel tempo. Una di queste si trova a Ibadan, in Nigeria, una città che ha costituito un importante polo culturale negli anni Sessanta, il Mbari Mbayo Club. Un luogo dove pensatori e intellettuali come Chinua Achebe, Wole Soyinka, JP Clark, Christopher Okigbo, Uche Okeke, Bruce Onobrakpeya, Mabel Segun e il sudafricano Es’kia Mphahlele si riunivano e scambiavano idee. Ibadan è stata la prima città della Nigeria, nel 1948, ad avere un’università. Ed è proprio nell’università della città che resiste ancora oggi uno scrigno importante per la conservazione e la promozione intellettuale del Paese. La libreria universitaria, riporta un approfondimento pubblicato su The Conversation, è infatti oggi un luogo vivo, ricco di libri e iniziative, un polo culturale che testimonia la vivacità intellettuale del Paese nella storia e nella contemporaneità. Questo spazio non vende solo libri, ma possiede un archivio, una tipografia ed è impegnato nel promuovere, diffondere e conservare libri, riviste e pubblicazioni nigeriane. Un polo che resiste alla centralizzazione del mercato librario dei giganti europei e americani. La vita intellettuale africana resiste e non solo in Nigeria. Altre piccole realtà come questa si trovano sparse nel continente, tante piccole fiammelle di luce che accendono la speranza per il futuro. Molto simile alla libreria universitaria di Ibadan è la libreria dell’Università di Harare, in Zimbabwe. Conserva e promuove testi accademici, poesia e narrativa africana. Spostandoci in Ghana, una di queste è sicuramente la libreria indipendente EPP Bookshop ad Accra e Kumasi. Fondata nel 1991 da Gibrine Adam, all’epoca autore emergente, oggi è considerata la più grande del Paese. E’ noto il suo impegno nel rendere più accessibili testi universitari e scolastici. Muovendoci ancora più a sud del continente, a Johannesburg (Sudafrica) troviamo il Kalamazoo Bookstore, piccola libreria dal forte impegno culturale, riferimento per scrittori, intellettuali, docenti e studenti. Africa Rivista
20-22 GIUGNO 2025: GIORNATE INTERNAZIONALI DI AZIONE PER L’ESTRADIZIONE IMMEDIATA IN GERMANIA DELLA COMPAGNA ANTIFASCISTA MAYA!
RICEVIAMO E DIFFONDIAMO: 20-22 GIUGNO 2025: GIORNATE INTERNAZIONALI DI AZIONE PER L’ESTRADIZIONE IMMEDIATA IN GERMANIA DELLA COMPAGNA ANTIFASCISTA MAYA!SOLIDARIETA’ DA ROMA CON LA LOTTA ANTIFASCISTA IN OGNI DOVE! Dal 1997, ogni anno, in Ungheria i nazionalisti dell’estrema destra provano a commemorare i soldati ungheresi e tedeschi che morirono nell’assedio realizzato dall’esercito sovietico a Budapest nel […]
Se vuoi la pace…
Dieci azioni che le istituzioni locali possono mettere in campo contro la guerra. Uno: sostenere i percorsi di riconversione civile delle attività industriali legate alla produzione di armi. Due: istituire fondi, di concerto con i sindacati, per supportare i lavoratori che decidessero di fare obiezione di coscienza all’industria bellica. Tre: adottare codici etici war free per gli appalti pubblici, le sponsorizzazioni e le collaborazioni. Quattro: aderire alle campagne nazionali per il disarmo e l’economia di pace promuovendole sui territori. Cinque: sottoscrivere protocolli con gli Uffici scolastici regionali per arginare il processo di militarizzazione della formazione. Sei: promuovere e finanziare percorsi di educazione alla pace nelle scuole e di formazione alla nonviolenza per gli insegnanti. Sette: organizzare nei luoghi della memoria tragica della guerra – da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema – soggiorni estivi di training per la risoluzione nonviolenta dei conflitti con gruppi misti di ragazzi provenienti dai paesi in guerra. Otto: promuovere Scuole e Accademie di pace e ricerche sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti in collaborazione con la Rete delle Università per la Pace. Nove: contribuire a costituire corridoi umanitari per i profughi dai paesi in guerra. Dieci: prevedere percorsi di supporto nell’accoglienza dei rifugiati. Il punto di partenza? Smettere di pensare che la guerra sia una follia e considerarla invece come una strategia razionalmente perseguita. Smettere di pensare la pace come mera assenza di guerra. “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace. Ci rendiamo sempre più conto che non si tratta solo di istituzioni politiche, nazionali o internazionali, ma è l’insieme delle istituzioni – educative, economiche, sociali – ad essere chiamato in causa”, è uno dei passaggi più significativi del discorso di papa Leone XIV nell’incontro dello scorso 30 maggio con i movimenti per la pace e il disarmo ad un anno dall’Arena di pace, voluta da papa Francesco a Verona. Affermazione che non solo ribalta l’obsoleto, falso e illusorio mantra del se vis pacem para bellum, del quale sono fanatici fondamentalisti i decisori nazionali e internazionali, e i loro chierici mediatici, ma riconduce alla responsabilità di tutti la costruzione di prassi di pace per il superamento dei sistema di guerra. Ed è di questi giorni anche l’inedito attivismo per la pace di diversi amministratori locali: dalla convocazione della Marcia Save Gaza, da Marzabotto a Monte Sole, significativamente nei luoghi dell’eccidio nazista, voluta dalla sindaca Valentina Cuppi per il prossimo 15 giugno, alle dichiarazioni di “interruzione delle relazioni istituzionali” con il governo israeliano espresse dai presidenti delle regioni Puglia, Michele Emiliano, ed Emilia Romagna, Michele De Pascale, seguiti da diversi sindaci dei rispettivi territori. Mentre parteciperemo alla marcia Save Gaza e vedremo come si declineranno concretamente i boicottaggi delle Regioni al governo genocida di Israele, è utile qui evidenziare il ruolo strutturale e continuativo che anche le istituzioni locali possono mettere in campo per preparare la pace, esattamente sui piani educativo, economico e sociale esplicitati da Prevost. Il punto di partenza è considerare la pace non come mera assenza di guerra (pace negativa), ma come costruzione delle condizioni per la sua preparazione e manutenzione (pace positiva). La degenerazione bellica dei conflitti è solo la punta dell’iceberg di un sistema di guerra che prepara e legittima questo esito: è il punto di esplosione di una lunga e articolata filiera di guerra. Rispetto alla quale se le Regioni e le altre istituzioni locali non possono fermare direttamente la violenza una volta avviata, possono invece contribuire attivamente a decostruirne la filiera, non sull’onda dell’emozione temporanea ma strutturalmente e culturalmente, ed a costruirne le alternative. Non solo, peraltro, nell’interesse generale della pace, ma anche di quello specifico dei propri cittadini, visti i numerosi tagli ai trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali per alimentare le crescenti spese militari. Le azioni che le istituzioni locali possono mettere in campo, in modalità non occasionale ma continuativa, sono molte, sia a livello di Comuni che di Regioni e possono dare sostanza e coerenza alle diverse “deleghe alla pace” che si vanno diffondendo. Sul piano economico, per esempio, si possono monitorare le attività industriali che nei diversi distretti contribuiscono alla produzione, diretta o indiretta, di armi e sostenerne i percorsi di riconversione civile – ostacolandone quelli contrari – con l’istituzione di peace list virtuose e premianti; istituire fondi locali, di concerto con i sindacati, per supportare i lavoratori che decidessero di fare obiezione di coscienza all’industria bellica; adottare codici etici war free per gli appalti pubblici, le sponsorizzazioni e le collaborazioni, sotto qualunque forma. Oltre che aderire alle campagne nazionali per il disarmo e l’economia di pace, anziché per il riarmo e l’economia di guerra, promuovendole sui territori. E poi sono molte le azioni possibili e necessarie sui piani culturale e formativo. Per citarne solo alcune: sottoscrivere protocolli con gli Uffici scolastici regionali per arginare il processo di militarizzazione della formazione e, invece, promuovere e finanziare percorsi di educazione alla pace nelle scuole di ogni ordine e grado e di formazione alla nonviolenza per gli insegnanti; organizzare nei luoghi della memoria tragica della guerra del nostro Paese – da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema – soggiorni estivi di training per la risoluzione nonviolenta dei conflitti con gruppi misti di ragazzi provenienti dai paesi in guerra. Inoltre, Comuni e Regioni potrebbero farsi direttamente promotori di Scuole e Accademie di pace, anche in collaborazione con la Rete delle Università per la Pace (Runipace), per promuovere la ricerca e la formazione alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, su tutte le scale: dal locale all’internazionale. Infine, contribuire a costituire corridoi umanitari per i profughi dai paesi in guerra e strumenti di protezione delle vittime, prevedere percorsi di supporto nell’accoglienza dei rifugiati che ne portano il trauma, favorire nei territori esperienze di dialogo tra comunità originarie da paesi in conflitto armato e adoperarsi per il riconoscimento dello status di rifugiati ad obiettori di coscienza e disertori di tutti i fronti. Si tratta solo di alcuni, ma fondamentali, esempi di come le istituzioni locali, che volessero davvero mettere in campo non retoriche ma politiche attive di pace, potrebbero agire pratiche di nonviolenza secondo il nuovo principio, razionale, realistico e universale: se vuoi la pace, prepara la pace. Ovunque. Pubblicato su un blog del fattoquotidiano.it (qui con il consenso dell’autore che ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura)   Pasquale Pugliese
La logistica cambia il Sud. Un incontro pubblico a Galleria Toledo
La Logistica cambia il Sud: sfide e prospettive per i lavoratori Teatro Galleria Toledo, Via Concezione a Montecalvario 34, Napoli 9 giugno 2025, ore 16h00 Il sistema logistico italiano sta vivendo una profonda trasformazione. La crescente diffusione dell’e-commerce e la pervasiva “amazonificazione” del mercato hanno generato una pressione inedita sugli operatori nazionali. Dopo le mobilitazioni dei lavoratori nel Nord Italia e l’impatto della pandemia, il capitale logistico sta cercando nuove aree di espansione. L’attenzione si sposta verso territori “vergini”, caratterizzati da elevati tassi di disoccupazione giovanile e da una forte presenza di lavoro informale o sommerso, dove i diritti dei lavoratori vengono fortemente intaccati. Questa tendenza comincia a essere evidente nel Sud Italia, la nuova meta ambita dal capitale logistico, come dimostra la prima edizione del Salone della Logistica, Trasporto e Servizi, che si terrà a fine giugno presso la Mostra d’Oltremare a Napoli. L’evento mira a riunire istituzioni, operatori e imprese del settore per analizzare e programmare la crescita logistica sia nel Mezzogiorno che nell’intero bacino del Mediterraneo. Agli occhi di questi attori, il Sud appare come un terreno fertile e incontaminato, un’enorme zona economica speciale con scarso potere negoziale e una bassa sindacalizzazione. Si tratta di aree urbane che, negli ultimi vent’anni, hanno visto la dissoluzione del settore manifatturiero, passando rapidamente dalla fabbrica al magazzino, dallo stabilimento al centro distributivo, dall’impianto inquinante alla delivery station. L’idea di un Sud come terra vergine è in realtà più una speranza che un dato di fatto. Solo in Campania, negli ultimi anni, i lavoratori della catena logistica e del trasporto merci hanno avviato vertenze significative, spostando il conflitto da una dimensione meramente difensiva a una prettamente rivendicativa. Questi lavoratori, in prevalenza italiani, provenienti dall’hinterland e dalle periferie urbane, non solo sono riusciti in più occasioni a costringere le controparti a riconfigurare l’organizzazione del lavoro, ma hanno anche infranto il tabù del conflitto in un settore storicamente fondato sul ricatto, la precarietà e l’illegalità strutturale imposta dai datori di lavoro. Paradossalmente, a sindacalizzarsi sono stati proprio quei lavoratori che durante la pandemia venivano definiti “eroi”, al pari del personale sanitario; corteggiati e lusingati, ma allo stesso tempo iper-sfruttati, in quanto essenziali per il funzionamento del ciclo di produzione e consumo, proprio mentre le catene logistiche subivano interruzioni a fronte di un vertiginoso aumento della domanda. Le lotte di questi anni hanno svelato il meccanismo dei subappalti a cascata, un sistema che sfrutta le peculiarità del sistema cooperativo italiano. Si tratta di un modello piramidale di assunzione in cui la ditta committente scompare all’interno di un labirinto di appalti e subcontratti, privando i lavoratori dei diritti e delle tutele più elementari. Questa situazione è stata resa possibile anche dal sostanziale collaborazionismo del sindacalismo confederale, storicamente legato al mondo delle cooperative e da sempre sensibile al tema delle compatibilità capitalistiche. Alla luce di queste dinamiche, proponiamo un incontro, il 9 giugno alle 16, presso il teatro Galleria Toledo, in occasione del Salone della logistica, per aprire una riflessione comune sul percorso di lotta che il crescente movimento nel settore della logistica al Centro-Sud può intraprendere e consolidare. Sarà un momento di discussione collettiva, volto a elaborare nuove strategie d’azione, evitando gli errori del passato e contrastando chi, illudendosi, crede che il Sud sia solo un altro territorio da predare. L’obiettivo è capire come i lavoratori possano rispondere alle dinamiche in atto, consapevoli che la logistica in Italia rappresenta molto più di un semplice settore economico. Oggi la logistica è uno specchio in cui si riflettono le contraddizioni del sistema produttivo, gli effetti del decreto sicurezza, le anomalie delle relazioni sindacali e del mercato del lavoro. Le pratiche di esternalizzazione, la repressione dei diritti sindacali, lo sfruttamento sistematico, l’illegalità strutturale non sono semplici effetti collaterali, ma vere e proprie precondizioni per lo sviluppo di un modello economico che, pur crescendo in modo dinamico, ha amplificato le diseguaglianze e le fragilità strutturali. Al tempo stesso, questo modello non resta incontestato, ma ha generato e continuerà a generare resistenze e conflitti che, attingendo alle lotte del passato, devono affrontare le sfide del presente.
PRESIDIO AL CPR DI TRAPANI-MILO 28 GIUGNO H.16.00
DIFFONDIAMO DA SICILIANOBORDER: PRESIDIO AL CPR DI TRAPANI-MILO 28 GIUGNO H.16.00 Il CPR di Trapani è un luogo di detenzione amministrativa, dove lo Stato rinchiude in gabbia le persone che non hanno il giusto pezzo di carta, per poi tentare di deportarle. Come tutti i CPR è un luogo dove il regime dello Stato e […]
PRESIDIO DAVANTI AL CONSOLATO TUNISINO/ 11.06 ore 10.00- Piazza Ignazio Florio, 24 (Palermo)
Riceviamo e diffondiamo: PRESIDIO DAVANTI AL CONSOLATO TUNISINO/ 11.06 ore 10.00- Piazza Ignazio Florio, 24 (Palermo). Il consolato tunisino affronta con totale disinteresse la sorte delle persone scomparse e di chi è stato ucciso dal regime di frontiera. Non garantisce l’identificazione delle salme né nel loro rimpatrio. Le famiglie sono abbandonate, costrette a cercare da […]
Chi combatte le ingiustizie si trova sempre in mezzo ai guai!
CATANIA PALESTRA L.U.P.O. SABATO 7 GIUGNO (PIAZZA PIETRO LUPO, CATANIA) Chi combatte le ingiustizie si trova sempre in mezzo ai guai! Ore 18.00 PRESENTAZIONE DEL PRESIDIO AL CPR DI TRAPANI-MILO 28 GIUGNO H. 16.00 Ore 21.30 LIVE Long Hair In Three Stages (Noise Rock Post Punk); Stash Raiders (Roleplaying Psichedelic Pop Punk Adventure) Assemblea/Presentazione del […]