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Bergamo, 27 novembre, Assemblea pubblica con Osservatorio contro la militarizzazione
GIOVEDÌ, 27 NOVEMBRE 2025, ORE 20.00 BERGAMO, CTE DEL VILLAGGIO DEGLI SPOSI, SALA FRATUS Per la prima volta l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università sarà presente insieme agli studenti e alle studentesse universitari/e, ai collettivi palestinesi e alla cittadinanza a Bergamo all’incontro promosso dai Carc, che si terrà giovedì, 27 novembre 2025 presso il CTE del Villaggio degli Sposi, alla Sala Fratus alle ore 20.00. L’incontro approfondirà la relazione tra il mondo dell’istruzione e la filiera bellica. e alcuni rappresenttanti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università contribuiranno all’iniziativa relazionando sul proprio lavoro di monitoraggio e denuncia. 10-100-1000 Osservatori contro la militarizzazione delle scuole in ogni città! Qui il link del profilo del collettivo universitario, da cui si può scaricare con Q-code: https://www.instagram.com/p/DDxKUpoMLH1/?igsh=aW95cmRya3dqOXZz   
Sapiens Festival 2025: alle soglie di un mondo nuovo
Dal 18 novembre al 2 dicembre, Bergamo, Brescia e il lago d’Iseo ospitano la sesta edizione del Sapiens Festival, la rassegna che interroga il nostro tempo e cerca risposte per il futuro. In un mondo attraversato da crisi geopolitiche, trasformazioni tecnologiche, fratture generazionali e fragilità crescenti, il Sapiens Festival 2025 torna con una domanda urgente: “Dove stiamo andando?” Dal 18 novembre al 2 dicembre, il festival animerà sei comuni delle province di Bergamo e Brescia e del lago d’Iseo con una serie di incontri gratuiti che riuniranno pensatori, scienziati, filosofi, economisti e insegnanti: menti “sapiens” chiamate a tracciare una bussola per orientarsi nel mondo che cambia. Una bussola per il futuro Organizzato dall’associazione Reading – Voci dal lago, il Sapiens Festival si conferma come uno spazio di riflessione e dialogo, capace di unire cultura, scienza e impegno civile. «Ancora una volta ci mettiamo sulle spalle dei giganti per intravedere cosa ci aspetta all’alba di un mondo che ci sembra del tutto nuovo» – spiega Claudia Mangili, presidente dell’associazione. «Guarderemo alla geopolitica, alla tecnologia, alla psiche, ma anche ai giovani, che quel mondo dovranno viverlo e costruirlo». Il festival, sostenuto dai Comuni di Treviglio, Costa Volpino, Sulzano, Darfo Boario Terme, Lovere e Bergamo con il contributo di Fedabo, Comisa e Monaco Boat Service, propone un viaggio attraverso conoscenza e consapevolezza. Gli incontri di Sulzano e Costa Volpino sono realizzati con il contributo di Regione Lombardia.   Il programma degli incontri 18 novembre – Treviglio, Spazio Hub (ore 20.45) Marcello Veneziani – “Profeti del ‘900. Nietzsche e Marx hanno visto il mondo di oggi?” Giornalista, filosofo e scrittore, Veneziani apre il festival con un viaggio nel pensiero di due giganti del Novecento, rileggendo le loro visioni alla luce delle crisi contemporanee. Un dialogo tra filosofia e attualità per comprendere il presente attraverso gli occhi dei “profeti” del passato. 20 novembre – Costa Volpino, Auditorium comunale (ore 20.45) Sebastiano Barisoni – “Orizzonte Economia, un focus” Vicedirettore di Radio 24 e voce autorevole di Focus Economia, Barisoni analizzerà gli scenari geopolitici e finanziari globali, offrendo strumenti per decifrare le instabilità del sistema economico internazionale e le sfide che attendono l’Europa. 22 novembre – Sulzano, Palestra comunale (ore 20.45) Enrico Galiano – “Meglio veri che perfetti” L’insegnante e scrittore più amato dai giovani italiani riflette sul mondo dell’educazione, sulle fragilità e i sogni delle nuove generazioni. Una lezione-spettacolo per riscoprire il valore dell’imperfezione e la forza dell’autenticità in un’epoca di apparenze. 26 novembre – Darfo Boario Terme, Teatro San Filippo (ore 20.45) Federico Faggin – “Dal microchip all’invisibile. L’uomo che ha inventato il presente” Padre del microchip e protagonista della rivoluzione digitale, Faggin racconterà il legame tra scienza e coscienza, materia e spirito. Dalla Silicon Valley al mistero dell’intelligenza umana, una riflessione profonda sull’evoluzione tecnologica e sul futuro dell’uomo. 27 novembre – Lovere, Teatro Crystal (ore 11.00) Amalia Ercoli Finzi e Elvina Finzi – “Le ragazze della Luna. Andremo su Marte?” Madre e figlia, scienziate e pioniere dell’aerospazio, incontrano gli studenti per parlare di scienza, sogni e parità di genere. Dalla cometa Rosetta a Marte, le Finzi testimoniano come la conoscenza e la curiosità possano davvero cambiare il mondo — e renderlo più inclusivo. 2 dicembre – Bergamo, Circolino di Città Alta (ore 20.45) Emi Bondi – “Perché le nuove generazioni sono così vulnerabili?” Psichiatra e già presidente della Società Italiana di Psichiatria, Bondi chiude il festival affrontando un tema cruciale: la fragilità emotiva dei giovani. Un incontro per comprendere le radici del disagio contemporaneo e per costruire nuove strade di ascolto e cura. La filosofia dei Sapiens Ogni edizione del Sapiens Festival si fonda su una convinzione semplice ma rivoluzionaria: la conoscenza è il vero strumento di libertà. In un tempo che corre veloce, tra intelligenze artificiali, guerre e mutamenti sociali, il festival invita a fermarsi, ascoltare e pensare. Perché, come i filosofi antichi, anche i “sapiens” di oggi – scienziati, insegnanti, pensatori – hanno il compito di illuminare la via, ricordando che solo comprendendo il mondo possiamo davvero trasformarlo. Sapiens Festival 2025 Dal 18 novembre al 2 dicembre – Bergamo, Brescia e Lago d’Iseo Tutti gli incontri sono a ingresso gratuito. Info e aggiornamenti: https://www.sapiensfestival.it/ Redazione Sebino Franciacorta
La necessità di una scuola di nonviolenza
La pace si impara. E non si può mai dire che l’apprendimento sia terminato. È con questa consapevolezza che – dopo la prima sperimentazione nella primavera scorsa (www.laportabergamo.it/scuola-popolare-di-nonviolenza/) – a Bergamo parte la seconda edizione di “Imparare la pace. Scuola popolare di nonviolenza”. La Scuola è uno spazio aperto di ricerca, dialogo e formazione, promosso insieme da oltre una ventina di realtà variegate del territorio bergamasco per conoscere, approfondire, discutere e delegittimare la violenza e la guerra, promuovere una pedagogia della nonviolenza e sostenere, attrezzare, qualificare l’azione per la pace. Gli strumenti proposti sono conferenze, presentazioni di libri, laboratori, seminari tematici, film, teatro e ogni altra modalità di comunicazione e di relazione che si riveli utile. È sufficiente dare uno sguardo all’elenco dei promotori per dedurre quanto sia urgente e radicato il bisogno di organizzare, promuovere e frequentare una Scuola popolare di nonviolenza, che si rivolge a tutti con particolare attenzione a chi riveste un ruolo formativo: insegnanti, genitori, educatori di oratori e associazioni giovanili, operatori sindacali, del lavoro, delle cooperative, animatori di quartiere, comuni, territori, amministratori locali, giornalisti e comunicatori. Come ha scritto Vandana Shiva: “La violenza è diventata un lusso che la specie umana non può più permettersi, se vuole sopravvivere. La nonviolenza è diventata un imperativo per la sopravvivenza”. Il primo incontro si terrà giovedì 9 ottobre alle 17.30 presso la sede della Fondazione Serughetti La Porta in viale Papa Giovanni XXIII 30 a Bergamo con la presentazione del libro “Scudi umani”. Sarà presente Nicola Perugini, autore del libro insieme a Neve Gordon. Dall’Ucraina alla Palestina, oggi non c’è guerra in cui non si parli di scudi umani. Chi usa i civili per proteggere obiettivi militari compie un crimine di guerra, ma accusare il nemico di nascondersi dietro gli indifesi è diventato il pretesto per esercitare una violenza disumana. L’iscrizione alla Scuola è obbligatoria e gratuita: docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdeOW_-Uz6ffOgrI25Bdo_JJmtH6cPx9GJtQbXckfo3-km6WA/viewform Per informazioni ci si può rivolgere alla Segreteria della Scuola: www.laportabergamo.it Il programma dettagliato della seconda edizione della Scuola si può trovare qui: www.laportabergamo.it/wp-content/uploads/SCUOLA-DI-PACE_brochure-sfogliabile-bassa-ris.pdf     Rocco Artifoni
PCL: “Al fianco delle studentesse e degli studenti dell’Università di Bergamo”
Nel pomeriggio di lunedì un folto gruppo di compagne e compagni universitari di Bergamo, tra cui alcune e alcuni militanti del PCL, ha occupato un’aula dell’ateneo orobico per protestare contro i tagli al sistema universitario e le collaborazioni dell’ateneo con le istituzioni israeliane. Poco dopo le 18 sono partite da parte della dirigenza accademica una serie di minacce, tra cui l’adozione di provvedimenti disciplinari e la revoca dei posti al senato accademico per le studentesse e gli studenti presenti. Dinnanzi a tali torsioni repressive contro chi anche negli atenei lotta contro il genocidio del popolo palestinese, il Partito Comunista dei Lavoratori esprime tutta la sua solidarietà e vicinanza militante alle studentesse e agli studenti bergamaschi, proprio in questi giorni nei quali è in corso il processo ad Anan, Ali e Mannsour, e prosegue dal 5 ottobre la detenzione di Tarek, compagno tunisino arrestato durante il corteo di quel giorno a Roma. Contro la repressione delle lotte sociali e internazionaliste. Contro il DDL 1660. Per un fronte unico di classe.   Partito Comunista dei Lavoratori Redazione Sebino Franciacorta
Eirenefest Bergamo: “Donne per la pace”, con Viviana Daloiso
Nel libro scritto a più mani dalle giornaliste di “Avvenire”  Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani, emerge nettamente l’importanza e l’urgenza della presenza di un componente femminile nelle trattative e nei processi di pace. Daloiso, intervenuta a EireneFest il 30 aprile a presentare il libro, ha citato numerosi casi ed esperienza virtuose di donne che, sebbene non sotto le luci della ribalta, hanno ricoperto ruoli chiave nei trattati di pace e nei processi di pacificazione di conflitti armati.  Ne sono un esempio Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, Olga Karach, Daniela Marcone, Maria Ressa e molte altre che dal Medio Oriente, al Sud Africa, dalle Filippine al Sud America, hanno partecipato ai tavoli in cui la presenza femminile solitamente non è presente, per portare istanze che un modello maschile di pacificazione dei conflitti non porta: l’importanza di individuare un obiettivo comune di lavoro per entrambe le parti in causa, il risarcimento alle vittime, il ripristino dei sistemi sanitari ed educativi al termine del conflitto, le pratiche di giustizia riparativa e molti altri aspetti legati a questioni di genere. Il ruolo delle donne nei processi di pace è tutt’altro che secondario. Sebbene ci siano stati e continuino ad esserci presenze femminili in contesti a maggioranza maschile, come quello delle risoluzioni dei conflitti e nei tavoli diplomatici coinvolti nei processi di cessate il fuoco e di soluzione dei conflitti, il coinvolgimento femminile continua ad essere marginale, ponendo in secondo piano l’importanza fondamentale di affiancare a un modello prevalentemente improntato all’uso della forza e al predominio, quello della ricerca di compromesso, del valore della mediazione e della cura dei processi e delle relazioni che nutrono e formano le comunità. L’autrice ha avvertito di non commettere l’errore di affiancare la figura femminile all’unico ruolo di vittima e di portatrici di pace, perché, come dimostrato ampiamente nel libro, le donne descritte e raccontate, come molte altre ancora sconosciute, agiscono da protagoniste nei rapporti di pacificazione delle proprie comunità. Allo stesso modo, ritenere che una donna, in quanto tale, sia sempre portatrice di pace è una banalizzazione superficiale che semplifica il senso di un modello femminile che non necessariamente appartiene ad ogni donna che ricopre ruoli istituzionali. Le interviste contenute nel libro sono esempi di lungimiranza e pazienza, di un lavorìo costante fatto di mediazione e analisi dei processi relazionali, che pongono sullo stesso piano le parti in causa, partendo dalle perdite che la guerra ha provocato ad entrambe le parti, dal comune dolore e dalla consapevolezza che ne deriva per costruire un futuro migliore e condiviso.   L’incontro è stato coordinato da Laura Cicirata, coordinatrice scuola We Care. Redazione Italia
Eirenefest Bergamo: l’aiuola che ci fa tanto feroci
“L’aiuola che ci fa tanto feroci. Antologia contro la guerra: pacifismo, obiezione di coscienza, disobbedienza civile” (Altreconomia, 2025), di Giulio Marcon è stato il libro presentato nel corso di Eirenefest il 28 Aprile all’interno della Fiera dei Librai. Questa preziosa antologia, curata da Giulio Marcon, portavoce della campagna “Sbilanciamoci” e attivista per la pace, nell’introduzione ricostruisce la storia dell’impegno dei pacifisti, degli obiettori di coscienza e dei disobbedienti alla guerra.  Nella presentazione di lunedì 28 aprile presso EireneFest Bergamo si è partiti dal titolo evocativo che riprende una citazione dal Paradiso di Dante, “L’aiuola che ci fa tanto feroci” quando, raggiunto il settimo cielo, Beatrice lo esorta a volgere indietro un ultimo sguardo verso il mondo e in quello sguardo il poeta immagina la Terra come una piccola aiuola, forse non così rilevante di fronte all’universo, ma ferocemente contesa dai suoi abitanti.  A distanza di secoli, il genere umano si è diviso, ancora una volta, per contendersi l’aiuola: la guerra è tornata, purtroppo, al centro della storia, lo è sempre stata ma in questa fase ancora di più e occupa ancora il nostro presente, si nutre del linguaggio della politica e dell’economia. Il riarmo non può che alimentare il rischio di nuove guerre e mette a repentaglio le risorse per quello di cui ci sarebbe bisogno: il lavoro, la transizione ecologica, il welfare, la sanità e l’istruzione.  Nonostante questo – dice Marcon – non  sono venuti meno il bisogno di rilanciare l’obiezione di coscienza e la disobbedienza civile alla guerra e agli eserciti, è urgente rilanciare il pensiero e il movimento pacifista nel dibattito pubblico e introdurre nuove azioni per la pace e contro il riarmo.  Qual è la strada per mettere al bando la guerra? L’antologia propone una selezione di testi di persone impegnate direttamente in un cammino per la nonviolenza e la pace, costruito attraverso pratiche di obiezione di coscienza e disobbedienza civile che ancora oggi possono insegnarci molto: testi filosofici, religiosi e giuridici insieme a narrazioni e poesie di uomini e donne dall’Antigone di Sofocle, al vangelo di Matteo, fino ad arrivare agli obiettori di coscienza russi e ucraini, passando dagli scritti dei grandi maestri e maestre del passato (Gandhi, Martin Luther King, Rosa Luxemburg, Simone Weil, don Milani, Hannah Arendt, Norberto Bobbio, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Alex Langer e molti altri). C’è bisogno di un rinnovamento della cultura pacifista – è stato detto nella discussione – che sia in grado di fare proposte per la prevenzione delle guerre e per la riconciliazione … Fa discutere ancora parlare oggi della legittimità di una “guerra giusta”: ci sono sicuramente delle eccezioni (le guerre di difesa, la Resistenza), ma per Marcon vale – in linea di massima – quanto affermava Erasmo da Rotterdam: “è meglio una pace ingiusta che una guerra giusta”. Nel dialogo con Giulio Marcon, coordinato da Gabriella Cremaschi, presidente della Fondazione Serughetti La Porta, sono intervenuti Aldo Lazzari, portavoce della Rete pace e disarmo bergamasca e Marzia Marchesi, assessora alla pace, intercultura, educazione alla legalità del Comune di Bergamo. Redazione Italia
Eirenefest Bergamo: “Pace” di Arianna Arisi Rota
‘’La pace è un processo. La pace prima la si pensa e poi la si fa.’’ Su questi binari si è svolta la riflessione di Arianna Arisi Rota nel presentare il suo libro “Pace” (Il Mulino, 2024), lunedì 28 aprile al quarto incontro di EireneFest Bergamo. Arianna Arisi Rota, docente di storia delle rivoluzioni del mediterraneo nell’Ottocento e History of Diplomacy all’Università di Pavia, ha ripercorso i vari capitoli del libro snocciolando il “dietro le quinte” dei processi che portano la pace tra nazioni in guerra. L’autrice ci ha offerto un’alfabetizzazione ad alcune tecniche di negoziazione e di come le parti arrivano a stringere accordi di pace. Non una pace come interruzione tra due guerre, ma una pace che possa essere un orizzonte perenne a cui tendere e che tocca a ciascuno di noi presidiare, partendo proprio dal nostro rapporto con il conflitto e da come ci relazioniamo con gli altri. L’incontro ha offerto piste di lavoro per ciascuno di noi dentro uno sguardo duplice, uno verso il micro, dentro alle relazioni nelle comunità e uno verso il macro, in ciò che succede negli organi di governo delle nazioni, in ciò che spesso non si vede e dove il più delle volte si raggiungono importanti traguardi che portano ad una pace reale. Ci si è soffermati inoltre sul tema dei paesaggi emotivi e di come la condizione di guerra e precarietà influenza drasticamente la prospettiva civica di un paese e di quanto sia urgente continuare ad allenarsi al pacifismo come gestione creativa del conflitto, a partire proprio da quello relazionale, fino ad usare l’immaginazione nella risoluzione pacifica di conflitti armati, perché come ci ha ricordato l’autrice, nel dramma di una guerra anche un grammo di pace può fare la differenza. L’incontro è stato coordinato da Simone Pezzotta, coordinatore dell’Area Cultura delle ACLI di Bergamo. Redazione Italia
Eirenefest Bergamo: Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta
Ci sono persone nelle quali la vita e l’opera costituiscono un inseparabile intreccio. Questo legame tra attività quotidiana e dimensione sociale è un tratto fondamentale che caratterizza le esperienze e le scelte di Danilo Dolci, raccontate nel libro “Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta”, che Giuseppe Barone ha presentato nel terzo incontro di EireneFest a Bergamo. Dolci è una personalità poliedrica: un poeta creativo, un comunicatore maieutico, un cittadino radicato nella Costituzione, un testimone della lotta contro le mafie, un innovatore profetico. E tutti questi aspetti di connettono e si alimentano tra loro. Per Dolci la poesia (dal verbo “poieo”) significa fare, inventare, comporre, creare. È l’impulso che ci spinge ad essere cittadini attivi. In una delle ultime poesie, racconta di “splendenti arance scivolare dai camion al macero. Ma non basta saperlo. Che si fa?”. La comunicazione non unidirezionale è un metodo e un obiettivo irrinunciabile. Non basta trasmettere, bisogna comunicare reciprocamente. Le iniziative di protesta (dal digiuno allo sciopero alla rovescia) sono sempre guidate da una consapevolezza dei diritti “costituzionali” e puntano sempre ad un cambiamento concreto. Dei politici collusi con i mafiosi fa nomi e cognomi, perché altrimenti la lotta alla mafia è soltanto “letteratura”. Dolci ha uno sguardo presbite, vede oltre l’orizzonte: a  chi obietta che la nonviolenza non ha portato a cambiamenti strutturali, risponde con la necessità di sperimentazioni per “promuovere una nuova storia”. L’incontro è stato coordinato da Rocco Artifoni, responsabile comunicazione del Coordinamento provinciale di Libera a Bergamo.   Redazione Italia
Eirenefest Bergamo, secondo evento: comunicare la Pace
Cosa succede quando guerra e comunicazione si incontrano e diventano l’una la migliore alleata dell’altra? Quali sono gli strumenti, gli attori, le strategie e gli stratagemmi che vengono realizzati quando si parla ad un popolo in guerra e al suo nemico? Questi sono alcuni degli interrogativi cui risponde il libro  “Campagne di guerra. Centocinquant’anni di comunicazione, pubblicità, propaganda” (Prospero, 2023) scritto da Giuseppe Mazza e presentato venerdì 25 aprile, presso EireneFest a Bergamo. L’autore, comunicatore e studioso di comunicazione, si è dedicato a lungo all’esplorazione e all’analisi della propaganda e di come questa diventi parte del discorso della guerra. È partito dall’assunto che la guerra non sia un fenomeno naturale intrinseco alla natura umana, quanto un artificio scelto e creato. Ha raccontato di quanto i popoli, in realtà, abbiano nella storia respinto le campagne di comunicazione pensate per far loro interiorizzare il bisogno di attivarsi e abbracciare le armi e di come sia necessario ripartire dalla determinazione del popolo, in questo caso il nostro popolo, quello italiano, che ha deciso di ripudiare la guerra. Ripudiare: cioè, respingere qualcosa che fino a quel momento si era in qualche modo accettato. La Costituzione della Repubblica Italiana, all’art. 11, sancisce una posizione netta di distanza e rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti: un articolo, secondo Mazza, che è una linea guida di politica estera e dovrebbe stagliarsi come riferimento certo. Il discorso sulla pace ha bisogno di trovare una propria forma ed articolazione, popolare, democratica, che si svincoli dal linguaggio, dai miti e dalle narrazioni belliche prevalenti. L’incontro è stato coordinato da Rosita Poloni, coordinatrice dell’associazione italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam. Redazione Italia