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FREEDOM FLOTILLA: ATTERRATO A FIUMICINO ANTONIO MAZZEO, “DEPORTATO DA ISRAELE”
Antonio Mazzeo – uno due attivisti italiani sequestrati dall’Idf sulla nave Handala della Freedom Flotilla Coalition – è atterrato intorno alle 12 all’aeroporto di Fiumicino. Il nostro collaboratore da Roma Stefano Bertoldi ha raccolto le sue prime parole appena atterrato. Ascolta o scarica Sabato sera a mezzanotte l’esercito israeliano aveva assaltato e sequestrato la nave della Freedom Flottilla e arrestato tutti i membri dell’equipaggio, che nel frattempo erano entrati in sciopero della fame “contro l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza”. Tra gli attivisti e le attiviste rapiti illegalmente da Israele in acque internazionali c’erano appunto due cittadini italiani: Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella, di cui non si conoscono ancora i dettagli del rimpatrio, o meglio, della “deportazione”, come sottolinea ai nostri microfoni Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition, intervistato pochi minuti prima dell’arrivo di Mazzeo a Fiumicino. Gli avvocati del team legale Handala hanno incontrato gli attivisti detenuti presso il porto di Ashdodr nella vicina stazione di polizia israeliana. Secondo le loro dichiarazioni, tutti si trovano in condizioni relativamente buone. Le autorità israeliane stanno gestendo la loro custodia come se avessero fatto ingresso illegale nel Paese, insomma li hanno accusati di immigrazione clandestina, nonostante siano stati rapiti, prelevati con la forza da acque internazionali e condotti in Israele contro la loro volontà. A ciascun attivista sono state presentate due opzioni: accettare la cosiddetta “deportazione volontaria” – come ha fatto Mazzeo – oppure rimanere in detenzione e comparire davanti a un tribunale per la revisione della detenzione, in vista comunque della deportazione entro le 72 ore. L’obiettivo della missione della Handala era quello di raggiungere Gaza, rompere l’assedio illegale israeliano e portare aiuti alla popolazione palestinese. L’aggiornamento con Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition. Ascolta o scarica Nel frattempo l’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che 13 palestinesi sono stati uccisi e più di 30 sono rimasti feriti oggi a causa dei continui bombardamenti israeliani su varie zone della Striscia di Gaza. Cinque palestinesi sono rimasti uccisi in seguito al bombardamento di un appartamento nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis, si legge sul suto dell’agenzia. Altri cinque sono stati uccisi e più di 30 sono rimasti feriti a causa del bombardamento di una casa di tre piani nel quartiere giapponese a ovest di Khan Yunis. Altri tre palestinesi sono morti e diversi altri sono rimasti feriti quando le forze israeliane hanno bombardato un’abitazione nel campo profughi di Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale. Un massacro a cui si aggiungono le 100 persone uccise ieri mentre cercavano aiuti a Gaza. Il resocondo di Farid Adly di Anbamed. Ascolta o scarica Ieri è stata una giornata di cosiddetta “tregua umanitaria” a Gaza per l’arrivo di aiuti dal cielo e da terra, celebrata da tutti i TG del mondo: apice del TG1 che ha parlato di tonnellate di cibo ferme al confine perche’ nessuna organizzazione umanitaria si prende l’incarico di distribuirle. Un neonato della Striscia di Gaza, Muhammad Ibrahim Adas, è morto a causa della malnutrizione e della carenza di latte artificiale, secondo quanto riferito da una fonte dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City ai giornalisti di Al Jazeera Arabic. Ieri sei persone sono decedute per fame nelle ultime 24 ore, di cui due bambini, altri 24 sono morti per gli attacchi nelle zone designate alla distribuzione di aiuti. A fronte di tutto ciò, manifestazioni ieri sera in tutta Italia: al grido di “facciamo rumore per Gaza”, con battiture e cacerolazi, centinaia in Piazza anche a Brescia in Largo Formentone. Ci ha raccontato la piazza bresciana Gloria Baraldi di RestiamoUmani Brescia Ascolta o scarica
L’ESERCITO ISRAELIANO ASSALTA HANDALA IN ACQUE INTERNAZIONALI: EQUIPAGGIO RAPITO, NAVE SEQUESTRATA. ATTIVISTE E ATTIVISTI IN SCIOPERO DELLA FAME
Poco prima della mezzanotte (orario palestinese) di sabato 26 luglio 2025, l’Idf ha assaltato la nave Handala di Freedom Flotilla Coalition. I militari israeliani hanno sequestrato l’imbarcazione e rapito i membri dell’equipaggio, che nel frattempo sono entrati in sciopero della fame “contro l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza”. Tra gli attivisti e le attiviste rapiti illegalmente da Israele in acque internazionali ci sono anche due cittadini italiani: Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella. Al momento dell’arrembaggio militare israeliano, la Handala si trovava a sole 40 miglia nautiche dalla costa di Gaza. L’8 giugno scorso, la nave Madleen di Freedom Flotilla era stata assaltata dall’Idf a oltre 100 miglia nautiche dalle coste palestinesi. Questa volta, l’imbarcazione diretta verso la Striscia con il suo carico di aiuti umanitari per la popolazione civile è stata sorvolata a lungo da droni militari israeliani; poi, è stata circondata da imbarcazioni della marina israeliana che prima l’hanno dirottata verso le coste egiziane e, infine, l’hanno abbordata con i mezzi dai quali i soldati di Tel Aviv sono saliti a bordo. I militari israeliani hanno interrotto le comunicazioni della Handala con il resto del mondo. Un video delle telecamere di bordo, che diffondevano in diretta quanto avveniva sull’imbarcazione, mostra un soldato mentre la distrugge. Com’era accaduto nel caso della Madleen poco più di un mese prima, anche l’equipaggio della nave Handala è stato sequestrato, preso in ostaggio dalle autorità israeliane. Stessa sorte per quanto riguarda la barca. Attiviste e attivisti, che prima di essere intercettati avevano diffuso dei video messaggi personali, sono entrati in sciopero della fame per richiamare ancora una volta l’attenzione non su se stessi, ma sul genocidio in corso a Gaza, sui crimini di guerra, sulla fame indotta e imposta, sull’assedio con blocco degli aiuti umanitari, sulla condizione disumana cui Israele costringe due milioni di persone nella Striscia nella totale impunità. L’obiettivo della missione della Handala era quello di raggiungere Gaza, rompere l’assedio israeliano e portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. L’aggiornamento sulle frequenze di Radio Onda d’Urto con Simone Zambrin, di Freedom Flotilla Italia. Ascolta o scarica.
Antonio Mazzeo: “E’ necessaria una grande pressione internazionale perché l’Handala possa approdare a Gaza”
Buongiorno, è iniziato il quinto giorno di viaggio dell’Handala, l’imbarcazione di Freedom Flotilla diretta a Gaza. Abbiamo appena superato l’appunto orientale di Creta, abbiamo dall’altra parte superato anche il confine della Libia e, di fatto, siamo ormai frontali all’Egitto, pertanto più del 50-60% del percorso da Gallipoli a Gaza è stato completato. La notte è trascorsa serenamente, ancora una volta abbiamo fatto un bagno nella Via Lattea, anche se pure stanotte abbiamo dovuto constatare il transito costante e continuo di aerei militari sulla rotta tra il Mediterraneo occidentale e il Mediterraneo orientale, soprattutto gli immancabili droni che non credo fossero per l’Handala, ma dimostrano come ormai il Mediterraneo si sia ultramilitarizzato. Non c’è soltanto lo scontro in atto in Medio Oriente, ma c’è soprattutto la guerra all’immigrazione e ai migranti che è stata lanciata dall’Unione Europea e dall’agenzia Frontex; non è un caso che proprio la parte finale di questo mare, compresa tra la Libia e la Grecia, è intensamente visitata e monitorata da questi droni. Appartengono ormai un po’ a tutte le marine e a tutte le aeronautiche dei Paesi presenti in questo bacino, ma soprattutto vedono l’Agenzia dell’Unione Europea continuare a spendere soldi; voglio ricordare che alcuni di questi droni sono di produzione israeliana, sono stati acquistati in Israele. Le notizie che arrivano da Gaza purtroppo sono sempre le stesse. Continua lo sterminio per fame della popolazione, soprattutto delle bambine e dei bambini. Ormai le grandi agenzie internazionali e centinaia di organizzazioni non governative lanciano l’allarme: morte per malnutrizione. E ieri il ministro Tajani ha avuto l’ardire di dire che è arrivata l’ora di convincere Netanyahu a cessare le proprie operazioni di morte e di guerra con Israele. Non ha spiegato come, ma comunque ci ha tenuto a precisare che non è certo rompendo le relazioni con Israele che si riuscirebbe a garantire l’aiuto economico e l’intervento umanitario direttamente a Gaza. Ebbene, consentitemi di dire al ministro Tajani che perlomeno un modo c’è ed è interrompere immediatamente qualsiasi relazione militare con Israele. Impedire che continuino ad arrivare armi italiane a Israele, esattamente tutto il contrario di quello che sarebbe stato affermato dal ministro Crosetto, cioè che non abbiamo trasferito armi dopo il 7 ottobre 2023, notizia smentita da diverse inchieste giornalistiche che hanno utilizzato le fonti ufficiali, in particolare le Camere di commercio e l’Istat. E poi lo diciamo chiaramente al ministro Tajani: c’è questa imbarcazione, l’Handala, che rappresenta la volontà dei popoli dell’America Latina, dei popoli degli Stati Uniti, dei popoli dell’Europa e ha il dovere morale di rompere questo blocco navale che impedisce che impedisce che gli aiuti umanitari, i farmaci, i generi alimentari arrivino alla popolazione palestinese. Ebbene, il ministro Tajani, la Von der Leyen, i ministri del Paesi membri dell’Unione Europea devono fare immediatamente una cosa: fare tutte le pressioni possibili sul governo israeliano perché si permetta all’Handala di toccare il porto di Gaza. Vogliamo incontrare i cittadini di Gaza, vogliamo guardare negli occhi le donne, gli uomini, gli anziani, ma soprattutto le bambine e i bambini di Gaza. Vogliamo esprimere concretamente la nostra solidarietà e soprattutto il desiderio della comunità internazionale che il popolo palestinese abbia finalmente la pace, abbia finalmente il diritto a restare nella terra in cui sono nati ed impedire pertanto la pulizia etnica in corso da parte del governo israeliano. Pertanto, credo che in questo momento la cosa più importante è che ci sia una grande pressione internazionale perché l’Handala possa finalmente approdare a Gaza. Sarebbe un fatto politico importante, dimostrerebbe che di fronte all’inefficienza, di fronte all’incapacità, di fronte alla condivisione da parte dei governi delle politiche genocide d’Israele c’è esattamente una popolazione intera del pianeta che ha fatto una scelta di campo, ha scelto di stare accanto ai palestinesi e ha scelto di farlo in modo concreto, mettendoci i corpi, mettendoci i volti. Lo si sta facendo nelle piazze di tutto il mondo, lo si è fatto nelle università con le occupazioni e gli accampamenti e oggi lo si sta facendo con un’azione diretta nonviolenta. Ventuno corpi messi a disposizione del popolo palestinese per rompere l’embargo, per rompere questo blocco navale. Ecco, i governi europei, il governo statunitense, il governo australiano, il governo tunisino, il governo marocchino devono fare tutte le pressioni su Israele perché venga rispettato il diritto internazionale umanitario, perché venga rispettato il diritto della navigazione, perché vengano rispettati i più elementari diritti umani. A Gaza si sta morendo di fame, a Gaza si sta morendo di inedia, a Gaza si muore di sete. Ecco, allora se vogliamo davvero esprimere un minimo di umanità, un po’ come ci ricordava Arrigoni: restiamo umani. E allora, per restare umani fate in modo che l’Handala possa arrivare a Gaza per esprimere un gesto piccolo, ma un gesto di umanità in un luogo dove la disumanizzazione, dove la morte è diventata sovrana. Grazie. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Gallipoli, sostegno e solidarietà alla nave Handala in partenza per Gaza
Nei primi due giorni di permanenza dell’imbarcazione della Freedom Flotilla nel porto di Gallipoli, in tante e tanti avete dimostrato sostegno e calore incondizionato ad Handala, al suo equipaggio e al popolo palestinese tutto. Una solidarietà diffusa da parte dei salentini e di chi, da ogni dove, ci ha raggiunti per aiutare nella riuscita delle iniziative, per manifestare la propria vicinanza ai volontari che si stanno imbarcando per raggiungere Gaza, o per contribuire economicamente nella raccolta delle somme che verranno devolute all’ospedale Al Awda di Gaza e alla Freedom Flotilla. Dal pomeriggio del 15 luglio abbiamo percepito il legame profondo che ci unisce come popoli. Perché le lotte alle disuguaglianze, alle ingiustizie, alle discriminazioni ristabiliscono le fondamenta di una società sana, sono gli anticorpi della pace. Ieri Don Salvatore Leopizzi per Pax Christi e l’imam di Lecce Saifeddine Maaraoufi hanno lanciato chiari messaggi di pieno supporto alla popolazione palestinese, per il rispetto della vita, contro la violenza e la corsa al riarmo. Mettendo al centro dei loro interventi l’umanità sepolta sotto le macerie e lo scandaloso silenzio di un mondo che non reagisce dinanzi a decine di migliaia di bambini palestinesi cancellati dalle bombe israeliane e dalle complicità dei governi occidentali, insieme hanno poi benedetto la nave e il suo viaggio. Sono passati a trovarci anche “i fanfarròni” che con la loro ”musica randagia” hanno omaggiato i presenti, in costante interazione con il pubblico che inneggiava alla libertà della Palestina. Oggi dalle 17:30 Critical Mass Lecce ha organizzato una pedalata per la Palestina con partenza da Fontana greca. Nel porto invece, dalla stessa ora proseguiamo con gli interventi dei movimenti pugliesi e alle 19:30 l’incontro con il giornalista antimilitarista Antonio Mazzeo e con il responsabile logistica di Freedom Flotilla Shokri al Hroub. Non mancheranno gli intrattenimenti musicali donati dal cuore degli artisti della nostra terra. Saranno con noi Cristian Palano dei Briganti di Terra d’Otranto e Stella Grande e Anime Bianche e poi ronde e ballerini di pizzica. Salento per la Palestina Redazione Italia
FREEDOM FLOTILLA: LA NAVE HANDALA ARRIVA A GALLIPOLI
Foto di Giorgia Farinella per Freedom Flotilla Continua il viaggio della nave Handala della Freedom Flotilla, destinazione Gaza dove mira a rompere il blocco imposto dalle autorità israeliane. Lo scopo dell’iniziativa è anche continuare a parlare di quello che accade, con il brutale genocidio in corso. La nave oggi è arrivata a Gallipoli, dopo essere partita domenica da Siracusa: una tappa importante. Ne parliamo con Michele Borgia, responsabile comunicazione della Freedom Flotilla. Ascolta o scarica.
PALESTINA: “NEGLI USA C’È UNA TRATTATIVA AMERICANI-AMERICANI”, MENTRE I BULLDOZER SONO AL LAVORO IN CISGIORDANIA E IL GENOCIDIO PROSEGUE
Genocidio a Gaza: anche stamattina le forze israeliane continuano a colpire Gaza, un campo profughi dopo una giornata di attacchi in cui sono morti almeno 95 palestinesi. 16 le persone uccise a partire dalle prime ore di questa mattina. Tra queste, otto persone sono state uccise in un attacco al campo profughi di Shati, due sono state uccise nel bombardamento di una casa a Deir el-Balah e due sono state uccise in un attacco con drone contro le tende a Khan Younis. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si sono incontrati per la seconda volta ieri per discutere di un cessate il fuoco a Gaza, ma non sembra esserci stata alcuna svolta. Secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu  si stanno aprendo opportunità per ampliare gli Accordi di Abramo. Lo riporta Haaretz.  Hamas afferma che “Gaza non si arrenderà” dopo che Netanyahu ha dichiarato che libererà i prigionieri israeliani rimasti nell’enclave devastata dalla guerra e sconfiggerà il gruppo palestinese. L’esercito israeliano ha rivendicato attacchi a diversi veicoli nel nord e nel sud del Libano, affermando che uno di questi attacchi ha ucciso un comandante di Hamas a Tripoli. Abbiamo chiesto a Shoukri Hroub, dell’UDAP – Unione Democratica Arabo Palestinese – un commento sul fronte diplomatico e gli aggiornamenti sull’iniziativa di solidarietà internazionale Freedom Flotilla. Ascolta o scarica
“Fame di giustizia” a Bruxelles: cinque giorni di digiuno solidale per la Palestina
Il 12 giugno 2025, durante una conferenza stampa organizzata a Bruxelles in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, i/le coordinatori/trici e i/le volontari/e della House of Compassion, in collaborazione con il collettivo Palestinian Refugees for Dignity, hanno lanciato lo sciopero della fame « Faim de Justice pour la Palestine » (Fame di giustizia per la Palestina), a sostegno del popolo palestinese e per l’applicazione del diritto internazionale in seguito all’escalation del crimine di sterminio e degli atti di genocidio commessi da Israele a Gaza nei confronti della popolazione palestinese. Questa azione della durata di cinque giorni, prevista dal 16 al 21 giugno 2025, si inserisce nella continuità di campagne europee nonviolente quali la « Hunger Strike for Justice in Palestine » e la stessa « Faim de Justice pour la Palestine » rappresentando una risposta civica alla crisi umanitaria estrema e alla distruzione a Gaza in un contesto di attacchi massicci che hanno causato più di 60.000 morti e 127.000 feriti dal 7 ottobre 2023, in maggioranza donne e bambini. Oltre due milioni di persone risultano sfollate, mentre una repressione crescente sta colpendo in questi giorni le azioni di solidarietà internazionale, come testimoniano i recenti casi della “Freedom Flotilla” e della “Global March to Gaza” (Marcia mondiale verso Gaza). Nelle ultime ore, una decina di militanti sono stati espulsi o incarcerati, tra cui l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan, arrestata a seguito dell’intercettazione e del dirottamento da parte della marina militare israeliana della nave umanitaria Madleen nelle acque internazionali, a 185 chilometri dalle coste di Gaza. Il Béguinage: un luogo carico di storia, lotte e simboli Il digiuno si svolgerà nella chiesa di San Giovanni Battista al Beghinaggio (in francese Saint-Jean-Baptiste-au-Béguinage, in fiammingo Sint-Jan Baptist ten Begijnhofkerk), situata in Place du Béguinage, nel cuore del centro storico di Bruxelles e appartenente all’antico Beghinaggio. Ridenominata House of Compassion circa cinque anni fa, questa chiesa che rappresenta uno dei massimi esempi dell’architettura barocca fiamminga del XVII secolo, è oggi un centro interconfessionale e intergenerazionale molto frequentato, animato da volontari/e, dedicato all’accoglienza, all’ascolto e alla solidarietà, soprattutto a favore delle persone spinte ai margini della società. Sotto l’impulso di padre Daniel Alliët, la House of Compassion incarna un percorso sociale e spirituale fondato sul motto: “Tratta gli altri come vuoi essere trattato”. Dal 2019 la sua sede è diventata un polo di impegno per la giustizia sociale dopo aver ospitato numerose azioni di disobbedienza civile condotte da persone in movimento senza documenti, compresi diversi scioperi della fame. Molto conosciuta all’estero per l’occupazione prolungata da parte di migranti in lotta per la regolarizzazione, la chiesa ha ospitato nel 2021 più di 450 digiunanti che rivendicavano il diritto a una vita dignitosa. Nelle sue navate sono ospitate mostre fotografiche, sculture e conferenze, l’ultima delle quali, organizzata una settimana fa, è stata dedicata all’approfondimento del nuovo Patto europeo sulla migrazione e l’asilo con la sessione specifica intitolata: “Impatti e alternative europee”. Stop al genocidio All’ingresso della chiesa, un lungo nastro rosso con la scritta «Stop au génocide» (Stop al Genocidio) accoglie passanti e visitatori. Questo gesto simbolico invita a tracciare una linea rossa, con azioni e parole, contro l’impunità a Gaza. Padre Daniel Alliët ha ricordato durante la conferenza stampa del 12 giugno: “Quello che succede a Gaza è davvero disumano. Va avanti da anni. Il diritto internazionale è calpestato, gli ospedali sono stati rasi al suolo, la fame avanza. Tutti palestinese rischia di morire di fame.” Ispirate in particolare dal gesto del dottor Pascal André, medico francese che ha iniziato uno sciopero della fame dopo aver prestato soccorso a Gaza, le azioni promosse dalla House of Compassion si inseriscono in un ampio processo di digiuni solidali, contro l’oblio e l’inerzia dei governi dei Paesi che potrebbero prendere una posizione netta a tutela del diritto internazionale. Un’azione interconfessionale e inclusiva L’iniziativa proposta dalla House of Compassion è stata presenta come apartitica, non violenta e laica, con l’obiettivo di riunire credenti e non credenti e persone provenienti da tutte le tradizioni, lingue e origini geografiche e culturali e si avvale del sostegno simbolico di collettivi come EUstaff4Peace – Civil servants for Human Rights e European Jews for Palestine (EJP), nonché di Aida Touma-Sliman, giornalista arabo-israeliana e deputata della Knesset, il Parlamento israeliano, con il partito Hadash (Fronte democratico per la pace e l’uguaglianza) e di diversi europarlamentari invitati a intervenire durante la mobilitazione a Bruxelles. Tra gli organizzatori, Omar Kareem, giornalista palestinese residente a Bruxelles che ha già condotto un primo sciopero della fame, denuncia le ambiguità delle politiche occidentali e dei doppi standard: «Abbiamo bisogno di uguaglianza. I palestinesi hanno diritto alla libertà, alla giustizia e alla dignità, come ogni altro essere umano.» L’appello pubblico per la partecipazione al digiuno dal 16 al 21 giugno In occasione della conferenza stampa, la coordinatrice della House of Compassion, Geneviève Frère, ha lanciato un appello chiaro: «Chiunque voglia unirsi al digiuno, anche solo per un giorno, sarà più che benvenuto. Potete anche venirci a sostenere in Place du Béguinage, un giorno, due giorni o anche di più. Non si tratta di un atto religioso, ma di un atto di umanità.» Frère ha inoltre precisato le rivendicazioni sostenute dall’azione di mobilitazione: «Chiediamo l’interruzione immediata di qualsiasi attività di cooperazione diplomatica, militare ed economica tra il Belgio e il governo israeliano, esigiamo il rispetto del diritto internazionale e l’esecuzione dei mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale.» Il digiuno inizierà lunedì 16 giugno alle 10 nella chiesa del Béguinage e sarà preceduto, domenica 15 giugno alle 14 alla Gare du Nord, dalla partecipazione collettiva alla manifestazione nazionale di solidarietà con la Palestina organizzata a Bruxelles da oltre 150 organizzazioni della società civile e intitolata “Trace la ligne rouge pour Gaza” (Tracciare la linea rossa per Gaza). Durante la manifestazione sarà formata una catena umana rossa nel centro della città per dare visibilità alla protesta europea contro la guerra a Gaza e per rafforzare le richieste al governo belga e all’Unione europea di: • prendere l’iniziativa di imporre un embargo militare internazionale totale nei confronti di Israele; • sospendere l’Accordo di associazione tra Unione europea e Israele; • rafforzare l’impegno per garantire l’accesso all’aiuto umanitario e alla ricostruzione per le popolazioni civili palestinesi. La mobilitazione si svolgerà anche in parallelo con i raduni internazionali in convergenza verso Il Cairo sotto il nome di “Global March to Gaza” (Marcia Mondiale verso Gaza) i cui partecipanti, provenienti da più di 35 paesi, prevedono di raggiungere il confine palestinese proprio il 15 giugno. L’inizio del digiuno “Fame di giustizia per la Palestina” Sempre a Bruxelles, lunedì 16 giugno si terrà una conferenza stampa inaugurale alle 10:00 presso la House of Compassion quale lancio ufficiale del digiuno “Fame di giustizia per la Palestina”, riunendo anche intellettuali e diverse voci note impegnate a sostegno della mobilitazione, tra cui Ludo De Brabander, Dominique Willaert e Dalila Hermans. La conferenza segnerà anche l’inaugurazione di un’installazione realizzata da Alain De Clerck, artista plastico di Liegi, già autore di opere emblematiche come « Recognize Palestine », un’azione visiva significativa con una bandiera palestinese di 280 m² dispiegata al rond-point Schuman durante il Consiglio dei Ministri europei degli Affari Esteri, in sostegno alle 900.000 firme raccolte per il riconoscimento dello Stato palestinese, e la « Porte de la Paix », una scultura interattiva dove le bandiere palestinese e israeliana si alzano quando due persone si stringono la mano sopra una linea verde, incarnando un gesto di dialogo e riconciliazione. La sua ultima installazione sarà visibile nella chiesa del Béguinage per tutta la durata del digiuno e rappresenterà un invito alla riflessione in risonanza con la mobilitazione cittadina. Contatti stampa, informazioni e partecipazione: * House of Compassion – Église du Béguinage, Bruxelles * Conferenza stampa e inizio digiuno: 16 giugno 2025, ore 10:00 * Partecipazione al digiuno: +32479491036 – e-mail: coord@houseofcompassion.be Anna Lodeserto
FREEDOM FLOTILLA: ORDINE DI ESPULSIONE PER TUTTO L’EQUIPAGGIO
Tel Aviv ha disposto l’espulsione di tutti i 12  internazionalisti a bordo della Madleen, la nave civile della Freedom Flotilla Coalition salpata il 2 giugno da Catania e assaltata dagli israeliani in acque internazionali nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 giugno. L’obiettivo della missione era rompere l’assedio, denunciare il blocco israeliano e fornire aiuti di emergenza alla popolazione civile. Quattro di loro – Greta Thunberg, il reporter di Al Jazeera Omar Faiada, lo spagnolo Sergio Toribio e il francese Baptiste Andre – hanno accettato il rimpatrio, mentre altri otto – tra cui, l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan, di La France Insoumise e The Left – hanno rifiutato e, di conseguenza, sono in fase di trasferimento in un Centro detentivo nella zona di Ramla. Resta nelle mani di Tel Aviv sia l’imbarcazione Madleen, sia gli aiuti, dal basso, raccolti in Sicilia per essere portati a Gaza. L’aggiornamento con Michele Borgia, della Fredom Flottilla Coalition Ascolta o scarica Sulla reazione delle piazze francesi all’assalto israeliano alla Madleen della Freedom Flotilla Coalition e, più in generale, sulla risposta dell’opinione pubblica e dei partiti francesi, l’analisi di Filippo Ortona, giornalista e corrispondente da Parigi per Il Manifesto Ascolta o scarica
Mobilitazioni in tutta Italia per la Freedom Flotilla
Greta Thunberg e gli altri attivisti rapiti da Israele dopo l’assalto notturno alla nave Madleen della Freedom Flotilla verranno probabilmente processati ed espulsi domani. La solidarietà nei loro confronti e la protesta per l’ennesimo atto illegale di Israele si sono espresse oggi in presidi a Udine, Torino, Milano, Genova, Brescia, Bergamo, Padova, Verona, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e Palermo. Forte protesta anche da parte di Amnesty International: “La nave Madleen cercava di portare aiuti umanitari nel tentativo di violare l’illegale blocco israeliano della Striscia di Gaza occupata. Trasportava civili disarmati in missione umanitaria. L’intercettazione della nave da parte di Israele viola il diritto internazionale. In quanto potenza occupante, Israele ha l’obbligo legale di garantire ai civili di Gaza cibo e medicine a sufficienza e avrebbe dovuto permettere alla Madleen di consegnare gli aiuti umanitari a Gaza” ha dichiarato l’organizzazione per i diritti umani in un comunicato.   Redazione Italia
L’esercito israeliano non intervenga contro la Freedom Flottilla
L’imbarcazione Madleen, parte della Freedom Flotilla, si sta dirigendo verso Gaza per portare soccorso umanitario alla popolazione affamata e allo stremo. Ogni intervento delle Forze armate israeliane volto a impedire l’effettuazione di questa missione umanitaria si configura come l’ennesima violazione del diritto internazionale in aperta contraddizione con l’obbligo di soccorso umanitario universalmente stabilito che costituisce una delle conquiste della civiltà giuridica. L’obbligo di soccorso umanitario è stato di recente ribadito dalla Corte internazionale di giustizia e gli Esperti delle Nazioni Unite hanno chiesto che sia garantito il passaggio della Flotilla. Israele non ha alcun titolo per intervenire dato che l’imbarcazione non attraverserà le sue acque territoriali o altra zona marittima di sua competenza, batte bandiera britannica, quindi di uno Stato terzo, non rappresenta da nessun punto di vista una minaccia per la sicurezza di chicchessia e vuole solo consegnare alimenti di prima necessità ai Palestinesi. Diffidiamo quindi il governo israeliano dall’intervenire e chiediamo a governi e organizzazioni internazionali di adottare ogni misura atta a scongiurare l’eventuale illecito intervento. Firmato dai seguenti giuristi: Luigi Daniele, Domenico Gallo, Fausto Gianelli, Nicola Giudice, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Luigi Paccione, Luca Saltalamacchia, Gianluca Vitale Per ulteriori adesioni scrivere a freedomflotillaitalia@gmail.com Redazione Italia