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CGIL per Gaza a Firenze:le foto
Un corteo affollatissimo tutto istituzionale  con la partecipazione del sindaco di Firenze e i vertici sindacali toscani, quello chiamato dalla CGIL regionale  per Gaza  che ieri pomeriggio che ha attraversato la periferia nord fiorentina. Una manifestazione e uno sciopero ( limitato) indetto in tutta  fretta forse  sollecitato dal basso e dovuto dalla situazione a Gaza che non ammette più silenzi ed ambiguità.  Ma anche separato da quello nazionale di lunedì prossimo indetto dalle sigle sindacali di base. La lotta comune per valori più alti per la giustizia e la salvaguardia dei diritti internazionali e per la pace, avrebbe consigliato il superamento delle divergenze sindacali fra i due scheramenti per realizzare una potente opposizione popolare unitaria per la salvaguardia del diritto internazionale violato e contro  la deriva governativa nell’appoggio e complicità con il governo genocitario Israeliano; così non è stato. Si allontana la possibilità  di creare un movimento ampio dal basso nella società civile e nel mondo del lavoro,  gli unici  che possono contrastare efficacemente  col boicottaggio l’obbiezione di coscienza e la disobbedienza civile la produzione militare, una economia di guerra folle, il proseguimento del genocidio in Palestina e delle guerre in generale. ph Cesare Dagliana cgil per gaza fi ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana   Cesare Dagliana
“FERMARE IL MASSACRO NELLA STRISCIA DI GAZA”: INIZIATIVE DELLA CGIL IN 80 CITTA’ ITALIANE
In Italia oggi, venerdì 19 settembre, mobilitazione “per fermare il massacro nella Striscia di Gaza” della Cgil: sciopero di 4 ore a fine turno, che però non riguarda i servizi pubblici definiti essenziali come trasporti, scuola e sanità. Manifestazioni in 80 città. Il segretario generale Landini, ha scelto le piazze di Messina e Catania, da dove ha ricordato la lettera aperta del segretario generale della Confederazione sindacale internazionale, Luc Triangle, indirizzata a capi di Stato, governi e istituzioni internazionali, in cui si chiede il riconoscimento dello Stato palestinese. “L’inazione politica su Gaza e sulla Palestina è una negligenza criminale. Il mondo è testimone di un orrore che sfida la comprensione”, che va fermato, si legge nel testo. “Le opzioni disponibili nell’ambito del diritto internazionale sono molte. La comunità internazionale deve agire ora. I sindacati di tutto il mondo chiedono un’azione immediata e duratura: Fermare immediatamente la fornitura di armi a tutte le parti. Cessare il fuoco immediatamente e garantire un accesso umanitario senza restrizioni. Rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e i prigionieri politici. Riconoscere immediatamente la Palestina e porre fine all’occupazione e al commercio con gli insediamenti illegali. Rafforzare la democrazia per garantire la pace immediatamente. Dobbiamo agire immediatamente”, si rimarca nella lettera citata da Landini, che ha aggiunto; “non è il momento di spendere per le armi ma per i diritti e la qualità della vita”. Tra le altre piazze, Radio Onda d’Urto si è collegata con: * * Milano, dove si è tenuto un corteo con diverse migliaia di persone. La corrispondenza con il nostro collaboratore Andrea CegnaAscolta o scarica * Breno, in Valle Camonica, con la Cgil del comprensorio sebino – camuno, alla presenza di un centinaio di persone Alessandro della nostra redazione locale della Valle Camonica Ascolta o scarica * Brescia città, dove in piazza Rovetta circa 700 persone hanno risposto all’appello della Camera del Lavoro. Il collegamento con Siham della redazione Ascolta o scarica * Le interviste realizzate in piazza a Brescia da Siham della redazione Ascolta o scarica  
Palermo, tra mare e terra “Fermiamo la barbarie, fermiamo il genocidio!”
Prosegue la mobilitazione a sostegno dell’operazione umanitaria internazionale Global Sumud Flotilla ed è un chiaro segnale, come ci ricordava Toni Casano a margine della manifestazione dello scorso 4 settembre, che la massa critica sta crescendo ed è destinata ad incidere con sempre maggiore forza sull’orientamento dell’opinione pubblica e sull’atteggiamento dei governi. Il corteo di barche della Lega Navale Italiana nel golfo di Palermo, di fronte al lungomare intitolato a Yasser Arafat, storico leader della resistenza palestinese e capo dell’OLP, ha aperto la manifestazione indetta il 6 settembre scorso dalla CGIL a livello nazionale in varie città italiane e che, nel capoluogo siciliano, si è svolta a partire dalle 17.00. Alla manifestazione, organizzata dalla CGIL di Palermo, hanno aderito diverse associazioni e movimenti, fra cui ARCI, UDU, il Presidio delle Donne per la Pace, l’UDIPalermo, l’Associazione Siciliana della Stampa, oltre alle diverse categorie del sindacato e ha visto la partecipazione di tante persone che spontaneamente hanno deciso di replicare la riuscitissima manifestazione di appena due giorni prima, facendo sentire sempre alta la voce contro il genocidio che lo stato di Israele sta perpetrando nei confronti del martoriato popolo palestinese. Il corteo, dispiegatosi lungo tutto il Foro Italico, è arrivato fino alla Cala al lungomare dei Migranti, altro luogo simbolo del messaggio multiculturale e internazionalista che Palermo ha sempre dimostrato di saper far proprio per rimettere al centro della storia l’autodeterminazione dei popoli contro la deriva sovranista e fascista che rischia di prendere il sopravvento in gran parte dell’occidente. “Fermiamo la barbarie, fermiamo il genocidio”, questo lo slogan scandito dalla manifestazione e scritto nello striscione di apertura del corteo su cui campeggiavano i colori della bandiera palestinese; “Israele uccide ancora. Basta! Gaza vuole vivere”, altro slogan accompagnato dalla richiesta di embargo contro le armi, e “Fuori la guerra dalla storia” scandito dalle Donne per la Pace, così come viene ormai ribadito da quando è esploso il conflitto russo-ucraino. A margine della manifestazione, mi preme fare alcune considerazioni su l’accresciuta presa di coscienza rispetto a quanto sta accadendo nell’area medio-orientale e su quanto questo sia conseguenza e al tempo stesso incida sul sistema geo-politico internazionale. Israele è riuscito, con la sua pervicace azione genocidiaria e suo malgrado, a ribaltare la condizione di vittima, nata a seguito della terribile vicenda dell’olocausto e con la quale in quasi ottant’anni di vita ha potuto giustificare ogni tipo di annessione e di espropriazione di territori al popolo palestinese con il conseguente tributo di sangue, senza che mai vi fosse una reale presa di posizione da parte delle principali potenze atta a contrastare tale politica. L’idea dei “due popoli, due stati”, nata a partire dagli Accordi di Oslo del 1988 in cui l’OLP ha riconosciuto unilateralmente lo Stato di Israele senza che, tuttavia, quest’ultimo abbia mai fatto altrettanto con lo Stato di Palestina, non è e, probabilmente, non è mai stata nell’agenda politica del governo israeliano il quale, invece, è ormai deliberato a riaffermare la visione messianica della terra promessa, cancellando una volta e per tutte il diritto del popolo palestinese alla sua autodeterminazione e ad avere il suo Stato. Cosa è cambiato, tuttavia, dal 7 ottobre 2023 ad oggi, dal momento in cui la violenza cieca di Hamas ha fornito l’alibi ad Israele per perpetrare il suo piano (da tempo congegnato) di estinguere Gaza ed il suo popolo? Per lunghi mesi a partire da quel giorno abbiamo assistito ad una sostanziale acquiescenza, per non dire aperto sostegno, dei principali governi occidentali, USA in testa, di fronte alla brutale rappresaglia israeliana che ogni giorno sommava decine e decine di morti fra uomini, donne e bambini; il cancelliere tedesco Merz, di fronte alla rappresaglia israeliana sull’Iran, intervenuto nel conflitto, è arrivato a dichiarare “Israele fa il lavoro sporco per conto nostro”. Il dissenso nei confronti di questa logica omicida, prima fortemente represso con inaudita violenza in tutti i paesi e bollato senza alcuna reale motivazione come antisemitismo, soprattutto in quei paesi che vivono il complesso di colpa legato storicamente all’olocausto, oggi è sempre più diffuso e va sempre più coinvolgendo anche istituzioni culturali, sociali e politiche che non possono più girare lo sguardo da un’altra parte, rischiando di essere messi di fronte alle proprie responsabilità in un futuro prossimo. Quando il cantante Ghali, dal palco del festival di Sanremo nel febbraio 2024, esclamò “Stop al genocidio”, fu una levata di scudi generale, a partire dai vertici della RAI, premuratisi ad assecondare le ire dell’ambasciatore israeliano; oggi, nessuno più può negare la realtà dei fatti, salvo poi riscontrare l’assoluta inconsistenza dell’azione dei governi, soprattutto quelli a guida destrorsa, per tentare di fermare Israele. L’UE è sempre più il fantasma di sé stessa, e ormai lo affermano anche i suoi principali fautori, fra cui ultimamente lo stesso Draghi; buona soltanto, insieme ai leader dei principali Stati europei, a far da scenografia secondaria intorno alla scrivania dello studio ovale del leader golpista statunitense. Ma l’onda ormai si è mossa, i popoli si mobilitano e questo può cambiare anche l’orientamento dei governi, come già sta accadendo in molti casi. Ormai non è più scontato che l’ordine mondiale debba essere governato esclusivamente da ovest e che Israele debba costituirne il braccio armato; Russia, Cina e India insieme agli altri partner al vertice SCO (l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai) ci danno l’idea che gli scenari sono in costante trasformazione e persino un ex Presidente del Consiglio italiano, D’Alema, non ha fatto mancare la sua presenza nella foto di gruppo per i festeggiamenti in Cina della ricorrenza della vittoria nel secondo conflitto mondiale. Dal cuore del Mediterraneo si leva forte un grido: Fermiamo la barbarie, fermiamo il genocidio! I soldati israeliani, che a quanto pare vengono accolti in Italia per smaltire lo stress dei massacri, si stanno preparando ad accogliere a loro volta la spedizione di Global Sumud Flotilla. Il sostegno deve essere sempre più forte e determinato. Nessuno può più girare lo sguardo dall’altra parte. Redazione Palermo
Essere e fare sindacato a Odessa durante la guerra: il Centro di sostegno psicologico
Alle porte di Odessa dopo un viaggio di sei ore iniziato a Kiev, il pullman deve passare lentamente un check point, zigzagando tra militari armati di mitra, le loro guardiole mimetizzate alla bell’e meglio, cavalli di frisia e moduli di cemento spartitraffico che obbligano gli automobilisti a fermarsi. Il pullman invece viene fatto passare a passo d’uomo: i controlli sono già stati fatti prima della partenza. Sul cellulare mi arriva un messaggio dal governo: informa che è vietato l’accesso alla spiaggia e al mare. Come a Leopoli e a Kiev la vita tuttavia sembra scorrere serena, se non addirittura spensierata. Odessa però non può nascondere i segni e le vere e proprie ferite causate innanzitutto dalla guerra, ma anche dall’odio di fazioni minoritarie, ma violente e organizzate, del nazionalismo etnico, filo fascista e banderista, che dall’esterno hanno aggredito e aggrediscono una città di mare, portuale e quindi, per sua natura, aperta al mondo, colta  e cosmopolita. Mercoledì 26 agosto ho un incontro davvero importante con le colleghe dell’Organizzazione Regionale di Odessa del Sindacato dei lavoratori dell’istruzione e della scienza dell’Ucraina. Google Maps non mi aiuta a trovare la sede, chiedo persino alla polizia, che ne sa meno di me. Alla fine Olena Lagunova, la traduttrice, mi viene incontro nella piazza dove si trovava la statua della Zarina di tutte le Russie Caterina la Grande, rimossa dalla furia distruttiva dei nazionalisti seguaci di Stepan Bandera. Rimane solo il piedestallo, sormontata dalla bandiera ucraina. Raggiungiamo quindi la sede del Centro di sostegno psicologico ristrutturato, aperto e attivato dal Sindacato degli Insegnanti grazie al sostegno economico della CGIL, che mi ha messo in contatto con loro. L’accoglienza di tre colleghe insegnanti –  Lyubov Korniychuk, Direttrice dell’Organizzazione Regionale di Odessa del Sindacato, Svitlana Zhekova Direttrice della Casa degli Scienziati di Odessa, Lyudmila Berezovskaya, Direttrice del Dipartimento per il lavoro organizzativo e di massa del sindacato – è davvero calorosa. Con loro ci sono le due psicologhe che lavorano al centro: Nadiya Oksenyuk, Direttice del Centro di Riabilitazione e Assistenza Sociale e Psicologica e Lyudmila Rozkoshna. Il Centro di ascolto e sostegno psicologico è al servizio di tutte le studentesse e gli studenti di ogni età del distretto, dei loro insegnanti e parenti e più in generale di chiunque ne abbia bisogno. Un lavoro quindi immane; se si pensa che interventi di questo tipo sono indispensabili anche nelle nostre scuole in tempo di pace, figuriamoci quanto siano preziosi in una città che di fatto vive sotto assedio, con il suono quotidiano della sirena, gli attacchi di droni e missili, le mine che galleggiano nel mare, padri e fratelli maggiori, ma anche qualche mamma e sorella, al fronte, in trincea, oppure rientrati a casa con invalidità fisiche o traumi psichici. Oltre ad una saletta per i colloqui individuali, c’è una sala per incontri collettivi, di mutuo sostegno psicologico e umano, guidati da una delle due psicologhe del Centro, che sono animate da esperienza, passione ed entusiasmo e hanno tutto il sostegno umanamente ed economicamente possibile del sindacato. Qui, a questo proposito, entra in campo la solidarietà italiana, una solidarietà che viene garantita non dal governo, ma grazie all’impegno dal maggior sindacato italiano e quindi dalle lavoratrici e dai lavoratori organizzati, che hanno scelto di stare al fianco del popolo ucraino nell’unico modo eticamente giusto e concretamente utile possibile: la solidarietà con le vittime della guerra, partendo dai più giovani e da chi si prende cura di loro e deve essere messo nelle condizioni di poter svolgere al meglio il proprio lavoro. Bisogne sottolineare, e non è cosa da poco, la bellezza del luogo ove si è aperto il Centro: un’ala di un palazzo, proprietà del sindacato e uno dei monumenti di maggior pregio del centro storico di Odessa che, insieme al porto, è stato inserito nel 2023 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco e quindi posto sotto la tutela della comunità Internazionale. Il palazzo, attualmente chiamato la Casa degli Scienziati, fu disegnato da un architetto italiano, come del resto molti palazzi di Odessa, sullo stile del classicismo russo. Venne costruito nel 1832 dal Conte Mikhail Mikhailovich Tolstoj, famoso per le sue opere filantropiche e imparentato con Lev Tolstoj, il grande scrittore russo, pedagogista e promotore dell’azione nonviolenta. Dopo la Rivoluzione il palazzo viene acquisito dallo Stato, diventò quindi proprietà del sindacato sovietico e con l’indipendenza del 1991 passò a quello ucraino. Purtroppo nel 2023 un missile russo esplose nel giardino di questo importantissimo monumento, che è uno dei simboli della città e lo spostamento d’aria distrusse completamente le sue vetrate, uniche per la loro bellezza e danneggiò gravemente gli stucchi e le decorazioni delle stanze del palazzo. Per proteggere l’edificio, le sue meravigliose sale, i pavimenti, le scalinate, le decorazioni, gli arredi e i beni artistici qui custoditi, tra cui un antico fortepiano, tutta la palazzina è stata “imballata” con pannelli di compensato. Non è credibile che il missile lanciato nel centro storico, sia caduto proprio qui per errore, e lo stesso vale per un altro, che ha danneggiato gravemente la Cattedrale Ortodossa della Trasfigurazione. In entrambi i casi si sono voluti colpire con modalità terroristiche due simboli della città per fiaccarne la capacità di resistere. Non è però armando l’Ucraina che si porrà fine a questo scempio. Le armi alimentano la guerra e non si può spegnere un incendio con un lanciafiamme, ma solo con vere trattative di pace, sostenute e favorite dall’intera comunità internazionale attraverso la mediazione delle Nazioni Unite. Nel frattempo l’unico vero aiuto è quello di soccorrere la popolazione civile ucraina, come si fa qui a Odessa in questa meravigliosa oasi di pace, dove io e le colleghe ci godiamo un piacevole rinfresco e conversiamo tra insegnanti sui nostri comuni problemi, alternando, grazie all’interprete, le lingue ucraina, italiana e russa: tre nazionalità che hanno costruito la storia e l’identità di Odessa.   Mauro Carlo Zanella
Fermiamo la barbarie, flash mob al Ponte di ferro a Sesto Calende
Sabato 6 settembre alle 18 il Punt da Féer, il ponte di ferro sul Sempione che collega Sesto Calende con Castelletto Ticino, in Piemonte, diventerà il punto di ritrovo per chi vuole esprimere solidarietà alla popolazione di Gaza. L’appuntamento, sostenuto dalla CGIL, aderisce alla campagna internazionale Global Sumud Flotilla, che riunisce associazioni, sindacati e movimenti pacifisti di tutto il mondo. Il flash mob sarà un momento simbolico: l’immagine del ponte, sospeso tra due sponde, diventa il luogo scelto per unire idealmente due terre. Con cartelli, bandiere e presìdi silenziosi, i partecipanti intendono portare l’attenzione sull’urgenza di un cessate il fuoco e sull’invio di aiuti umanitari per una crisi che continua a colpire civili, famiglie e bambini. Redazione Varese
Le piazze mobilitate da CGIL: sabato 6 settembre prossimo manifestazioni in tutta Italia
L’iniziativa annunciata da CGIL lo scorso 27 agosto ha raccolto adesioni in numerose città e da tante associazioni locali, in particolare molte sedi e sezioni di ACLI, AMNESTY INTERNATIONAL, ANPI, ARCI, EMERGENCY, LEGAMBIENTE, LIBERA, PAX CHRISTI,… Viene anche promossa da FIOM, che nel comunicato diffuso ieri esorta i propri iscritti a coordinarsi con i rappresentanti delle Camere del Lavoro territoriali e partecipare alle manifestazioni.      Sulle pagine di COLLETTIVA, l’organo di stampa della confederazione sindacale, è riferito: > La Cgil chiama alla mobilitazione nazionale per sabato 6 settembre in tutte le > città italiane per chiedere “che si fermi la barbarie in corso” e che il > governo italiano “si schieri dalla parte della pace, della giustizia e del > diritto internazionale”. > > Per questo “invitiamo lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, > studenti e studentesse, il mondo associativo, artisti, intellettuali e > giornalisti a unirsi – si legge in una nota – per chiedere che si fermi la > barbarie in corso”. > > Non solo denuncia e appelli. La Cgil rilancia il proprio impegno > umanitario, sostenendo la Global Sumud Flotilla, iniziativa nonviolenta nata > dal basso per rompere l’embargo e l’isolamento della popolazione palestinese. > > Cgil per Gaza: “Fermiamo la barbarie”. Manifestazione il 6 settembre / > COLLETTIVA – 27 AGOSTO 2025 Nel proprio comunicato, FIOM dichiara: > L’ignobile massacro nei confronti della popolazione civile palestinese, il > blocco degli aiuti umanitari, i bombardamenti, la pulizia etnica perpetrata > dal governo Israeliano sta continuando a mietere vittime innocenti: donne, > uomini e bambini di Gaza, che hanno la sola colpa di essere nati e vivere in > quel luogo. Siamo in presenza di un vero e proprio genocidio nei confronti dei > Palestinesi che occorre fermare, anche allargando la mobilitazione. > > FIOM in piazza al fianco del popolo palestinese / FIOM – 2 SETTEMBRE 2025 Le manifestazioni e iniziative coordinate dalle sedi territoriali della CGIL verranno svolte tutte all’insegna dello stesso slogan: FERMIAMO LA BARBARIE Attualmente, sono disponibili informazioni di presidi, cortei e flash-mob a * ROMA – piazza del Campidoglio, alle 18 * ABRUZZO : Pescara – flash mob con raduno alle 17:30 presso la Madonnina del Porto / Ciascunə dovrà indossare una t-shirt bianca e portare una bandiera della pace o della Palestina, formeremo due catene umane a rappresentare un corridoio umanitario sul ponte del mare e alle 18 al suono della sirena il corridoio umanitario sul ponte del mare verrà attraversato da 10 bambini e bambine che sventolano le bandiere della pace. * BASILICATA : Potenza (piazza Mario Pagano alle 17) * EMILIA ROMAGNA : Bologna, Cervia, Ferrara, Forlì-Cesena, Imola, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini,… Monte Sole * CALABRIA : Catanzaro (piazza Prefettura, alle 10:30), Cosenza (Camere del Lavoro di Cosenza e Pollino Sibaritide Tirreno / piazza XI Settembre, h 17:30), Crotone (piazzale Berlinguer – lungomare, alle 17), Reggio Calabria (scalinata Teatro Cilea / corso Garibaldi, alle 18) e Vibo (corso Vittorio Emanuele, alle 10:30) * CAMPANIA : Napoli (largo Berlinguer alle 17) * LIGURIA: Genova (davanti alla Prefettura, alle 17:30), La Spezia (piazza Mentana, alle 18), Savona (concentramento in piazza Mameli alle 19 e corteo verso Piazza Sisto IV) e Imperia (porto Turistico / Maurizio alle 16.30 – partenza simbolica di una barca come gesto di solidarietà per testimoniare il sostegno alle centinaia di volontari di oltre 80 paesi diversi impegnati nella missione della Global Sumud Flotilla) * LOMBARDIA : Brescia (Campo Marte, alle 12), Lecco (piazza XX Settembre, alle 17), Mantova (piazza Martiri di Belfiore, alle 18), Legnano (piazza San Magno, alle 17), Milano (piazza Santo Stefano, alle 10) … e altre che si stanno organizzando * MARCHE : San Benedetto del Tronto (Giardino Nuttate de Lune / viale delle Tamerici, alle 17:30) * PIEMONTE : Asti * PUGLIA : Taranto (davanti alla Prefettura, dalle 9:30 alle 12:30) * SARDEGNA : Cagliari (piazza Ravot, alle 17:30) * SICILIA : Palermo (concentramento in lungomare Yasser Arafat / Foro Italiaco alle 17 e corteo fino a lungomare dei Migranti / Albeggiani – Cala), Trapani (concentramento in piazza Municipio alle 19 e corteo per le vie Garibaldi e Torrearsa fino a via Ammiraglio Staiti, davanti al molo dove è ormeggiata la nave Mediterranea Saving Humans – ai partecipanti è chiesto di portare con sé una barchetta di carta, anche dipinta con i colori della bandiera palestinese, simbolo di libertà, di resistenza e di pace) * TOSCANA : Firenze (flash-mob / ponte Santa Trinita alle 11), Pisa (Logge dei Banchi, dalle 17 alle 19), Pontedera (piazza Curtatone, dalle 17 alle 19), Siena (Lizza nel piazzale adiacente la sede CGIL, alle 17), Volterra (piazza dei Priori, dalle 17 alle 19) * UMBRIA: Perugia (presidio – piazza Italia, dalle 11) e Terni (concentramento alle 9 in piazzale Briccialdi e marcia fino a piazza Europa / arrivo previsto alle 11:30) * VALLE D’AOSTA : Aosta (presidio – piazza Roncas, dalle 17) Maddalena Brunasti
Fermiamo la barbarie: Napoli scende in piazza per Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla
Il 6 settembre presidio pacifico in largo Berlinguer promosso dalla Cgil Napoli e Campania. Napoli si prepara a scendere in piazza sabato 6 settembre, raccogliendo l’appello lanciato a livello nazionale dalla Cgil per chiedere la fine del genocidio in corso a Gaza e per sostenere la Global Sumud Flotilla, la grande iniziativa internazionale di solidarietà che sta salpando da decine di porti del Mediterraneo. L’appuntamento è alle ore 17 in largo Berlinguer, dove la Cgil Napoli e Campania invita associazioni, movimenti, partiti e cittadini a partecipare a un presidio pacifico, per alzare la voce contro l’attacco continuo che, dal 7 ottobre 2023, ha messo in ginocchio la popolazione civile palestinese, privata di cibo, acqua e cure mediche. «Napoli, città della pace e dell’accoglienza, non può restare indifferente», afferma la confederazione regionale e partenopea. L’invito è a mantenere alta l’attenzione di fronte a quanto sta accadendo, con un assedio che viola apertamente il diritto internazionale e umanitario, utilizza la fama come arma di guerra e allontana sempre più la prospettiva di due popoli e due stati. Il presidio sarà un’occasione per ribadire che non possiamo più tacere di fronte a uccisioni impunite di bambini, donne, operatori umanitari e giornalisti, e alla distruzione delle infrastrutture civili come scuole e ospedali. La Cgil Napoli e Campania esprime inoltre il proprio sostegno alla Global Sumud Flotilla, iniziativa umanitaria e nonviolenta nata dal basso e sostenuta da migliaia di persone in tutto il mondo, che tenta di rompere l’embargo e l’isolamento della popolazione di Gaza con un gesto di solidarietà concreta. La mobilitazione del 6 settembre si inserisce in un quadro nazionale promosso dalla Fp Cgil, che richiama piazze in tutta Italia per chiedere lo stop all’invio di armi, un cessate il fuoco permanente, aiuti umanitari e sanitari in sicurezza alla popolazione civile, la fine dell’occupazione e lo stop al commercio con gli insediamenti illegali. La Cgil ribadisce inoltre il sostegno alla Global Sumud Flotilla, proseguendo anche la raccolta fondi grazie a cui sono già stati inviati container di beni di prima necessità alla popolazione di Gaza. Lucia Montanaro
CGIL-Agrigento: La sanità pubblica è un bene comune da difendere e rafforzare
Negli ultimi giorni sei medici hanno rassegnato le proprie dimissioni dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento. Un fatto grave che mette in luce, ancora una volta, le difficoltà strutturali della sanità pubblica in provincia e nell’intero Paese. È già estremamente complicato riuscire a trattenere, all’interno del sistema sanitario pubblico, i medici a tempo indeterminato, a causa della concorrenza della sanità privata che offre retribuzioni molto più alte e una organizzazione del lavoro che consente di lavorare in serenità. Figuriamoci quanto possa essere difficile mantenere in servizio i professionisti con un contratto a tempo determinato, privi di prospettive stabili. In passato alcuni bandi di concorso,  per la medicina di urgenza sono addirittura andati deserti, a fronte però di diverse centinaia di posti vacanti in tutte le altre specializzazioni. Una situazione insostenibile che non può più essere sottovalutata. Come CGIL riteniamo necessario e urgente aprire un confronto con il management dell’ASP di Agrigento. Per questo chiederemo un incontro al direttore generale Giuseppe Capodieci, al fine di comprendere perché non sia stata ancora avviata una task force mirata alla copertura dei posti vacanti nella dirigenza medica, a partire dall’attivazione delle procedure di assunzione previste per legge, comprese le mobilità. Non possiamo permettere che la sanità pubblica agrigentina continui a perdere risorse umane e professionalità preziose. Molti giovani medici sono già andati via, avendo vinto concorsi pubblici in altre regioni. È indispensabile offrire loro la possibilità di rientrare, creando condizioni lavorative e contrattuali dignitose e stabili. Se non si ha questa consapevolezza e non si provvede con urgenza a tappare i buchi in organico le tanto sbandierate case di comunità il cui obiettivo è quello di portare i servizi sanitari più vicino ai cittadini fungendo da punto di riferimento per l’assistenza primaria, la prevenzione e la promozione della salute; che dovrebbero offrire servizi ambulatoriali, diagnostici, di continuità assistenziale e di prevenzione, integrando l’assistenza fornita dai medici di famiglia e dai pediatri ci chiediamo con quali medici? Con questo andazzo saranno l’ennesime cattedrali nel deserto o saranno costruite soltanto per concederli ai privati. Sarebbe l’ennesima beffa per i cittadini che con le proprie tasse finanziano la realizzazione di strutture per i privati e restare senza una sanità pubblica di qualità vicino casa.  La sanità pubblica è un bene comune da difendere e rafforzare. Per questo chiediamo atti concreti e immediati per garantire servizi essenziali ai cittadini e dignità a chi ogni giorno lavora negli ospedali e nei presidi sanitari della nostra provincia. ALFONSO BUSCEMI – SEGRETARIO GENERALE CGIL AGRIGENTO Redazione Sicilia
BRESCIA: NESSUN IMMOBILE RICORDERÀ SERGIO RAMELLI, IL CONSIGLIO PROVINCIALE BOCCIA LA PROPOSTA DI FDI
8 consiglieri di maggioranza alla Provincia di Brescia hanno votato a favore della proposta di due consiglieri di Fratelli d’Italia, Daniele Mannatrizio e Tommaso Brognoli, che avevano chiesto di dedicare un immobile a Sergio Ramelli. 9 i voti contrari su 17 presenti. La minoranza è uscita dall’aula, una decisione condivisa dal consigliere leghista Agostino Damiolini e da Laura Treccani di Lombardia Ideale. In questo modo è mancato il numero legale per approvare la mozione. Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, era stato ucciso nel 1975 da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia. La proposta di dedicare una proprietà della provincia a Ramelli aveva alimentato il dibattito politico e l’iniziativa era stata bollata da partiti, associazioni e sindacati che si riconoscono nella storia democratica e antifascista della Repubblica, come “di chiaro carattere propagandistico e strumentale, già messa in atto in altre realtà territoriali”. Si tratta della “strategia revisionista di un mondo politico che, anziché recidere le proprie connessioni con la forma peggiore assunta dal fascismo storico, quello della Repubblica Sociale Italiana, persegue il mantenimento di atteggiamenti ambigui e revisionisti”. Nel comunicato contrario alla proposta “provocatoria” si erano uniti PD, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, AVS, Movimento 5 Stelle, Al lavoro per Brescia, Provincia Bene Comune e Brescia Attiva, CGIL, CISL e UIL, ANPI, Fiamme Verdi e ANED. La strategia di FdI per intitolare spazi pubblici a Ramelli prosegue in tutta Italia, ma non sempre attecchisce: nel bresciano lo scorso mese il Consiglio comunale di Mazzano aveva bocciato la proposta. A Lonato invece era passata a fine maggio, tra le proteste della cittadinanza. Il consigliere provinciale proponente e capogruppo di FdI, Daniele Mannatrizio, ha dichiarato che “per garantire comunque l’approvazione della mozione, verrà convocato un Consiglio provinciale straordinario per lunedì prossimo 4 agosto, a dimostrazione della ferma volontà politica di portare a compimento un atto di memoria e di civiltà”. Il commento di Francesco Bertoli, segretario generale della CGIL di Brescia. Ascolta o scarica
GLOVO E DELIVEROO OFFRONO “BONUS” AI RIDER PER LAVORARE SOTTO TEMPERATURE ESTREME, ANCHE OLTRE I 40 GRADI.
Glovo, colosso delle piattaforme che gestiscono le consegne a domicilio, propone bonus economici legati alle temperature per i rider, costretti a pedalare per le vie delle città italiane travolte dalla crisi climatica e da temperature record: 2% tra i 32 e i 36 gradi, 4% tra i 36 e i 40, 8% per temperature superiori ai 40 gradi. Lo denuncia il Nidil Cgil che, in una lettera inviata a Glovo, sottolinea: “nessun compenso può giustificare il lavoro in condizioni di rischio estremo”. L’azienda di consegne non ha per ora dato alcuna risposta al sindacato. Nidil Cgil ha avuto un confronto anche con l’altra piattaforma internazionale delle consegne a domicilio, Deliveroo, che per venire incontro ai propri rider, oltre ad incentivi per lavorare al caldo, ha promesso…”una borraccia, che dovrebbe comunque arrivare verso il 20 luglio”. A dirlo, a Radio Onda d’Urto, è Danilo Bonucci, segretario Nidil Cgil di Torino, una della città dove i rider hanno ricevuto il messaggino delle piattaforme che li informava dei bonus. Ascolta o scarica