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FRANCIA: OLTRE UN MILIONE IN PIAZZA PER LA “GIORNATA DI AZIONE INTERSINDACALE” CONTRO L’AUSTERITÀ E PER LA GIUSTIZIA SOCIALE
Oltre un milione di lavoratori e lavoratrici, giovani, studenti e studentesse, precari e precarie sono scesi in piazza giovedì 18 settembre 2025 in tutta la Francia – dando vita a oltre 250 manifestazioni – per la “giornata d’azione intersindacale”. A Parigi e in altre grandi città francesi come Bordeaux, Marsiglia e Lione ci sono stati scontri con la polizia, che già dall’alba si è presentata in forze ai blocchi operai e studenteschi organizzati davanti ai depositi dei mezzi di trasporto pubblico, alle scuole e alle grandi piattaforme logistiche. Centinaia i manifestanti fermati durante le cariche. La mobilitazione nazionale è arrivata soltanto una settimana dopo la giornata del 10 settembre. Anche in quell’occasione, centinaia di migliaia di persone erano scese nelle strade di tutto il Paese dietro la parola d’ordine “Bloquons tout” (“Blocchiamo tutto”). Le mobilitazioni si oppongono alla legge finanziaria, alla riforma delle pensioni e, in generale, all’intera politica economica fatta di austerity, tagli per decine di miliardi ai servizi pubblici come la sanità e la scuola, voluta dal presidente Emmanuel Macron e portata avanti prima dall’ex premier Bayrou (sfiduciato l0 scorso 8 settembre) e ora dal suo successore Lecornu. Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, le considerazioni sulla giornata di lotta del 18 settembre 2025 in Francia con: * Gianni Mainardi, compagno italiano che vive da molti anni a Parigi. Ascolta o scarica. * Matteo Polleri, ricercatore italiano tra Parigi e Lione. Ascolta o scarica.
FRANCIA: SCIOPERO GENERALE CONTRO LA FINANZIARIA. CORTEI OVUNQUE E SCONTRI A PARIGI E IN ALTRE CITTA’
Un milione di persone in Francia nella giornata di sciopero generale promossa dai sindacati contro il piano di austerità riproposto dal nuovo governo di Lecornu. Nelle piazze, ad una settimana dalle manifestazione “Blocchiamo tutto”, i sindacati hanno convocato nuove mobilitazioni di piazza: 434 le iniziative promosse, tra le quali 92 blocchi a strade e strutture industriali del Paese. Cariche di polizia ai cortei promossi in alcune città, come Marsiglia e Tolosa, ma è a Parigi dove gli scontri tra manifestanti e polizia sono stati più duri sin dai primi momenti del corteo che nel primo poeriggio intendeva raggiungere Place de la Republique. In particolare in Rue Voltaire i fronteggiamenti sono durati per diverso tempo, con ripetute cariche e lanci di lacrimogeni da parte della polizia, proseguiti fino a dopo le 18. Già prima della manifestazione nella capitale il ministero dell’Interno francese aveva già conteggiato 128 persone fermate e 7 poliziotti feriti. Da Parigi, da Place de la Republique, Andrea di Gesu, compagno e professore di filosofia a Parigi Ascolta o scarica Ulrike, compagna francese ricercatrice all’Università di Saint Denis Ascolta o scarica Corrispondenza da Tolosa del nostro collaboratore Cesare Piccolo Ascolta o scarica  
PALESTINA: 713 GIORNI DI GENOCIDIO A GAZA. 300 VITTIME ACCERTATE IN 3 ORE, PROSEGUE L’INVASIONE VIA TERRA A GAZA CITY.
  Non si ferma il genocidio a Gaza: in soli tre giorni dall’inizio dell’invasione israeliana via terra di Gaza City, il numero dei morti accertati ha superato i 300 mentre le forze di Tel Aviv hanno intensificato i raid aerei sulla città, riducendola in macerie e portando alla mobilitazione dei carri armati israeliani. Secondo fonti ufficiali israeliane, circa 500.000 palestinesi sarebbero fuggiti dalla principale città della Striscia. Tuttavia, è difficile confermare questa cifra a causa del blackout delle comunicazioni: Tel Aviv ha infatti interrotto l’accesso a Internet per gran parte della Striscia, cercando di impedire la diffusione di informazioni e notizie indipendenti. Soltanto nelle prime ore di oggi, giovedì 18 settembre, i bombardamenti israeliani hanno causato 83 morti, dopo i 99 di ieri e i 110 di martedì. Gli ospedali, già al collasso, non riescono più a far fronte al numero crescente di feriti mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme: “I feriti non riescono a ricevere assistenza, e la crescente violenza sta impedendo l’accesso alle strutture sanitarie, mettendo in grave pericolo la vita di centinaia di persone.” Su Radio Onda d’Urto, la corrispondenza dalla Striscia di Gaza con Sami Abu Omar, cooperante di tante realtà solidali italiane, in particolare del Centro “Vik – Vittorio Arrigoni” e di ACS, oltre che nostro collaboratore. Ascolta o scarica. Nel frattempo, il ministro dell’economia israeliano, il colono fascista Bezalel Smotrich, vuole passare all’incasso: “Gaza rappresenta una miniera d’oro. Dopo aver investito ingenti somme nella guerra, Israele dovrebbe negoziare una spartizione del territorio con gli Stati Uniti”, che dal canto loro – fonte: il bilancio del Pentagono – hanno speso negli ultimi mesi mezzo miliardo di dollari in missili intercettori per difendere Israele, soprattutto durante i giorni di scontro aperto con l’Iran. Ancora Palestina: le violenze non si limitano alla Striscia di Gaza, ma si estendono anche alla Cisgiordania occupata. Da quando è iniziata l’invasione di Gaza, si è registrata un’ondata senza precedenti di raid, rapimenti e distruzione, giustificata dalle autorità israeliane con la pretesa di dover fermare gli attacchi di Hamas sulla West Bank. L’esercito israeliano ha ordinato centinaia di rapimenti (“arresti”, dice Tel Aviv) mentre i coloni – ancora più liberi di agire grazie al supporto delle forze occupanti israeliane – hanno intensificato il furto di terre e risorse dai palestinesi, oltre agli atti di terrorismo per spingere la popolazione a fuggire. Sul fronte internazionale: Le autorità Usa hanno avviato il processo di espulsione del palestinese Mahmoud Khalil, studente della Columbia e noto attivista per i diritti della Palestina, accusato di aver omesso (presunte) informazioni nella domanda di green card. L’Unione Europea, ha invece annunciato delle (micro)sanzioni economiche contro i responsabili israeliani, tra cui i ministri Smotrich e Ben Gvir, noti per il loro supporto ai coloni mentre le sanzioni, che riguardano la sospensione di alcuni accordi commerciali; si parla comunque di 227 milioni di euro, una goccia nel mare delle complicità europee con Tel Aviv. Nonostante questo, per il via libera alle sanzioni serve l’ok unanime dei 27 Paesi Ue; fantapolitica, al momento, vista la contrarietà già esplicitata da Germania e Repubblica Ceca. L’approfondimento su Radio Onda d’Urto con Samir Al Qaryouti, giornalista italopalestinese e collaboratore tra gli altri di Al Jazeera, BBC e France 24. Ascolta o scarica.
PRATO: IN RISPOSTA ALL’AGGRESSIONE PADRONALE, OPERAI DELL’ALBA SRL E SUDD COBAS ANNUNCIANO UN CORTEO PER SABATO 20 SETTEMBRE
Dopo la violenza squadrista e padronale, martedì 16 settembre 2025 a Prato, contro gli operai in lotta e i sindacalisti Sudd Cobas fuori dalla stireria Alba srl, che lavora per conto di numerosi brand di alta moda del cosiddetto Made in Italy, lavoratori e sindacato hanno annunciato per sabato 20 settembre 2025 una manifestazione di piazza (appuntamento alle ore 15 in Porta del Serraglio, a Prato) dietro la parola d’ordine “Tocca uno, tocca tutti. Diritti e diginità nelle filiere del Made in Italy”. La decisione è stata presa durante una partecipata assemblea con lavoratori, sindacalisti e solidali. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuto Arturo Gambassi, sindacalista del Sudd Cobas. Ascolta o scarica.
LIBANO: 43 ANNI FA IL MASSACRO DI SABRA E SHATILA. LA CORRISPONDENZA DA BEIRUT DELL’ASSOCIAZIONE “PER NON DIMENTICARE”
43 anni fa, tra il 16 e il 18 settembre 1982, le milizie falangiste-nazionaliste libanesi (a maggioranza cristiana maronita) e l’esercito israeliano compivano un massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila, a Beirut, in Libano. Furono tre giorni di mattanza con almeno 3000 civili assassinati dalle milizie cristiano-falangiste libanesi coperte dall’esercito israeliano che aveva invaso il Libano tre mesi prima (da inizio giugno 1982) e assediava la capitale sotto la direzione dell’allora ministro della difesa (e poi premier) Ariel Sharon. Dopo l’evacuazione da Beirut dei combattenti dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) agli ordini di Arafat – prevista dagli accordi di cessate il fuoco mediati dagli Usa dopo mesi di assedio e resistenza – i profughi palestinesi erano rimasti senza alcuna protezione. La scintilla per i massacri di Sabra e Shatila fu la morte – in un attentato – del neopresidente libanese, il leader falangista cristiano di estrema destra Bashir Gemayel, salito al potere con l’appoggio dell’occupazione israeliana. I miliziani di Gemayel compirono materialmente il massacro con l’appoggio e la copertura dell’esercito israeliano, che circondò i due campi in modo da lasciare indisturbati i falangisti. In molti furono uccisi con asce e pugnali, i corpi seviziati per tre giorni e due notti consecutive, con il mondo tenuto all’oscuro di tutto. “Ce lo dissero le mosche” è l’attacco del reportage del giornalista inglese Robert Fisk, tra i primi a entrare su Sabra e Shatila, riferendosi agli insetti che assediavano il campo profughi con i corpi delle vittime in putrefazione. Su Radio Onda d’Urto, la corrispondenza da Beirut di Mirca Garuti, dell’Associazione “Per non dimenticare Sabra e Shatila” che, come ogni anno, si è recata nel settembre 2025 in Libano per partecipare alle commemorazioni del massacro. Ascolta o scarica.
MOBILITAZIONE GENERALE A FIANCO DELLA PALESTINA – DALLE 18 LA DIRETTA CON I PRESIDI ANNUNCIATI IN TUTTA ITALIA
Striscia di Gaza, 16 settembre 2025. Da questa notte Israele ha iniziato l’operazione di conquista totale di Gaza City, effettuando bombardamenti a tappeto su tutta la città per preparare il terreno all’invasione via terra. Almeno 68 i palestinesi uccisi dal fuoco israeliano, secondo quanto riferito da fonti ospedaliere del territorio. Un bilancio parziale, visto che a Gaza City ora è fuga di massa dal massacro in mezzo ai palazzi rasi al suolo. Dopo 710 giorni di genocidio, pure gli investigatori Onu si accorgono di quanto è sotto gli occhi del mondo intero; “Israele ha commesso un genocidio a Gaza dall’ottobre 2023, con l’intento di distruggere i palestinesi. “Gaza sta bruciando, scendi in piazza”. Sono state annunciate mobilitazioni in tutta Italia per la Palestina e la Global Sumud Flotilla. Questo martedì, sin dal pomeriggio, cortei e presidi lanciati in diverse città, come Milano, Roma, Firenze, Bologna, Padova, Cosenza, Udine, Pisa, Trieste, Palermo, Messina, Reggio Emilia, Monza, Pavia, Parma, Bari, Varese, Torino e Napoli. Domani, mercoledì annunciati altri appuntamenti di piazza. A Ravenna alle 17.30 corteo con il Coordinamento Bds e il Cap – Comitato Autonomo Portuali – contro l’economia di guerra e il traffico di armi dallo scalo marittimo romagnolo. * Da Ravenna Linda Maggiori giornalista d’inchiesta che ha resono noto il traffico di armi che coinvolge il porto romagnolo  Ascolta o scarica Sempre dall’Italia, quest’oggi, decine di studenti e studentesse per la Palestina ha interrotto una lezione presso il polo Piagge all’Università di Pisa, tenuta dal professor Rino Casella, docente associato di diritto comparato e apertamente “sionista”, come denunciato via social da attivisti e attiviste. L’aula è stata occupata. * Da Pisa sentiamo Linda di Student per la Palestina Ascolta o scarica Giovedi 18 settembre a Roma è stato indetto uno “sciopero di quartiere per la Palestina” organizzato “da chi vive e lavora a Torpignattara, Pigneto e Quadraro” in risposta alla richiesta di indire uno sciopero globale per la Palestina da parte delle organizzazioni dei lavorator palestinesi. * Come è stata organizzata questa iniziativa? L’intervist a Lorenzo, compagno di Roma Ascolta o scarica Intanto non si fermano le campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. Sarà infatti un weekend di “azione globale” dal 18 al 21 settembre, data fissata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come termine ultimo in cui Israele deve porre fine all’occupazione illegale e all’apartheid. * Ne parliamo con Raffaele Spiga, di BDS Italia Ascolta o scarica
PALESTINA: ISRAELE INONDA DI BOMBE A TAPPETO LA STRISCIA DI GAZA. INIZIA L’INVASIONE VIA TERRA DI GAZA CITY.
Palestina. Da poco prima di mezzanotte di lunedì 15 settembre Israele ha iniziato a inondare a tappeto di bombe l’intera Striscia di Gaza, lanciando così la paventata invasione via terra di Gaza City. Fonti sanitarie certificano almeno 53 morti da mezzanotte (di cui 3 per fame, una delle armi da guerra di Tel Aviv) ma il bilancio è parziale, visto il caos in cui è avvolta la Striscia. Fonti locali, come i pochi reporter non ancora ammazzati, parlano di almeno 100 tra morti e feriti. Dalla notte ci sono, incessanti, missili dai caccia, colpi di artiglieria, droni e quadricotteri sulla testa di case, tende, esseri umani, con i boati uditi fino alla zona centrale di Israele. Esplicita l’intenzione: terrorizzare la popolazione palestinese e obbligarla ad andare verso sud, ma al momento sono ancora diverse centinaia di migliaia le persone che restano dentro Gaza City; per loro, infatti, a sud, non c’è nulla, se non morte e distruzione. Dopo 710 giorni di genocidio, pure gli investigatori Onu si accorgono di quanto è sotto gli occhi del mondo intero; “Israele ha commesso un genocidio a Gaza dall’ottobre 2023, con l’intento di distruggere i palestinesi. La responsabilità ricade sullo Stato di Israele”; così Navi Pillay, magistrata sudafricana a capo della task force investigativa a capo della Commissione indipendente Onu. “Siete antisemiti e agite come rappresentanti di Hamas”; questa la litania, sempre la stessa, della replica – si fa per dire – del Ministero degli Esteri di Tel Aviv. Su quanto sta accadendo, ormai da oltre 700 giorni, a Gaza, la traduzione in italiano di un passaggio dell’intervento, poche ore fa in conferenza stampa a Ginevra, di Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per i Territori Palestinesi Occupati. Ascolta o scarica Fonti militari israeliane – cioè la propaganda militare – parlano di 70mila riservisti sul terreno, con altri 60mila già pronti. Sempre Tel Aviv sostiene di controllare circa il 40% di Gaza City, la più grande città palestinese della Striscia di Gaza. Non è chiaro al momento se si tratti di incursioni temporanee – come già accaduto spesso nel recente passato, per distruggere qualsiasi cosa, animata o inanimata – o del tentativo di installare posizioni fisse e durature. Di certo c’è l’abbattimento sistematico di ogni edificio, con chi c’è dentro, senza via di fuga alcuna. “Gaza sta bruciando”, dice iKatz, ministro della Difesa di Israele, aggiungendo: “Non cederemo e non torneremo indietro”, anche grazie alla complicità Usa, con il segretario di Stato Rubio, ieri a Tel Aviv proprio per garantire il via libera all’invasione. Dentro Israele, nuova protesta delle famiglie degli ostaggi, attorno alla residenza del premier a Gerusalemme. Tutto inutile, comunque: il genocidio si allarga e Hamas fa sapere che “Netaynahu ha la piena responsabilità di quello che accadrà a Gaza e anche sugli ostaggi ancora in vita”. Netanyahu ignora, come fa da quasi due anni, pure i famigliari delle vittime e la sorte degli ostaggi, rivendicando pubblicamente il lancio “dell’operazione intensiva a Gaza City. E’ una fase cruciale, il 40% dei gazawi, 350.000 residenti, ha lasciato la città, e l’esodo è continuato durante la notte.” Numeri impossibili da verificare, quelli che Netanyahu ha fornito in un luogo tutt’altro che casuale; era infatti in Tribunale, all’inizio della sua testimonianza in tribunale, dov’è indagato per corruzione. Dichiarazione che è stata la premessa per ottenere l’ennesimo rinvio. Ancora Palestina con il fronte della solidarietà. Oggi pomeriggio, martedì, a Ravenna corteo, dalla stazione all’Autorità Portuale, con il Coordinamento Bds e il Cap – Collettivo Autonomo Portuali – contro l’economia di guerra e il traffico di armi dallo scalo marittimo romagnolo. Sempre in mare, ma più a sud, c’è la Global Sumud Flotilla, la cinquantina di imbarcazioni intenzionate a rompere il blocco criminale israeliano degli aiuti a Gaza. La situazione è complicata: la Grecia sta bloccando con pretesti burocratici 2 delle 3 imbarcazioni che dovrebbero unirsi alle delegazioni italiane e tunisine, a sua volta a corto di carburante per i blocchi delle autorità locali e in difficoltà a raggiungere il punto di ritrovo nel Mediterraneo. La delegazione italiana resta quindi alla fonda vicino a Portopalo di Capo Passero, in attesa delle altre imbarcazioni. Clicca qui per l’aggiornamento di martedì 16 settembre con Stefano Bertoldi, nostro collaboratore con Scuola Resistente, skipper e attivista della Global Sumud Flotilla.
VERONA: SPECIALE TUMULTO PRIDE CON LE VOCI DELLA PIAZZA “PER L’AUTODETERMINAZIONE COLLETTIVA”
Sabato 13 settembre a Verona, duemila persone hanno sfilato nel corteo del Tumulto Pride. Una giornata di festa, di amore e di conflitto. La parola chiave della giornata è stata intersezionalità: le questioni e le rivendicazioni queer si sono intrecciate con le lotte per la liberazione di tutte le soggettività, “di tutte le persone oppresse e lasciate sole, in un sistema discrimitatorio che controlla silenzia e reprime”. Un’autodeterminazione collettiva che ha messo al centro le lotte del nostro tempo: la solidarietà con il popolo palestinese, l’antimilitarismo, l’antiabilismo, la difesa dei diritti sul lavoro, i diritti delle persone migranti, il diritto all’abitare, l’autodeterminazione sul fine vita, l’antifascismo, senza dimenticare la centralità del transfemminismo come pratica politica e sociale. Prima della partenza del lungo corteo tumultuoso e colorato, un gruppo tra le persone presenti ha nuovamente allestito con fiori e foto il luogo nel quale era stato ucciso Moussa Diarra lo scorso 20 ottobre, davanti all’ingresso principale della stazione di Porta Nuova. Annunciata in apertura della giornata una grande manifestazione nazionale in ricordo di Moussa: si svolgerà a Verona sabato 18 ottobre. Radio Onda d’Urto ha seguito il corteo in diretta, ha registrato voci, interviste, interventi ed ha realizzato uno Speciale Tumulto Pride – 30 minuti. Ascolta o scarica Le interviste e gli interventi integrali registrati durante la giornata. L’intervista ad Andrea di Mercury, organizzazione della rete Verona Rainbow. Ascolta o scarica L’intervista a Roberto Aere del Circolo Pink di Verona, a proposito dell’assemblea che si è svolta alla vigilia del Tumulto Pride. Ascolta o scarica L’intervento di Daniele Todesco del Comitato Verità e Giustizia per Moussa Diarra. Ascolta o scarica L’intervento della rete Verona Rainbow che ha organizzato la giornata. Ascolta o scarica L’intervento di Laurella Arietti, la madrina del Tumulto Pride. Ascolta o scarica L’intervento delle Famiglie Arcobaleno di Verona. Ascolta o scarica L’intervento di Sofia Righetti, attivista per i diritti delle persone con disabilità. Ascolta o scarica L’intervento di Non Una di Meno Verona. Ascolta o scarica L’intervento di Giuseppe del Laboratorio Autogestito Paratod@s. Ascolta o scarica L’intervento della rete Verona per la Palestina. Ascolta o scarica L’intervento di Mr Morrison, attivista nigeriano già ospite di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica Al Tumulto Pride Non sono mancati gli interventi per ricordare l’importanza dell’autodeterminazione per quanto riguarda il fine vita. Ascolta o scarica L’intervento di Nicolas di UGS, Unione Giovani di Sinistra. Ascolta o scarica L’intervento di Rosa del Collettivo Eimì. Ascolta o scarica Una serie di interviste alle persone che hanno partecipato al Tumulto Pride. Ascolta o scarica    
GLOBAL SUMUD FLOTILLA: LE BARCHE ITALIANE LASCIANO LA COSTA SICILIANA ALLA VOLTA DI GAZA, “BUON VENTO”
Sono salpate, alla volta di Gaza, le imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla dal porto siciliano di Augusta. Sono 18 le barche al momento, partite dalle coste siciliane questo sabato 13 settembre, che si uniranno in mare aperto alle imbarcazioni partite da Barcellona, Tunisi e Grecia, formando un convoglio diretto verso la Palestina. Più di 300 gli attivisti e le attiviste che partecipano alla missione umanitaria via mare, 150 quelli partiti dalle coste italiane. Al contempo la prima nave della Global Sumud Flotilla è salpata dal porto tunisino di Biserta per Gaza. Le altre navi si raduneranno al largo e poi salperanno verso Gaza, con l’obiettivo di rompere il blocco israeliano e consegnare aiuti umanitari. Da Augusta, in partenza con la Global Sumud Flotilla, il collaboratore Stefano Bertoldi. Ascolta o scarica.
INTERVISTA A ROBERTO GUERRIERI, INFERMIERE DI BRESCIA, RIENTRATO DALLA MISSIONE A GAZA CON EMERGENCY
Infermiere di Brescia, di origi romane, Roberto Guerrieri è stato nella Striscia di Gaza con due missioni umanitarie insieme ad Emergency, che continua con le sue strutture sanitarie a portare aiuto alla popolazione palestinese sotto le bombe. Due volte a Gaza in pochi mesi. La prima volta a novembre 2024, la seconda nella prima metà del 2025. E’ riuscito a entrare con i convogli umanitari partiti da Amman, in Giordania, e ha attraversato il valico Kerem Shalom per raggiungere la terra di Palestina. Ha operato principalmente nella clinica di Emergency all’interno del governatorato di Khan Yunis, nel sud della Striscia, dove in questi 2 anni di invasione israeliana centinaia di migliaia di profughi palestinesi si sono rifugiati. Il suo lavoro è stato quello di operare la “medicina del disastro“, fa sapere Roberto Guerrieri ai microfoni di Radio Onda d’Urto, “molto diverso da quello che ci si può aspettare da un infermiere in una clinica italiana”. Tra una missione e l’altra, a Gaza la situazione è – se possibile – peggiorata ulteriormente: “prima esistevano delle zone cosidette ‘umanitarie’, dove si concentrava la popolazione ma dove sovente avvenivano degli attacchi anche in quelle zone”, fa sapere Guerrieri. Poi è arrivata la tregua, fittizia, a inizio 2025: “in quella fase è entrato cibo, materiale e farmaci in cui abbiamo potuto fare un minimo di stock”. Poi la notte del 17 marzo sono ripresi gli attacchi: “senza alcun preavviso per giorni non si sapeva niente, non si sapeva se c’erano zone umanitarie, non si entrava e non si usciva dalla Striscia“. Ad ora l’embargo degli aiuti è perenne: “non esistono più zone umanitarie e gli operatori sono sempre pronti a evacuare”. “Le persone che stanno vivendo questa deprivazione totale, di tutto, della loro dignità, sono diventati miei amici, miei colleghi. Persone che come me anelano di vivere in pace con le proprie famiglie”, sottolinea Roberto Guerrieri. “Il primo obiettivo della lotta è di ricordarci che lì c’è una popolazione civile a cui è stato tolto tutto da un momento all’altro, e che ogni giorno vive con la paura di morire”, fa sapere Guerrieri. L’intervista completa all’infermiere Roberto Guerrieri, rientrato dalla seconda missione a Gaza con Emergency. Ascolta o scarica. Emergency della sezione di Brescia torna con gli “EMERGENCY DAYS“: a partire da domenica 14 settembre e fino al 22 novembre, a Brescia e in Provincia si svolgeranno iniziative e appuntamenti culturali, musicali e di approfondimento a cui prenderà parte anche Roberto Guerrieri: tutte le informazioni qui.