LAVORATORI E LAVORATRICI SEMPRE PIÙ POVERI: NON SOLO NUMERI, DISUGUAGLIANZE CRESCENTI…E SALARI DA FAME
Lavoratrici e lavoratori sempre più poveri: un problema che viene da lontano e
di cui si è accorto anche il presidente della Repubblica, Mattarella: citando
l’ultimo rapporto 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro,
commenta: “Salari inadeguati sono un grande problema per l’Italia. Tante
famiglie non reggono l’aumento del costo della vita”.
L’impoverimento progressivo non è un fenomeno nuovo, ma un processo che si
manifesta da decenni di “moderazione” salariale e di distanza rispetto alla
situazione europea. La situazione ha tuttavia subito un rapido significativo
peggioramento a partire dal 2022 con l’impennata dell’inflazione (in particolare
con l’aumento dell’energia e delle materie prime) che non è mai rientrato.
A questo si somma il fatto determinante che dal 2022 i salari non sono cresciuti
altrettanto e molti contratti nazionali (per chi ce l’ha) sono rimasti fermi e
anche quelli rinnovati spesso non hanno seguito l’andamento dell’inflazione.
In Italia, cinque milioni di persone faticano a sostenere anche le spese
essenziali. Un aspetto fondamentale, spesso trascurato, infatti riguarda
l’impoverimento dello stato sociale. Quando la sanità pubblica è a pezzi e per
curarsi si deve pagare, questo rappresenta poi una perdita ulteriore di quello
che viene definito “salario cosiddetto indiretto”.
Non è perciò una novità il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche
se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al
60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%,
in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. A soffrire di più sono i giovani: tra
i 16 e i 29 anni, è in condizione di povertà l’11,8% degli occupati, mentre tra
i 55 e i 64 anni la percentuale scende al 9,3%.
I dati Eurostat mostrano inoltre come l’Italia si collochi in una posizione
ancor peggiore rispetto ad altri Paesi europei. In Italia, la quota di
lavoratori full-time in condizione di povertà è più del doppio rispetto alla
Germania, dove si attesta al 3,7% ed è in calo anche tra gli occupati over 18.
In Spagna la situazione è simile a quella italiana, con il 9,6% dei lavoratori a
tempo pieno considerati poveri. Molto meglio la Finlandia, dove la percentuale
scende al 2,2%.
Il commento, ai microfoni di Radio Onda d’Urto di Eliana Como, portavoce de “Le
radici del sindacato”, opposizione interna di sinistra della Cgil. Ascolta o
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