Indice dei diritti globali CSI 2025: crollano i diritti dei lavoratori nel mondo e l’Italia retrocedeE’ stata pubblicata nei giorni scorsi la dodicesima edizione dell’Indice dei
diritti globali della Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC), l’unico
studio annuale completo a livello mondiale sulle violazioni dei diritti dei
lavoratori, libertà che costituiscono la base dello stato di diritto democratico
e di condizioni di lavoro eque per tutti. Un Indice che quest’anno rivela una
crisi globale grave e in peggioramento per lavoratori e sindacati: nel 2025, le
valutazioni medie dei Paesi sono peggiorate in tre regioni del mondo su cinque,
con Europa e Americhe che hanno registrato i peggiori punteggi dall’inizio
dell’Indice nel 2014. È allarmante che solo sette dei 151 Paesi intervistati
abbiano ottenuto la valutazione più alta. I dati mostrano un forte aumento delle
violazioni dei diritti fondamentali, tra cui l’accesso alla giustizia, il
diritto alla libertà di parola e di riunione e il diritto alla contrattazione
collettiva. E’ in atto, certifica l’Indice, un attacco concertato e continuo da
parte delle autorità statali e delle aziende che minano la democrazia, i diritti
e il benessere dei lavoratori. Sempre più spesso, questo attacco è orchestrato
da demagoghi di estrema destra, sostenuti da miliardari determinati a
rimodellare il mondo secondo i propri interessi a spese dei lavoratori comuni.
Queste le principali evidenze dell’Indice 2025: nel 72% dei Paesi i lavoratori
hanno avuto un accesso limitato o nullo alla giustizia, con un forte aumento
rispetto al 65% del 2024; sono stati segnalati attacchi ai diritti alla libertà
di parola e di riunione nel 45% dei Paesi, un livello record per l’Indice e un
aumento rispetto al 43% del 2024; il diritto di sciopero è stato violato
nell’87% dei Paesi, una percentuale invariata rispetto al picco massimo
dell’Indice registrato nel 2024, pari a 131 Paesi; il diritto alla registrazione
legale dei sindacati è stato ostacolato nel 74% dei Paesi, una percentuale
invariata rispetto al 2024 e che rappresenta il livello peggiore dall’inizio
dell’indice; il diritto alla contrattazione collettiva è stato limitato nell’80%
dei Paesi, rispetto al 79% del 2024; le autorità di 71 Paesi (47%) hanno
arrestato e/o incarcerato lavoratori, un miglioramento marginale rispetto al
2024, ma quasi il doppio del tasso registrato nel 2014; in tre Paesi su quattro
ai lavoratori è stato negato il diritto alla libertà di associazione e di
organizzazione, una situazione invariata rispetto al 2024; i lavoratori hanno
subito violenze nel 26% dei Paesi, in calo rispetto al 29% del 2024.
Ogni anno, l’ITUC Global Rights Index valuta i Paesi in base al loro rispetto
dei diritti collettivi del lavoro e documenta le violazioni dei diritti
riconosciuti a livello internazionale da parte di governi e datori di lavoro.
Diritti dei lavoratori sotto assedio: nel 2025 la situazione dei Paesi in
peggioramento è maggiore di quella dei Paesi in miglioramento. Sono peggiorate
le valutazioni di sette Paesi: Argentina, Costa Rica, Georgia, Italia,
Mauritania, Niger e Panama. Tre Paesi invece hanno migliorato la loro
classifica: Australia , Messico e Oman. Sebbene l’Europa rimanga, in media, la
regione meno repressiva per i lavoratori, negli ultimi quattro anni si è
registrato un costante peggioramento. Il punteggio medio è sceso a 2,78, il
peggior punteggio dall’inizio dell’Indice, per poi scendere nuovamente rispetto
al 2,73 del 2024. Ai lavoratori del 52% dei Paesi è stato negato o limitato
l’accesso alla giustizia, un balzo in avanti rispetto al 32% del 2024. Quasi tre
quarti dei Paesi europei hanno violato il diritto di sciopero e quasi un terzo
di essi ha arrestato o trattenuto lavoratori. Più della metà ha negato o
limitato l’accesso alla giustizia, con un forte aumento rispetto al 32% del
2024. Il rating della Georgia è peggiorato da 3 a 4, e quello dell’Italia è
peggiorato da 1 a 2 a causa delle azioni draconiane dei rispettivi governi volte
a minare i diritti dei lavoratori e delle proteste. Le autorità di Belgio,
Finlandia e Francia hanno continuato a reprimere i lavoratori in sciopero,
mentre i governi di Albania, Ungheria, Moldavia, Montenegro e Regno Unito hanno
abusato dei poteri legali ampliando eccessivamente la definizione di “servizi
essenziali” per limitare il diritto di sciopero. In Grecia, Ungheria, Serbia,
Svizzera e Turchia, le aziende hanno attivamente minato l’attività sindacale a
scapito dei dipendenti. Questo clima anti-lavoratore ha visto anche l’emergere
di “sindacati gialli” dominati dai datori di lavoro in Armenia, Grecia, Paesi
Bassi, Moldavia e Macedonia del Nord.
“L’ascesa di partiti e movimenti politici di estrema destra in tutta Europa, si
legge nel Report, ha aumentato il rischio di un’ulteriore erosione dei diritti
dei lavoratori e dei sindacati. I risultati dell’ITUC Global Rights Index di
quest’anno dimostrano ulteriormente che le nostre libertà democratiche sono
sotto attacco da parte di un numero sempre più esiguo di persone che controllano
una fetta sempre più sproporzionata della torta. Oggi, una frazione minuscola
della popolazione mondiale – meno dell’1% – controlla quasi la metà della
ricchezza mondiale. Questa concentrazione di potere economico consente a un
piccolo gruppo di miliardari di esercitare un’influenza sproporzionata sui
processi decisionali globali, compresi i diritti e le tutele del lavoro, che
incidono direttamente sulla vita dei lavoratori che sostengono l’economia
globale. Questo colpo di stato alla democrazia è spesso orchestrato da politici
di estrema destra e dai loro sostenitori miliardari non eletti”.
Per la CGIL “il nuovo Global Rights Index 2025 della Confederazione Sindacale
Internazionale (ITUC) lancia un allarme chiaro e preoccupante: i diritti dei
lavoratori sono in caduta libera in tutto il mondo. Particolarmente grave è la
situazione in Europa, dove si registra il peggior punteggio dall’inizio del
monitoraggio nel 2014. Tra i Paesi protagonisti di un netto arretramento figura
l’Italia, che scivola al livello 2, segnalando violazioni ricorrenti dei diritti
fondamentali dei lavoratori. L’Italia è un caso emblematico di deriva
autoritaria, risultato diretto delle politiche neoliberiste e autoritarie
adottate dal governo guidato da Giorgia Meloni, che ha intrapreso un percorso di
sistematica repressione delle libertà sindacali e dei diritti collettivi.
L’attacco ai sindacati, con una criminalizzazione crescente delle mobilitazioni
e una retorica delegittimante verso le organizzazioni sindacali comparativamente
più rappresentative; il Decreto Sicurezza, adottato bypassando il confronto
parlamentare, che limita drasticamente il diritto di manifestare, rendendo
sempre più difficile esprimere dissenso sociale in maniera pubblica e pacifica e
la precettazione arbitraria del diritto di sciopero, trasformata da strumento di
garanzia in un mezzo di repressione, utilizzato contro lavoratori della sanità,
dei trasporti e della scuola, compromettono gravemente le libertà democratiche e
pongono l’Italia in contrasto con le Convenzioni dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro, su cui si basa il ranking dell’ITUC.”
Qui per approfondire e scaricare l’Indice:
https://www.ituc-csi.org/global-rights-index.
Giovanni Caprio