Presentato il libro bianco Burlo e Cattinara verso il 2030 e oltre – Un progetto sbagliatoIl libro bianco Burlo e Cattinara verso il 2030 e oltre – Un progetto sbagliato,
a cura di Walter Zalukar, Marino Andolina, Laura Stabile, Paolo Radivo e
Gianluca Paciucci, è stato presentato il 25 novembre durante una conferenza
stampa nel palazzo del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia a Trieste.
All’incontro hanno preso la parola Walter Zalukar, Marino Andolina, Paolo
Radivo, i consiglieri regionali Francesco Russo e Furio Honsell, nonché Alberto
Russignan.
Scopo di questo libro bianco è sensibilizzare le persone e la politica al fine
di rivedere un progetto datato vent’anni, concepito in era pre-pandemica e con
criteri ormai obsoleti.
Continuare con questo progetto andrebbe a detrimento sia dell’ospedale per
adulti sia di quello pediatrico e condannerebbe Trieste ad avvalersi di un
ospedale non al passo con i tempi per i prossimi decenni.
Marino Andolina ha evidenziato che il progetto dello spostamento del Burlo a
Cattinara è sbagliato e inficerà il suo ruolo di riferimento regionale e
nazionale. Degenze e servizi dedicati ai bambini verranno distribuiti anche al
di fuori dell’edificio principale, creando un’innaturale commistione di adulti e
bambini, con disagio per i bambini e pericolo virologico per gli anziani più
fragili.
Nel progetto non risultano adeguati spazi per le stanze dedicate al trapianto di
midollo, quindi il primo centro trapianti pediatrico d’Italia verrà chiuso e
presumibilmente trasferito a Udine.
Walter Zalukar ha parlato della convivenza tra cantieri e ospedale, ovvero nove
anni di rischi e disagi intollerabili.
La convivenza tra ospedali e cantieri di lavoro è sempre stata molto difficile
ma a Cattinara ancora di più per il sovrapporsi di altre criticità.
All’apertura dei cantieri nel 2017 era già iniziato il ridimensionamento degli
ospedali triestini con la chiusura di reparti e taglio di posti letto.
La riforma sanitaria aveva previsto per Trieste il sacrificio di 156 posti
letto, da 764 a 608 cioè un calo di oltre il 20%.
Nel 2018 furono eseguite le demolizioni interne dei piani dall’11 al 15 della
torre medica. Nel 2020 il Covid trovò l’ospedale impreparato: pochi i posti
letto rimasti e quasi tutti in stanze a due e a quattro letti, il che rendeva
impossibile il contenimento del virus. Nel 2025 quattro piani rimangono
inagibili.
Laura Stabile ha esposto l’idea dell’ospedale del futuro con stanze tutte
singole e immerso nel verde.
Dieci anni fa Umberto Veronesi affermava l’esigenza di avere “ospedali che
possano garantire una camera singola ad ogni malato e la possibilità di ricevere
i propri cari durante tutto l’arco della giornata. Anche questa è etica. Anche
questo serve a guarire. Costa ma serve”.
Non si tratta però “solo” di una questione di rispetto di privacy e dignità.
E’ in gioco il controllo delle infezioni: l’Italia ha il primato in Europa per
le morti da infezioni da germi resistenti agli antibiotici, 11.000 morti
all’anno in Italia nel periodo pre-Covid a fronte di 33.000 in tutta Europa.
L’ECDC (EuropeanCentre for DiseasePreventionand Control) nelle statistiche sui
fattori di rischio per le infezioni ospedaliere effettua il monitoraggio delle
percentuali di letti in stanza singola negli ospedali dei diversi Paesi e
purtroppo l’Italia non brilla.
L’OMS considera l’edilizia ospedaliera un cardine della preparazione a future
possibili pandemie.
Nella pubblicazione 2023 “Hospitals of the future -A technical brief on
re-thinking the architecture of hospitals” suggerisce quale migliore soluzione
le stanze singole da impiegare in modo flessibile, per esempio utilizzando il
secondo letto (quello dell’accompagnatore) in caso di maxiemergenze.
Durante la pandemia un’importante fonte di diffusione dei contagi sono stati
proprio gli ospedali e, per un’infezione respiratoria, non dare importanza al
fatto che i degenti siano costretti a
respirare la stessa aria ventiquattr’ore al giorno vuol dire proprio non vedere
gli elefanti nella stanza.
Paolo Radivo ha spiegato perchè il trasloco del Burlo a Cattinara è un
devastante effetto domino ambientale.
I lavori all’ospedale di Cattinara una volta finiti avranno causato
l’abbattimento di almeno 554 alberi e 94 arbusti, più quelli rimossi per
ampliare il depuratore fognario.
La strada da Altura al polo cardiologico cancellerà poi altri 185 alberi e
parecchi arbusti. Spariranno così (e in buona parte sono già sparite) piante
capaci di produrre ossigeno, catturare sostanze inquinanti, smorzare il vento,
mitigare il freddo d’inverno, offrire ombra e fresco d’estate, attenuare i
rumori, smaltire l’acqua piovana, rassodare il terreno, migliorare la salute
umana, abbellire il paesaggio, offrire un’aula verde alle vicine scuole,
proteggere dall’elettrosmog, dare riparo a vari animali.
In compenso avremo più cemento, asfalto, traffico, emissioni nocive e rumore.
Finora delle compensazioni vegetali promesse non si è vista traccia.
Una volta trasferito il Burlo, ci attendono disastri ambientali anche in via
dell’Istria?
Redazione Friuli Venezia Giulia