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Teatro Verdi: una nomina che sa di nepotismo e opacità
Il Partito della Rifondazione Comunista denuncia la recente nomina nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste del figlio dell’onorevole Sandra Savino, esponente di Forza Italia, attualmente sottosegretaria al Ministero dell’Economia e contestualmente assessora ai Servizi generali del Comune di Trieste. Questa nomina lascia spazio a legittimi interrogativi, sia sul piano etico che istituzionale. La designazione del figlio di una figura politica nazionale e locale in un ente culturale di grande rilievo rappresenta un caso evidente di commistione tra potere politico e interessi personali. Non ci risultano né selezioni pubbliche né avvisi trasparenti che giustifichino tale scelta. Ancor più grave è che tale decisione venga da un’amministrazione in cui la madre dell’interessato svolge un ruolo attivo e influente. Nulla è stato reso noto circa il profilo professionale del nominato, né vi è traccia di competenze artistiche di rilievo in ambito teatrale o istituzionale. Siamo di fronte all’ennesimo episodio di nomina per contiguità familiare, non certo per comprovata esperienza o autorevolezza nel settore culturale. È inaccettabile che in un’istituzione pubblica si operi con logiche che sembrano più da manuale di clientelismo che da buona amministrazione. Va inoltre sottolineato che il Consiglio di indirizzo del Teatro Verdi si distingue in negativo a livello nazionale: è infatti uno dei pochi, se non l’unico tra i teatri lirici italiani, a non includere nemmeno una donna al suo interno. Una grave mancanza di rappresentanza di genere che smentisce ogni impegno verso l’equità e le pari opportunità. Un tempo, il CdA del Teatro Verdi era animato da figure di alto profilo, come sovrintendenti, direttori artistici e professionisti della cultura, persone che vantavano una lunga e trasparente esperienza nel mondo dello spettacolo e della gestione culturale. Oggi ci troviamo invece davanti a un evidente abbassamento del livello di selezione e serietà delle nomine. Quello che emerge da questa vicenda è una dinamica pericolosamente simile a quella di un sistema di potere che premia la fedeltà personale e familiare, piuttosto che la competenza. Un metodo che, a prescindere dalle appartenenze politiche, mina alla base la credibilità delle istituzioni e alimenta la sfiducia dei cittadini. Il Partito della Rifondazione Comunista chiede: che il sindaco si adoperi immediatamente per l’immediata sospensione della nomina; che ci sia un impegno concreto per il riequilibrio di genere all’interno del CdA del Teatro Verdi; che ci sia un ritorno a criteri di capacità professionale, trasparenza e competenza per tutte le nomine negli enti culturali cittadini. Trieste merita un teatro all’altezza della sua storia, non un palco per le manovre dinastiche del potere. Partito della Rifondazione Comunista-Federazione di Trieste Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Caccia al migrante: Trieste sprofonda nella non-accoglienza
Rifondazione Comunista (Trieste) denuncia l’ennesimo episodio di caccia all’uomo, sotto forma di caccia alla persona migrante, negli spazi di porto Vecchio. Quanto successo il 21 luglio ripropone il tema dell’accoglienza. Persone migranti, che trovano ripari di fortuna nell’area abbandonata di Porto Vecchio, sono stati individuati dalle unità cinofile della polizia, con il plauso degli assessori alla sicurezza, di città e regione. Per puro accanimento ideologico questi assessori, e le giunte di cui fanno parte, continuano a rispondere al tema strutturale delle migrazioni con la repressione e lodando la ridicola chiusura dello spazio Schengen, che riteniamo atto ingiustificabile e protervo. La caccia all’uomo con i cani è immagine di un recente passato fatto di crimini contro l’umanità. Se oggi viene riproposto a Trieste come sulla frontiera tra Messico e Stati Uniti e in altre frontiere nel mondo intero, è perché il mondo sta praticando gli stessi crimini. Noi ci opponiamo a tutto questo: sostenendo le associazioni che fanno un grande lavoro di accoglienza, e di supplenza, dinanzi all’ignavia delle istituzioni (a cominciare dal sindaco di Trieste); e denunciando la violenza in atto: siamo al terzo sgombero in grande stile nell’area del Porto Vecchio, senza contare le infinite angherie quotidiane. Sosteniamo l’accoglienza, in Piazza Libertà, nei giardini davanti alla stazione dei treni, e ovunque vi siano luoghi di cura e di dialogo! Questo è il nostro invito, insieme a quello di operare politicamente per un cambio di maggioranza che metta fine agli abusi e trovi soluzioni razionali e umane allo scandalo della non-accoglienza. Gianluca Paciucci PRC-Federazione di Trieste Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Per Gaza contro ogni genocidio
Il Comitato Pace Danilo Dolci che è aderente al Comitato Promotore della manifestazione del 27/5, continua a dare presenza anche questo giovedì il presidio presso la targa che ricorda l’annuncio delle leggi razziali antiebraiche del 18 settembre del 1938 in piazza Unità. Il piccolo presidio che il Comitato ha tenuto ogni giovedì con la intorno alle ore 17 -a partire già dalla marcia cittadina della pace del 1° gennaio indipendentemente dalla stagione e dal tempo – , pubblichiamo regolarmente le fotografie di ogni presenza. È una testimonianza che vuole idealmente avvicinare le vittime della violenza nazista della shoah alle vittime quotidiane che il governo di Nethaniau provoca con i continui bombardamenti e con il proibito accesso degli aiuti umanitari alla popolazione civile estremata e affamata anche senza medicine e acqua, nonché con le violenze e le espropriazioni delle terre dei coloni in Cisgiordania. Per questo il Comitato pone ogni giovedì delle candeline assieme alla bandiera della pace intorno alla targa per chiedere la pace e il cessate il fuoco a Gaza e non solo. Si invitano quindi quanti desiderano continuare questa testimonianza e protesta contro i massacri dell’esercito voluti dal governo israeliano a scrivere a comitatodanilodolci@libero.it per continuare anche individualmente con la propria presenza magari anche saltuaria questo presidio e protestare contro ogni genocidio. No dimenticando le tante altre guerre compresa quella russo-ucraina che procura anche tante vittime civili adulti e bambini. Per il Comitato Pace Convivenza Solidarietà e Danilo Dolci Luciano Ferluga Redazione Friuli Venezia Giulia
Insediamento del nuovo Prefetto Petronzi: l’auspicio di un miglioramento nella gestione del sistema di accoglienza, segnata da anni di gravi inefficienze e da una carenza di dialogo
Nel salutare l’arrivo del nuovo Prefetto Giuseppe Petronzi, ICS auspica vivamente che il suo insediamento segni un passo avanti nella gestione del sistema pubblico di accoglienza dei richiedenti asilo di competenza della Prefettura di Trieste, con particolare riferimento alle misure di prima accoglienza. È purtroppo necessario ricordare che, da diversi anni, la gestione istituzionale di tale sistema presenta gravi criticità; le disfunzioni sono state così marcate – negli anni tra il 2022 e il 2024 – da portare Trieste all’attenzione costante dei media nazionali ed europei come uno dei casi più problematici in Europa. La situazione attuale sul territorio, sebbene leggermente migliorata nell’ultimo anno, resta ancora fortemente critica, come evidenziato durante la conferenza stampa dello scorso 20 giugno 2025, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. In particolare, auspichiamo che – nell’interesse della collettività – si possa finalmente ritornare a un dialogo più efficace tra la Prefettura e le associazioni e gli enti di tutela che, come ICS, operano da decenni con competenza e spirito d’innovazione. È anche grazie a questo lavoro che sono stati sviluppati modelli di intervento di eccellenza, come quello dell’accoglienza diffusa, riconosciuti anche a livello internazionale come esempio di buona gestione. Redazione Friuli Venezia Giulia
Al via la campagna di crowdfunding di ICS: “La casa è il punto di partenza”
Un progetto per garantire un tetto e un futuro a chi, pur lavorando, non riesce a trovare casa Si chiama “La casa è il punto di partenza” la nuova campagna di crowdfunding lanciata oggi da ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà, associazione impegnata da oltre trent’anni nell’accoglienza di persone richiedenti asilo e rifugiate. Il progetto, online sulla piattaforma Produzioni dal Basso, punta a raccogliere i fondi necessari per allestire e gestire un appartamento a Trieste con 8 posti letto, finalizzato esclusivamente ad accogliere altrettanti rifugiati/e il tempo necessario a individuare un alloggio più stabile e regolare. «Sempre più spesso ci troviamo davanti a un paradosso: persone con un contratto, con un reddito stabile, escluse dal mercato immobiliare solo a causa del paese di provenienza», spiega lo staff di ICS. «La casa è il punto di partenza perché senza un luogo dove vivere è impossibile immaginare un futuro, anche se hai già fatto tutto quello che ti è stato chiesto: hai imparato la lingua, trovato un impiego, costruito relazioni». La raccolta fondi contribuirà a coprire i costi di gestione dello spazio e a rafforzare le attività di mediazione abitativa portate avanti da ICS sul territorio. Chi partecipa alla campagna può scegliere tra diversi premi solidali, occasioni di incontro tra cittadinanza e la comunità di accolte e accolti. Link alla campagna: https://www.produzionidalbasso.com/project/la-casa-e-il-punto-di-partenza/ Video su Youtube: https://youtu.be/dI9vLLUp3_M Redazione Friuli Venezia Giulia
Suicidio assistito, terzo diniego per Martina Oppelli, tetraplegica, per l’ASL non avrebbe sostegni vitali
“Voglio smettere di soffrire, ora valuto di andare in Svizzera”. La 49enne triestina, affetta da sclerosi multipla, tetraplegica, ha presentato una nuova opposizione al diniego di ASUGI tramite i suoi legali Avvocata Filomena Gallo: “ASUGI continua a negare l’esistenza di trattamenti di sostegno vitale e conferma il divieto di accesso alla morte medicalmente assistita, ignorando le sentenze della Corte costituzionale. Così facendo, infligge a Martina un trattamento disumano che equivale a una forma di tortura” Martina Oppelli, malata di sclerosi multipla da oltre 20 anni, lo scorso 4 giugno ha ricevuto il terzo diniego da parte della azienda sanitaria locale ASUGI in merito alla procedura di verifica delle condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito: non avrebbe alcun trattamento di sostegno vitale in corso. Nonostante le sue condizioni cliniche siano in costante peggioramento e nonostante la sua completa dipendenza da una assistenza continuativa e da presidi medici (farmaci e macchina della tosse), la commissione medica ha nuovamente escluso la sussistenza del trattamento di sostegno vitale, necessario per poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita in Italia, sulla base della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Per questo motivo, lo scorso 19 giugno Martina Oppelli, assistita dal team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio legale di Martina Oppelli, ha presentato un’ opposizione al diniego, accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti dell’azienda sanitaria. Alla diffida, che invitava ASUGI a riesaminare la posizione di Martina Oppelli alla luce delle indicazioni fornite dalla Corte costituzionale, l’azienda sanitaria ha risposto che sarà “immediatamente avviata una nuova procedura di valutazione” di Martina Oppelli da parte della commissione medica. “Ammetto di non aver considerato di essere obbligata a subire l’ennesima insostenibile estate. Eppure, ho tutti i requisiti previsti dalla norma e dalle sentenze a ora presenti in Italia per poter usufruire di questo diritto. Un diritto al quale avrei preferito non dovermi mai appellare io, quella della resistenza a oltranza con un po’ di esuberanza. Io che, come altre creature con diagnosi nefaste, adoro la vita fino a succhiarne anche l’ultima goccia di linfa vitale. Ciò che mi rimane è solo una grande stanchezza e lo sconforto per aver creduto nel senso civico di uno Stato laico che dovrebbe concedere al cittadino consapevole, autodeterminato, allo stremo delle proprie forze, di porre fine a una sofferenza per la quale nessuno è in grado di proporre soluzioni plausibili che io non abbia già sperimentato. Probabilmente saranno altri a poterne usufruire, a poterne gioire. E io, chissà, dovrò intraprendere un ultimo faticosissimo viaggio verso un paese non troppo lontano che ha già recepito la supplica di compassione di chi è stato condannato a soffrire a oltranza”, ha dichiarato Martina Oppelli. “Con questo terzo diniego, ASUGI dimostra di avere una posizione immotivatamente ostruzionistica nella valutazione delle condizioni di Martina Oppelli, che contrasta apertamente con la giurisprudenza costituzionale. Oppelli vive una condizione di totale dipendenza da caregiver per lo svolgimento di ogni singola attività quotidiana, comprese le funzioni biologiche primarie, utilizza quotidianamente la macchina della tosse per evitare il soffocamento ed è sottoposta a una terapia farmacologica con innegabile funzione salvavita. Secondo la sentenza della Corte costituzionale 135 del 2024, questi sono presidi che costituiscono ‘trattamenti di sostegno vitale’ perché ‘la loro sospensione determinerebbe la morte del paziente in un breve lasso di tempo’. ASUGI, ignorando tutto ciò, sta infliggendo a Martina un trattamento che si traduce in tortura”, ha dichiarato Filomena Gallo. Intanto, è partita la raccolta firme promossa dall’Associazione Luca Coscioni per la legge di iniziativa popolare sul fine vita. L’obiettivo è quello di raccogliere 50mila firme entro il 15 luglio per poi approdare con la legge in Senato il 17 luglio, data in cui inizierà la discussione del testo proposto dalla maggioranza di governo. La proposta di legge dell’Associazione punta a legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l’eutanasia, con il pieno coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale, dando tempi certi ai malati. QUI l’intera vicenda Redazione Friuli Venezia Giulia
Giornata Mondiale del Rifugiato: a Trieste un sistema disfunzionale tra invisibilità, vulnerabilità e attese infinite
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, diverse organizzazioni attive sul territorio triestino – ICS, Diaconia Valdese, IRC, Linea d’Ombra e No Name Kitchen – hanno condiviso dati e testimonianze allarmanti sullo stato dell’accoglienza e della protezione dei richiedenti asilo nella città di Trieste. Il quadro tracciato è quello di un sistema in profonda crisi, segnato da gravi disfunzioni organizzative, da una preoccupante invisibilità delle persone migranti e da attese inaccettabili per l’accesso alla procedura di asilo. Come ha sottolineato il presidente di ICS Gianfranco Schiavone, «il punto sulla situazione è drammatico. Il rapporto dell’UNHCR “Global Trends”, appena pubblicato, mostra un ulteriore aumento dei migranti forzati nel mondo, anche a causa della crescita dei conflitti. Temiamo che la situazione possa riverberarsi sul nostro territorio nel futuro prossimo». Nonostante le narrazioni istituzionali che parlano di un calo drastico degli arrivi lungo la rotta balcanica, le realtà sul campo raccontano una storia diversa. Secondo i dati raccolti nel 2024 da Diaconia Valdese e IRC, il numero di persone incontrate a Trieste è diminuito solo del 16,4% rispetto al 2023 – un dato che, più che testimoniare una riduzione reale degli arrivi, evidenzia una crescente invisibilità. Come osserva infatti Marta Pacor, referente a Trieste per l’area servizi inclusione di Diaconia Valdese, «le persone continuano a transitare, ma con modalità sempre più rischiose e meno tracciabili, frutto dell’irrigidimento dei controlli di frontiera e della militarizzazione della rotta balcanica». Sher Khan Khocai ha presentato poi i dati a nome di IRC (si vedano le slide allegate): dal primo gennaio al 31 maggio 2025 sono già quasi 3.000 le persone incontrate sul territorio. Un terzo di queste rientra in categorie di particolare vulnerabilità: minori stranieri non accompagnati, famiglie con bambini e donne sole. Le principali nazionalità di provenienza in termini assoluti sono Afghanistan, Bangladesh e Nepal. Significativo il dato sui nuclei familiari: se nel 2024 solo il 4% esprimeva l’intenzione di restare a Trieste, nel 2025 tale percentuale è salita al 20%. «Crescono dunque i bisogni di accoglienza stabile, in particolare per famiglie, donne e minori», sottolinea Pacor. Nei dati raccolti da Diaconia Valdese e IRC non sono conteggiate le persone incontrate durante l’attività di monitoraggio notturna, compiuta nei pressi della stazione dalla ong No Name Kitchen. «Ci sono persone che arrivano di notte e ripartono la mattina presto, e quindi non sono incluse nei numeri presentati», osserva la volontaria e attivista di NNK Anna Palchetti, che aggiunge: «diamo quotidianamente supporto emotivo alle persone che incontriamo, le quali pagano sulla loro pelle l’abbandono istituzionale». Nonostante una maggiore continuità e regolarità nei trasferimenti prefettizi (da gennaio ad aprile bisettimanali, a maggio settimanali), la situazione resta infatti critica. «Il centro di prima accoglienza dell’ex Ostello Scout di Campo Sacro resta sotto-utilizzato, a causa della mancanza di adeguamenti infrastrutturali promessi da oltre un anno», denuncia l’operatrice legale di ICS Maddalena Avon. Rispetto alle destinazioni dei trasferimenti c’è inoltre un problema informativo: «le persone a volte vengono messe su un pullman senza che venga detto loro dove verranno trasferite». Per quanto riguarda il luogo di destinazione dei trasferimenti, per quasi il 70% dei casi si tratta di centri in Sardegna: «spesso parliamo di strutture inadeguate, isolate e prive di servizi basilari, con gravi rischi per le persone con fragilità psico-fisiche», osserva Avon. Uno dei dati più gravi resi noti nella conferenza stampa riguarda i tempi di accesso alla procedura d’asilo. Nel solo mese di maggio 2025, la media di attesa per manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale ha superato i 20 giorni, con punte oltre i 30. Un periodo in cui le persone rimangono completamente escluse da ogni servizio, costrette a vivere in strada. «Se non le notiamo come in passato è perché le persone in attesa di formalizzare la propria domanda di asilo sono distribuite in Porto Vecchio, e non più concentrate nell’ex Silos – osserva Schiavone –, ma la situazione resta grave». La norma prevede un massimo di 10 giorni in casi eccezionali; a Trieste, in assenza di “arrivi consistenti”, i giorni dovrebbero essere 3, ma questi tempi sono largamente disattesi. Cambiano inoltre le modalità con cui le persone in movimento attraversano i confini: «siamo al cospetto del così detto “Taxi game”», spiega la ricercatrice per MigrEurope Arianna Locatelli. «Gran parte degli stati interni vengono attraversati a bordo di autovetture private, mentre i confini sono varcati a piedi – osserva Locatelli –. Le persone in movimento sono così maggiormente esposte alle reti di quelli che vengono chiamati “trafficanti”, mentre le persone lungo la rotta balcanica diventano ancor più invisibili». Si tratta di una «naturale risposta alla militarizzazione dei confini europei e al processo di esternalizzazione delle frontiere», conclude la ricercatrice. «È intollerabile che una città come Trieste continui a voltarsi dall’altra parte», ha dichiarato Lorena Fornasir di Linea d’Ombra. «Da gennaio a oggi abbiamo dato assistenza ad almeno 2200 persone, di cui almeno 250 minori non accompagnati. Ma dietro ai numeri ci sono persone, ferite, traumi, vite abbandonate». La solidarietà collettiva nei confronti dell’associazione è grande: «ogni mese spendiamo fino a 60mila euro per curare le persone e offrire loro pasti e vestiti. Si tratta di cifre grandi che parlano di una comunità solidale enorme, che proviene da tutta Italia». Il tutto per sopperire alle mancanze delle istituzioni, che fanno finta di non vedere le persone abbandonate (anche minorenni) in strada. «Il vero trauma – conclude Fornasir – ce lo portiamo noi addosso, poiché non vogliamo vedere tutto questo». Redazione Friuli Venezia Giulia
Cirque du Silos – Il 21 giugno socialità ad un anno dallo sgombero
Sabato 21 giugno, in piazza della Libertà a Trieste, si terrà una giornata di eventi, assemblee, laboratori e performance artistiche per riportare attenzione su ciò che è stato il Silos prima del suo sgombero, e sulla situazione attuale dell’accoglienza in città. Sarà un momento di memoria collettiva e di condivisione aperta a tuttə. A un anno dallo sgombero gli spazi del Silos riaprono le porte. Da oggi e per un mese il Cirque du Soleil porterà il suo spettacolo “Alegrìa” in un luogo che per anni ha rappresentato un rifugio per centinaia di persone in movimento, escluse da un sistema d’asilo lacunoso. Il Silos, che nel tempo si è trasformato in uno spazio comunitario autonomo, viene ora raccontato come “luogo di miseria in cui riportare Alegría” dal Teatro Rossetti, da Coop Alleanza 3.0 e dall’amministrazione comunale, coinvolti nell’iniziativa. Molte persone, attivistə e associazioni si sono espresse contro questa narrazione errata e opportunistica. Tutto è stato scritto in una lettera aperta rivolta al Cirque du Soleil pubblicata a inizio giugno, che ha raccolto in pochi giorni oltre 1300 firme, tra persone fisiche e realtà collettive (link alla lettera: https://forms.gle/ZWPz3k8wCmm4nf5Q7). Abbiamo chiesto di aprire un dialogo con il Teatro Rossetti e il Cirque Du Soleil, ma l’unica, indiretta, risposta ricevuta è stata quella del presidente, Francesco Granbassi, il quale ha dichiarato pubblicamente di non aver letto la lettera, per poi aggiungere in un’intervista al Piccolo di voler presentare una “iniziativa totalmente diversa rispetto a quanto espresso in quel testo”. Non si capisce come possa dichiararsi in opposizione non avendo letto la lettera. Un atteggiamento in linea con quello portato avanti dal Comune e dalla Prefettura verso le persone migranti in questi anni. Dal Cirque du Soleil non è arrivato alcun riscontro. Nonostante questi silenzi, l’evento del 21 giugno si farà: l’appuntamento è fissato in Piazza della Libertà dalle ore 10.30. Nel volantino allegato si trova il programma di massima della giornata. Apprezziamo la donazione di biglietti del Cirque du Soleil a San Martino al Campo, ma ci chiediamo se non sia un modo semplice di deflettere il vero discorso che abbiamo provato a sollevare. Oltre ai biglietti, sta la sostanza: perché le iniziative dal basso non vengono considerate nella loro complessità? È il momento di rimettere al centro il tema dell’accoglienza: lo sgombero del Silos non ha risolto nulla. Ha solo messo in luce, ancora una volta, le gravi carenze del sistema di prima accoglienza e lasciato intatti i problemi strutturali del territorio. Alla giornata parteciperanno artistə locali e numerose realtà associative triestine, con contributi diversi ma uniti da un’idea comune: restituire visibilità e dignità a chi è stato cancellato dallo spazio pubblico. La chiamata agli artisti è ancora aperta, è possibile contattarci per partecipare attivamente. Vi aspettiamo il 21 giugno in piazza della Libertà. Per richieste o informazioni: silosts@riseup.net Elenco delle organizzazioni che a vario titolo partecipano all’iniziativa. ACAB – A fuoco frontiere e CPR Adesso Trieste ANPI VZPI Trieste Associazione culturale Tina Modotti APS Associazione Pop Adriatico Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute APS Coro sociale di Trieste Danze Resistenti Dormire&Resistere Extravaganza ASD FLC CGIL Trieste Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin Fornelli Resistenti Gruppo Iniziativa Territoriale soci di Banca popolare Etica di Trieste e Gorizia ICS (Consorzio Italiano di Solidarietà) IRC Italia LIFT – Laboratorio Inchieste Frontiere Territori Linea d’Ombra ODV No Name Kitchen (NNK) OnBorders Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Trieste Patto per l’Autonomia ResQ People saving People Rete DASI (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale) FVG Senza Confini Brez Meja ODV Per l’elenco di tutte le realtà che hanno sottoscritto la lettera consultare il link: https://forms.gle/ZWPz3k8wCmm4nf5Q7 Redazione Friuli Venezia Giulia
KATANA KOALA KIWI / RADICI
KATANA KOALA KIWI“RADICI” è il nuovo doppio singolo contenente il remix dei MACADAMIADisponibile sulle piattaforme digitali e in radio dal 13 giugno Fai di me come fai col soleAffogami nel mare” Dumba Dischi presenta “Radici”, doppio singolo dei Katana Koala Kiwi contenente “Una festa che spesso mi perdo / Radici”, remix dei Macadamia, fuori su […]
ResQsu2ruote arriva a Trieste per narrare le storie dei migranti
ResQ, in collaborazione con ICS, comunica che sabato 7 giugno il tour dei Volontari dell’Associazione concluderanno i loro 537 chilometri di percorso nel capoluogo regionale. Partita sabato 31 maggio da Ancona, l’iniziativa “PEDALA CON RESQ – 537 KM PER NARRARE LE ROTTE DEI MIGRANTI” giunge alla meta: Trieste, luogo simbolo delle rotte migratorie e delle politiche che negano diritti e dignità alle persone migranti. L’arrivo è previsto verso le 16,30. Il gruppo dei volontari ciclisti, una volta arrivato, farà visita al Centro diurno di via Udine 19 e si sposterà in seguito in Piazza della Libertà (di fronte alla stazione ferroviaria) per un momento di incontro e condivisione alle ore 18,30. ResQ sarà presente all’incontro insieme a ICS. *** RESQ è una ONG che fa parte della “flotta civile” e assieme ad altre associazioni opera sia nel Mediterraneo centrale per operazioni di salvataggio di migranti in condizione di pericolo, sia a Trieste, con attività di accoglienza, in collaborazione con ICS e le altre organizzazioni triestine. Nel momento in cui molti di noi si preparano, durante le vacanze estive, a lunghi spostamenti per divertimento, per cultura, per sport non possiamo dimenticare che per molti la mobilità è imposta dalla necessità di fuggire dai pericoli o di ricercare un futuro dignitoso. I volontari di ResQ vogliono con la loro iniziativa collegare «con le nostre biciclette luoghi significativi di queste storie di “viaggiatori involontari”: Ancona “porto sicuro” assegnato talvolta dal Governo alle navi di salvataggio imponendo inutilmente la lunga risalita dell’Adriatico; e Trieste, storico punto di collegamento tra culture diverse e oggi punto di approdo o passaggio per i migranti che percorrono la rotta balcanica». «Lo facciamo in bicicletta», dicono ancora i protagonisti di ResQsu2ruote, «facendoci carico, se pure in piccolissima parte, della stessa fatica che grava su quanti si spostano alla ricerca di protezione, ma anche con la stessa allegria che leggiamo sui volti di quanti ce l’hanno fatta e vedono aprirsi la possibilità di un futuro migliore. A ogni tappa del percorso sono state realizzate iniziative e momenti di incontro con altre associazioni e con la cittadinanza per parlare di migrazioni, di soccorso, di diritti negati. Ma soprattutto del fatto che “ogni vita conta”, lo slogan che ha caratterizzato ogni iniziativa dell’Associazione umanitaria. L’iniziativa serve anche a raccogliere fondi a sostegno di RESQ. Per questo lanciamo l’appello SOSTIENI I NOSTRI CHILOMETRI! ANDANDO SUL SITO WWW.RESQ.IT PUOI ENTRARE NELLA NOSTRA “SQUADRA” E SOSTENERE CON UN EURO AL KM, PER LA DISTANZA CHE VORRAI, LA NOSTRA ATTIVITA’ DI SOCCORSO Redazione Friuli Venezia Giulia