Sui fatti del 25 aprile 2025 a TriesteQuello di quest’anno è stato un ennesimo pessimo 25 Aprile, per la città di
Trieste. Non una Festa, come il Comitato 25 Aprile (31 tra partiti,
associazioni, circoli) e Rifondazione Comunista, che ne è tra i membri
fondativi, avrebbero voluto, ma una commemorazione blindata per una testarda
volontà delle istituzioni di rendere arduo l’accesso alla Risiera di San Sabba
con cordoni di forze dell’ordine (“pubbliche” e “private”) e perquisizioni.
Militarizzare l’accesso in Risiera è l’ultima moda di istituzioni e forze
dell’ordine. Questa militarizzazione è un affronto alla Trieste antifascista che
dagli anni Cinquanta si è recata in Risiera per rendere omaggio alle vittime
(forse 4/5000 accertate, più quelle avviate ai campi di sterminio), quando a
destra tentavano di nascondere l’infamia di quel luogo, diventato Monumento
nazionale solo nel 1965, “unico esempio di lager nazista in Italia”, mentre il
processo per quanto lì accaduto fu celebrato nel 1976 (vedi
https://deportati.it/lager/processo_risiera/ ).
Molte/i di noi hanno ritenuto di non poter entrare in Risiera, quest’anno,
rifiutando le procedure messe in atto e preferendo rimanere fuori con lo
striscione del Comitato 25 Aprile; altre/i hanno però scelto di entrare, del
tutto legittimamente, per partecipare alla cerimonia ufficiale e per “non
lasciare la Risiera alla destra”. Qui, l’intervento del sindaco Roberto
Dipiazza, che guida un’amministrazione di estrema destra, è stato sonoramente
fischiato: egli, peraltro, si è detto “ospite del 25 Aprile”, Festa della
Liberazione, Festa Nazionale, e cioè ospite della Repubblica italiana, estraneo
ai valori di democrazia, giustizia e libertà: noi lo accoglieremmo volentieri, a
patto che si integri… Molto apprezzato è stato, invece, il discorso della
sindaca di Sgonico/Zgonik, Monica Hrovatin, che ha ricordato le carneficine in
Ucraina e in Palestina, rivendicando con forza il diritto del popolo palestinese
a uno Stato. Infine, le/i partecipanti hanno potuto assistere alla tradizionale
esibizione del Coro partigiano “Pinko Tomažič”.
Ci preme ricordare che il Comitato 25 Aprile ha lavorato per mesi al fine di
giungere a uno smantellamento di tutte le misure di sicurezza (tranne quelle
relative alla capienza in senso stretto e alle vie di fuga) e così rendere
semplice e rispettoso l’accesso in Risiera (luogo tremendo, luogo che risuona di
spavento ancora oggi), come è stato fino a tempi recenti: nessuna delle
richieste del Comitato è stata accolta, cosa che invece avrebbe sicuramente reso
il clima meno carico di tensione. Di conseguenza, le cose si sono svolte secondo
il copione prestabilito.
Così sono stati organizzati due cortei: uno del Comitato 25 aprile, che è giunto
in Risiera partendo dal Monumento ai caduti della lotta partigiana di
Sant’Anna/Coloncovez (nella zona dei cimiteri della città); e un altro
dell’Assemblea 25 aprile, frettolosamente detto degli “antagonisti”, con
evitabili dimostrazioni di forza e cariche di polizia (bloccare dei manifestanti
in una strada stretta e senza vie di fuga, non è una cosa intelligente, persino
nell’ottica della concezione dominante dell’ordine pubblico). Su quest’ultimo
corteo, pensiamo che persino coloro che non fossero stati d’accordo con tale
manifestazione, avrebbero dovuto chiederne il regolare svolgimento, e le forze
dell’ordine avrebbero dovuto difendere questo diritto – in uno Stato che si dice
democratico.
Questo noi abbiamo fatto, come Comitato 25 Aprile, anche cercando ripetutamente
un’interlocuzione con esponenti dell’Assemblea 25 Aprile, organizzatrice del
corteo partito da San Giacomo, storico quartiere popolare. Rigettiamo perciò con
forza le accuse che l’Assemblea ha rivolto al nostro Comitato in un comunicato
del 27 aprile (in particolare “La responsabilità politica di quello che è
accaduto è anche vostra, perché di quanto sarebbe potuto succedere siete statə
ampiamente avvisatə, ma non avete voluto ascoltare…”): abbiamo metodi di lotta
politica diversi, questo sì, ma ciò non autorizza nessuno né a imporre le sue
pratiche politiche agli altri -non noi a loro, ma nemmeno viceversa-, né a dare
patenti di antifascismo. Con una preparazione comune, saremmo arrivati in modo
più maturo all’appuntamento del 25, sfilando prima noi e poi il corteo
dell’Assemblea, senza dare alle forze dell’ordine il minimo pretesto per il
vergognoso attacco che poi c’è stato. Ripetiamo: come da copione. Un terzo
spezzone, costituito dal Gruppo anarchico “Germinal”, ha manifestato davanti
alla Risiera.
Qui giunte/i, abbiamo trovato l’ormai usuale spazio desertificato (cui non ci
rassegneremo mai), con transenne, gazebo e controlli – qui abbiamo assistito
all’arrivo di diverse vetture e furgoni della polizia e dei carabinieri:
un’immagine molto brutta, caschi, scudi e manganelli, arcaici e ipermoderni.
Pessimo clima, creato ad arte. Non dovrà più accadere.
Purtroppo, incidenti/scontri/tensioni sono tutto quello che viene messo in
risalto dai media: ma persino in questo 25 aprile così volutamente mal gestito,
c’è stato molto altro. Il Comitato 25 Aprile ha organizzato durante tutto l’anno
decine di eventi (conferenze, incontri, concerti, mostre, passeggiate storiche,
feste, etc.), riempiendo il vuoto di manifestazioni, di idee e di volontà
politica del Comune di Trieste. Anche solo limitandoci alla giornata del 25
Aprile, si è svolta la commemorazione al Monumento di Sant’Anna/Coloncovez, con
i puntuali discorsi degli storici Jože Pirjevec, in sloveno, e Patrick Karlsen,
in italiano, e canti di cori italiani e sloveni; cortei fino in Risiera (a
quello del Comitato 25 Aprile, ha partecipato anche Rifondazione Comunista, pur
se i giornalisti non se ne sono accorti, anche qui volutamente); presìdi. Nel
pomeriggio c’è stata una passeggiata antifascista da Servola a San Giacomo
(organizzata principalmente dall’ARCI) e commemorazioni/feste a Dolina/San
Dorligo Della Valle, e altrove, nella ex provincia di Trieste. E infine la
tradizionale Festa della Liberazione che Rifondazione Comunista da decenni
organizza presso la Casa del Popolo “Giorgio Canciani” di Sottolongera/Podlonjer
(appena fuori città), e di cui andiamo fieri. Festa di popolo, dalle 13.00 a
sera, Festa d’Aprile, Festa antifascista con buon cibo, canti del Coro Sociale
di Trieste e del gruppo OVCE, balli, discussioni, trasmissione dei valori
democratici e intelligenza politica. Abbiamo visto gente felice, in convivialità
e scambio; un’età media bassissima; e militanti di Rifondazione cortesi e
infaticabili.
Peraltro, il lungo 25 Aprile 2025 triestino per l’80° della Liberazione non
finisce qui: molti altri incontri sono previsti. Così, grazie al Comitato 25
Aprile la sconfitta del nazifascismo e, con questa, la conseguente nascita del
nostro Stato democratico, è stata e continuerà ad essere degnamente celebrata
anche a Trieste. Da qui non torniamo indietro, da qui le comuniste e i comunisti
non tornano indietro ma piuttosto partono/ripartono: per battersi contro guerre,
aggressioni economiche e ogni militarismo; per giustizia, uguaglianza e libertà.
Una postilla merita l’attuale sindaco (leghista) di Muggia, Polidori, che ha
accusato non meglio precisati antifascisti di aver scaraventato “la corona
deposta dal Comune di Muggia (…) lontano dal monumento ai caduti (lasciando
intatta la corona dei comunisti)”, quest’ultima deposta da Rifondazione
Comunista. Gli chiediamo di accertare i fatti, prima di lasciarsi andare a
ricostruzioni allusive. Di certo non sono state le compagne e i compagni del
Circolo PRC di Muggia a rendersi protagoniste/i di tale atto (tutto da
accertare, ripetiamo). Un po’ più di sobrietà, soprattutto da chi riveste
incarichi istituzionali, sarebbe stata utile. Ma non è certo nelle corde di chi,
da destra, la chiede agli altri ma mai a sé stesso.
Gianluca Paciucci – segretario provinciale Trieste PRC-S.E.
Rifondazione Comunista - Sinistra Europea