TDOR 2025: TRANS DAY …. Giornata globale… DOVE LA R È RICORDO MA ANCHE RABBIA, RIBELLIONE, RIVOLTA
I dati del TMM (trans murder monitoring), l’osservatorio che monitorizza le
persone trans che vogliamo ricordare in questa giornata si riferiscono
all’ultimo anno (1 ottobre 24- 30 settembre 25) e ci danno il quadro della fase
che stiamo attraversando. Ascoltiamo Mari che legge questo testo intervento
pubblicato anche dall’osservatorio NUDM e da Corpi e Terra.
Mari TDOR
* 281 persone trans e non binarie uccise, una diminuzione rispetto all’anno
precedente in cui il monitoraggio aveva elencato 350 casi. Ma, ci allerta lo
stesso TMM questo non corrisponde necessariamente a maggiore sicurezza ma
piuttosto all’invisibilità crescente degli assassinii se si vanno ad
analizzare nei motori di ricerca gli algoritmi che mostrano invece un
crescente disinteresse verso queste morti sempre più difficili da
identificare e verificare. Ne sono testimonianza l’uso del nome/genere
imposto alla nascita nelle notizie relegate alla cronaca nera. Perché anche
questo succede, la cancellazione oltre la morte. Molte persone tra
giornalisti, famiglie e persone vicine ritornano ad usare il nome assegnato
alla nascita cancellando e uccidendo per la seconda volta le persone trans.
* Le persone che fanno lavoro sessuale restano il gruppo più colpito con il 34%
rispetto a chi svolge altre mansioni.
* C’è una tendenza preoccupante in aumento all’assassinio di persone attiviste
e leader del movimento (14% dei casi), il doppio dell’anno precedente.
* Il 90% dei casi presi in considerazione sono femminicidi, l’88% persone trans
razializzate
* Il 24% aveva tra 19–25, 25% 26–30, 26% 31–40, e 5% sotto il 18, un dato che
ci racconta quanto sia ancora breve l’aspettativa di vita nella nostra
comunità.
* Il 68% delle uccisioni sono nell’Abya Yala, quella parte del mondo chiamata
America latina e ai Caraibi con il Brasile per il 18esimo anno il paese più
colpito con il 30% dei casi totali. Ma questo può forse voler dire che in
territori come l’Africa dove nessuna strage e genocidio fa notizia la
situazione non sia grave?
* Il 25% delle uccisioni sono avvenute in strada e solo il 22% nella casa della
vittima, il che dimostra che, a differenza dei femminicidi di persone non
trans, l’assassinx è nello spazio pubblico e nella maggioranza dei casi non
ha le chiavi di casa
Sono riportati dal TMM solo 5 casi in Europa, nessunx in Italia
Questo è determinato dal fatto che il TMM continua a rifiutare, nonostante i
nostri costanti solleciti, l’inserimento delle persone suicidate dall’odio
sociale, dagli ostacoli all’autodeterminazione e ai percorsi di affermazione di
genere, o dalle resistenze da parte delle famiglie, giustificando il loro
rifiuto con motivi tecnici e non per posizionamento politico. Le famiglie poi
sono per la maggior parte poco preparate all’accoglienza in un sistema che ci
considera fuori norma e quindi psichiatrizzabili e marginalizzabili, rendendoci
costantemente vulnerabili ed esposte alla violenza e alle aggressioni nello
spazio pubblico e privato. Basti pensare che nel nostro paese NON sono ancora
considerate reato le cosiddette “terapie di riconversione”, in cui si cerca di
convincere una persona a non essere quello che è, e le mutilazioni genitali su
neonati intersex, tendenti a ricollocare in una imposizione di genere quei
genitali che non corrispondono agli standard decisi.
E noi persone trans e non binarie siamo ancora costrette a percorsi di
affermazione di genere psichiatrizzanti che prescindono dall’autodeterminazione
sui nostri corpi riconosciuta invece da molti paesi d’Europa e del mondo
I dati dei suicidi o dei percorsi di vita fermati dal transodio vengono invece
monitorati dall’osservatorio di NUDM dall’inizio del suo prezioso lavoro nel
2020.
La morte per suicidio delle persone trans e non binarie è un omicidio sociale,
di cui tuttə siamo complici e/o spettatorə e per questo ci riguarda, va nominata
e monitorata così come fa l’osservatorio di NUDM. È una sconfitta di tutt e una
vergogna per il sistema che ne è responsabile. E dobbiamo lavorare perché
percorsi di educazione alla diversità, sportelli, sostegni, consultorie
transfemministe e centri antiviolenza aperti a tutte le soggettività nascano e
prolifichino come funghi in una rete in grado di sostenere chi vive
quotidianamente una violenza cosi profonda e per cancellare alla radice la
“cultura” (e mi fa fatica chiamarla tale) patricapitalista che sostiene questo
sistema ormai marcio fin nelle radici più profonde, riuscendo a sopravvivere
solo con genocidi, violenze e guerre.
E nella giornata del TDOR non possiamo fermarci alla parola RICORDO e quella R
finale dice anche RABBIA, RESISTENZA e RIVOLTA.
Non c’è voglia di fare silenzio, ma di fare un gran rumore in questa giornata
perchè non possiamo perdonare e non possiamo dimenticare Giorgio Marziani, 14
anni che il 6 gennaio è stato suicidato a Caserta da transodio, discriminazioni
di genere e bullismo.
Né vogliamo dimenticare Alexandra Garufi, 21 anni, tiktoker che ci ha lasciato
il 19 marzo a Sesto San Giovanni, dopo aver vissuto violenze verbali continue
sul suo profilo social. La Procura di Monza ha aperto un fascicolo di inchiesta
per istigazione al suicidio riguardo alla morte di Alexandra, che raccontava
online con coraggio e determinazione il percorso alla scoperta della propria
identità di genere.
E vogliamo ricordare qui Thiago Elar, tiktoker trans, 27 anni. “Cause naturali”,
secondo la stampa nazionale che continua tra l’altro ad usare il suo dead name.
Nei suoi video, condivideva la propria storia: un racconto fatto di sofferenze,
ma anche di resistenza, battaglie più o meno silenziose e il desiderio di essere
riconosciuto per quello che era. Un desiderio che spesso si è scontrato con un
senso di invisibilità e negazione. Dai suoi racconti social è emerso un rapporto
difficile con la famiglia, la stessa famiglia che pubblica il necrologio con il
suo dead name uccidendo Thiago un’altra volta. “Sto qui da un anno e quattro
mesi. Qui mi stanno accoppando. Io non ce la faccio più…”, aveva confidato in
uno dei suoi ultimi video.
Ma voglio parlare anche di Mirella Souza, 44 anni. Morta a Pisa il 14 agosto
2025 dopo un’iniezione di olio illegale iniettato dai cosiddetti bombaderos. Si
tratta del silicone liquido industriale vietato in Italia dal 1993. Nel caso si
arrivasse a un processo, l’associazione Consultorio Transgenere si costituirà
parte civile perché per una persona trans l’adeguamento del corpo al genere in
cui si identifica è vitale e, non avendo i soldi per farlo, costringe a scelte
con conseguenze anche mortali. L’olio al silicone è purtroppo ancora molto
diffuso in una parte della collettività trans* da parte di soggetti che vivono
in condizioni di povertà, marginalizzazione e stigma sociale di cui le
istituzioni non si fanno assolutamente carico.
Vogliamo l’apertura delle case di accoglienza e delle case rifugio per le
persone trans che stanno vivendo situazioni di violenza. Vogliamo accesso ai
lavori, ai servizi, alla vita. Abbiamo il diritto ad una nuova legge basata su
autodeterminazione e consenso informato perché la 164 è obsoleta, inadeguata e
superata dai fatti. Vogliamo che le nostre elaborazioni siano accolte, assunte e
non strumentalizzate per pulire le coscienze di altri movimenti: le nostre
identità non sono beni di consumo, né tanto meno pubblicità gratuita. E non
basta inserire nei documenti il nostro acronimo, per altro spesso ritagliato a
seconda delle esigenze, per sentirsi alleat3.
Siamo persone trans, non binarie e intersex. Le nostre bandiere rappresentano le
nostre lotte e e non sono emblemi per la propaganda capitalista, egemone e
coloniale.
Autodeterminazione e liberazione per i corpi tutti!
Ci vogliamo vivx e vogliamo tutto!