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Argentina. Un altro mercoledi di repressione contro i pensionati. Ma “le nonne e i nonni” non arretrano
L’unità perversa del ministro Bullrich con Jorge Macri, ha generato centinaia di poliziotti armati come se stessero andando in guerra, attaccando indiscriminatamente nonni e nonne che chiedono un aumento dei loro salari da miseria. E per inciso, hanno anche preso di mira la stampa. L’idea dell’apparato repressivo del governo fascista […] L'articolo Argentina. Un altro mercoledi di repressione contro i pensionati. Ma “le nonne e i nonni” non arretrano su Contropiano.
Bertulazzi: annullata (per ora) l’estradizione
La Cassazione penale argentina ha annullato il nuovo arresto di Leonardo Bertulazzi dopo l’avviso favorevole alla estradizione, condizionato alla revoca definitiva dello status di rifugiato, concesso dalla corte suprema federale. La giudice Mara Servini aveva revocato i domiciliari all’ex Br, 73 anni, odinandone la detenzione in carcere per rischio di […] L'articolo Bertulazzi: annullata (per ora) l’estradizione su Contropiano.
Milei usa l’estradizione di Bertulazzi per riabilitare la dittatura
L’estradizione di Bertulazzi fa parte di una più generale riscrittura e cancellazione della storia e dei crimini della dittatura, all’interno della quale i soli colpevoli e responsabili diventano gli oppositori, coloro che hanno combattuto la dittatura e da questa sono stati perseguitati: ex prigionieri politici, i militanti assassinati, le migliaia di desaparecidos, i minori rapiti […]
Il caso Bertulazzi
Ci sono stati tempi in cui la prigione non è stata l’unico modo per epurare una condanna. L’esilio è stato per molti secoli il destino imposto ai trasgressori. Si considerava l’esilio, lo sradicamento come una pena, una pena senza ritorno, una rottura totale del corso della vita di una persona […] L'articolo Il caso Bertulazzi su Contropiano.
La fretta di Milei per “regalare” Bertulazzi a Giorgia Meloni
L’estradizione di Leonardo Bertulazzi dall’Argentina in Italia è in un passaggio determinante. Qui il comunicato stampa della comunità locale in sua difesa. ***** In tempi record, la Corte Suprema di Giustizia ha deciso ieri pomeriggio l’estradizione del militante e attivista sociale italiano Leonardo Bertulazzi, residente in Argentina con la sua […] L'articolo La fretta di Milei per “regalare” Bertulazzi a Giorgia Meloni su Contropiano.
Milei prova a imporre l’estradizione di Bertulazzi
Dopo la sentenza della Corte Suprema che ha respinto il ricorso della difesa contro la richiesta di estradizione dell’Italia, l’ex Br Leonardo Bertulazzi è stato prelevato martedì sera dalle forze dell’ordine a Buenos Aires e trasferito in un centro di detenzione in attesa di essere portato in Italia. Lo riferisce […] L'articolo Milei prova a imporre l’estradizione di Bertulazzi su Contropiano.
Condanna a Cristina Kirchner in Argentina in corso uno svuotamento della democrazia
Due settimane fa, il 10 di giugno, è arrivata la sentenza definitiva della Corte Suprema argentina, senza dibattito pubblico, per il processo denominato “Causa Vialidad”, in cui l’ex presidente Cristina Fernández de Kirchner è stata condannata a sei anni di carcere (poi trasformati, il 17 giugno, in reclusione domiciliare) con l’accusa di corruzione e alla proscrizione politica a vita (vero obiettivo politico del processo). Una manovra politica del potere giudiziario (e della destra) che aveva come intento, ormai da diversi anni, di eliminare l’ex presidente dallo scenario politico argentino, a poche settimane dalle elezioni dove Cristina era candidata. In questo modo è stata colpita, con accuse non dimostrate e con centinaia di irregolarità nel processo che ha portato alla condanna, la principale figura dell’opposizione e leader del peronismo (tra le questioni, il fatto che il procuratore generale e il giudice della causa fossero molto vicini all’ex presidente di destra Mauricio Macri, come testimoniato dalle foto pubblicate dal quotidiano Pagina 12 che li ritraggono mentre giocavano a calcio assieme nella villa di quest’ultimo). Una evidente e chiara manovra di lawfare, come accaduto con Lula in Brasile, necessaria per disarticolare forme di opposizione alle politiche neoliberiste con il beneplacito del Fondo Monetario Internazionale e del governo Milei, che stanno devastando le condizioni di vita e dei diritti sociali e del lavoro in Argentina. Al di là del giudizio politico sull’operato dei diversi governi kirchneristi, peronisti e progressisti in Argentina, questa condanna è un precedente gravissimo, che segna una nuova tappa della persecuzione politica e della crisi della democrazia in Argentina. Nelle scorse settimane in America Latina vi sono state importanti manifestazioni di solidarietà da parte di presidenti, partiti e movimenti politici a Cristina, e in Argentina, in più di una occasione, migliaia di persone sono scese in piazza, bloccando strade ed autostrade e marciando fino alla Plaza de Mayo, per chiedere la libertà di Cristina e l’annullamento della proscrizione politica [ndr]. La sentenza contro Cristina Fernández de Kirchner segna una proscrizione che, attraverso Cristina, è anche la proscrizione stessa della possibilità di opposizione politica all’interno del sistema istituzionale. In questo senso rappresenta un nuovo punto di svolta nella forma di governabilità strutturata dall’estrema destra al potere. Dobbiamo leggere in questa sentenza, di fatto, una modalità di annullamento della forma democratica elettorale, che esprime una profonda disinibizione del potere economico concentrato, al punto da decidere di fare a meno del regime politico liberale. L’ordine politico non si distingue più dal blocco di potere: coincide con l’assetto di un sistema d’affari monopolizzato da pochi settori della rendita (finanziaria, estrattiva e immobiliare) che non ha più bisogno di spazi di negoziazione. Ci sono prove più che sufficienti dell’influenza della Camera di Commercio degli Stati uniti, del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e della calorosa accoglienza — come si suol dire — da parte dei mercati alla sentenza. Quella che in un testo collettivo abbiamo definito la “geopolitica del testo della condanna” è proprio questa, e si completa con la celebrazione di Milei da Israele, nel bel mezzo del genocidio contro il popolo palestinese. Sappiamo che la democrazia, nel contesto del capitalismo, sopravvive sempre grazie al mantenimento di settori della popolazione in condizioni non democratiche. Ma la democrazia, riaperta di volta in volta come terreno di conflitti molteplici, rappresenta lo sforzo di contrastare e rendere illegittime e intollerabili quelle situazioni. Con le destre estreme al governo, però, questo non è più così: sono proprio loro a radicalizzare l’indistinzione tra economia e politica e, di conseguenza, a fare a meno delle condizioni democratiche del conflitto. Proprio per questo, questa congiuntura non può avere una pura risoluzione elettorale, cioè non si può passare immediatamente a discutere di riorganizzazione delle correnti interne o delle liste, normalizzando o sorvolando sul significato profondo della proscrizione contro Cristina Fernández de Kirchner. Persino la strategia, di cui si vocifera, del voto bianco o dell’astensione — richiamandosi a tattiche storiche — rischia, in assenza di un’organizzazione dell’opposizione che prenda sul serio la drammaticità di quanto sta accadendo, di essere anch’essa assorbita in un tatticismo elettorale frammentato e dispersivo. I segnali di questo svuotamento democratico ci sono — e da tempo, naturalmente. Alcuni esempi: i risultati elettorali modesti dei partiti di governo che, ciononostante, non ne intaccano né il potere né l’iniziativa politica; oppure l’astensionismo crescente, che non suscita interrogativi profondi sulle ragioni del disaffezione generalizzata verso il voto. È necessario — e non solo come richiamo formale — iscrivere questa sentenza nella sequenza che ha incluso il tentato omicidio ai danni di Cristina Fernández de Kirchner di tre anni fa. Non solo per il nesso, sottolineato dai titoli dei media, tra il proiettile e la condanna. Ma come allerta rispetto a come quella situazione sia stata banalizzata all’interno del sistema politico e di fatto svalutata. Lo dimostra lo stato in cui versa oggi l’indagine. > Che altro può accadere? Tutto dipende da ciò che succederà nelle strade, nei > blocchi stradali, negli appelli allo sciopero, in ogni azione capace di > interrompere la normalizzazione di questo fatto, di contrastare l’assorbimento > di questo nuovo punto di svolta nella velocità della congiuntura e nella crisi > economica che governa imponendo l’emergenza quotidiana. Il compito di costruire una confluenza tra i settori in conflitto — che sappiamo non essere soltanto quelli organizzati: sono anche famiglie, pazienti, vite disgregate dalla precarietà, esistenze a rischio per il livello di violenza classista, machista e razzista che si vive quotidianamente — trova nella strada un luogo insostituibile. La lotta delle persone pensionate, la convocazione trasversale del 4 giugno — in occasione dei 10 anni di Ni Una Menos — da parte dei transfemminismi insieme a lavoratorə della sanità, dell’istruzione, dei diritti umani, del movimento per l’emergenza nella disabilità, delle tifoserie antifasciste, è stato un esercizio fondamentale, che in un certo senso si è ripetuto anche mercoledì scorso. Ma non è affatto chiaro in che modo quella composizione, quell’articolazione e quell’incontro possano assumere forme efficaci di deliberazione, decisione e accumulo di forza. La domanda è: come costruire quell’intreccio? Questa è un’interrogazione decisiva, soprattutto di fronte all’assenza di altre istanze (un tempo rappresentative) che si assumano questo compito. Il sistema politico, da parte sua, imbocca una scorciatoia: ridurre la piazza a una mera strategia elettorale, scartandone la capacità di portare fino in fondo le domande su come si siano consolidate le condizioni che rendono possibile un simile livello di crudeltà, di angoscia e di odio di fronte all’impoverimento accelerato. La stessa Cristina, negli ultimi discorsi, ha cominciato a dire che così non si potesse andare avanti, che questo modello non avrebbe retto (il calcolo, fino a poco tempo fa, era di arrivare al 2027, ma sembra che ormai nemmeno quello sia sostenibile). In altre parole, il ragionamento è che la tenuta fondata su un indebitamento fuori controllo, su cui il Governo ha puntato tutto, è insostenibile. Non sappiamo se questo modo di garantire redditività ai settori concentrati — che con ogni probabilità fornirà anche risorse alla stessa macchina elettorale che sostiene La Libertad Avanza, come ha già chiarito il FMI — non sia già, in sé, una forma di durata: una permanenza costruita su una velocità che rinuncia a qualsiasi calcolo del rischio. Ancor meno si sa valutare quanto incida, su questa resistenza, lo sforzo quotidiano di sopravvivenza che sostengono milioni di persone di fronte all’inflazione, alla perdita di reddito, agli aumenti incontrollati dei prezzi e alla caduta in condizioni disperate. È proprio questa energia che chiaramente non viene presa in considerazione quando, da certi analisi politiche colpevolizzanti, si afferma che dovrebbe esserci più gente in strada, più protesta, più indignazione. Il dilemma del “resistere” è, quantomeno, bifronte. È evidente quale strategia sostenga non solo il Governo, ma un intero regime politico che sembra aver abbandonato, più che mai, ogni pretesa di legittimità. Resta da vedere come questo cambiamento nelle coordinate politiche si innesti in una società simultaneamente esausta e in movimento in molteplici forme. Articolo pubblicato su eldiarioar.com. Traduzione in italiano di Alessia Arecco per DINAMOpress. L’immagine di copertina è di Juan Valeiro da lavaca.org, che ringraziamo per la gentile concessione. SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Condanna a Cristina Kirchner in Argentina in corso uno svuotamento della democrazia proviene da DINAMOpress.
Paola Tubaro’s talk at the Night of Ideas in Buenos Aires
On 16-17 May 2025, DiPLab’s Paola Tubaro was invited by the French Institute in Argentina to participate in its landmark event “Night of Ideas.” At world-famous Teatro Colón in Buenos Aires, she spoke in panels that provocatively questioned the “new voluntary servitude” of platform work and asked whether “in AI we trust?” On 20 May, she gave a talk on “The Future of Work and AI” at the prestigious University of Buenos Aires. She presented some results of her research on digital labor and its role in AI production, developed in the framework of the DiPLab research program. No Caption No Caption No Caption No Caption
Giustizia per Pamela, Roxana e Andrea, assassinate crudelmente per essere lesbiche
Il movimento Ni una menos in Argentina si è ritrovato in piazza per la manifestazione del 3 giugno, una manifestazione che dal 2015 porta in piazza il movimento per ricordare femminicidi e transcidi. Quest’anno la chiamata era rafforzata dalla lotta contro il governo fascista, omolesbotransodiante e razzista che promuove politiche di fame e di povertà. Un governo che ha attaccato in forma esplicita il movimento transfemminista eliminando il ministero delle politiche di genere e  accentuando i discorsi di odio verso le diversità e la dissidenza di genere. I femminicidi, i transcidi, i lesbicidi e i travesticidi sono la punta dell’iceberg di multiple forme di violenza che sono radicate in una società con grandi disparità di genere. I diritti conquistati con le leggi approvate e le scelte istituzionali degli anni e governi precedenti sono ora minacciati e sono stati sicuramente più avanzati rispetto a quello che succede nelle case dove le persone socializzate come donne lavorano ancora il doppio degli uomini nel lavoro di cura. L’Argentina è l’ultimo paese in america per numero di permessi di paternità: solo due giorni a fligliu. Ma quello che grave è che il governo di Milei continui a negare l’esistenza di un problema e metta in discussione tutto il cammino fatto fino ad ora in questo paese che ha le leggi più avanzate a livello mondiale rispetto a percorsi di affermazione di genere, aborto, cambi di nome anagrafici, diritto di famiglia, etc. Milei era fra gli ospiti del megaincontro organizzato da Vox il 18 maggio scorso in Spagna insieme ai peggiori rappresentanti della destra europea. Non mancava infatti Giorgia Meloni, che è intervenuta in videoconferenza, la leader del partito francese Rassemblement National, Marine Le Pen, André Ventura presidente del partito portoghese Chega che significa “Basta”, l’ex primo ministro polacco di Diritto e Giustizia Mateusz Morawiecki, il primo ministro ungherese Viktor Orbán. I discorsi di odio legittimati dai governi e amplificati dai media ci uccidono in ogni parte del mondo! E le violenze continuano a crescere in un contesto di crescente precarietà. I femminicidi non sono diminuiti in Argentina. Se ne registra 1 ogni 35 ore. 2500 negli ultimi 10 anni e tutti per mano di ex, o di mariti, amanti, conviventi. “Ammazzano uomini come ammazzano donne”, ha detto la deputata Lilia Lemoine in una intervista per sminuire la forza delle affermazioni del movimento femminista. La prima manifestazione di Ni una menos fu per l’assassinio di Chiara Páez uccisa dal fidanzato a soli 14 anni. Quest’anno il caso che più ha risuonato nella marcia è stato il triplice femminicidio di Pamela Cobbas, Roxana Figueroa e Andrea Amarante.  La mattina di lunedì 6 maggio nel quartiere Barracas di Buenos Aires un “conventillo” è stato lo scenario di un episodio di LESBodio per mano di un uomo che abitava nello stesso edificio: ha lanciato due bombe  molotov contro la stanza delle sue vicine lesbiche, che aveva già precedentemente molestato. Nell’abitazione c’erano quattro donne, una di queste incinta, che sono state ricoverate con ustioni gravissime. Pamela Cobos ha perso la vita nello stesso giorno mentre Roxana e Andrea Amarante sono morte nei giorni successivi. “Vogliamo giustizia per Pamela, Roxana y Andrea, assassinate crudelmente per essere lesbiche” hanno scritto le associazioni che hanno convocato la marcia del 3 giugno in un comunicato che è stato letto davanti alla sede del governo a Buenos Aires. “Affermiamo che i discorsi di odio promossi dal massimo rappresentante del governo – continua il comunicato – portano a una società che attua di conseguenza. Indichiamo quindi il presidente come responsabile del fatto che gli attacchi alla comunità LGBTIQ+ sono aumentati fino a raggiungere la loro massima espressione”. Le persone hanno chiesto un intervento urgente di riparazione per Sofía Castro Riglos, l’unica sopravvissuta a quello che è conosciuto come il massacro di Barracas. Prima aveva poco, ma ora ha solo la solidarietà e il sostegno collettivo. Ha perso le sue amiche Pamela, Roxana e Andrea e tutte le sue cose nello stesso momento, nello stesso attacco assassino. Il percorso sarà lungo e per questo è stata aperta una raccolta fondi per accompagnare Sofia. Non possiamo che aiutarla a ricostruire un luogo dove vivere e ricostruire relazioni. Per trasparenza la comunità di “lesbiche autoconvocate” ha deciso di utilizzare il conto corrente di Ni UNA MENOS CBU 1910027855002701341732 numero di conto 191027013417/3  intestato a ACIVIL.NIUNA.MENOS CAUSALE “lesbianas” ¡BASTA DE LGBTIQODIO! #EstoNoEsLibertad #JusticiaporRoxana #JusticiaporPamela #JusticiaporAndrea  #EstadoesResponsable Share Post Share L'articolo Giustizia per Pamela, Roxana e Andrea, assassinate crudelmente per essere lesbiche proviene da Osservatorio nazionale NUDM.