TDOR 2024 – la R non è più solo RICORDO ma anche RABBIA, RESISTENZA e RIVOLTA
La violenza di genere non è un’emergenza ma è strutturale in questo sistema
eterocispatriarcale e capitalista basato su gerarchie, potere e dominio. È
parte fondante della guerra contro ogni corpo vivente e contro la stessa terra.
Si manifesta con processi di colonizzazione, occupazione, genocidi,
estrattivismo, sfruttamento, uso e abuso dei corpi per i profitti.
La crisi economica, politica, culturale, sociale determina la necessità di
tenere in piedi il sistema, di continuare a produrre incrementando la
devastazione e frenando la possibilità di di creare reali alternative di
pensiero, pratiche, economie. L’organizzazione sociale è una potente macchina
ormai globale, che manipola, impone, reprime e arriva ad uccidere con i suoi
eserciti, le polizie ma anche persone individuali o gruppi collettivi che si
fanno strumento violento della riproduzione del sistema.
Gli assassinii di genere (femminicidi, transcidi, puttanocidi, istigazioni al
suicidio) non sono altro che azioni del braccio armato extragiudiziale e non
irregimentato istituzionalmente dell’eterocispatriarcato che ci riporta alle
origini stesse del capitalismo e del colonialismo quando si usavano roghi, false
denunce, lapidazioni di piazza per sconfiggere il “male”, il demonio qualsiasi
forma cioè di diversità che si sottraesse, nello spazio pubblico o privato, alle
norme del potere.
Anche recentemente il fuoco è stato utilizzato in alcuni casi di femminicidio,
segno questo che i roghi qui come in altri paesi non sono assolutamente tragica
storia del passato. Per questo sosteniamo la campagna mai più roghi che tende a
superare quelle rappresentazioni simboliche mascherate da tradizioni popolari
che ancora bruciano fantocci di persone femminilizzate, nella maggior parte
identificabili come vecchie, streghe o persone razzializzate e che non fanno che
normalizzare pratiche violente.
Forme di resistenza, di ribellione, di desiderio di profondi scardinamenti di
questa società e della sua macchina infernale che ha la sua prima forma regolata
e asservita nella famiglia ci sono ma la repressione è fortissima e, con
lentezza spietata, ha cambiato nel corso degli anni il valore di parole come
rivoluzione, azione diretta, boicottaggio, resistenza, disobbedienza civile,
occupazione dello spazio pubblico, risposta alle provocazioni, la legittimità
cioè di una narrazione radicale e alternativa.
Parole e pratiche sono diventate reato… persino azioni che solo qualche decennio
fa sarebbero sembrate di scarso impatto conflittivo. Aprire uno striscione, fare
una manifestazione o un corteo, occupare un piazza con i nostri corpi,
protestare davanti al palazzo dove si trovano quelle persone che scrivono leggi
e dettano norme “in nostro nome” diventa reato. In altre parti del mondo la
repressione e la criminalizzazioni sono ancora più gravi con sparizioni e
assassinii a sangue freddo.
Lavorare nell’Osservatorio è difficile e doloroso ma siamo spintə dal desiderio
e dalla rabbia di fare eco alla resistenza di tuttə le persone che oggi non sono
più con noi. Persone che hanno lottato per sottrarsi alla violenza del sistema e
per affermare la propria libertà e autodeterminazione dalle gabbie reali e
virtuali.
Segnaliamo il preoccupante aumento dei casi di suicidio tra le persone trans e
queer, soprattutto molto giovani. Il suicidio di Cloe è stato un chiaro segnale
di quanto la discriminazione, la marginalizzazione e il demansionamento siano
stati fattori che hanno contribuito alla sua decisione finale di togliersi la
vita. La morte per suicidio delle persone trans è un omicidio sociale, di cui
tuttə siamo complici o spettatorə. Per questo nell’osservatorio di NUDM usiamo
la perifrasi “suicidatə dallo stato e dall’odio sociale”.
Ciò che più ci spinge e motiva a portare avanti il nostro lavoro è la voglia di
supportare anche chi resta, chi si è battutə affinché le storie e le denunce
fossero credute e raccontate. Siamo al fianco di chi cerca di costruire percorsi
di fuoriuscita dalla violenza per persone trans, sempre più ostacolatə dalle
istituzioni, che si vestono di pink, red e rainbow nelle giornate di rito.
Vogliamo dei Centri Antiviolenza che sappiano accogliere, ascoltare, mettere in
protezione le persone trans che spesso non hanno spazi e luoghi in cui
rifugiarsi. Non vogliamo l’inasprimento delle pene ma una giustizia
trasformativa, un cambio di sistema che impedisca la morte costante delle
persone di cui oggi facciamo memoria.
Il TMM, trans murder monitoring, che da anni fa monitoraggio a livello globale e
il TGEU (https://tgeu.org/) che lo fa a livello europeo ci danno il dato
allucinante di 48 persone trans uccise dal 2008 ad oggi in Italia, il numero più
alto tra tutti i paesi dell’Unione Europea. Questi due osservatori raccontano e
registrano come crimini di odio tutti i tipi di assassinio delle persone trans
perché, affermano, molto spesso sono relazionati alle situazioni specifiche di
marginalizzazione nella vita, nell’accesso al lavoro e nel diritto a una casa.
Condividiamo come osservatorio di NUDM la loro stessa difficoltà di reperire i
dati e di non poter quindi che giudicare parziali quelli che abbiamo per la
scarsità di informazioni e l’assenza di specifici sistemi di vigilanza a livello
nazionale. In Italia si aggiunge la difficoltà di rilevare i casi a causa di
misgenderizzazioni e del continuo tentativo di nasconderli a livello familiare e
sociale.
Oggi vogliamo fare eco con rabbia alla voce di chi non è più con noi. Sì perché
per una persona trans, travesti, puttana, intersex, chiamata “pazza”,
disabilizzata o in qualsiasi forma considerata FUORI NORMA la stessa esistenza è
un atto di resistenza e noi lo rivendichiamo oggi più che mai.
E non dimentichiamo e non perdoniamo
* perché a novembre scorso un ragazzo di soli 13 anni si è suicidato in Sicilia
a causa dell’odio sociale. Aveva cambiato scuola ma né nella vecchia, né
nella nuova probabilmente è mai stato fatto un lavoro di educazione alla
diversità e per lo sradicamento reale delle norme eterocis imposte dal
sistema (grazie Valditara, Roccella e gli antiscelta complici del sistema per
impedire l’educazione alla diversità nelle scuole)
E non dimentichiamo e non perdoniamo
* perché il 27 maggio 2024 è stato accreditato come suicidio quello di un
ragazzo trans di 24 anni arrivato al pronto soccorso per abusi in famiglia e
ricoverato nel reparto di ginecologia dell’ospedale. Ha denunciato una
violenza subita mentre si trovava sulla barella, è stato trasferito in altro
ospedale ma poi riportato nel primo ospedale dove era avvenuto l’abuso. “È
stato suicidato” dal quarto piano ed è morto sul colpo. Molti giornali
l’hanno chiamato “donna”. A denunciare le responsabilità di quel gesto sono
state le persone vicine al ragazzo in un post veicolato dal collettivo
milanese Kasciavìt: «Anche dopo una fine tragica i giornalisti non si sono
presi la briga di capire chi era lui veramente. Com’è possibile che una tale
violenza sia avvenuta “in un luogo protetto come un ospedale”? perché un
ragazzo é stato lasciato “solo e senza tutele”? La sua comunità ha tante
domande su quello che è successo” e ce le abbiamo anche noi come osservatorio
ma sono rimaste senza risposta in questi lunghi 6 mesi! Non si tratta di
errori o disattenzioni ma di responsabilità pesanti come macigni
E non dimentichiamo e non perdoniamo
* perché il 6 luglio 2024 Lucero Valdivia di origine perviana, trans e
lavoratrice sessuale è stata ritrovata nella pineta di Casal Fusano. I
giornali ancora una volta hanno parlato per giorni di lei al maschile,
misgenderizzando come quasi sempre fanno
E non dimentichiamo e non perdoniamo
* i commenti violenti che accompagnano le nostre pubblicazioni all’8 di ogni
mese che abbondano di negazionismo e che sono persino arrivati a mettere in
discussione il fatto che inserissimo il suicidio del giovane gay di 33 anni
di Palermo del 10 settembre che ha lasciato una lettera dove chiede scusa per
non essere riuscito ad amare una donna. Non sei tu a dover chiedere scusa ma
la comunità in cui vivi che ti ha costretto a rinunciare a vivere.
E non dimentichiamo e non perdoniamo
* che Nex Benedict ragazzu non binariu sia statx suicidato dall’odio sociale
l’8 febbraio negli Stati Uniti in Oklaoma. La madre ha dichiarato che Nex è
stat bullizzato per oltre un anno nella sua scuola. Nel 2022 l’Oklahoma si è
distinto per essere il primo stato negli USA a proibire l’uso del genere non
binario nei certificati di nascita. Allu studentx è proibito usare un bagno
che non corrisponda al genere assegnato alla nascita e alle persone minori
vengono vietati percorsi di affermazione di genere. La nuova legge presentata
per il 2024 per i curricoli delle scuole pubbliche descrive il genere come un
carattere biologicamente immutabile e vieta il cambio di genere nei
certificati di nascita, il divieto di usare nomi e pronomi di elezione.
E non dimentichiamo e non perdoniamo
* che Kesaria Abramidze, 37enne modella e attivista transgender, il 18
settembre è stata lasciata a morire nel cuore della notte da una persona di
cui si fidava. La comunità LGBTQIAP+ georgiana perde uno dei volti più noti
dell’attivismo trans, una donna che aveva scelto di vivere apertamente la sua
identità nonostante l’ostilità e il pregiudizio dilagante. Abramidze si era
fatta portavoce delle battaglie contro la discriminazione transodiante e per
i diritti civili in talk show e trasmissioni televisive di rilevanza
nazionale. Le sue esperienze personali di violenza e oppressione erano
strettamente intrecciate con il suo impegno pubblico. E anche in questo caso
la sua morte arriva immediatamente dopo l’approvazione di una legge
fortemente discriminatoria contro la cosiddetta “propaganda gay”. Un
provvedimento, voluto da frange conservatrici e religiose, che limita
ulteriormente i diritti della comunità, vietando manifestazioni pubbliche di
sostegno e istituzionalizzando lo stesso clima di odio e oppressione che ha
ucciso Kesaria.
Perché abbiamo voluto raccontare queste storie? Perché fare memoria è importante
come è importante scendere nelle piazze con amore e rabbia contro ogni
discriminazione e violenza di genere di fronte all’inadempienza delle nostre
istituzioni nel garantire percorsi di autodeterminazione e alla crescente ondata
d’odio e di intolleranza propagandata dal governo Meloni e dalle destre fasciste
che lo compongono.
Un odio che si concretizza nelle azioni e politiche stesse portate avanti dal
governo e dai suoi rappresentanti. Ne sono un esempio i continui attacchi alla
carriera alias e all’infanzia trans, il mantenimento di percorsi di affermazione
di genere fondati su patologizzazione e psichiatrizzazione che vedono nei
tribunali la decisione sulle vite, le narrazioni contorte e stigmatizzanti, la
difficoltà per le persone della nostra comunità di trovare casa e lavoro.
Vogliamo ricordare chi non c’è più per averci insegnato il cammino di resistenza
che dobbiamo continuare a percorrere, per stare al fianco di chi resta, per
continuare a lottare per il riconoscimento del danno e degli errori che sono
stati compiuti contro tutte queste persone.
Assumiamo la necessità di garantire percorsi di affermazione di genere
accessibili e gratuiti all’interno del servizio sanitario pubblico e non più
subordinati all’approvazione, viziata da canoni e stereotipi binari di psico e
giudici cisgender.
Vogliamo si viva l’euforia e l’autodeterminazione, delle relazioni, delle vite
senza invisibilizzare le soggettività non binarie, ma che considerino e
valorizzino la complessità di tutte le identità.
Vogliamo che ci si impegni a rispettare e si smetta di misgenderare con la scusa
della fatica ad assumere linguaggi appropriati perché sappiamo quanto sia più
faticoso e doloroso non essere riconosciutx.
Vogliamo che le case di accoglienza e le case rifugio non discriminino le
persone trans che stanno vivendo situazioni di violenza. Vogliamo accesso ai
lavori, ai servizi, a un reddito di autodeterminazione quando tutto questo
diventa difficile.
Vogliamo finalmente che sia riconosciuto il diritto ad una legge scritta dal
basso come quella che è stata elaborata dal laboratorio di autodeterminazione
trans di Stati Genderali, basata su autodeterminazione e consenso informato
perché la 164 è obsoleta, inadeguata, superata dai fatti e va abrogata.
Vogliamo che le elaborazioni della comunità siano accolte, assunte e non
strumentalizzate per pulire le coscienze: le identità di genere non sono beni di
consumo, né tanto meno pubblicità gratuita o emblemi per la propaganda
capitalista, egemone e coloniale.
Autodeterminazione e liberazione per i corpi tutti!
Ci vogliamo viv3 e vogliamo tutto!
TGEU-Trans Europe and Central Asia pubblica l’aggiornamento annuale del progetto
globale Trans Murder Monitoring per il 2024 a questo link:
https://tgeu.org/will-the-cycle-of-violence-ever-end-tgeus-trans-murder-monitoring-project-crosses-5000-cases/
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