Gridare “Palestina libera” non è reato
La sentenza respinge il licenziamento della maschera alla Scala e obbliga al
risarcimento delle mensilità non retribuite dal 4 maggio e dimostra quanto fosse
fondata la nostra tesi di un provvedimento sproporzionato e di natura politica,
non disciplinare. I giudici ci hanno dato ragione e lo hanno respinto. Ora Sala
(presidente del CDA scaligero), Ortombina (sovrintendente che ha firmato il
provvedimento) e Amoruso (direttore del personale) dovrebbero offrire alla
maschera licenziata un nuovo contratto, dato che il suo è scaduto a settembre.
La vicenda ha fatto scalpore prodotto danni d’immagine enormi per il disastroso
tentativo di mettere a tacere il dissenso contro la complicità del governo
Meloni verso Israele nel genocidio dei palestinesi. Il tentativo – della serie
colpirne uno per educarne cento – da parte della direzione è fallito nel
peggiore dei modi davanti alla corte del Tribunale del Lavoro, che ha obbligato
la fondazione a risarcire le mensilità non lavorate. Ora permettere di
concludere il suo ciclo di studi e continuare fino a quel giorno ad avere un
contratto da maschera per noi sarebbe il minimo sindacale da offrirle per
chiudere il sipario su questa vicenda che ha fatto vergognare lavoratori,
pubblico e cittadini milanesi .
Roberto Ambrosio, Cub info e spettacolo
Redazione Milano