Brescia, la città dell’accoglienza si prepara a respingere il razzismo
BRESCIA — Mentre le luci della decima Marcia per l’Accoglienza e la Cittadinanza
si spengono, lasciando nelle vie del centro il passo di duemila persone che il
18 ottobre hanno sfilato per una società di pace e fraternità, sulla città si
addensa una nuova ombra: una riunione pubblica sulla cosiddetta “remigrazione”,
prevista per il 15 novembre.
Dietro l’apparente neutralità del termine, si cela una delle più radicali teorie
della destra estrema europea: quella secondo cui l’Occidente sarebbe vittima di
una “sostituzione etnica”, e che i migranti — giudicati “non assimilabili” alla
cultura nazionale — dovrebbero essere rimpatriati forzatamente. A dar voce a
questa ideologia, destinata a scuotere il dibattito pubblico, sono esponenti di
gruppi e movimenti noti per la loro matrice neofascista: da CasaPound Italia
alla Rete dei Patrioti, dai Veneto Fronte Skinheads al locale Brescia ai
Bresciani. Tra i relatori annunciati, anche Francesca Totolo, collaboratrice del
Primato Nazionale e autrice per la casa editrice Altaforte, legata allo stesso
ambiente politico.
LA RISPOSTA DELLA CITTÀ
La reazione del fronte civico bresciano non si è fatta attendere. Sotto lo
slogan “Razzisti, Brescia non vi accoglie!”, la rete di associazioni riunite nel
movimento #IoAccolgo Brescia ha diffuso un comunicato fermo e senza ambiguità:
«Razzismo e xenofobia non devono avere cittadinanza nella nostra città».
Il documento — firmato da numerose organizzazioni del terzo settore, del
volontariato e della società civile — ricorda come Brescia abbia già dato prova
di compattezza contro le derive xenofobe. Un anno fa, infatti, la città aveva
risposto con un corteo imponente alla marcia di alcuni gruppi neofascisti nei
pressi della stazione ferroviaria, riaffermando i principi di solidarietà e
convivenza sanciti dalla Costituzione.
UN MOSAICO DI CULTURE
I numeri parlano chiaro: al 31 dicembre 2023, i nuovi residenti stranieri nel
comune di Brescia sono 38.000, e 155.000 in tutta la provincia, provenienti da
140 Paesi diversi. Una realtà che, lungi dal rappresentare una minaccia,
costituisce una delle forze vitali della città: «Brescia è bella anche grazie a
chi viene da altri Paesi del mondo: vogliamo che rimanga bella e giusta», recita
il comunicato.
Proprio per questo le associazioni promotrici della marcia hanno chiesto un
incontro con il Prefetto, che ha garantito una pronta disponibilità. L’obiettivo
è chiaro: sollecitare le istituzioni a vigilare affinché gli spazi pubblici non
diventino palcoscenico di ideologie che negano i valori democratici e il
rispetto della persona.
La storia di Brescia, ferita nel 1974 dalla strage di Piazza della Loggia, pesa
come un monito collettivo contro ogni rigurgito di odio. Non è solo questione di
ordine pubblico, ma di identità civile.
Nel linguaggio dei promotori di #IoAccolgo, si avverte la consapevolezza che
l’accoglienza non è mera tolleranza, bensì una scelta culturale e politica: un
argine contro la barbarie, una riaffermazione del principio di umanità.
La città dei diritti, della solidarietà e del lavoro si prepara dunque a un
nuovo banco di prova. «Ci stiamo preparando ad accoglierli — scrivono
ironicamente gli organizzatori — ma Brescia non accoglie il razzismo».
Redazione Sebino Franciacorta