Tunisia: il confine invisibile d’Europa
Detenzioni arbitrarie, deportazioni e cooperazione UE: come la strategia di
esternalizzazione alimenta violenze e violazioni dei diritti delle persone
migranti.
La Tunisia è uno dei principali Paesi di transito, ma anche di destinazione, per
persone migranti, rifugiati e richiedenti asilo, provenienti principalmente
dall’Africa sub-sahariana. In passato, le condizioni di vita di rifugiati e
migranti erano considerate generalmente migliori rispetto a quelle di altri
Paesi, come ad esempio la Libia. Dal 2023, tuttavia, in seguito alla decisione
del governo di adottare un approccio più duro, la situazione è nettamente
peggiorata.
Kaïs Saïed è in carica dal 2019, ma è nel 2021 che, sospeso il parlamento, ha
cominciato a governare per decreto, tanto da parlare di “iper-presidenzialismo”,
in cui l’opposizione politica è praticamente assente. In questa situazione, la
questione migratoria viene utilizzata politicamente per compattare la nazione
contro un nemico comune, fomentando il razzismo già presente nella società
tunisina.
Il presidente, infatti, ha dichiarato che l’arrivo di «orde di migranti
illegali» dall’Africa sub-sahariana fa parte di un «piano criminale per cambiare
la composizione demografica» 1 della Tunisia.
Come ha sottolineato l’antropologa Kenza Ben Azouz, «Incolpando la comunità
subsahariana senza affrontare in modo sostanziale la questione migratoria, egli
si aggrappa a una logica populista e opportunistica» 2, in accordo con le
diffuse (soprattutto in Europa) narrative di una presunta “sostituzione
etnica”. Inevitabilmente, questi commenti «danno legittimità a chiunque voglia
attaccare una persona nera per strada» 3, denuncia Saadia Mosbah.
Quest’ultima, presidente dell’associazione Mnemty, è stata arrestata nel maggio
2024 4, mentre l’associazione, impegnata nella lotta contro il razzismo, è stata
sottoposta, insieme a molte altre organizzazioni per i diritti umani, a un mese
di sospensione delle attività 5.
E infatti è stato documentato un incremento di violenza contro i migranti
africani, tramite raid, arresti arbitrari e detenzioni, ma anche deportazioni di
massa ai confini con Algeria e Libia. Le persone migranti vengono abbandonate
senza cibo e acqua ed esposte al rischio di rapimenti, estorsioni, lavoro
forzato, violenza sessuale e perfino morte 6.
Nonostante i richiami e le ingiunzioni al governo da parte delle Nazioni Unite,
affinché migliorasse il trattamento delle persone senza cittadinanza e mettesse
fine alla retorica xenofoba, il trattamento discriminatorio e violento continua,
così come la propaganda razzista.
Ad aprile 2025, ad esempio, le autorità hanno smantellato i campi vicino Sfax,
che ospitavano circa 7000 migranti sub-sahariani, dando fuoco alle tende prima
di arrestarli e deportarli 7.
L’incremento di questo tipo di azioni, insieme alla detenzione di rappresentanti
delle organizzazioni della società civile e alla retorica xenofoba, coincide con
il crescente supporto dell’Unione Europea per quanto riguarda il controllo del
confine e la gestione dei flussi migratori, che è a sua volta parte della più
generale strategia di esternalizzazione del confine europeo.
Una tappa fondamentale nella costruzione delle relazioni UE-Tunisia è stata il
Memorandum d’intesa firmato a luglio 2023 dal presidente tunisino Kais Saied,
dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, dalla premier
italiana Giorgia Meloni e dall’ex-premier olandese Mark Rutte.
Grazie a questo accordo la Tunisia ha ottenuto 105 milioni di euro dedicati alla
gestione dei confini e alla “lotta contro l’immigrazione illegale” 8, che hanno
finanziato anche la Guardia Nazionale tunisina, la quale, secondo un’indagine
del The Guardian, ha sottoposto centinaia di migranti a stupri, pestaggi e altri
abusi 9.
L’ultimo rapporto di Global Detention Project (GDP) e Forum Tunisien pour les
droits économiques et sociaux (FTDES) 10, pubblicato a ottobre, fa luce proprio
sulla situazione attuale e sulle numerose problematiche legate alla detenzione
di migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
L’utilizzo della detenzione per le persone in movimento è impiegato
sistematicamente in Tunisia, anche se la legge tunisina non contiene
disposizioni specifiche relative alla detenzione amministrativa per motivi di
immigrazione o alla detenzione prima del rimpatrio.
Il GDP e l’FTDES, infatti, hanno documentato ripetutamente l’uso di centri di
detenzione informali nel Paese, nonostante l’assenza di qualsiasi base legale
chiara per il loro funzionamento.
Il Forum Tunisien pour les Droits Économiques et Sociaux (FTDES) è
un’organizzazione tunisina indipendente, fondata nel 2011, che si occupa di
difendere e promuovere i diritti economici, sociali e ambientali. Conduce
ricerche, monitora politiche pubbliche e denuncia violazioni riguardanti lavoro,
migrazioni, disuguaglianze regionali e giustizia sociale. È riconosciuto come
una delle principali voci della società civile tunisina.
Questi includono la struttura Al-Wardia, fuori Tunisi, e un’altra vicino a Ben
Guerdane, utilizzata per raccogliere i migranti prima della loro deportazione in
Libia. Sebbene le autorità designino alcuni siti come “centri di accoglienza e
orientamento”, nella pratica essi funzionano come vere e proprie strutture di
detenzione.
Nel 2020, diverse organizzazioni, come Avocats Sans Frontières e Terre d’Asile
Tunisie, hanno inviato degli avvocati al centro di Al-Wardia, i quali hanno
riferito di essersi visti negare l’ingresso, confermando che per migranti
all’interno non era possibile uscire 11.
In seguito alle pressioni della società civile, 22 migranti sono stati
rilasciati nel settembre dello stesso anno, ma le autorità hanno comunque
continuato a trattenere i non-cittadini all’interno della struttura, compresi
donne e bambini, nonostante manchino le basi legali per farlo 12.
Oltre a queste strutture, gli osservatori riportano anche l’uso di stazioni di
polizia, sedi della polizia di frontiera e stazioni della polizia di frontiera
aeroportuali e marittime per la detenzione di persone senza la cittadinanza
tunisina.
Rapporti attendibili indicano, inoltre, che un numero significativo di migranti
subsahariani viene detenuto all’interno delle carceri del paese e nei “dépôts”
(strutture di detenzione preventiva) a seguito della loro condanna per ingresso,
soggiorno e uscita irregolari.
Alcuni vengono trasferiti in centri di detenzione informali (senza
autorizzazione giudiziaria), il che comporta sostanzialmente un allungamento
significativo del periodo della loro reclusione 13.
Pochi osservatori sono stati in grado di entrare in questi centri e quindi vi è
una trasparenza molto limitata riguardo ciò che accade all’interno. Tuttavia, il
GDP e l’FTDES hanno documentato in diversi rapporti le condizioni e i
trattamenti che i non-cittadini, la maggior parte dei quali di origine
subsahariana, devono affrontare durante la permanenza in queste strutture.
Nel marzo 2023, France 24 ha pubblicato rapporti e foto dall’interno del centro
Al-Wardia, che includono accuse di abusi fisici, grave sovraffollamento e spazio
insufficiente per dormire 14.
Gli osservatori riportano inoltre che i detenuti hanno difficoltà a contattare
avvocati e interpreti, il che, combinato con il mancato obbligo delle autorità
di informare i detenuti del loro diritto di fare ricorso, crea significative
barriere all’accesso a qualsiasi forma di revisione giudiziaria significativa.
A ciò si aggiunge che, poiché la legge tunisina non prevede la detenzione
amministrativa, essa non contiene disposizioni riguardanti la durata massima
della detenzione, lasciando i detenuti esposti al rischio di detenzione
indefinita 15.
Persone migranti, rifugiati e richiedenti asilo detenuti nella struttura di
Al-Wardia hanno inoltre segnalato violenze durante perquisizioni e arresti,
trasferimenti verso altri siti non identificati e problemi, tra cui scarsa
igiene, mancanza di cibo, confisca dei beni, stress psicologico.
Inoltre, poiché il trattenimento legato all’immigrazione non è previsto dalla
legge tunisina, non esistono nemmeno garanzie o protezioni formali per gruppi
vulnerabili come i bambini, le vittime di tratta e i richiedenti asilo. Allo
stesso tempo, tuttavia, la legge non prevede alcuna base giuridica per privare
tali gruppi della libertà per motivi legati alla migrazione 16.
Inoltre, in assenza di un sistema nazionale di asilo, l’UNHCR ha condotto la
registrazione dei richiedenti asilo e la determinazione dello status di
rifugiato, ma queste procedure sono state sospese nel giugno 2024, lasciando
molte persone bloccate senza uno status legale.
Ciò ha lasciato centinaia di persone senza protezione ed esposte all’arresto e
alla detenzione. I rapporti indicano che molti – in particolare quelli
provenienti dall’Africa sub-sahariana – che intendono richiedere protezione
vengono arrestati, detenuti e deportati senza avere l’opportunità di fare
domanda di asilo.
L’FTDES e il GDP chiedono pertanto la ripresa immediata della registrazione
delle domande di asilo e l’adozione di una legge nazionale sull’asilo conforme
agli standard internazionali. Ritengono inoltre che le strutture di detenzione
debbano essere chiuse immediatamente.
Le organizzazioni che presentano la denuncia invitano inoltre le autorità ad
adottare regole chiare e pubbliche per qualsiasi luogo in cui una persona sia
privata della libertà: registrazione, informazioni in una lingua che il detenuto
comprenda, accesso a un avvocato e a un interprete al momento dell’arrivo,
certificato medico, separazione tra uomini e donne e visite regolari da parte di
organizzazioni indipendenti.
Senza trarre insegnamenti dai risultati devastanti della cooperazione con la
Libia, l’attuale cooperazione UE-Tunisia in materia di controllo delle
migrazioni ha portato al contenimento delle persone in un Paese in cui sono
esposte a diffuse violazioni dei diritti umani.
Questa cooperazione è ancora in corso a più di due anni di distanza, nonostante
le allarmanti e ben documentate segnalazioni di violazioni. Tuttavia, dando
priorità al controllo della migrazione a scapito del diritto internazionale, la
collaborazione è stata celebrata dai funzionari europei come un successo,
citando una significativa riduzione degli arrivi irregolari via mare di persone
dalla Tunisia dal 2024 17.
Come ha dichiarato Heba Morayef, direttrice regionale per il Medio Oriente e il
Nord Africa di Amnesty International, «il silenzio dell’UE e dei suoi Stati
membri di fronte a questi orribili abusi è particolarmente allarmante. Ogni
giorno che l’UE persiste nel sostenere in modo sconsiderato il pericoloso
attacco della Tunisia ai diritti dei migranti, dei rifugiati e di coloro che li
difendono, senza rivedere in modo significativo la sua cooperazione in materia
di migrazione, i leader europei rischiano di diventarne complici» 18.
1. Tunisia’s President Saied claims sub-Saharan migrants threaten country’s
identity, Le Monde (23 febbraio 2023) ↩︎
2. Cfr. Le Monde (23 febbraio 2023) ↩︎
3. Cfr. Le Monde (23 febbraio 2023) ↩︎
4. Affaire Mnemty : la justice tunisienne relance les poursuites, la société
civile alerte, tunisienews (6 agosto 2025) ↩︎
5. Suspension des activités de l’association Mnemty, BusinessNews (28 ottobre
2025) ↩︎
6. Global Detention Project, “Tunisia: Detention and “Desert Dumping” of
Sub-Saharan Refugees,” 8 luglio 2024 ↩︎
7. Tunisia dismantles sub-Saharan migrant camps and forcibly deports some |
Reuters, Reuters (5 aprile 2025) ↩︎
8. EU-Tunisia Memorandum of Understanding ↩︎
9. The brutal truth behind Italy’s migrant reduction: beatings and rape by
EU-funded forces in Tunisia | Global development | The Guardian, The
Guardian (19 settembre 2024) ↩︎
10. Global Detention Project, “Tunisia: Issues Related To The Immigration
Detention Of Migrants, Refugees, And Asylum Seekers”, ottobre 2025 ↩︎
11. Note-juridique-El-Ourdia-VF.pdf, OMCT, “Note sur la détention arbitraire au
centre de détention de migrants d’El-Ouardia,” 2023 ↩︎
12. Tunisia, la denuncia: “Nei centri di detenzione illegale anche migranti
bambini”, Dire (17 novembre 2025) ↩︎
13. Note-juridique-El-Ourdia-VF.pdf, OMCT, “Note sur la détention arbitraire au
centre de détention de migrants d’El-Ouardia,” 2023 ↩︎
14. ‘They spit on us’: What’s really going on in the El Ouardia migrant centre
in Tunis, France24 (13 marzo 2023). ↩︎
15. Note-juridique-El-Ourdia-VF.pdf, OMCT, “Note sur la détention arbitraire au
centre de détention de migrants d’El-Ouardia,” 2023 ↩︎
16. En Tunisie, “les prisons sont remplies de migrants subsahariens” condamnés
pour “séjour irrégulier” – InfoMigrants, Infomigrants (18 novembre 2024) ↩︎
17. Answer given by Mr Brunner on behalf of the European Commission ↩︎
18. Tunisia: Rampant violations against refugees and migrants expose EU’s
complicity risk, Amnesty International (6 novembre 2025) ↩︎