Nel Mediterraneo si continua a morire mentre chi salva vite è criminalizzato
Nel Mediterraneo si continua a morire, mentre chi salva vite continua a essere
criminalizzato. È uno stesso tragico e odioso copione che ormai si ripete da
tempo.
Da una parte sempre più persone muoiono nell’indifferenza e nel silenzio
istituzionale, dall’altra il governo italiano, nonostante le sentenze dei
tribunali, non mostra segni di ravvedimento e prosegue nella sua opera di
attacco alle organizzazioni di soccorso: l’ultima è Mediterranea Saving Humans,
colpita da un nuovo blocco amministrativo dopo l’ultimo salvataggio e approdo a
Porto Empedocle.
Notizie/In mare
«ABBIAMO AGITO PER SALVARE VITE»: SBARCATE LE 92 PERSONE SOCCORSE DA
MEDITERRANEA
Lo Stato minaccia nuove sanzioni per aver scelto Porto Empedocle
Redazione
5 Novembre 2025
L’associazione, che rivendica giustamente di aver salvato la vita a 92 persone,
ha replicato alle accuse del ministro dell’Interno Piantedosi, che sui social ha
diffuso false informazioni sull’operato della nave.
«Siamo indignati dalle menzogne del ministro: da parte nostra c’è sempre stata
la massima collaborazione con la Sanità marittima», ha dichiarato MSH. A bordo,
ha raccontato il medico Gabriele Risica, «abbiamo accolto la medica dell’USMAF,
le abbiamo messo a disposizione l’ospedale di bordo e visitato insieme le
persone soccorse».
Anche la capomissione Sheila Melosu ha denunciato «la vergogna di un ministro
che parla di sicurezza delle persone mentre è indagato per aver protetto un
torturatore di migranti, e che voleva far viaggiare fino a Livorno persone
malate e bisognose di cure immediate».
Un episodio che si inserisce nella costante strategia di criminalizzazione delle
ONG, con la nave Mediterranea che subisce un altro fermo illegittimo nel porto
siciliano per violazione del Decreto Piantedosi, mentre le autorità italiane
continuano a ostacolare chi salva vite in mare e a finanziare chi le intercetta
e le imprigiona.
Il 2 novembre, infatti, si è rinnovato automaticamente il Memorandum tra Italia
e Libia, che resterà in vigore fino al 2026, assicurando nuovi fondi e mezzi
alla guardia costiera libica, la stessa che cattura e riporta nei lager migliaia
di persone e che attacca le navi della flotta civile.
Approfondimenti/In mare
MEMORANDUM ITALIA-LIBIA, UN PATTO DI VIOLAZIONI E ABUSI
Il 2 novembre l’accordo sarà rinnovato. Refugees in Libya: manifestiamo a Roma
il 18 ottobre
Carlotta Zaccarelli
29 Settembre 2025
Nel frattempo, solo negli ultimi 30 giorni, cinque naufragi hanno aggiornato il
conto delle vittime e dei dispersi lungo le rotte del Mediterraneo.
Il 18 ottobre, Sea-Watch ha denunciato un naufragio ignorato dalle autorità: un
morto accertato e 22 persone disperse, mentre le navi umanitarie venivano tenute
lontane dall’area dei soccorsi. “Abbiamo chiesto aiuto per ore, nessuno è
intervenuto”, ha riferito l’Ong, accusando Roma e La Valletta di omissione di
soccorso.
Il 22 ottobre, al largo di Salakta, in Tunisia, almeno 40 persone migranti, tra
cui diversi neonati, sono morte dopo che la loro imbarcazione si è capovolta.
Solo 30 persone sono state salvate.
Le vittime provenivano da Paesi dell’Africa subsahariana e cercavano di
raggiungere l’Italia da una delle rotte più brevi e più letali del Mediterraneo.
Diverse inchieste hanno evidenziato come la Tunisia sia un Paese non sicuro nel
garantire i diritti fondamentali e come le persone nere siano sottoposte a
violenze e tratta gestite dalle stesse autorità.
Rapporti e dossier/In mare
STATE TRAFFICKING SVELA LA TRATTA DI MIGRANTI TRA TUNISIA E LIBIA
Un rapporto con 30 testimonianze da un confine esterno della UE
Redazione
1 Marzo 2025
Il 24 ottobre, 14 persone migranti sono annegate nel mar Egeo, al largo di
Bodrum, in Turchia. Solo due si sono salvate, tra cui un giovane afgano che ha
nuotato per sei ore fino a riva. Tre giorni dopo, il 27 ottobre, quattro
migranti sono morti al largo della Grecia, dopo l’affondamento di un gommone.
E il 28 ottobre un altro barcone è affondato davanti a Surman, in Libia: 18
morti e oltre 60 sopravvissuti, secondo la Croce Rossa libica e l’OIM. Le
vittime erano in gran parte uomini sudanesi, bengalesi e pakistani in fuga da
guerre e povertà.
Cinque naufragi in dieci giorni: più di 70 morti accertati, decine di dispersi e
un mare che continua a inghiottire vite nell’indifferenza politica.
Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione internazionale per le
migrazioni (OIM), al 25 ottobre 2025 sono 472 le persone morte e 479 quelle
disperse sulla rotta del Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno.
A questo bollettino di guerra vanno aggiunti gli ultimi naufragi: nel 2025 si
può stimare che circa 550 persone abbiano perso la vita, senza contare i
naufragi cosiddetti “fantasma” che non finiscono nei conteggi ufficiali.
Nello stesso periodo, 22.509 persone migranti – tra cui 832 minori – sono state
intercettate e riportate in Libia, dove finiscono spesso in centri di
detenzione, subendo torture, violenze sessuali, estorsioni, privazione di cibo e
cure.
Nemmeno l’arresto del generale libico Al Masri cambia la sostanza: la Libia
rimane un Paese diviso e controllato da milizie e trafficanti che si
arricchiscono sulla pelle dei migranti. Nonostante la situazione sia nota e
denunciata da anni, resta un alleato politico e operativo dell’Europa, che
continua a esternalizzare il controllo delle proprie frontiere.
Come ha rivelato un’inchiesta di Irpimedia, la Commissione europea e Frontex
hanno ospitato a metà ottobre una delegazione tecnica libica, con esponenti
provenienti sia dall’est sia dall’ovest del Paese: per la prima volta anche
funzionari della Cirenaica, sotto il controllo del generale Khalifa Haftar, sono
stati invitati presso la sede di Frontex a Varsavia e a Bruxelles.
Il Mediterraneo centrale continua a essere la rotta migratoria più mortale del
mondo. Ma ogni nuovo naufragio rimane a sé stante, invisibilizzato e velocemente
archiviato come un fatto di cronaca. I media fanno sempre più fatica ad andare
oltre la notizia flash e a costruire una narrazione diversa, e così queste
stragi scompaiono in fretta. Dove sono le storie che danno dignità ai numeri, ai
volti, alle famiglie, ai sogni interrotti, al dolore?
Cosa serve perché si trovi finalmente una risposta a quella domanda che da anni
viene ripetuta e mai ascoltata: quante morti ancora serviranno prima che
l’Europa apra vie legali e sicure di accesso, affinché si affronti il tema
politico e sociale della libertà di movimento?
Finché la risposta sarà il rinnovo di accordi come quello con la Libia e il
blocco delle navi umanitarie, il Mediterraneo continuerà a essere una tomba. E
l’Italia, insieme all’Unione Europea, continuerà a chiamare “cooperazione” ciò
che è in realtà complicità nelle stragi.
Fonti: InfoMigrants, OIM, UNHCR, ANSA, Reuters, Sea-Watch, Mediterranea Saving
Humans, Mosaique FM.
Interviste/In mare
«RIPRISTINARE LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO È L’UNICA RISPOSTA POLITICA ALLE
MIGRAZIONI»
Intervista a Gabriele Del Grande, giornalista e documentarista
Laura Pauletto
3 Novembre 2025