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Brasile. La normalità della violenza poliziesca
Il 28 ottobre scorso circa 140 persone, di cui 4 agenti, sono state uccise e un centinaio sono state arrestate nel corso di un assalto condotto da 2500 membri della Polizia Civile e della Polizia Militare brasiliane, nelle favelas di Alemão e Penha a Rio de Janeiro. Gli agenti si sono serviti anche di elicotteri e mezzi blindati. Su numerosi cadaveri, alcuni con le mani legate, sono stati rinvenuti i segni di colpi esplosi alle spalle o alla nuca. Oltre alle numerose esecuzioni extragiudiziali, i testimoni parlano di perquisizioni ed irruzioni nelle abitazioni private realizzate senza mandato, di torture, di colpi sparati dagli elicotteri, di feriti morti dissanguati a causa dello stop da parte degli agenti all’intervento dei sanitari. Nelle proteste e manifestazioni organizzate da movimenti e associazioni e dagli abitanti delle favelas di Rio e di altre città, sono comparsi striscioni con la scritta “Favela Lives Matter”. Tutti denunciano «una violenza sistemica e razzista» e puntano il dito soprattutto contro le autorità locali, allineate con l’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro. All’ex capo di stato, condannato a settembre a 27 anni di reclusione per il tentato golpe del gennaio 2023, è strettamente legato Claudio Castro, governatore dello stato di Rio de Janeiro e membro del “Partito Liberale” dell’ex presidente di estrema destra. Questa strage è salita agli onori delle cronache per l’enorme dispiegamento di forze e per l’elevato numero delle vittime, ma la violenza della polizia nelle aree dove vive la popolazione più povera e razzializzata è un fatto “normale”. Ne abbiamo parlato con Simone Ruini Ascolta la diretta:
Brasile: la COP brucia e le periferie resistono
Oggi, 20 novembre, è bastato un incendio nei padiglioni sfarzosi della zona blu della COP30 per far scattare l’allarme generale; eppure, mentre ci si affanna tra incontri, badge e diplomazie pochi sembrano preoccuparsi davvero delle foreste che bruciano, delle città alluvionate o dei quartieri popolari che subiscono per primi la crisi climatica. L’attenzione globale si concentra sulle vetrine istituzionali, ma resta quasi del tutto cieca davanti ai territori dove l’emergenza ambientale non è un tema da conferenza: è la vita quotidiana. A partire da qui nasce la CicloLog, progetto che intreccia comunicazione comunitaria, educazione ambientale e resistenza dal basso, dimostrando che le risposte alla crisi spesso arrivano prima dai territori che dalle conferenze internazionali. Everton della CicloLog e attivo nella zona est di San Paolo, racconta un lavoro quotidiano che unisce psicologia sociale, informazione indipendente e iniziative ambientali nelle periferie. La CicloLog combatte il “deserto di notizie”, distribuisce libri, gestisce orti comunitari e porta prodotti freschi nelle scuole. Ha creato anche una radio itinerante e un gioco da tavolo che insegna, in modo collaborativo, come affrontare problemi ambientali reali che colpiscono i territori marginalizzati. Nel racconto emerge la tragedia di Samuel Elder, un bambino morto dopo aver avuto contatto con l’acqua contaminata delle alluvioni del 2025 — un caso emblematico di razzismo ambientale aggravato dalla mancata prevenzione dello Stato. Everton denuncia la manipolazione del referto medico e l’ingiustizia vissuta dalla famiglia. Ancora una volta vediamo una periferia che non aspetta soluzioni dall’alto: crea reti, risponde collettivamente ai disastri, denuncia la presenza opportunista di istituzioni, e rivendica il diritto di definire le proprie politiche ambientali. Il messaggio è chiaro e familiare: la periferia non è solo la prima a subire la crisi, ma è anche il luogo dove nascono le risposte più concrete e radicali.    
Massacro a Rio, il nuovo standard
Oltre 20 anni fa un film – Tropa de elite – aveva messo sotto gli occhi del mondo la realtà della “guerra al narcotraffico” a Rio de Janeiro. Un miscuglio inestricabile di emarginazione, violenza (bipartisan), corruzione, scorciatoie autoritarie, memorie golpiste. Oggi vediamo video che non sono frutto di recitazione, ma […] L'articolo Massacro a Rio, il nuovo standard su Contropiano.