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Campagna “Arance di Natale, arance per la vita”
Partono le prenotazioni della campagna “Arance di natale arance per la vita” 2025. C’e’ tempo fino al 3 dicembre! La finalita’ e’ la ripresa dei lavori per il completamento dell’ospedale di Duhla, lavori che attualmente sono fermi per mancanza di fondi. IBAN dell’Associazione Verso il Kurdistan: IT17 Q030 6909 6061 0000 0111 185 Causale: Campagna arance 2025 Prenotazioni entro il 3 dicembre. Per info: Antonio 335 7564743 – Lucia 333 5627137 Per chi volesse dare un contributo liberale, la causale è: contributo volontario. Associazione Verso il Kurdistan Odv   L'articolo Campagna “Arance di Natale, arance per la vita” proviene da Retekurdistan.it.
Partito Dem: il caso della strage in carcere non può concludersi impunito
La Commissione legale e per i diritti umani del partito DEM ha condannato la gestione del caso del massacro in carcere del 19 dicembre e ha affermato che l’impunità è un risultato inaccettabile. L’operazione condotta il 19 dicembre 2000, pubblicizzata come operazione “Ritorno alla Vita”, ebbe un esito grave e devastante. Persone che lo Stato era tenuto a proteggere furono uccise e ferite. Trentadue persone persero la vita, tra cui due membri delle forze di sicurezza che avevano preso parte all’operazione, e centinaia rimasero gravemente ferite. Successivi esami forensi hanno stabilito che tutti i decessi causati da ferite da arma da fuoco, compresi quelli degli agenti di sicurezza, erano dovuti ad armi utilizzate dal personale statale. I rapporti hanno confermato che non sono stati sparati colpi dall’interno verso l’esterno. Le armi che hanno causato le morti erano armi da fuoco militari ad alta energia cinetica, armi estremamente potenti e a canna lunga. I metodi utilizzati nel reparto femminile erano pura barbarie. Vennero aperti dei buchi nel tetto e materiale incendiario fu lanciato nei dormitori. Agenti incendiari a base chimica, proibiti all’uso in spazi chiusi, furono rilasciati in grandi quantità provocando l’incendio dei reparti e rendendo impossibile respirare alle prigioniere. Quando le detenute, rendendosi conto che sarebbero state uccise, tentarono di raggiungere il cortile, furono colpite anche lì. Sei persone persero la vita in questo attacco. Nonostante le istanze e le denunce presentate, furono avviati procedimenti contro le vittime, mentre non fu concessa alcuna autorizzazione a procedere contro gli agenti coinvolti nell’operazione. L’indagine fu deliberatamente protratta fino al 2010. Quell’anno furono infine presentate accuse contro 37 coscritti, ma non contro alcun ufficiale di grado superiore. L’avvio tardivo del procedimento contro coloro che avevano comandato l’operazione non ne alterò l’esito. Il tribunale respinse le richieste di audizione personale degli imputati e di deposizione di persona di vittime e testimoni. Le dichiarazioni sono rimaste incomplete per anni. La mancata presentazione dei documenti e delle informazioni richiesti dal tribunale ha intenzionalmente prolungato il processo per molti anni. Alla fine il caso è stato archiviato per prescrizione. Tuttavia, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), la prescrizione non può essere invocata quando i ritardi sono causati dalle autorità giudiziarie o dai funzionari statali. I crimini che possono essere considerati crimini contro l’umanità non possono essere conclusi impunemente, poiché ciò viola sia la legge sia i principi normativi fondamentali che sostengono i diritti umani. Per queste ragioni, la CEDU ha stabilito il 15 novembre 2016,nel caso Hamdemir e altri contro la Turchia, che la forza e i metodi utilizzati nel carcere di Bayrampaşa erano sproporzionati e che il diritto alla vita era stato violato. Inoltre, lo Stato non aveva rispettato le Regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti, di cui è parte. La perdita di diritti causata dalle politiche carcerarie dello Stato e il fatto che un altro massacro abbia portato all’impunità sono inaccettabili. Respingiamo l’archiviazione dell’ultimo caso riguardante le operazioni simultanee condotte in 20 carceri, il caso del raid nel carcere di Bayrampaşa, attraverso l’applicazione della prescrizione e il conseguente esito di impunità.”   L'articolo Partito Dem: il caso della strage in carcere non può concludersi impunito proviene da Retekurdistan.it.
Un altro atto storico del movimento di liberazione curdo: il ritiro dei combattenti dalla Turchia
È giunto il momento che il governo turco accolga le richieste del movimento di liberazione curdo e adotti le misure legali e politiche necessarie per rendere questo processo reciproco e bilaterale. A seguito dell’annuncio odierno, il Congresso nazionale del Kurdistan (KNK) accoglie nuovamente con favore i passi coraggiosi e determinati compiuti dal movimento di liberazione curdo verso una pace giusta in Turchia. In risposta all’appello per la pace e una società democratica lanciato il 27 febbraio dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, la parte curda si è dimostrata determinata ad adottare misure concrete per giungere a una soluzione pacifica della questione curda. A seguito di questo appello, il PKK ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale il 1° marzo e ha successivamente convocato il suo 12° Congresso a maggio, annunciando la decisione del partito di sciogliersi e porre fine alla lotta armata. Per riaffermare le sue decisioni in materia di pace e una società democratica, 30 combattenti per la libertà curdi, guidati dalla co-presidente dell’Unione delle comunità del Kurdistan (KCK) Besê Hozat, hanno bruciato le loro armi in una cerimonia pubblica l’11 luglio. Questa mattina è stato compiuto un altro passo. Nelle montagne del Kurdistan meridionale (regione del Kurdistan iracheno), il movimento di liberazione curdo ha annunciato il ritiro di tutti i combattenti dalla Turchia, in conformità con la decisione del 12° Congresso del PKK, per promuovere il processo di pace e società democratica. L’annuncio è stato fatto da Sabri Ok, membro del Consiglio Esecutivo della KCK, insieme a 25 guerriglieri per la libertà, tra cui Vejîn Dersîm, membro del comando provinciale di di Serhat delle Unità femminili libere (YJA Star), e Devrîm Palu, membro del consiglio di comando delle Forze di difesa del popolo (HPG) giunti dal Bakurê Kurdistan del nord alle Zone di difesa di Medya, nel Kurdistan meridionale. La KCK ha chiesto che insieme al rilascio di Abdullah Öcalan, lo Stato turco adotti immediatamente misure legali e politiche specifiche. È giunto il momento che il governo turco accolga queste richieste e adotti misure concrete per rendere questo processo bilaterale e reciproco. Lo storico processo di transizione può essere organizzato all’interno di un quadro specifico, e richiede che ad Abdullah Öcalan, l’architetto di questo processo, sia consentito di vivere e lavorare liberamente come capo negoziatore per la parte curda. Invitiamo pertanto l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa e tutti gli Stati che svolgono un ruolo in Medio Oriente a sollecitare il governo turco a trovare una soluzione politica alla questione curda. Le concessioni della parte curda sono una chiara dimostrazione della sua determinazione, perseveranza e convinzione nel trovare una soluzione pacifica e garantire una vita migliore a tutti i popoli della Turchia e della regione. È necessario riconoscere e apprezzare i passi storici compiuti dalla parte curda. La Commissione Europea, gli Stati membri dell’UE e gli Stati Uniti dovrebbero utilizzare tutti i mezzi a loro disposizione per incoraggiare la Turchia a partecipare onestamente a questo processo e rimuovere immediatamente il PKK dalle loro liste di organizzazioni terroristiche. Consiglio Esecutivo del Congresso Nazionale del Kurdistan 26.10.2025 L'articolo Un altro atto storico del movimento di liberazione curdo: il ritiro dei combattenti dalla Turchia proviene da Retekurdistan.it.
Assemblea nazionale di Rete Kurdistan Italia
Le popolazioni del Kurdistan e del Medio Oriente stanno vivendo un passaggio cruciale. Dopo anni di guerra, invasioni e tentativi di cancellazione politica e culturale, si apre oggi un nuovo scenario complesso: la prospettiva di un processo di pace in Turchia e il futuro incerto delle conquiste curde in Siria e in Iraq. Il 12° congresso del Pkk ha sancito la fine della lotta armata e la volontà di portare avanti la battaglia sul piano politico, con l’annuncio ufficiale dello scioglimento dell’organizzazione armata e la nascita di una prospettiva politica che mira a trasformare la tregua in un percorso di pace irreversibile. Una commissione parlamentare, sostenuta dalla maggior parte dei partiti turchi, sta ora discutendo il percorso di pace. La sfida è enorme: superare decenni di conflitto, cambiare leggi liberticide, democratizzare la Turchia e garantire giustizia per tutte le comunità. Anche la caduta del decennale regime di Bashar Assad ha aperto nuove prospettive e pericoli. Negli ultimi mesi Ankara ha intensificato la pressione contro le Forze democratiche siriane (Sdf), l’alleanza curdo-araba che ha guidato la resistenza contro l’Isis. Il governo turco continua a considerare le Sdf una mera emanazione del Pkk e il presidente turco Erdogan minaccia nuove operazioni militari contro il Rojava se i curdi non accetteranno lo scioglimento delle proprie strutture difensive. Dietro queste minacce si nasconde la volontà di liquidare l’esperienza dell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord-est. La risposta curda è arrivata con chiarezza da parte di Abdullah Öcalan: il Rojava è una linea rossa. La prospettiva di cancellare le conquiste democratiche dei curdi non è accettabile né in Siria né in Turchia. Allo stesso tempo, nel Kurdistan del sud (Iraq), aree come Shengal e Makhmour continuano a subire attacchi e restrizioni, nel silenzio della comunità internazionale. Oggi più che mai è vitale rafforzare gli sforzi di solidarietà con il popolo curdo e di pressione sul governo turco affinché le prospettive di pace si realizzino e il conflitto lasci spazio alla lotta politica e civile. È in questo contesto che invitiamo tutte e tutti all’Assemblea nazionale di Rete Kurdistan in Italia, aperta a realtà organizzate, movimenti e singoli solidali con il popolo curdo. Sarà un momento per discutere insieme del nuovo scenario, delle responsabilità internazionali, del ruolo della solidarietà dal basso e delle prospettive per la costruzione di un Medio Oriente libero, democratico e giusto. Programma; 10:00  Aggiornamenti da Turchia, Siria, Rojava, Iraq, Campo di Makhmour, Shengal e Iran A seguire dibattito 13:30 – 15:00 Pranzo A seguire dibattito, presentazione progetti e programmazione Bologna, 25 Ottobre 2025 – dalle ore 10:00 presso Centro Sociale TPO, Via Casarini 17/5 L'articolo Assemblea nazionale di Rete Kurdistan Italia proviene da Retekurdistan.it.
“Çand”- festival della cultura curda
Arriva “Çand”- festival della cultura curda. Dal 16 al 18 ottobre, al Centro Socio Culturale Ararat (largo Dino Frisullo). Tre giorni di musica, cinema, letteratura, danza, buon cibo e tutta la poesia del crepuscolo nel cuore di Testaccio. Tutti i giorni porte aperte dalle 17.30 con mostre fotografiche, infoshop e cena a cura della comunità curda di Roma. L’iniziativa è promossa e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura di Roma in collaborazione con l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia e con il supporto di Zètema Progetto Cultura. #CultureRoma   L'articolo “Çand”- festival della cultura curda proviene da Retekurdistan.it.
Studio legale Asrin: il Parlamento dovrebbe urgentemente porre la risoluzione sul “diritto alla speranza” all’ordine del giorno e approvarla
Nel pronunciarsi sulla decisione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, lo studio legale Asrin ha affermato che l’approvazione del “diritto alla speranza” da parte del Parlamento, in linea con la decisione, rappresenterebbe una soluzione ai problemi strutturali. Lo Studio Legale Asrin ha rilasciato una dichiarazione in merito alla decisione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sul “diritto alla speranza”. Nella dichiarazione si afferma che nella decisione provvisoria adottata dal Comitato, la data di giugno 2026 è stata indicata facendo riferimento al Processo di pace e di società democratica: Nella risoluzione provvisoria adottata nella riunione del 15-17 settembre, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha fatto riferimento al Processo di pace e di società democratica in Turchia e ha indicato la scadenza del giugno 2026. In primo luogo, riteniamo importante che nella sua decisione il Comitato raccomandi la valutazione delle proposte legislative precedentemente preparate dai partiti politici e presentate alla Grande assemblea nazionale turca (Parlamento turco) come proposta di soluzione. Nel caso del nostro assistito, il signor Öcalan, i 27 anni di reclusione in condizioni di isolamento assoluto e la decisione della CEDU che definisce tale reclusione come “tortura” non è stata rispettata per 12 anni. Considerata la questione, la soluzione più pratica e ragionevole sembra essere quella di affrontare le proposte legislative esistenti al Parlamento turco. È inoltre importante che il Comitato sottolinei che 25 anni rappresentano il periodo massimo per la supervisione dell’esecuzione dell’ergastolo aggravato. Tuttavia, dando alla Turchia una scadenza per giugno 2026, il Comitato ha continuato a fornire basi per la politica turca di proroga della questione, in vigore dal 2014. In questo contesto vorremmo sottolineare che il signor Öcalan nel suo incontro con gli avvocati del 15 settembre, ha indicato il Comitato e ha affermato: “Se sono seri e sinceri, possono svolgere un ruolo per una soluzione, altrimenti preferiranno il metodo dello stallo”. Facendo riferimento al processo in corso in Turchia, che dà a tutti noi speranza, come metodo nella sua decisione provvisoria, il Comitato riconosce che l’approccio della Turchia alla questione è politico piuttosto che giuridico. Purtroppo, non ha mostrato un approccio che corrisponde a questa osservazione. Vorremmo ribadire che il diritto alla speranza è un problema strutturale del diritto turco e coinvolge migliaia di prigionieri. La Commissione ha attribuito importanza alla commissione istituita in seno al Parlamento nell’ambito del “processo di pace e società democratica”. La necessità che la Commissione agisca in modo coerente con la sua importanza, svolga il suo lavoro su questa base e agisca con urgenza è stata confermata dalla decisione della Commissione. Va notato che durante il nostro incontro con il signor Öcalan, egli ha affermato che il processo era giunto alla fase di soluzione giuridica e che era necessaria l’adozione di leggi provvisorie. Parallelamente, è importante notare che durante le riunioni della commissione parlamentare, soprattutto gli accademici hanno affermato che le garanzie giuridiche sono necessarie affinché la pace negativa si trasformi in pace positiva e che solo in questo modo la pace può diventare permanente.   L'articolo Studio legale Asrin: il Parlamento dovrebbe urgentemente porre la risoluzione sul “diritto alla speranza” all’ordine del giorno e approvarla proviene da Retekurdistan.it.
Öcalan: il Rojava è la mia linea rossa
Pervin Buldan, esponente della delegazione di Imralı, ha affermato che Öcalan ha ripetutamente sottolineato che “il Rojava è la mia linea rossa”, aggiungendo: “Escludere i curdi ed eliminare i loro successi non porterà alcun beneficio alla Turchia”. Pervin Buldan della delegazione di Imralı del partito DEM, ha parlato a JINTV del processo di pace e della società democratica e dell’ultimo incontro con Öcalan. Öcalan: il Rojava è la nostra linea rossa Pervin Buldan ha affermato che Abdullah Öcalan ha espresso valutazioni sulla Siria settentrionale e orientale e sugli sviluppi in Siria. Ha spiegato che Öcalan ha discusso di questi temi con la delegazione statale, aggiungendo: “Con noi, con la delegazione del DEM, ha parlato solo di politica turca, ma so che lo ha ripetuto più volte: ‘Siria e Rojava sono la mia linea rossa. Per me, quel posto è diverso'”. Ha sollevato questo punto sulla Siria più volte. Oltre a ciò, tuttavia, vorrei sottolineare che non ha espresso con noi valutazioni sulla Siria e sul Rojava. Ne ha discusso principalmente con la delegazione statale, ha dibattuto la questione lì e ha persino affermato che, se si fossero presentate l’opportunità e le circostanze avrebbe ritenuto importante stabilire una comunicazione anche con loro. Sì, ha sottolineato più volte l’importanza della comunicazione con il Rojava. Ha espresso il desiderio di parlare con loro, dibattere con loro e valutare insieme quale percorso intraprendere e quale decisione prendere. “Questo non è ancora avvenuto, ma se in futuro si faranno progressi e si creerà un’opportunità del genere, magari attraverso incontri e contatti con i funzionari del Rojava, crediamo che la questione sarà risolta più facilmente”. Pervin Buldan ha anche richiamato l’attenzione sulle dichiarazioni del governo sulla Siria settentrionale e orientale, commentando: “La Turchia, in questo senso, sulla questione del Rojava e della Siria, deve schierarsi dalla parte del popolo curdo”. Escludere i curdi, lanciare un’operazione contro di loro o vanificare i successi del popolo curdo non porta alcun vantaggio alla Turchia, e nemmeno i curdi in Turchia lo accetteranno. Questo deve essere compreso chiaramente e credo che sia necessario pensare in modo più razionale e prendere decisioni corrette per risolvere la questione attraverso il giusto percorso e metodo. Pertanto, anche la Turchia monitora attentamente gli sviluppi in Siria, gli accordi, i negoziati con il governo di Damasco, ecc. Ma i curdi sono estremamente sensibili a questo tema. Il Rojava è la zona più sensibile del popolo curdo. Quindi, non importa quanti passi facciamo verso la democratizzazione in Turchia, anche la più piccola perdita in Rojava, o un’operazione militare in quella zona, causerebbe una grande devastazione tra il popolo curdo. Un simile approccio non sarebbe accettato. Nessuno lo accetterebbe. Soprattutto, il signor Öcalan non lo accetterebbe. Quindi non importa quanti passi facciamo verso la democratizzazione in Turchia, anche la più piccola perdita in Rojava, o un’operazione militare in quella zona, causerebbe una grande devastazione tra il popolo curdo. Un simile approccio non sarebbe accettato. Nessuno lo accetterebbe. Soprattutto, il signor Öcalan non lo accetterebbe. Credo che se la Turchia affronta questa questione con un’intesa che la vede al fianco del popolo curdo, ne rispetta i successi e ne riconosce il diritto a vivere in ogni regione con le proprie conquiste, la propria lingua, identità e cultura, e cerca di risolvere la questione su basi democratiche, legali e costituzionali, allora sarà la Turchia stessa a guadagnarci. In questo modo, non partendo da una situazione di perdita o di perdita, ma partendo da una situazione di vittoria e di aiuto agli altri, una comprensione e un consenso comuni possono effettivamente risolvere questa questione. Tre concetti chiave Pervin Buldan ha affermato che Öcalan ha sottolineato tre concetti chiave: “Possiamo pensare alle questioni della società democratica, della pace e dell’integrazione come a un unico pacchetto. Considerarle separatamente o scollegate l’una dall’altra sarebbe un errore, sarebbe sbagliato. Öcalan ha sottolineato l’importanza di adottare misure rapide e sincronizzate che possano intrecciare tutti questi aspetti e di garantire che l’integrazione diventi finalmente realtà”. Mettiamola così: è stata istituita una commissione. Questa commissione ha iniziato i suoi lavori e il suo vero scopo è quello di approvare le leggi il più rapidamente possibile. Perché senza leggi sull’integrazione, nulla può essere attuato. Certo, possiamo parlare di pace, possiamo parlare di democratizzazione, possiamo certamente discutere delle ingiustizie e dell’illegalità in Turchia e di come si possano approvare nuove leggi per affrontarle. Ma l’integrazione è qualcosa di molto diverso. Oggi ci sono migliaia di persone sulle montagne con le armi in mano. Sì, simbolicamente si è svolta una cerimonia di scioglimento. Il PKK ha dichiarato il suo scioglimento. Ma ci sono ancora persone armate. Ora, queste persone armate devono deporre le armi e tornare in Turchia, e le barriere che impediscono loro di partecipare alla politica democratica devono essere rimosse. Questo può diventare realtà solo attraverso le leggi che emergeranno dalla commissione. L'articolo Öcalan: il Rojava è la mia linea rossa proviene da Retekurdistan.it.
Messaggio per la Giornata mondiale della pace di Abdullah Ocalan: la pace non è solo un desiderio, ma una realtà concreta
In un messaggio per la Giornata internazionale della pace, Abdullah Öcalan ha affermato che la pace non è un desiderio ma una realtà concreta, affermando: “La trasformazione sociale non è solo un diritto per i nostri popoli; è anche il compito fondamentale della nuova era che ci attende”. Il leader curdo Abdullah Öcalan ha inviato un messaggio alla manifestazione a Istanbul in occasione della Giornata Internazionale della Pace, con il motto “Democrazia e pace prevarranno sulla guerra e sullo sfruttamento”. Il messaggio del leader curdo recita quanto segue: “A coloro che lottano per la pace e la democrazia… Il nostro appello alla pace e a una soluzione democratica non è una mera manovra politica, ma un passo strategico e una svolta storica. Con questo appello, si spalancano le porte a una nuova era, sia in Turchia che in tutto il Medio Oriente, dove guerre e distruzione saranno sostituite da una vita democratica basata sulla pace. Questo non è solo un auspicio; è una realtà concreta che deve essere costruita con un forte potenziale e con serie azioni concrete. Perché la vera pace non è solo il tacere delle armi o la fine dei conflitti. La vera pace è possibile solo quando libertà, democrazia e giustizia sociale si incarnano in tutti gli ambiti della vita. Questa trasformazione sociale non è solo un diritto per i nostri popoli; è anche il compito fondamentale della nuova era che ci attende. Attraverso la lotta del nostro popolo, i valori di pace, democrazia e libertà attecchiranno sicuramente e troveranno il loro posto nella vita sociale. Questo Paese sarà ora la patria di coloro che considerano la pace e la vita democratica sia un loro diritto che un loro dovere. In occasione del 1° settembre, invito i nostri popoli ad abbracciare questo dovere storico e ad ampliare ulteriormente la marcia per la pace e la libertà. Convinto che tutti riconosceranno la gravità di questa epoca, rifletteranno su se stessi e agiranno in armonia con lo spirito di pace, vi saluto tutti con il mio infinito amore e rispetto”.   Abdullah Öcalan Isola di Imrali L'articolo Messaggio per la Giornata mondiale della pace di Abdullah Ocalan: la pace non è solo un desiderio, ma una realtà concreta proviene da Retekurdistan.it.
REPAK: La condanna a morte di Sharifeh Mohammadi è un attacco alla vita e ai diritti di tutte le donne
L’Ufficio curdo per le relazioni internazionali delle donne (REPAK) ha condannato fermamente la condanna a morte dell’attivista iraniana per i diritti dei lavoratori Sharifeh Mohammadi e ha invitato la comunità internazionale a mostrare solidarietà e protestare. Sharifeh Mohammadi è stata arrestata a Rasht nel dicembre 2023. Nel luglio 2024 un tribunale rivoluzionario l’ha condannata a morte per presunta “propaganda anti-stato”. Dopo i ricorsi, la sentenza è stata inizialmente annullata a ottobre, ma è stata nuovamente inflitta a febbraio e recentemente confermata dalla Corte suprema iraniana. Ciò significa che la donna di 45 anni potrebbe essere giustiziata in qualsiasi momento. La dichiarazione del REPAK, che descrive il verdetto come un attacco alla vita e ai diritti delle donne in Iran comprende quanto segue: “Quando osserviamo i regimi che nel corso della storia si sono difesi e hanno mantenuto la loro esistenza attraverso guerre e distruzioni, vediamo che non sono mai stati in grado di stabilire pace e tranquillità nei loro paesi, ma sono stati piuttosto spinti in un caos sempre più profondo. Anche il regime dei Mullah in Iran non è riuscito a stare al fianco del suo popolo nemmeno nei momenti più critici, rifiutandosi di ascoltare le sue voci e le sue richieste. Invece di difendere gli interessi del popolo, ha fatto ricorso a una violenza crescente giorno dopo giorno spingendo il Paese in un vicolo cieco. Ci sono molti esempi di questo nel corso della storia: i regimi che hanno basato il loro potere esclusivamente sul monopolio e hanno ignorato le richieste del popolo non sono mai stati in grado di mantenere la loro esistenza, mentre i regimi che sono rimasti al fianco del loro popolo di fronte all’ingiustizia e alla disuguaglianza e si sono impegnati a trovare soluzioni hanno sempre avuto successo. La condanna a morte pronunciata contro Sherifeh Mohammadi, che ha lottato contro le violazioni dei diritti umani, la violenza, lo sfruttamento e l’ingiustizia, non si basa su un sistema giudiziario fondato sullo stato di diritto, bensì su una mentalità che salvaguarda il predominio maschile e colpisce il diritto alla vita delle donne. Sherifeh Mohammadi, residente nella città di Rasht, è stata arrestata nel dicembre 2023 con l’accusa di “propaganda anti-statale”. Il 4 luglio 2024 è stata condannata a morte dalla Corte Rivoluzionaria Iraniana. In seguito a appello, la sentenza è stata annullata il 12 dicembre 2024. Tuttavia, solo due mesi dopo, il 13 febbraio 2025, la Seconda Camera della Corte Rivoluzionaria ha confermato la stessa sentenza. Come centinaia di donne che lottano per la propria libertà, anche lei è diventata un bersaglio del regime. Il popolo non è rimasto in silenzio di fronte a questa ingiustizia, e non rimarrà in silenzio perché ogni silenzio apre la strada a nuove ingiustizie e prepara il terreno per la loro legittimazione sotto la maschera della legge. Il regime dei mullah in Iran ha ripetutamente dimostrato di essere nemico non solo delle donne, ma di chiunque difenda i diritti umani e faccia sentire la propria voce. Migliaia di persone sono state gettate in prigione per vari motivi e il destino di molte rimane sconosciuto. La rivendicazione dei diritti è stata criminalizzata e la morte è stata presentata come l’unica soluzione. In un luogo in cui regnano una così grave oppressione e tirannia, il silenzio o la ritirata non sono un’opzione. Invece di cercare soluzioni, ogni tentativo è considerato una minaccia per il sistema dominato dagli uomini e represso con la forza. Tutto questo sta accadendo sotto gli occhi di tutti e la sua gravità aumenta di giorno in giorno. Noi, come REPAK, chiediamo al regime iraniano di porre fine ai crimini contro i diritti umani, agli attacchi sistematici contro le donne e alla pena di morte. L’unica via verso una soluzione e la pace passa attraverso la comprensione democratica, la tutela della voce del popolo e la salvaguardia dei diritti. Facciamo inoltre appello alla comunità democratica internazionale: siate la voce del popolo che cerca la libertà, si opponete alle esecuzioni ovunque e mostrate solidarietà.”   L'articolo REPAK: La condanna a morte di Sharifeh Mohammadi è un attacco alla vita e ai diritti di tutte le donne proviene da Retekurdistan.it.
Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi
Si avvicina il 41° anniversario dell’offensiva lanciata il 15 agosto 1984. Essa segna una svolta fondamentale nella storia del Kurdistan. A questo proposito, prima di tutto, rendiamo omaggio con rispetto agli eroi di questa storica offensiva, in particolare al comandante Egîd, ed esprimiamo loro la nostra profonda gratitudine per aver guidato questa storica iniziativa che ha portato grande valore al popolo curdo e all’umanità intera. Celebriamo la storica offensiva del 15 agosto, avviata dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan in memoria dei martiri e al servizio non solo del popolo curdo, ma di tutta l’umanità. Celebriamo questa occasione con la guerriglia per la libertà del Kurdistan, con tutti i compagni, con tutti coloro che resistono nelle prigioni, con tutti i patrioti, le donne, i giovani, i popoli del Medio Oriente e con tutte le forze socialiste e democratiche del mondo. Mentre celebriamo questo anniversario che si avvicina, ricordiamo con grande rispetto, amore e gratitudine i nostri grandi comandanti Nûreddîn Sofî e Koçero Urfa, e anche il coraggioso giovane militante Bahtiyar Gabar, il cui martirio è stato recentemente annunciato. Essi sono nati dalla tradizione instaurata dall’offensiva del 15 agosto. .In loro memoria, onoriamo tutti i martiri che hanno dato la vita per la lotta per la democrazia e la rivoluzione e ci inchiniamo davanti ai loro preziosi ricordi. Sofî, Koçero e Bahtiyar, militanti apoisti hanno combattuto eroicamente nella tradizione del 15 agosto e hanno scritto la storia. Dovrebbero essere onorati come eroi della tradizione del 15 agosto da tutti i rivoluzionari e i patrioti. La mentalità negazionista in Kurdistan è stata sconfitta, il processo di annientamento è stato fermato e il processo di esistenza democratica nazionale è iniziato. Il popolo è stato ricreato dalle proprie ceneri attraverso l’offensiva del 15 agosto. Ha dimostrato che un popolo che si era cercato di annientare può riemergere con grande forza attraverso la filosofia, i principi e i valori della tradizione del 15 agosto e che può contribuire con grandi valori all’umanità. È storico e ha creato valori importanti non solo per il popolo curdo, ma per tutta l’umanità. Oggi, il popolo curdo, guidato dal movimento delle donne libere è in prima linea nella lotta per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia per i popoli, le donne, le classi oppresse e l’umanità, attingendo ai propri valori democratici, ecologici e orientati alla libertà e al dinamismo che deriva da questi valori. La storica offensiva del 15 agosto è un processo in corso. Continua a creare valori sia per il popolo curdo che per l’umanità. La grande lotta per la libertà continua a svilupparsi in linea con il suo spirito e i suoi principi. L’offensiva del 15 agosto non è stata semplicemente un proiettile sparato contro il nemico genocida, colonialista e negazionista; è stata un proiettile sparato contro il nemico genocida, colonialista e negazionista nella mente delle persone. È stata tanto una rivoluzione mentale quanto un’azione militare. Oggi l’offensiva del 15 agosto continua a svilupparsi e a creare risultati storici nel “Processo di pace e società democratica”, che sta attraversando una trasformazione storica. Come è stato finora, d’ora in poi, tutti i popoli e gli amici internazionali, in particolare il nostro popolo, dovrebbero celebrare la storica offensiva del 15 agosto con grande importanza, morale, entusiasmo e partecipazione. Su questa base, invitiamo tutti a contribuire allo sviluppo del “Processo di Pace e Società Democratica” e ad ampliare la lotta con lo spirito dell’offensiva del 15 agosto, il suo profondo impegno per la libertà, la coscienza democratica e lo stile militante. Su questa base, celebriamo ancora una volta tutti in occasione dell’anniversario di quest’anno della Festa della Rinascita del Popolo. Come è stato finora, d’ora in poi, tutti i popoli e gli amici internazionali, in particolare il nostro popolo, dovrebbero celebrare la storica offensiva del 15 agosto con grande importanza, morale, entusiasmo e partecipazione. Su questa base, invitiamo tutti a contribuire allo sviluppo del “Processo di pace e società democratica” e ad ampliare la lotta con lo spirito dell’offensiva del 15 agosto, il suo profondo impegno per la libertà, la coscienza democratica e lo stile militante. Su questa base, celebriamo ancora una volta tutti in occasione dell’anniversario di quest’anno della festa della rinascita del popolo. 13 agosto 2025 Co-Presidenza del Consiglio esecutivo della KCK The post Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi first appeared on Retekurdistan.it. L'articolo Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi proviene da Retekurdistan.it.