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‘GUERRA ALLA GUERRA’ NELLE UNIVERSITÀ: A PISA IL 13 E 14 SETTEMBRE, DUE GIORNI DI ASSEMBLEA NAZIONALE
    Il 13 e 14 settembre a Pisa si terrà l’assemblea nazionale universitaria “Guerra alla Guerra”, due giorni di confronto tra collettivi e realtà studentesche da tutta Italia. L’iniziativa nasce dal percorso di mobilitazione nazionale di ‘Guerra alla Guerra’ e che ha visto una tappa significativa e partecipatissima a luglio in Val di Susa, durante il Festival Alta Felicità e dall’esigenza di approfondire il ruolo delle università all’interno della produzione bellica globale. Al centro della due giorni ci saranno i rapporti degli atenei con l’industria delle armi, la ricerca scientifica finalizzata alla produzione militare, ma anche i tagli al welfare studentesco, la precarizzazione del lavoro accademico e le ingerenze delle istituzioni di controllo. Presentiamo l’iniziativa, ai microfoni di Radio Onda d’Urto, con Alessandra, compagna del Collettivo Universitario Autonomo di Pisa. Ascolta o scarica.
#istruzione “Nessun progetto funzionale alla cultura di #guerra dovrebbe entrare a #scuola” Il processo di #militarizzazione delle scuole italiane è oggi un fenomeno che investe istituti di ogni ordine e grado, riducendo la libertà di docenti e studenti https://altreconomia.it/nessun-progetto-funzionale-alla-cultura-di-guerra-dovrebbe-entrare-a-scuola/
Afghanistan, che cosa c’è dietro l’immagine ripulita dei Talebani. Seconda parte
Negli ultimi quattro anni, le organizzazioni, tra cui Rawa, che cercavano di organizzare proteste e di far sentire la voce delle donne afghane come resistenza contro i Talebani hanno subìto arresti, minacce, uccisioni delle loro aderenti e questo è il motivo per cui la protesta ha cambiato forma. Ora, come organizzazione, e credo che questo valga anche per la maggioranza delle donne afghane, ci stiamo concentrando su metodi clandestini di resistenza e crediamo che una di queste forme di resistenza sia aumentare la consapevolezza delle donne e il loro livello di istruzione. Ed è per questo che negli ultimi quattro anni abbiamo cercato di organizzare corsi segreti a domicilio di inglese, informatica o scienze, per le ragazze che non possono andare a scuola e per le donne più grandi. Abbiamo cercato di mobilitare un grande numero di donne per poter dare più consapevolezza e coraggio alle giovani generazioni affinché resistano ai Talebani. Anche la resistenza delle donne in Iran ci ha incoraggiato e ispirato molto, facendoci capire che il fascismo religioso e il fondamentalismo religioso, sebbene siano al governo da decenni, non possono mettere a tacere le donne. Le donne più istruite e consapevoli dei propri diritti saranno sicuramente in grado di affrontare le minacce e di trovare il modo di resistere. E lo vediamo ancora di più attraverso l’uso dei social media, dei corsi online, attraverso corsi segreti e opportunità educative. Le donne stanno cercando di mobilitarsi di più contro i Talebani e soprattutto contro la polizia religiosa. Posso sicuramente dire che il nostro lavoro sta migliorando rispetto a quanto si faceva prima. E la semplice ragione è che prima del 2021 c’erano molte opportunità per le donne, università private, college, scuole, tutto. Ora solo organizzazioni come Rawa e alcune ONG offrono opportunità di istruzione o corsi di alfabetizzazione per le donne. Il problema che abbiamo è la sicurezza. Purtroppo, non possiamo costruire classi numerose o centri per le donne. Non possiamo portare più donne in alcune regioni, soprattutto non possiamo portare avanti alcun progetto dove i Talebani sono molto forti e nelle piccole città. Nelle grandi città è più facile prenderci cura delle misure di sicurezza. La maggior parte sono lezioni clandestine o segrete a domicilio. Si svolgono all’interno delle case degli insegnanti. Non paghiamo l’affitto per l’edificio o per la lezione. Una normale stanza per la vita quotidiana è usata anche come una classe. La rete degli insegnanti è composta da persone che già conosciamo e di cui ci fidiamo, che sono molto creative nel trovare studenti affidabili e nell’ampliare le loro reti senza trasformare la loro casa in una scuola ufficiale. In ogni classe, il numero medio di studentesse è di 15-20. In alcune zone vediamo che 50-60 donne vorrebbero partecipare e purtroppo, per motivi di sicurezza, non possiamo permetterlo. Non possiamo nemmeno scegliere due o tre case molto vicine, perché se succedesse qualcosa a una delle nostre classi segrete potrebbe venire coinvolta anche l’altra. Quindi, dobbiamo stare attente a mantenere la distanza tra le nostre classi. L’insegnante e le studentesse sono molto creative nel trovare soluzioni ai loro problemi di sicurezza. È comune in Afghanistan che le donne si riuniscano per confezionare abiti  e per insegnare/imparare il Corano, che è considerato un atto religioso. In ognuna di queste lezioni abbiamo il Corano e l’insegnante, qualora i Talebani entrassero in casa, direbbe che si tratta di studi coranici e che la lavagna e tutto il resto servono per insegnare il Corano. E ai Talebani va bene. Nelle nostre classi nel tempo si sviluppa una grande solidarietà tra le ragazze, le donne e le insegnanti. Di recente, una delle ragazze a causa delle pressioni della famiglia aveva abbandonato la classe; è accaduto a Kabul, che è la zona più sicura rispetto ad altre. Le sue compagne di classe indagano e quando scoprono che è il fratello a non permetterlo, un folto gruppo di 10-12 compagne di classe si è unito per convincerlo. Sfortunatamente, non ci sono riuscite, pur avendo ottenuto il consenso dei membri maschi della sua famiglia e sebbene si fossero offerte di alternarsi nell’accompagnarla. La politica di Rawa non è solo quella di fornire l’alfabetizzazione, ma anche di dare alle donne ferite l’opportunità di parlare tra di loro di cosa soffrono, che tipo di discriminazione subiscono all’interno della famiglia, cosa possiamo fare. In moltissimi casi l’insegnante va a trovare la famiglia quando sorgono problemi di qualsiasi tipo. E’ successo recentemente a Jila, una giovane studentessa; la famiglia voleva darla in matrimonio, mentre lei voleva continuare le sue lezioni. L’insegnante è andata a parlare con i membri maschi della famiglia per dire loro che la figlia non era ancora pronta per questa proposta di matrimonio e fortunatamente loro hanno acconsentito a rimandarlo. Abbiamo molti esempi di questi piccoli successi nel migliorare la vita delle donne, delle bambine e delle ragazze afghane, il che ci dà molto coraggio. Come organizzazione nutriamo grande speranza nel futuro; ora viviamo un momento buio della nostra storia, ma non è destinato a durare per sempre. Prima o poi la luce tornerà a risplendere sull’Afghanistan. Link alla prima parte dell’articolo, Fiorella Carollo
Argentina. Gli stipendi degli insegnanti arretrano di due decenni
In Argentina, gli insegnanti affrontano stipendi che nella maggior parte delle province non bastano a coprire le necessità di base. Guadagnano meno di vent’anni fa, non arrivano a fine mese e affrontano condizioni lavorative sempre più precarie. La crisi docente attraversa tutto il paese e mette in luce le conseguenze […] L'articolo Argentina. Gli stipendi degli insegnanti arretrano di due decenni su Contropiano.
FORMAZIONE: SUPERARE LA “CONCEZIONE PUNITIVA E REPRESSIVA” DELLA SCUOLA, DIBATTITO A TRE VOCI
Torniamo a scuola, torniamo sul caso sollevato anche da Enea Zanoglio, oramai ex studente del liceo Bagatta di Desenzano del Garda, provincia di Brescia, che ha raccontato a Radio Onda d’Urto le ragioni del suo boicottaggio dell’esame orale alla maturità, conseguendo comunque il diploma. A settembre si iscriverà all’università. Enea Zanoglio, studente modello, media dell’8, impegnato politicamente nel Collettivo Gardesano Autonomo e nel Fronte della Gioventu Comunista, ci aveva raccontato come l’esame di maturità rappresentasse l’emblema di una “concezione punitiva e repressiva” del sistema scolastico. Enea ha criticato l’impostazione del sistema di istruzione che ha definito “ottocentesco”, puntando il dito non solo contro l’attuale ministro ma anche contro chi lo ha preceduto, a destra e a sinistra. Torniamo quindi sulla notizia e allarghiamo il dibattito ad alcuni collettivi che hanno preso posizione sull’argomento e che da anni ragionano e mettono in campo azioni volte a migliorare la scuola. Un dibattito radiofonico a tre voci, in collegamento con noi: Maurizio Pe, studente al liceo Virgilio di Milano e compagno di Enea nel Fronte della Gioventù Comunista. Matilde Zanardelli del Collettivo Onda Studentesca. Lucia Dante del Collettivo di insegnanti Assenze Ingiustificate. La trasmissione completa (30 minuti). Ascolta o scarica
DESENZANO (BS): BOICOTTA L’ESAME ORALE PERCHÈ CONTRARIO ALLA “CONCEZIONE PUNITIVA E REPRESSIVA” DELLA SCUOLA
Continuano ad emergere su quotidiani e televisioni nazionali nuovi casi di studenti e studentesse delle scuole superiori che si sono rifiutate di sostenere l’esame orale alla maturità. Hanno preferito accontentarsi di un voto appena sufficiente ottenuto con il curriculum scoltastico e le prove scritte. Diserzioni alla maturità anche in provincia di Brescia. Contrario ad una concezione “ottocentesca, punitiva e repressiva” del sistema scolastico Enea, ormai ex studente del liceo di Stato Girolamo Bagatta di Desenzano del Garda, si è rifiutato di sostenere l’esame orale. La decisione è stata presa dopo aver sostenuto gli esami scritti, durante i quali aveva ottenuto un punteggio “inferiore alla media di tutto l’anno precedente”, in particolare durante la prima prova. Dopo aver sostenuto i due esami scritti, Enea aveva già il punteggio necessario per la promozione. Per lui non era quindi fondamentale sostenere l’orale, che avrebbe contribuito unicamente ad alzare il voto finale. Contro le defezioni di studenti e studentesse si era schierato il Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, che ha già minacciato chi rifiuterà l’orale il prossimo anno: saranno bocciati. La testimonianza di Enea, che ha appena terminato gli esami di maturità presso il liceo Bagatta di Desenzano del Garda. È militante nel Collettivo Gardesano Autonomo e nel Fronte della Gioventù Comunista. Ascolta o scarica
#Cagliari, giovedì, 29 maggio, ore 18. Presentazione dei volumi "La #scuola va alla #guerra. Inchiesta sulla militarizzazione dell'#istruzione in Italia" e "Comprendere i conflitti. Educare alla #Pace", con Antonio Mazzeo, Michele Lucivero, Mariella Setzu e Andrea De Giorgi
#istruzione Martedì, 27 maggio online: Convegno Europeo sulla #Nonviolenza come risposta alla #Militarizzazione nelle Scuole e nelle Università Iscrizione: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdt4Cxf47hjaqmLCEcm9O_0V1l_y3VaHRkGvaGDR_mHdImyLQ/viewform
Salone del libro di Torino con Forze Armate: cosa c’entrano con la lettura, la cultura e l’istruzione?
È iniziata giovedì 15 maggio 2025 la XXXVII edizione del Salone del Libro a Torino intitolata “Le parole tra noi leggere” con un programma denso di interventi e di attività rivolte ad ogni fascia di età. Tra i vari espositori emerge, al padiglione Oval, l’allestimento permanente di uno spazio abbastanza ampio nominato “SPAZIO DIFESA” entro il quale sono collocati gli stand espositivi di alcune Forze Armate e un’area aperta destinata agli interventi previsti dal programma, alcuni dei quali rivolti a scolaresche della scuola primaria. Passeggiando davanti alla Spazio Difesa si possono incontrare militari in divisa che, nell’atmosfera leggera e caotica del Salone, intrattengono passanti e attirano giovani in un’esibizione tecnologica: un cane robot dell’Esercito Italiano che, telecomandato da un soldato, si muove con una certa disinvoltura suscitando l’incanto dei bambini.  Questo ammasso tecnologico in movimento, anche un po’ inquietante, riporta alla mente i cani robot creati in Pennsylvania dalla “Ghost Robotics Corporation” che, opportunamente armati, possono essere impiegati in operazioni belliche, cani altresì sperimentati dall’esercito israeliano a Gaza. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ci preme denunciare sia l’ulteriore inserimento di attività delle Forze Armate all’interno di programmazioni rivolte alle scuole, sia la politica di normalizzazione della guerra che vede inserite, in contesti culturali o ludici, attività che provocano fascinazione immediata ma non consapevole in un pubblico non adulto. Non meno rilevante è la scelta dello spazio entro cui far muovere il cane da guerra: non una sala chiusa accessibile solo da chi voglia assistere alla dimostrazione, ma un’area di passaggio, in cui l’attenzione di chiunque, in particolare dei bambini, viene inevitabilmente catturata. Venerdì 16 maggio, in contemporanea al Salone del Libro, a Roma si è tenuto il Convegno “Scuole e Università di Pace: fermiamo la follia della guerra”, durante il quale il professor Angelo D’Orsi, a conclusione del suo intervento, ha posto l’attenzione sull’imposizione della cultura della difesa che sta permeando la società. Noi dell’Osservatorio condividiamo e appoggiamo le parole del professore quando sostiene che l’unica difesa che dovrebbe preoccuparci come cittadini è quella dei diritti: la difesa dei diritti all’istruzione, alla salute, al posto di lavoro, alla cittadinanza; dovremmo difendere le donne dai femminicidi, l’ambiente, in una cultura della vita e non della morte. Aggiungiamo, essendo molte/i di noi docenti, che ci sono necessità impellenti che dovrebbero impegnare gli adulti responsabili del mondo dei minori e degli adolescenti: l’educazione all’incontro con “l’altro”,  all’accoglienza della diversità, l’educazione alla risoluzione non violenta dei conflitti. Non vogliamo essere complici della cultura della difesa; non dobbiamo difenderci da un nemico costruito da altri nelle nostre menti! Barbara Strambaci, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
#Genova, sabato 24 maggio, ore 17.00 - Presentazione del volume "La #scuola va alla #guerra. Inchiesta sulla militarizzazione dell'#istruzione in Italia" @manifestolibri