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Lettera Garante dell’infanzia, Villaggio Esercito viola principi tutela dei bambini
Leggiamo con sollievo la pronta risposta della Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza alla lettera aperta a lei rivolta dalla rete 10 100 1000 Piazze di Donne per la Pace.  Oggetto della interlocuzione è la qualità educativa del Villaggio dell’Esercito allestito il mese ottobre scorso in una delle piazze centrali di Palermo. Nella lettera viene espressa la profonda preoccupazione rispetto alla diffusione, nel linguaggio pubblico e nelle pratiche educative, di modelli e messaggi che tendono a normalizzare la guerra e a legittimare il militarismo come orizzonte culturale anche per le bambine e i bambini. E viene chiesto che l’allestimento venga riconosciuto nella sua gravità simbolica, e in aperto contrasto con la tutela dei diritti dell’infanzia. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni ha risposto ed espresso tutta la sua preoccupazione per l’iniziativa. «La nostra Costituzione sancisce all’articolo 11 che L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La stessa Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza invita a promuovere tra i minori una cultura di pace, affermando il rispetto dei popoli e la prevenzione dei conflitti. Iniziative come quella palermitana rischiano pertanto di violare inderogabili principi elevati a tutela di bambini e adolescenti». Terragni annuncia altresì che sta per avviare una consultazione pubblica rivolta a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni proprio allo scopo di sondare le loro percezioni e i loro vissuti riguardo alla guerra e ai conflitti – sentimenti ancora poco esplorati, benché il tema sia di drammatica attualità – al fine di offrire alle istituzioni utili elementi di riflessione. Da parte nostra, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in prossimità della kermesse dell’Esercito Italiano a Palermo abbiamo chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare nessun/a studente.  Come Osservatorio sono già tre anni che denunciamo e osteggiamo la contaminazione dell’apparato mediatico della Difesa a danno della scuola e della società civile. Iniziative che non hanno alcuna ricaduta educativo-pedagogica se non quella di “normalizzare” la guerra e l’uso della forza, oltre a tentare di reclutare giovani nelle Forze Armate presentata come una “sicura” opportunità di lavoro. Speriamo la dichiarazione della Garante nazionale Terragni stimoli una attenzione nuova anche da parte di tutte le USR di Italia, leggi qui la lettera: Lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
La formazione di un vero “garante”
Agostino Ghiglia, uno dei quattro componenti del Collegio del Garante per la privacy, era stato avvistato in via della Scrofa, davanti alla sede del partito di Giorgia Meloni. Dopo la pubblicazione dei video che lo ritraevano,  Italo Bocchino ha ammesso di averlo incontrato, ma giura di aver parlato con lui […] L'articolo La formazione di un vero “garante” su Contropiano.
Protocollo Carabinieri e Garante Protezione Dati: ulteriore tassello nella “cultura della sicurezza”
L’ennesimo protocollo d’intesa tra Militari e settori dello Stato, questa volta a siglarlo sono l’Arma dei Carabinieri e il Garante per la Protezione dei Dati Personali e come leggiamo individua come forme di collaborazione “l’organizzazione di incontri con la finalità di indirizzare i giovani a un utilizzo consapevole e corretto del web, nonché la realizzazione di progetti formativi congiunti volti a qualificare ulteriormente la professionalità del personale nello specifico settore” (clicca qui per la notizia). Sempre in questi giorni una circolare del Ministro Zangrillo esorta le amministrazioni della PA a promuovere incontri sulla salvaguardia e sicurezza dei dati mettendo a disposizione una apposita Piattaforma. In materia di formazione proprio il rapporto Ifel e Anci evidenziava, poche settimane or sono, il disimpegno della Pubblica Amministrazione, l’assenza di adeguati budget, la riduzione della spesa negli ultimi 20 anni e aggiungiamo noi la mancanza, nei contratti nazionali, di riferimenti precisi e specifici ai percorsi formativi per ogni dipendente. L’ennesimo Protocollo si prefigge questi obiettivi che citiamo testualmente: − fornire la disponibilità di propri qualificati rappresentanti per la partecipazione alle iniziative a favore dei giovani, illustrando gli strumenti di tutela e di contrasto ai fenomeni di “Cyberbullismo” e di “Revenge Porn”; − divulgare il materiale informativo predisposto dall’Autorità, al fine di promuovere la consapevolezza riguardo ai diritti delle vittime dei citati reati. Nelle scuole italiane non esiste alcun progetto didattico che educhi al corretto utilizzo degli strumenti informatici che si prestano da tempo a usi anche illeciti Ma è innegabile che l’obiettivo sia anche quello del controllo dei media e dei social dopo anni di ubriacatura all’insegna della libertà della rete. In tempi nei quali si è persa la cultura della salvaguardia della salute e dei diritti sociali si fa strada, in veste securitaria, la cultura della protezione dei dati, sarebbe assai utile comprendere i legami tra la sicurezza della rete e dei dati con gli strumenti tecnologici duali che poi ritroviamo anche a sostegno del riarmo. E all’insegna della trasmissione di buone pratiche ci ritroveremo centinaia ai ore di lezione di militari quando l’argomento dovrebbe essere invece sviluppato in sede didattica dal corpo docente nelle scuole. Quali sono allora i reali obiettivi di questi progetti? Ancora una volta esiste un collegamento, per molti invisibile, tra tecnologie duali e militari e civili ma anche una educazione acritica improntata alla cieca obbedienza di norme e di pratiche mai analizzate nelle scuole. Dovremmo avere il coraggio di educare al rispetto della umanità, dell’ambiente, della salute prima ancora di trasmettere messaggi a tutela della segretezza dei dati, una segretezza che poi è parte integrante di un modello sociale chiuso e con involuzioni della democrazia. La firma del protocollo tra l’Arma dei Carabinieri e Garante per la Protezione dei Dati Personali è un ulteriore passaggio verso la costruzione di una società non aperta costruita tra divieti e messaggi di paura. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università