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Noa riprogramma “Re Imagine Peace” per maggio 2026 a Firenze
In un post diffuso su Facebook Noa, la cantante pacifista israeliana, ha annunciato che l’evento “Re Imagine Peace” che  doveva inizialmente chiudere l’”Estate Fiorentina”, la stagione culturale estiva di Firenze, 2025, ha ora ha una nuova data: l’apertura della stagione culturale del 2026, il 9 e 10 maggio! Il programma del festival verrà presentato a settembre, a Palazzo Vecchio, a Firenze. Nel post Noa sottolinea: “Alla luce della catastrofe a Gaza, della guerra in corso, dei rapiti, delle vite innocenti perdute, delle terribili sofferenze di così tante persone vittime dell’estremismo e dell’ondata di violenza e odio che ha invaso il discorso pubblico riguardo a questo tragico conflitto, sentiamo che alzare la VOCE DELLA PACE è più importante che mai!!!” “Mentre i media tradizionali e social, insieme a chi semina paura e guerra, vogliono convincere il mondo che si tratta di un gioco a somma zero e che la pace tra i nostri due popoli sia impossibile, noi vogliamo fare esattamente il contrario!” “Il nostro festival sarà un GENERATORE DI SPERANZA! Vogliamo mettere in luce collaborazioni tra palestinesi e israeliani in tanti ambiti della vita… relatori, scrittori, artisti, organizzazioni e persino chef (!!), perché “deve esserci un altro modo” di affrontare questa dolorosa realtà — e in effetti, esiste!” “Non possiamo arrenderci all’oscurità e alla disperazione! Le prove che tutto è possibile sono davanti a noi, in tutta la loro luminosa evidenza. La città di Firenze, culla del Rinascimento, luogo dove la coesistenza, la tolleranza, la creatività e la cultura sono coltivate e celebrate, è il luogo ideale per iniziare a “Re-immaginare” il mondo in cui viviamo. Siamo profondamente grati alla sindaca Sara Funaro, al suo staff e a tutti i membri del Comune di Firenze per il loro sostegno e per averci accolto con tanto amore!”. Redazione Italia
UNIFI contro i crimini di guerra: cinque Dipartimenti sospendono accordi con atenei israeliani
PUBBLICHIAMO LA MOZIONE DI CONDANNA NEI CONFRONTI DELLE AZIONI DEL GOVERNO ISRAELIANO CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE E GIUNTA ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ DA PARTE DI CINQUE DIPARTIMENTI DELL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE, NELLA SPERANZA CHE ALTRI DIPARTIMENTI, COLLEGI E UNIVERSITÀ POSSANO PRENDERE POSIZIONE SUL GENOCIDIO IN ATTO IN PALESTINA. Per sostenere attivamente il dissenso ai crimini di guerra commessi dalle autorità politiche e militari israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania negli oltre 20 mesi scorsi, cinque Dipartimenti dell’Ateneo fiorentino hanno approvato delle delibere che sospendono o interrompono gli accordi istituzionali che avevano in atto con università israeliane: – il Dipartimento di Matematica e Informatica – DIMAI – si è ritirato dall’accordo vigente con l’Università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – DICEA – e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali – DAGRI – hanno sospeso la loro partecipazione allo stesso accordo con l’Università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Architettura – DIDA – ha sospeso la sua partecipazione all’accordo con Ariel University; – il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – DSPS – ha sospeso il protocollo di cooperazione con il Centro Blavatnik per la Cybersecurity dell’Università di Tel Aviv. Oltre 500 tra docenti, ricercatori, tecnici amministrativi e bibliotecari, collaboratori ed esperti linguistici, dottorandi e studenti, ritenendo urgente e non rinviabile un’analoga discussione da parte degli altri Dipartimenti, hanno diffuso un “Appello per una presa di posizione dei Dipartimenti UNIFI sui crimini di guerra nei Territori Palestinesi”. Denunciamo in particolare lo “scolasticidio” che si sta perpetrando ai danni della popolazione palestinese, limitando drammaticamente l’accesso allo studio in una situazione già da anni compromessa. Con l’appello invitiamo tutta la comunità universitaria a fare la sua parte, raccogliendo elementi utili da portare in discussione nelle prossime sedute dei propri Consigli di Dipartimento per discutere la sospensione o l’interruzione degli accordi con università israeliane. Per informazioni potete contattare: – Leonardo Bargigli, Professore Associato – Dipartimento DISEI, leonardo.bargigli@unifi.it, 0039 335 60 70 188 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2013-000000-B-3f2b3a2f362930.html) – Giulio Castelli, Ricercatore Legge 240/10 a tempo determinato – Dipartimento DAGRI, giulio.castelli@unifi.it, 0039 340 85 96 486 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-0-0-A-3f2b3b2f352e30.html) – Daniela Poli, Professoressa Ordinaria – Dipartimento DIDA, daniela.poli@unifi.it, 0039 333 6847022 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2016-0-A-2b333c2c3727-1.html) – Daniele Angella, Professore Ordinario – Dipartimento DIMAI, daniele.angella@unifi.it, 0039 338 8738311 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2013-000000-A-3f2b3c2e39282e-0.html) Unisciti al nostro canale telegram
Ex Gkn, migliaia di persone nella due giorni di lotta per il quarto anniversario
L’assemblea dell’azionariato popolare: il piano industriale è pronto a partire. Sarebbe in grado di produrre 100 posti di lavoro, come primo perno della reindustrializzazione complessiva della ex Gkn. Non si perda ulteriore tempo. Migliaia di persone hanno partecipato al concerto di lotta organizzato dal Collettivo di Fabbrica in piazza Poggi, che è terminato con un corteo in centro nella notte tra venerdì e sabato. Stamani 700 persone hanno preso parte all’assemblea dell’azionariato popolare. Nella mattinata l’assemblea è stata aggiornata sullo stato dell’arte del piano industriale, che è pronto a partire, forte di quattro linee di produzione, accordi con i fornitori dei macchinari, finanziatori e stress test per le varie fasi: “Potremmo iniziare a creare 100 posti di lavoro, laddove la speculazione finanziaria e la potenziale speculazione immobiliare vuole portare solo il deserto. L’estate può essere usata per logorarci o per sgomberare il presidio, non c’è tempo da perdere, il consorzio si costituisca e inizi subito a trattare per riportare il lavoro in una fabbrica ferma da quattro anni”. Ufficio stampa collettivo di fabbrica ex-GKN Redazione Toscana
Firenze. Il Bargello per la Palestina
Ieri il Museo del Bargello è stato teatro di un’azione che ha colto di sorpresa i suoi visitatori. Alcuni attivisti di “Firenze per la Palestina” hanno voluto lanciare un messaggio di denuncia del genocidio dei palestinesi da parte di Israele in corso a Gaza e nei Territori Occupati e delle […] L'articolo Firenze. Il Bargello per la Palestina su Contropiano.
USB denuncia gravi rischi per salute e sicurezza al Centro Totem
Il Comune di Firenze e la Cooperativa “Il Girasole” pongono lavoratori e ragazzi con disabilità in una situazione di grave rischio per la salute e la sicurezza. Dal 12 Maggio la sede del Centro socio educativo Totem, gestito dalla Cooperativa “Il Girasole”, è stata trasferita alla Foresteria Pertini a Sorgane. Ci risulta che la struttura non sia stata preventivamente messa in condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza adatte a un ambiente di lavoro e soprattutto a ospitare ragazzi con problemi psicomotori certificati. La scrivente organizzazione sindacale, su indicazione dei lavoratori, ha già tempestivamente segnalato al Comune di Firenze, alla ASL e alla Cooperativa “Il Girasole” tutte le criticità segnalateci. Vale la pena ricordare come il Comune di Firenze sia ente pubblico appaltante del servizio e pertanto deve coordinarsi e vigilare circa il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (Dlgs.81/2008). Le principali segnalazioni pervenuteci riguardano: La mancanza di sistema di condizionamento e areazione La mancanza di prese elettriche La mancanza di collegamento allo scarico acque Guano alle finestre Inferriate rugginose Infestazione formiche e presenza ratti In particolare, denunciamo il fatto che alcuni veicoli utilizzati per il trasporto dei ragazzi con disabilità sono privi di aria condizionata e versano in uno stato manutentivo precario. I veicoli vengono parcheggiati sotto il sole lungo il corso della giornata e raggiungono pertanto temperature elevate, cosa che mette a forte rischio di stress termico tanto i lavoratori, quanto gli utenti, appartenenti a categorie deboli. Il tragitto casa-centro sociale e viceversa dura circa un’ora e mezzo! In altri termini, una sorta di forno ambulante che trasporta lavoratori e disabili. La mancanza di aria condizionata nei veicoli, inoltre, aumenta il rischio termico, a maggior ragione in giornate di codice rosso per le temperature in continuo aumento. Ricordiamo che il rischio di stress termico, che oltre ai veicoli l’intera struttura, deve essere valutato dagli organismi preposti come indicato nel D.V.R. art.181-182 Titolo VIII Agenti Fisici. Chiediamo che in tempi brevissimi si mettano in atto tutte le azioni atte a risolvere i problemi da noi denunciati. Qualora le risposte dovessero tardare ad arrivare, perseguiremo tutte le strade che riterremo opportune per la risoluzione dei problemi.   USB Firenze Unione Sindacale di Base
No kings day a Firenze
Anche Firenze si è associata alle iniziative del “No kings day” per protestare contro il governo Trump in solidarietà con le donne, gli immigrati, la comunità LGBTQ+ e tutti coloro che vedono minacciati i propri diritti da tale amministrazione. Circa 100 persone, statunitensi e non solo, hanno risposto all’appello dell’Associazione Good Trouble Firenze e si sono radunate nel pomeriggio del 14 giugno in via dei Gondi, a lato di Palazzo Vecchio. I manifestanti esibivano cartelli in inglese, colorati e dal contenuto ironico. Si leggeva ad esempio “melt ICE”, in riferimento all’ Immigration and Customs Enforcement (ICE), la famigerata agenzia federale statunitense responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione o “I think therefore I am not a Trump supporter”. Diversi oratori si sono alternati al microfono in inglese e in italiano, intervallati da interventi musicali, tra cui una partecipatissima Bella Ciao e la canzone del Che, suonati da un gruppo di musicisti sudamericani. Il mattino seguente i partecipanti sono stati poi allietati dalle notizie provenienti da media indipendenti americani riguardo al fallimento della parata organizzata da Trump a Washington, per celebrare il proprio 79 esimo compleanno in coincidenza con il 250 esimo anniversario della fondazione dell’esercito statunitense. Per la parata – costata all’erario USA 45 milioni di dollari, con il coinvolgimento di 7000 uomini, 150 mezzi terrestri e 50 aerei – erano attese 200 mila persone, ma ne sono arrivate solo 20 mila, come si è potuto osservare dalle tribune allestite restate semi vuote. Dalle facce evidentemente deluse di Trump e dei suoi collaboratori è stato possibile rilevare tutto il loro disappunto per il clamoroso fiasco di un evento che, nelle intenzioni del borioso presidente, avrebbe dovuto assomigliare alla parata del 14 luglio a Parigi. A tale notizia non è stato purtroppo dato il giusto risalto dai media italiani. Sono andate invece bene le manifestazioni del “No kings day”, che si sono svolte in 2000 città statunitensi, con il coinvolgimento di circa 11 milioni di americani, e in numerose città europee e non solo, tra cui appunto anche Firenze. https://www.facebook.com/profile.php?id=61576013661049 https://economictimes.indiatimes.com/news/international/global-trends/trumps-45-million-birthday-parade-turns-into-a-drowsy-disaster/articleshow/121861068.cms?utm_source=chatgpt.com Enrico Campolmi
Mondeggi non è uno spezzatino
GESTIRE IN MODO COMUNITARIO E FARE AGROECOLOGIA: LE SFIDE DI MONDEGGI BENE COMUNE POSSONO APRIRE SCENARI INEDITI ANCHE ALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI. SAPRANNO ASCOLTARE? -------------------------------------------------------------------------------- La comunità allargata che ha ridato vita e gestisce Mondeggi da undici anni è ancora in attesa che Città Metropolitana di Firenze pubblichi l’avviso di coprogettazione finalizzato a costruire il futuro della fattoria nel segno della condivisione e della partecipazione, come previsto dal codice degli appalti pubblici e dal codice del terzo settore. Intanto però filtrano indiscrezioni a mezzo stampa su quello che sarà o non sarà la Mondeggi futura. Dopo mesi di lavoro collettivo e di difficile e faticosa interlocuzione, emergono scenari che farebbero cadere uno dei principi fondanti dell’esperienza di Mondeggi: il bene comune. Siamo a conoscenza e condividiamo le funzioni sociali individuate da Città Metropolitana per il futuro di Mondeggi. Il progetto costruito dal basso da Mondeggi Bene Comune e la rete di associazioni e cooperative sociali del territorio le ha previste tutte, integrandole tra loro e con la gestione agroecologica dei terreni. Rigettiamo tuttavia con forza la logica di una “Mondeggi spezzatino” che vede ogni casolare vincolato a una specifica funzione sociale e quindi a uno specifico soggetto gestore: questa modalità da “condominio di associazioni”, non solo porterebbe alla perdita dell’essenza del bene comune e della sua gestione comunitaria ma metterebbe a rischio la sostenibilità anche economica dell’intero progetto. Lo abbiamo affermato e condiviso fin dal primo incontro della rete Mondeggi 2026 e lo abbiamo comunicato nei numerosi incontri che abbiamo avuto con dirigenti e politici della Città Metropolitana. La comunità di Mondeggi continua a credere che sia possibile fare un salto di qualità uscendo da modalità vecchie che non rispecchiano la realtà della fattoria come bene comune, che è fatta di incontri, connessioni, corresponsabilità, sperimentazione, agroecologia. È per noi assolutamente necessario che siano le realtà che parteciperanno alla coprogettazione a decidere collettivamente quali spazi usare e come. Non siamo disposti a cedere su questo punto. Vediamo se Città Metropolitana e Comune di Bagno a Ripoli sapranno ascoltare; per il bene del territorio e della grande esperienza collettiva di Mondeggi. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Mondeggi non è uno spezzatino proviene da Comune-info.
81db / NOSTOS
FUORI IL QUARTO ALBUM DEGLI 81DB: “NOSTOS”. l 6 giugno è uscito il nuovo album degli 81db, dal titolo “Nostos”, il quarto full-length della band alt/progressive metal fiorentina, a 12 anni dall’ultimo lavoro (A Blind Man’s Dream, del 2013) e con un nuovo cantante, Luca Giannoni. A lanciare Nostos, erano gia’ stati rilasciati due singoli […]
“La musica contro il silenzio” in P.Santa M.Novella: le foto
In una mattinata già pienamente estiva  in piazza Santa Maria Novella, il luogo  dove si tengono puntualmente tutte le iniziative non istituzionali per la Palestina,  una orchestra eterogenea  ha tenuto un concerto per la Palestina – La musica contro il silenzio. Contro l’apartheid e il Genocidio in Palestina-  come si legge sulla locandina diffusa online. Una iniziativa senza promotori quasi spontanea che a raccolto in piazza, archi violini ,fiati, percussioni. Artisti informali  gomito a gomito con un pubblico  attento ad ascoltare ,testimonianze e  poesie in arabo e tradotte in italiano accompagnate dal suono di  uno strumento a corde suonato da un giovane palestinese. Infine le immancabili note di Bella Ciao. La questione Palestinese e quanto sta succendo a Gaza e in Cisgiordania, ha definivamente rotto il muro del silenzio che gli stato costruito intorno, e raccoglie una solidarietà sempre più vasta. ph di Cesare Dagliana musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina musica per gaza firenze per la palestina . Cesare Dagliana
La Cura è un Atto Politico – la resistenza in Palestina – Firenze incontra Samah Jabr
Ieri e Oggi a Firenze Samah Jabr, psichiatra, scrittrice, direttrice dell’Unità di salute mentale del Ministero della Sanità palestinese, assistente alla George Washingston University, incontra le realtà fiorentine in tre momenti di confronto co-promossi e principalmente voluti e sostenuti, oltre che dal Collettivo Antipsichiatrico Artaud, da studenti e studentesse, che particolarmente nella mattinata di oggi hanno abitato gli spazi dell’Università con attenzione e partecipazione intelligente, ponendo considerazioni attraverso l’esposizione di Samah Jabr. Non solo per il popolo palestinese, ma per tutte le forme di sofferenza conseguente a determinanti sociali e socio-politiche dobbiamo interrogarci come persone, professioniste, attiviste, testimoni di queste occasioni di incontro di livello altissimo, le parole ascoltate devono essere portate fuori e messe in circolo, così da contaminare le prassi dentro e fuori i servizi delle Unità di salute mentale (occidentali, europee, italiane…). La ricerca così come la clinica si basano su campioni maschi e occidentali, partendo dal presupposto che i sintomi siano universali; con queste assunzioni, si attua una spinta egemonica che porta sovente alla patologizzazione (psichiatrizzazione) delle persone marginali e dei fenomeni connessi alle differenti forme di trauma, fino a togliere credibilità a chi viva (subisca) questo, particolarmente riferendoci oggi a Gaza. Qui assistiamo a violenze ripetute, che si concretizzano nel ricordo alla fame come “arma di oppressione” (niente a che fare con lo smettere di mangiare propri del cosiddetto disturbo del comportamento alimentare); si verifica “colpa o rimorso” per aver messo al mondo figli in una situazione così pericolosa (colpa o rimorso non associabili a vissuti di indegnità patologici); sovente a scuola i bambini si trovano a subire il passaggio dal curriculum palestinese all’israeliano e spesso la distrazione è “sintomo” di un rifiuto di adeguamento al sistema, è “scelta consapevole”. Il trauma è socialmente prodotto, in Palestina è politicamente prodotto, pertanto tutte le azioni che cercano di incidere devono necessariamente considerare la propria azione come Atto Politico. Il colonialismo di insediamento in Palestina determina una importante disgregazione del già ridotto territorio occupato; si attuano violenze perpetue che comportano il mantenere un clima di violenza ed insieme si dividono le comunità, che presentano differenze che è necessario conoscere per poter agire (in termini clinici, ma prima ancora di ricerca). La stessa condizione politica viene internalizzata ed alcuni fenomeni abitano tutte le persone che abitano i territori occupati: la paranoia viene installata non come esperienza psicotica determinata da patologia, ma perché spinta nelle menti direttamente dagli occupanti sugli occupati (invasi in termini fisici e psichici); la demolizione avviene nelle case ma anche nelle menti, in maniera “coloniale, deliberata, storico-politica”, finalizzata specificatamente allo sterminio del popolo palestinese. La resistenza in Palestina è un atto terapeutico, è “segno di salute e di benessere”; la solidarietà è terapeutica, fa sentire connessione, è importante non solo per i palestinesi, ma anche per tutte quelle persone che, praticandola, cercano di imprimere un cambiamento, ma prima ancora sentono un sentimento. Le parole di Samah Jabr sono un grido doloroso ma anche di speranza per azioni che Curano attraverso una presenza attiva, competente e coerente con una visione politica dentro cui interrogarci e continuare a promuovere resistenza collettiva. Emanuela Bavazzano – Redazione Toscana Redazione Toscana