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Comune-info: Infanzia e ipocrisia adulta
DI RENATA PULEO SU COMUNE-INFO DEL 25 NOVEMBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo scritto da Renata Puleo pubblicato su Comune-info il 25 novembre 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo. «Mi preme riflettere su altri due aspetti di questa opacità, fra loro connessi, l’educazione alla guerra e quella all’obbedienza come valore assoluto, entrambe una ferita inferta al diritto all’infanzia e alla crescita serena. Sul primo tema già in molti si sono espressi, soprattutto all’interno dell’Osservatorio contro la Militarizzazione nelle Scuole e nelle Università. La documentazione sulla costante presenza dei militari dei diversi corpi in funzione di informatori, addestratori, formatori è voluminosa e in costante aggiornamento…continua a leggere su www.comune-info.net.
Lettera Garante dell’infanzia, Villaggio Esercito viola principi tutela dei bambini
Leggiamo con sollievo la pronta risposta della Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza alla lettera aperta a lei rivolta dalla rete 10 100 1000 Piazze di Donne per la Pace.  Oggetto della interlocuzione è la qualità educativa del Villaggio dell’Esercito allestito il mese ottobre scorso in una delle piazze centrali di Palermo. Nella lettera viene espressa la profonda preoccupazione rispetto alla diffusione, nel linguaggio pubblico e nelle pratiche educative, di modelli e messaggi che tendono a normalizzare la guerra e a legittimare il militarismo come orizzonte culturale anche per le bambine e i bambini. E viene chiesto che l’allestimento venga riconosciuto nella sua gravità simbolica, e in aperto contrasto con la tutela dei diritti dell’infanzia. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni ha risposto ed espresso tutta la sua preoccupazione per l’iniziativa. «La nostra Costituzione sancisce all’articolo 11 che L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La stessa Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza invita a promuovere tra i minori una cultura di pace, affermando il rispetto dei popoli e la prevenzione dei conflitti. Iniziative come quella palermitana rischiano pertanto di violare inderogabili principi elevati a tutela di bambini e adolescenti». Terragni annuncia altresì che sta per avviare una consultazione pubblica rivolta a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni proprio allo scopo di sondare le loro percezioni e i loro vissuti riguardo alla guerra e ai conflitti – sentimenti ancora poco esplorati, benché il tema sia di drammatica attualità – al fine di offrire alle istituzioni utili elementi di riflessione. Da parte nostra, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in prossimità della kermesse dell’Esercito Italiano a Palermo abbiamo chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare nessun/a studente.  Come Osservatorio sono già tre anni che denunciamo e osteggiamo la contaminazione dell’apparato mediatico della Difesa a danno della scuola e della società civile. Iniziative che non hanno alcuna ricaduta educativo-pedagogica se non quella di “normalizzare” la guerra e l’uso della forza, oltre a tentare di reclutare giovani nelle Forze Armate presentata come una “sicura” opportunità di lavoro. Speriamo la dichiarazione della Garante nazionale Terragni stimoli una attenzione nuova anche da parte di tutte le USR di Italia, leggi qui la lettera: Lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Scuola dell’infanzia a Milano con Carabinieri per infondere la “cultura della sicurezza”
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da tempo la crescente presenza dei militari nella società civile e nelle scuole, ma anche il tentativo attraverso questa, di subordinare totalmente la società civile alla Difesa militare e alla “cultura della sicurezza”, anziché all’educazione civica. Questo programma di soggezione politica e cognitiva interessa purtroppo anche bambini e bambine molto piccoli/e. Così, pochi giorni fa la visita fatta da alcuni agenti dell’Arma dei Carabinieri in una scuola dell’infanzia di Milano per “avvicinare bambini e bambine ai valori della legalità e della sicurezza“. Posto che i bambini e le bambine di quella età non distinguono ancora il bene dal male, e che verso gli adulti hanno una soggezione che possiamo definire mitica, consideriamo un abuso infrangere la distanza che insiste per forza di cose tra infanzia e autorità armata.  Sui social della scuola l’iniziativa è stata presentata con toni entusiastici e come occasione di apprendimento. Chiaramente noi non siamo dello stesso avviso per fondate ragioni pedagogiche e di psicologia dello sviluppo. Quale obiettivo intendono raggiungere le FFAA e dell’Ordine con la loro mostra nelle nostre vite quotidiane? Perché cercano così tante occasioni di incontro con la società civile, e in particolare con le nuove generazioni?  Noi diciamo esplicitamente che non c’è nulla di scontato, di ovvio e di naturale nella presenza dei militari nelle scuole. Al contrario si tratta di un fenomeno storico, documentabile attraverso il nostro sito e i Programmi di Comunicazione del Ministero della Difesa, di cui si può avere lucida coscienza comprendendone la nocività e reversibilità, e che si debba agire di conseguenza. Vale la pena ricordare che le espressioni ossimoriche “Cultura della sicurezza” e “Cultura della difesa” sono costrutti ideologici, già ampiamente utilizzati alla vigilia della Prima guerra mondiale, strumentali alla corsa al riarmo.  Qui alcuni scatti dell’iniziativa. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Sulle montagne del Piemonte la polizia insegna alle scuole dell’infanzia il controllo delle frontiere
A Robilante, località di tradizione occitana in provincia di Cuneo, quasi al confine con la Francia, le maestre della scuola per l’infanzia hanno condotto i bambini e le bambine a fare le/gli “agenti per un giorno” per imparare dalla polizia di frontiera di Limone Piemonte e di Borgo San Dalmazzo come si controllano i confini. La militarizzazione dell’infanzia incrocia dunque la questione delle migrazioni e per questo abbiamo chiesto alla sociologa Maria Perino, di OnBorders e ADL Zavidovici, di analizzare il comunicato della Questura di Cuneo del 23 maggio 2025, “Agenti per un giorno”: avventura e scoperta con la polizia di frontiera, ripreso da diversi quotidiani locali. «Il comunicato in questione è esemplare e inquietante: le categorie interpretative usate per descrivere i fenomeni migratori, la connessione tra sicurezza e migrazioni, la presenza della polizia nelle scuole – già dell’infanzia – presentata come forza rassicurante ed educativa, sono date per scontate, pensiero dominante indiscutibile. Si racconta dell’esperienza dei bambini che hanno partecipato alle giornate organizzate dagli agenti del Settore della Polizia di Frontiera di Limone Piemonte “all’insegna della scoperta e dell’entusiasmo”. Il quadro interpretativo e le modalità comunicative (un “linguaggio semplice e coinvolgente” adatto alla loro età) richiedono attenzione. Il testo, che riporta le posizioni degli agenti di polizia e presumibilmente di molti insegnanti, infatti: * Sottolinea che si è trattato di un’esperienza tra “avventura e scoperta”, enfatizzando il fascino degli strumenti della polizia presentati in forma di gioco. * Condivide l’immagine del “confine” come “soglia di casa” per accedere alla quale “occorre chiedere permesso”.  E la polizia, “proprio come mamma e papà” fanno riguardo alla casa, controlla chi entra nel “nostro paese”. La similitudine paternalistica e la funzione di maternage della polizia forniscono una interpretazione delle società in cui il territorio è “proprietà” dei cittadini – ed è implicito il fatto che si è tali per origine, “sangue”, o per “concessione” – che possono “tollerare” ingressi di “altri” a certe condizioni. Con l’ulteriore problema di collocarvi le persone che nascono in Italia e sono “straniere”, come sicuramente alcuni dei bambini presenti all’iniziativa * Connette le migrazioni al tema della sicurezza. Lo spostarsi non appare come normale, ma un movimento minaccioso per l’isomorfismo tra territorio, stato, “popolo”. Il primo confine è quello tra “noi” e “loro”, di difficile definizione, ma molto evocativo.  * Implicitamente richiama la dicotomia tra l’immigrato bisognoso che viene “accolto” e l’immigrato minaccioso da respingere come categoria risolutiva per descrivere le migrazioni. * Sostiene che l’ascolto dei racconti degli agenti è stato occasione di imparare “il rispetto delle regole e della collaborazione”. Infatti “l’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto volto a promuovere la cultura della legalità e la conoscenza delle istituzioni tra le nuove generazioni, sottolineando l’importanza della collaborazione tra la Polizia di Stato e le scuole del territorio”. Grande lavoro per gli insegnanti. Il breve comunicato può infatti essere letto come esempio del “banale” nazionalismo, militarizzato e integrato continuamente nel senso comune da meccanismi istituzionali, il che di fatto lo rende meno messo in discussione e quindi molto più forte. Fornire “altre lenti” per guardare e stare nella realtà è difficile e urgente». Maria Perino, OnBorders e ADL Zavidovici
Aeronautica militare nei libri per l’infanzia…e al Parlamento chiede più risorse
Il 28 marzo di due anni fa l’Aeronautica militare italiana celebrava il suo centenario e l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università è stato testimone della macchinosa campagna pubblicitaria che fuori e dentro le scuole ha imposto un passato di gloria e ha proiettato verso un futuro di avventure aerospaziali. Ci chiediamo, tra le altre cose: sarà per questo che nel 2023 Elon Musk figurò tra i partecipanti del forum politico Atreju? Oltre alle proficue collaborazioni con il mondo industriale e della ricerca accademica, l’aeronautica militare è entrata nel mondo dell’editoria per bambini. Era infatti presente al Salone del Libro di Torino con libri di ogni formato e tipo, storie a fumetti e anche libri accessibili a bambini con difficoltà di lettura, quindi stampati in braille nero e con scritte in rilievo. Alle sue riviste specialistiche e collane per adulti si aggiungono quindi storie di velivoli, di battaglie aeree, di personaggi noti e meno noti destinate a lettori molto piccoli di età. Ci sembra utile ricordare anche lo spot tv del piccolo Ruggero (Roger) trasmesso in quei mesi proprio per celebrare il centenario dell’aeronautica militare. Con una imbarazzante fusione di riferimenti militari in un quadretto romantico e sottofondo musicale adrenalinico, viene presentata la storia di un bambino che vuole diventare pilota di aerei e che una volta adulto accoglie una giovane ragazza con lo stesso sogno ad una mostra sulla tecnologia del volo.  Mentre tutto questo veniva portato al pubblico, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Luca Goretti riferiva in Parlamento sulla costosa ma mirabile dotazione di strumenti aeronautici militari italiani sui quali non possiamo permetterci di arretrare: il velivolo di addestramento T-346 autentico fiore all’occhiello dell’ingegneria aerospaziale nazionale, la nostra partecipazione al programma internazionale JSF (Join Strike Fighter) che ci permette di avere nostri F-35, la sorveglianza dei cieli europei in perfetta sincronia con oltre 100 velivoli dell’alleanza atlantica sul fianco orientale della NATO,  velivoli per il rifornimento in volo, velivoli a pilotaggio remoto. Con tutta l’autorità possibile invitata i ministri a salvaguardare questi risultati, e incrementarli in tempi rapidi.  Questo spirito di governo ci atterrisce, ecco perché denunciamo come sospetta la presenza delle Forze Armate non solo nelle scuole, ma anche negli ambienti ricreativi per bambini, e denunciamo come pericolosi i contenuti che inneggiano alle guerre e al valore militare. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università tenta con il suo lavoro di interporsi tra le emittenti di propaganda e il pubblico disattento o poco informato. Vediamo intellettuali embedded e rappresentanti di governo sminuire e infantilizzare anche le contestazioni più argomentate. Ma l’opinione pubblica è contraria alla guerra e con tenacia continua a organizzare presidi per la pace, in numerose città, e questo ci conforta. Continueremo a scrivere e denunciare i piccoli e grandi segni del processo di militarizzazione della società in atto.  Scriveteci a osservatorionomili@gmail.com per segnalare eventi che vedano la cultura militare entrare negli spazi dell’infanzia e della formazione, seguite i nostri social Facebook, Instagram, X, parlate del nostro lavoro ai vostri contatti e il prossimo 16 maggio se siete a Roma venite a trovarci allo Spin Time o seguite su Zoom il nostro convegno nazionale.  Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università