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Pillole di bancarotta. Proviamo a fare due conti
Il valore complessivo delle società partecipate pubbliche quotate era a luglio di quest’anno pari a quasi 264 miliardi di euro di cui lo Stato e Cdp [Cassa Depositi e Prestiti, ndr] possedevano quasi 90 miliardi. Una prima considerazione su questo dato: in un anno il valore della partecipazione dello Stato […] L'articolo Pillole di bancarotta. Proviamo a fare due conti su Contropiano.
ITALIA: L’INFLAZIONE SI MANGIA LE PENSIONI, IL GOVERNO AUMENTA LE MINIME…DI 3.13 € AL MESE
I pensionati, in particolare quelli con la minima, dall’anno prossimo potranno permettersi ben…tre caffè in più al mese. È il risultato della perequazione all’inflazione fissata, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, all’1,4% (3.13 euro in più al mese): l’assegno passa da 616 a 619 euro al mese. La misura è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 28 novembre 2025. Non va meglio per altri assegni: con 800 euro netti al mese arriveranno 9 euro in più, mentre con 1000 euro netti di pensione, 11 euro in più. Ai nostri microfoni il commento di Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil nazionale. Ascolta o scarica
Ocse: in Italia la pensione arriverà ai 70 anni
Il rapporto appena pubblicato dall’Ocse dal titolo “Pensions at Glance“, che tratta appunto del panorama dell’evoluzione dell’andamento dell’età lavorativa, lancia l’allarme: gli attivi sono in crollo e chi è nato nel 1997 potrebbe finire in pensione a 70 anni. Nello studio si legge: “sulla base della legislazione in vigore l’età […] L'articolo Ocse: in Italia la pensione arriverà ai 70 anni su Contropiano.
Quando all’assenza di lavoro si sopperisce con trattamenti assistenziali
Nel Sud e nelle Isole il numero delle pensioni erogate è nettamente superiore a quello dei lavoratori: nel 2024 a fronte di 7,3 milioni di pensioni pagate, avevamo poco più di 6,4 milioni di occupati. Il Mezzogiorno è l’unica ripartizione geografica del Paese che presenta questo squilibrio. E la regione con il disallineamento più marcato è la Puglia che registra un saldo negativo pari a 231.700 unità. Ad eccezione della Liguria, dell’Umbria e dalle Marche, invece, le regioni del Centro-Nord mantengono un saldo positivo che si è rafforzato, grazie al buon andamento dell’occupazione avvenuto negli ultimi 2/3 anni. Dalla differenza tra i contribuenti attivi (lavoratori) e gli assegni erogati ai pensionati, spicca, sempre nel 2024, il risultato della Lombardia (+803.180), del Veneto (+395.338), del Lazio (+377.868), dell’Emilia-Romagna (+227.710) e della Toscana (+184.266).  Sono alcuni dei dati pubblicati di recente dall’Ufficio studi della CGIA. Con sempre più pensionati e un numero di occupati che, tendenzialmente, dovrebbe rimanere stabile, nei prossimi anni la spesa pubblica è destinata ad aumentare e nel giro di poco tempo queste dinamiche potrebbero compromettere l’equilibrio dei conti pubblici e la stabilità economica e sociale dell’Italia. Occorre far emergere i tanti lavoratori in nero presenti nel Paese, incrementando, in particolare, i tassi di occupazione dei giovani e delle donne che, in Italia, restano tra i più bassi d’Europa.  Nel breve periodo, purtroppo, la situazione – sottolinea la CGIA di Mestre –  è destinata a peggiorare, anche al Centro-Nord: tra il 2025 e il 2029 si stima che poco più di 3 milioni di italiani lasceranno il posto di lavoro. Di questi ultimi, infatti, 2.244.700 (pari al 74% circa del totale) riguarderanno persone che lavorano nelle regioni centro settentrionali. Questi dati non lasciano alcun dubbio: nel giro di qualche anno assisteremo a una vera e propria “fuga” da scrivanie e catene di montaggio, con milioni di persone che passeranno dal mondo del lavoro all’inattività con conseguenze sociali, economiche ed occupazionali di portata storica per il nostro Paese. Lo sanno bene gli imprenditori che già adesso faticano a trovare personale disponibile a recarsi in fabbrica o in cantiere. Figuriamoci fra qualche anno, quando una parte importante dei cosiddetti baby-boomer lascerà l’occupazione per raggiunti limiti di età. “Già oggi ci sono 8 province settentrionali, si sottolinea nel report dell’Ufficio studi della CGIA, che al pari della quasi totalità di quelle meridionali registrano un numero di pensioni erogate superiore a quello dei lavoratori attivi. Esse sono: Rovigo (-2.040), Sondrio (-2.793), Alessandria (-6.443), Vercelli (-7.068), Biella (-9.341), Ferrara (-9.984), Genova (-10.074) e Savona (-13.753). Due province della Liguria su quattro presentano un risultato anticipato dal segno meno, mentre in Piemonte sono tre su otto. Delle 107 province d’Italia monitorate in questa analisi dell’Ufficio studi della CGIA, “solo” 59 presentano un saldo positivo. Infine, le uniche realtà territoriali del Mezzogiorno che registrano una differenza positiva sono Matera (+938), Pescara (+3.547), Bari (+11.689), Cagliari (+14.014) e Ragusa (+20.333)”. La CGIA di Mestre sottolinea nel suo report “che l’elevato numero di assegni erogati nel Sud e nelle Isole non è ascrivibile alla eccessiva presenza delle pensioni di vecchiaia/anticipate, ma, invece, all’elevata diffusione dei trattamenti assistenziali e di invalidità”. A dimostrazione che la tanto declamata crescita dell’occupazione su base annuale (250 mila unità, tra l’altro calati di oltre 150 mila rispetto all’anno scorso) è soprattutto dovuta ad un lavoro povero e precario. E la crescita dell’occupazione che si è avuta al Sud,  dove per altro il tasso di occupazione è ancora più basso della media nazionale (dodici punti in meno) e uno dei tassi più bassi d’Europa, dimostra che la metà di chi potrebbe lavorare al Sud è fuori dal mercato del lavoro. Un lavoro comunque povero che riguarda soprattutto gli over 50, mentre soprattutto al Sud resta un’elevata disoccupazione e inoccupazione giovanile e un calo dell’occupazione femminile. All’assenza di lavoro dignitoso, si affianca poi nel nostro Mezzogiorno l’assenza o la scarsa qualità di servizi pubblici, a partire da quelli sociali. E anche il DdL di Bilancio 2026 continua a non prendere di petto la questione dei divari territoriali, sempre più insostenibili. Come ha denunciato la SVIMEZ, tra gli altri: “ L’esperienza recente dimostra che l’obiettivo di attenuare i divari territoriali nei livelli di servizio difficilmente può essere perseguito in assenza di stanziamenti idonei. I LEP indicati dalla manovra sarebbero invece largamente finanziati a parità di risorse; il richiamo alle disponibilità finanziarie dei bilanci locali sembra mettere in discussione il carattere di “essenzialità” delle prestazioni, poiché la loro erogazione sarebbe condizionata dalla capacità fiscale locale (contrariamente a quanto stabilito dalla legge 42 del 2009). Anche a parità di risorse un’attenuazione dei divari territoriali potrebbe essere realizzata attraverso una revisione dei criteri di riparto delle risorse, chiaramente improntata a finalità perequative. Il DDL, tuttavia, prevede che nell’allocazione delle risorse si tenga conto “degli effettivi beneficiari dei servizi”, riproponendo in tal modo il criterio della spesa storica che perpetuerebbe le differenze attuali”. E così, l’assenza di lavoro regolare e dignitoso e la scarsità di servizi trovano una certa compensazione nei trattamenti assistenziali e di invalidità, spesso l’unica possibilità di sopravvivenza. Qui per approfondire: https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2025/11/Pensioni-stipend-prov-08.11.25.pdf.   Giovanni Caprio
Palate di soldi agli azionisti, salari e pensioni da fame
Centinaia di miliardi di utili sono stati distribuiti agli azionisti delle maggiori società a livello mondiale. Il dato arriva dal più recente Dividend Watch, l’analisi del Capital Group Global Equity Study che esamina il modo in cui le società generano, accrescono e restituiscono valore agli azionisti. Capital Group fissa l’asticella […] L'articolo Palate di soldi agli azionisti, salari e pensioni da fame su Contropiano.
Togliere la reversibilità alle unioni civili? Un annuncio che apre un interrogativo sui diritti.
La proposta annunciata dal senatore Borghi non è ancora un emendamento, ma solleva interrogativi importanti sul rispetto dei diritti acquisiti e sulla necessità di monitorare con attenzione ogni tentativo di riduzione delle tutele per le unioni civili. Nei giorni scorsi, durante la discussione sulla legge di bilancio, il senatore della Lega Claudio Borghi ha dichiarato di voler proporre un emendamento per togliere alle coppie unite civilmente il diritto alla pensione di reversibilità. Ha detto: «Se vuoi la reversibilità, ti sposi». Ad oggi non risulta depositato alcun testo in Parlamento. Non si tratta quindi di una norma in esame, ma di un’intenzione politica resa pubblica. Ciò non riduce però la rilevanza del tema, perché i diritti civili non si mettono in discussione solo attraverso leggi approvate: spesso l’inizio del dibattito pubblico è il primo indicatore della direzione che una società può prendere. L’Italia ha riconosciuto le unioni civili nel 2016. Da allora, secondo i dati ISTAT, ne sono state celebrate poco più di 26.000, con un’età media intorno ai 48 anni. La questione previdenziale non è teorica: riguarda già coppie in una fase avanzata della vita lavorativa. Nonostante questo, l’impatto economico della reversibilità nelle unioni civili è estremamente ridotto. L’INPS stima che i beneficiari complessivi delle pensioni ai superstiti siano circa 1,3 milioni, per una spesa annuale intorno ai 40 miliardi di euro. La quota riconducibile alle unioni civili sarebbe inferiore allo 0,01 per cento, una cifra statisticamente irrilevante. Il valore della discussione non è quindi contabile, ma simbolico: l’idea che un tipo di famiglia possa vedersi tolta una tutela riconosciuta per legge. La normativa attuale è chiara. La legge 76 del 2016 garantisce alle unioni civili piena equiparazione con il matrimonio anche sul piano previdenziale. La Corte Costituzionale, nelle decisioni come la 138 del 2010, la 170 del 2014 e la 221 del 2015, ha più volte affermato che non può essere creato uno status inferiore per le coppie omosessuali. Il diritto alla reversibilità rientra nella protezione economica della famiglia tutelata dagli articoli 3 e 36 della Costituzione. Modificandolo selettivamente produrrebbe un trattamento discriminatorio difficilmente compatibile con l’ordinamento. Anche il confronto europeo è chiaro. Ventiquattro Paesi dell’Unione Europea riconoscono piena equiparazione tra matrimonio, unioni civili e matrimoni egualitari in materia di pensioni ai superstiti. L’Italia, con la legge del 2016, si è inserita in questo quadro. Un arretramento normativo significherebbe allontanarsi dagli standard europei oggi consolidati. È importante considerare il punto essenziale. Anche in assenza di un emendamento depositato, il fatto che un diritto possa essere messo in discussione nel dibattito politico merita attenzione immediata. Le modifiche non arrivano mai all’improvviso: nascono dichiarazioni, segnali, ipotesi che testano la disponibilità dell’opinione pubblica a un cambiamento. Monitorare questi passaggi significa evitare che un’idea marginale diventi, nel tempo, una proposta concreta. Non si tratta di allarmismo, ma di consapevolezza: un quadro di diritti stabili necessita di vigilanza continua, soprattutto quando si parla di tutele che incidono sulla vita quotidiana delle persone, come reversibilità, successioni, congedi o assistenza sanitaria. Nella discussione aperta da questa dichiarazione, la questione centrale è semplice. Non riguarda i conti pubblici, dove i numeri mostrano l’irrilevanza economica della misura, ma il modello culturale e giuridico che si vuole costruire. La reversibilità non è un beneficio aggiuntivo: deriva dai contributi versati nel corso della vita. Domandarsi se una parte della popolazione possa esserne esclusa significa interrogarsi sul valore che attribuiamo, come Paese, all’uguaglianza delle famiglie davanti alla legge. ISTAT – Dati sulle unioni civili https://www.istat.it/it/matrimoni-separazioni-divorzi INPS – Osservatorio sulle pensioni ai superstiti https://www.inps.it/dati-e-banche-dati/osservatori-statistici Legge Cirinnà (Legge 76/2016) – Testo ufficiale https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2016-05-20;76 Agenparl – Dichiarazioni di Claudio Borghi sulla reversibilità https://agenparl.eu/2025/11/10/manovra-borghi-emendamenti-vendere-mes-vale-15-miliardi-proporro-togliere-reversibilita-pensioni-unioni-civili-affitti-brevi-cancelliamo-o-cambiamo-decisamente/ Lucia Montanaro
Lecornu rinvia l’attacco alle pensioni per comprare i “socialisti”
Era l’ultima possibilità per il “monaco soldato” – autodefinizione di un uomo senza altra qualità che la disponibilità al sacrificio per “il capo”, Macron – di evitare la fucilazione politica nell’Assemblea Nazionale. Impossibile ottenere il solito appoggio seminascosto da parte dei fascisti di Le Pen, giù pronta la mozione di […] L'articolo Lecornu rinvia l’attacco alle pensioni per comprare i “socialisti” su Contropiano.
In fondo al sacco di Macron è rimasto solo Lecornu. Bis…
Se non fosse quell’oscuro burocrate pronto a tutto – non si diventa a quell’età ministri della difesa di un’ex potenza coloniale  brillando per empatia umana – verrebbe quasi da provare compassione per Sebastien Lecornu. Il suo caposquadra, dopo averlo gettato in pasto ai leoni con l’incarico di formare una maggioranza […] L'articolo In fondo al sacco di Macron è rimasto solo Lecornu. Bis… su Contropiano.
Il pasticcio francese va marcendo
Se non fosse una situazione a suo modo drammatica, potremmo dire che in Francia siamo alle comiche finali. Non pago di aver fatto battere al diletto Sebastien Lecornu il record negativo di durata per un primo ministro – 14 ore; lista dei ministri presentata di sera e dimissioni la mattina […] L'articolo Il pasticcio francese va marcendo su Contropiano.