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Intervista a Candida Di Franco per Il Paese delle Donne sul Convegno del 4 novembre
PUBBLICHIAMO LA VIDEO-INTERVISTA A CANDIDA DI FRANCO, PROMOTRICE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ FATTA PER IL PAESE DELLE DONNE SUL CONVEGNO NAZIONALE DEL 4 NOVEMBRE 2025 E SULLE MOBILITAZIONI CHE SI PREANNUNCIANO NEL POMERIGGIO DELLO STESSO GIORNO. CANDIDA DI FRANCO, cofondatrice dell’OSSERVATORIO contro la militarizzazione delle scuole e delle Università, già insegnante con esperienza in Italia e all’estero, descrive le finalità dell’Osservatorio e presenta il programma del 4 NOVEMBRE: giornata di mobilitazione nazionale promossa insieme a molte altre organizzazioni, intitolata LA SCUOLA NON SI ARRUOLA. CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA CULTURA, IL RIARMO, LE POLITICHE DI GUERRA E PER SOSTENERE LA PALESTINA. La mattinata prevede un convegno online di formazione destinato al personale della scuola, con esonero ministeriale (8,30 – 13,30); il pomeriggio, una serie di presidi e cortei organizzati in tutte le Regioni. “Chi potrà, a seconda della dislocazione degli uffici provinciali o regionali, creerà dei presidi perché sono i luoghi della scuola” sottolinea Di Franco, “ma in altre città si potranno scegliere altri luoghi significativi legati al primo conflitto mondiale, o ai luoghi della Resistenza o ad eventi che in qualche maniera abbiano sempre visto la scuola protagonista.” La giornata del 4 novembre, frutto di un lungo percorso iniziato con l’assemblea nazionale dell’Osservatorio nel maggio scorso, rappresenta “…un momento importante del contrasto alla militarizzazione e alla cultura che la sottende. Il 4 novembre non è una festa, ma una giornata di commemorazione di tanti caduti, di milioni di persone vittime di una guerra inutile. Il titolo è ambizioso ma vogliamo mettere insieme il concetto di quanto le guerre creino distruzione e morte e il genocidio, lo sterminio di questi due anni, in Palestina.” Con la prevista presenza, nel convegno, di una Palestinese, ricorda Di Franco, si parlerà anche dello SCOLASTICIDIO in atto, “…cioè della distruzione voluta delle scuole, delle università, per annientare la storia, la cultura di un popolo perché sempre questo nesso dobbiamo tenere presente, la guerra non soltanto distrugge strutture e città ma distrugge proprio l’anima di un popolo. La scuola, l’università, il sapere è proprio il centro di questa distruzione.” L’Osservatorio è presente in tutte le Regioni, ma particolarmente in quelle in cui sono presenti basi militari, NATO o americane, con cui i territori sono già in conflitto “perché lo depredano” come sottolinea Di Franco, in particolare in Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Sardegna, Sicilia quella massiccia presenza ha dato adito alle comunità a resistere a quella che, tra virgolette, è soprattutto una invasione culturale. Non a caso, l’Osservatorio ha emesso il Comunicato Stampa “IL 4 NOVEMBRE NON è LA NOSTRA FESTA!” essendo la data istituita dall’attuale Governo (legge n. 27 del 1 marzo 2024) come “Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate” con invito a i/le docenti delle scuole di ogni ordine e grado “ad accompagnare i propri studenti e studentesse a celebrazioni che esaltano i valori della patria e del sacrificio, con particolare riferimento al primo conflitto mondiale”. Di Franco esemplifica, negativamente, alcuni dei tanti episodi di propaganda della cultura militare nelle scuole e di coinvolgimento delle scolaresche anche nelle basi militari, in caserme o iniziative organizzate dall’esercito, invitando sia alla lettura, sul sito dell’Osservatorio, della quantità in costante crescita della presenza militare, sia “la leggerezza” con cui le famiglie e la scuola la permettono, anzi la facilitano “non rendendosi conto del pericolo di quella vicinanza, mai neutra“. Alla domanda di come le scolaresche percepiscano invece la presenza dell’Osservatorio, risponde che “…i piccoli ci vedono come quelli che hanno una faccia diversa, non arrabbiata; per i grandi è un momento in cui aprire degli spiragli, gettare dei semi di curiosità affinché possano approfondire e trovare le risposte a dubbi finalmente maturati. Quando entriamo nelle e suscitiamo attenzione sul processo di militarizzazione, i ragazzi ci seguono rendendosi conto che è un modo diverso di parlare; i militari dicono che per fare la pace bisogna armarsi mentre noi diciamo che per fare la pace bisogna costruirla veramente, togliendo le armi, ascoltando i bisogni di tutti”. In questa, come in precedenti interviste, l’OSSERVATORIO è descritto nella sua trasversalità, nella base associazionista, movimentista e sindacalista, anche confessionale, impegnata sui temi della pace, nonviolenza, disarmo, risoluzione pacifica dei conflitti. Un soggetto che rivendica alla scuola uno spazio di formazione e di crescita, come da Costituzione, e ritiene incompatibile la presenza militare anche in ambiti d’intervento specifici del volontariato, chiedendo alla scuola e alle famiglie un cambio di passo culturale.
Palermo, 2 ottobre: c’é chi gioca alla guerra e chi parla di pace con “La conoscenza non marcia”
Circolazione deviata, strade chiuse, operai al lavoro per allestire il “Villaggio promozionale dell’Esercito Italiano” una grande vetrina in cui le Forze Armate  faranno bella mostra di tutta la loro potenza, esibendo sofisticate strumentazioni come l’elicottero Mangusta e mostrando le capacità ricognitive dei droni simili a quelli usati in tutti gli scenari di guerra, che sorvolano i cieli dei paesi per devastare i territori e provocare la morte soprattutto di civili inermi. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, da molto tempo ormai, denuncia la totale inopportunità di questo tipo di evento, simbolo di una cultura bellicista, proprio durante la delicatissima situazione geopolitica internazionale che stiamo vivendo, con l’ulteriore innalzamento della tensione nel versante orientale dell’Europa, il genocidio in atto a Gaza contro il quale il 22 settembre scorso la Scuola, i lavoratori e tutta la società civile hanno manifestato. Per questo motivo l’Osservatorio ha chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare nessun/a studente, rilevando inoltre la totale mancanza di positive ricadute didattiche e di arricchimento culturale (clicca qui per la lettera a USR Sicilia). Da tempo denunciamo l’incompatibilità della Scuola con la cultura della difesa che utilizza la guerra e il riarmo per parlare di pace. Oggi la Scuola chiede a gran voce di fermare tutte le guerre e il massacro di inermi popolazioni, di rispettare il diritto internazionale ripristinando la legalità laddove invece con le armi e gli eserciti si calpestano i diritti umani. Per questo motivo il nucleo territoriale dell’Osservatorio ha organizzato proprio il 2 ottobre un dibattito nell’ambito della campagna “La conoscenza non marcia” per dare la parola alle Scuola e all’Università che più di tutte hanno contribuito al “risveglio” pacifista della cittadinanza e si sono mobilitate contro il genocidio a Gaza e la militarizzazione del sapere. Durante il dibattito docenti e studenti parleranno delle mozioni e dei documenti che hanno prodotto, insieme rifletteremo per individuare quali percorsi formativi   possono consolidare nei giovani valori di solidarietà, rispetto, accoglienza dell’“altro” che la cultura della Difesa al contrario considera un nemico da combattere. Con la presenza di docenti, studentesse e studenti di UniPA avremo modo di parlare dello stretto legame, talvolta vera subordinazione, della ricerca universitaria con grandi imprese, che utilizzano tecnologia dual use per rifornire gli eserciti di tutto il mondo, come la Leonardo Spa, diventata il terzo fornitore di tecnologia bellica a Israele.