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Accordo Ministero dell’Istruzione e del Merito con l’Associazione Nazionale Alpini
(…) hanno siglato un Protocollo d’Intesa, che consente di promuovere nelle scuole i valori dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato. Il passaggio del Protocollo che abbiamo citato, nel quale abbiamo volutamente lasciato in bianco i due soggetti ad inizio frase, potrebbe essere riferito ad una delle quasi 5000 organizzazioni di volontariato italiane per oltre 800mila volontari (https://volontariato.protezionecivile.gov.it/it/elenco-nazionale/elenco-centrale/) che fanno riferimento alla Protezione Civile, ma purtroppo non è così. I soggetti in questione, infatti, rappresentano l’una la più grossa e antica organizzazione di militari in congedo come l’A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini), l’altra il MIM (ormai ribattezzato Ministero dell’Istruzione Militare). Dopo decenni di enfatizzazione della competizione, spesso edulcorata soprattutto a scuola attraverso l’aggettivo “sana”, e dell’individualismo sfrenato, di pari passo con la privatizzazione della scuola, ciò che più sconcerta è l’utilizzo, da parte del ministro con la spilla simbolo della Lega Nord sempre al bavero, del termine “noi” contrapposto a quello dell'”io”. Inserito in questo contesto, dove i termini patria e patriottismo abbondano, il “noi” sembra ricordarci il famigerato motto fascista “a noi!” più che un’idea di compartecipazione o di solidarietà. Per Valditara evidentemente “gli Alpini esprimono – si legge sul sito del MIM – valori importanti: solidarietà e altruismo, civismo, coraggio, senso del dovere e spirito di sacrificio, lealtà, attaccamento al territorio e alle radici della comunità, ideali patriottici“. “Il Protocollo – si legge più avanti (clicca qui) – prevede il rilascio di un attestato di frequenza alle studentesse e agli studenti che partecipano ai Campi Scuola organizzati dall’ANA per documentare l’esperienza nel loro curriculum e per darne rilevanza durante il colloquio dell’esame di Maturità“. Un po’ come nel sistema dei crediti, anche qui si fa leva sull’interesse utilitaristico degli studenti e delle studentesse per spronarli alla partecipazione ai Campi Scuola sponsorizzati dagli Alpini. Ma non si dovrebbe far leva solo sulla volontà di fare del bene alla Patria? Siamo sicuri che i valori della solidarietà, del volontariato e della partecipazione civile siano appannaggio solo di un corpo militare come gli Alpini? Sembra di essere piombati negli anni ’20 ma del secolo scorso, tanto che ad oltre un mese dalla fine delle celebrazioni di quella che per noi è una giornata di lutto nazionale, il 4 novembre, alcuni autobus della capitale (clicca qui) girano ancora con l’adesivo riportante un bandierone sullo sfondo di un cielo azzurro, con la scritta “Difesa la forza che unisce”: ma dobbiamo per forza unirci con le armi in mano? Da una parte si fa un grande esercizio di retorica su questo sedicente spirito unitario sotto l’egida delle forze armate, dall’altra si trama per sgretolare la solidarietà tra nord e sud e tra zone depresse e zone ricche tramite l’autonomia differenziata. Se la si guarda, però, attraverso gli occhi di un appartenente alla classe privilegiata questa non appare più una contraddizione ma un fine perfettamente coerente con i propri interessi. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università -------------------------------------------------------------------------------- Se come associazioni o singoli volete sostenerci economicamente potete farlo donando su questo IBAN: IT06Z0501803400000020000668 oppure qui: FAI UNA DONAZIONE UNA TANTUM Grazie per la collaborazione. Apprezziamo il tuo contributo! Fai una donazione -------------------------------------------------------------------------------- FAI UNA DONAZIONE MENSILMENTE Apprezziamo il tuo contributo. Dona mensilmente -------------------------------------------------------------------------------- FAI UNA DONAZIONE ANNUALMENTE Apprezziamo il tuo contributo. Dona annualmente
Libertà d’insegnamento in discussione. Il ministero annulla un convegno
Il 4 novembre avrebbe dovuto tenersi uno straordinario convegno formativo per il personale delle scuole, le adesioni erano andate ben oltre le previsioni (1300 circa), ma nella mattina del 31 Ottobre il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha comunicato agli organizzatori, il CESTES (Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali), l’avvio del procedimento di contestazione dei requisiti […] L'articolo Libertà d’insegnamento in discussione. Il ministero annulla un convegno su Contropiano.
Tecnica della Scuola: La scuola non si arruola: annullato dal Mim il corso di formazione del 4 novembre
DI PASQUALE ALMIRANTE SU LA TECNICA DELLA SCUOLA DEL 31 OTTOBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo scritto da Pasquale Almirante pubblicato su La Tecnica della scuola il 31 ottobre 2025 in cui viene annunciato l’annullamento del corso di formazione e aggiornamento “La scuola non si arruola” organizzato dal CESTES in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. «Tuttavia, a pochi giorni dal suo inizio e a iscrizioni già avvenute di tanti docenti, l’Osservatorio annuncia che il Corso  non risulta più attivo sulla piattaforma Sofia, “per cui non sarà possibile fruire del permesso, il quale deve essere annullato”, perché si corre il rischio di incorrere in sanzione disciplinari, considerato che l’annullamento dell’accreditamento da parte del Mim, nella pratica, significa togliere ai docenti la possibilità di usufruire delle ore di permesso a cui avrebbero diritto…continua a lettere su La Tecnica della scuola.
Evento annullato. Il Convegno del 4 novembre “La scuola non si arruola” annullato dal MIM
Gentili lettrici e gentili lettori, abbiamo atteso a lungo che la situazione fosse più chiara per tutte e tutti noi, ma siamo desolati di comunicare che il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annullato il corso che l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università insieme la CESTES ha organizzato per il 4 novembre 2025 con il titolo “4 novembre, la scuola non si arruola”. Il corso, infatti, non risulta più attivo sulla piattaforma Sofia, per cui non sarà possibile fruire del permesso per formazione, il quale deve essere annullato da ognuna/o di voi. Le motivazioni ufficiali sono che (si cita testualmente il decreto): “l’iniziativa “La scuola non si arruola” non appare coerente con le finalità di formazione professionale del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti, così come definite nel CCNL scuola e nell’Allegato 1 della Direttiva 170/2016.” Il MIM sta sostanzialmente dicendo che un corso che ha come oggetto un tema estremamente attuale come la guerra e se l’educazione debba essere educazione alla pace e al rifiuto delle armi come soluzione dei conflitti non è oggetto di dibattito pedagogico, nonostante l’articolo 11 della Costituzione, per cui l’Italia ripudia la guerra. I legali stanno operando per restituire il diritto alla formazione libera e consapevole ad ogni docente. Riteniamo urgente questa prima comunicazione, per consentire a ognuno di ritirare il permesso per formazione già chiesto e non incorrere in conseguenze disciplinari. Forniremo maggiori informazioni e approfondimenti successivamente, dopo le necessarie valutazioni sul percorso da intraprendere. Vi chiediamo di restare aggiornati sulle nostre pagine per avere aggiornamenti su come muoversi insieme al CESTES e ai/alle 1000 iscritte/i che attendevano di partecipare al nostro convegno assolutamente pacifista, nonviolento e antimilitarista nel solco dell’art. 11 della Costituzione. Restano confermate tutte le piazze delle manifestazioni che si svolgeranno nel pomeriggio (clicca qui). Siamo certi di potere confidare nel vostro sostegno. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
L'intelligenza artificiale a scuola ovvero del pappagallo stocastico
L'intervento a Radio Onda Rossa di un collaboratore di C.I.R.C.E. a proposito dell'uso dell'intelligenza artificiale nella scuola a partire dalle linee guida recentemente emanate dal Ministero dell'Istruzione evidenziandone contraddizioni, limiti e speculazioni e sottolineando l'ennesimo trasferimento di fondi pubblici ai privati, i soliti big tech. Molto in sistesi: l'Intelligenza Artificiale delle multinazionali tecnologiche, in particolare i Large Language Model, non andrebbe usata perché è insostenibile dal punto di vista ambientale, replica discriminazioni e stereotipi della società, standardizza scrittura e pensiero. Ascolta l'audio dell'intervento
Vietare i cellulari e promuovere l’Ia, l’insostenibile confusione al potere
I problemi delle linee guida per l’adozione dell’intelligenza artificiale in tutti gli ordini e gradi di istruzione: tra clamorose assenze, contraddizioni e ossimori. L’ennesima riforma calata dall’alto. Ma un’altra strada è possibile Al rientro a scuola, studenti, famiglie e docenti hanno trovato l’ennesima sorpresa: un dettagliato libriccino contenente le linee guida per una rapida adozione – naturalmente consapevole, responsabile e senza ulteriori oneri a carico del bilancio – dell’intelligenza artificiale in tutti gli ordini e gradi di istruzione. A una prima analisi, le linee guida sembrano proseguire nella spinta verso l'adozione di tecnologie digitali non facilmente controllabili dagli attori della scuola, con un forte rischio che si riproponga lo scenario già visto con i progetti PNRR Scuola 4.0: una corsa a spendere fondi per introdurre hardware e software, senza possibilità di scelta consapevole da parte delle scuole, terminata in un sostanziale trasferimento di fondi pubblici al privato. L'enfasi sull'innovazione tecnologica e sulla transizione digitale delle scuole raramente tiene conto delle esigenze didattiche della comunità scolastica, per puntare l'obiettivo su un mero accumulo di tecnologie che si rivelano ingestibili dalle scuole, vuoi per incapacità, vuoi perché le tecnologie adottate sono spesso opache, o anche perché delegate completamente a imprese private.  L'articolo di Mazzoneschi e Barale (C.I.R.C.E.) è uscito nel quotidiano Domani. Qui per leggere la versione integrale
Vietare i cellulari e promuovere l’Ia, l’insostenibile confusione al potere
Al rientro a scuola, studenti, famiglie e docenti hanno trovato l’ennesima sorpresa: un dettagliato libriccino contenente le linee guida per una rapida adozione – naturalmente consapevole, responsabile e senza ulteriori oneri a carico del bilancio – dell’intelligenza artificiale in tutti gli ordini e gradi di istruzione. A una prima analisi, le linee guida sembrano proseguire nella spinta verso l'adozione di tecnologie digitali non facilmente controllabili dagli attori della scuola, con un forte rischio che si riproponga lo scenario già visto con i progetti PNRR Scuola 4.0: una corsa a spendere fondi per introdurre hardware e software, senza possibilità di scelta consapevole da parte delle scuole, terminata in un sostanziale trasferimento di fondi pubblici al privato. L'enfasi sull'innovazione tecnologica e sulla transizione digitale delle scuole raramente tiene conto delle esigenze didattiche della comunità scolastica, per puntare l'obiettivo su un mero accumulo di tecnologie che si rivelano ingestibili dalle scuole, vuoi per incapacità, vuoi perché le tecnologie adottate sono spesso opache, o anche perché delegate completamente a imprese private.  DIDATTICA: LA GRANDE ASSENTE Basterebbe il mero dato statistico a rendersi conto di quanto siano vaghe le Linee Guida su questo tema centrale per la scuola. Su 33 pagine solo due sono riservate alla didattica in senso stretto, nel paragrafo dedicato alle aree di applicazione per tipologia di destinatari (4.2).   La maggior parte del testo si sofferma sugli aspetti tecnico-normativi, richiamando norme europee (AI act) e cosiddette buone pratiche consolidate. Se non bastasse il dato statistico, la lettura del paragrafo mostra la genericità e la confusione delle indicazioni . Riportiamo di seguito uno degli esempi di possibili applicazioni pratiche dell'IA per docenti, perché esemplificativo della poca conoscenza di strumenti che, in alcuni casi, sono in uso da tempo nelle attività didattiche, senza avere nulla a che vedere con l'IA. > Strumenti interattivi e innovativi: l’IA permette l’elaborazione di risorse > didattiche (come simulazioni, giochi, mappe concettuali, riassunti per > l’apprendimento e quiz interattivi) che aumentano la motivazione e il > coinvolgimento degli studenti;  La domanda sorge spontanea: che senso ha far generare una mappa concettuale all’IA, quando l'obbiettivo didattico di questa metodologia è proprio fare in modo che lo studente possa "mappare" la propria conoscenza di un argomento e collegarne i vari elementi? AI COME AUTOMAZIONE Le indicazioni divengono invece più definite laddove sono individuati i campi di automazione dei processi lavorativi tipici dell'amministrazione e del monitoraggio da parte del Dirigente Scolastico. In particolare risulta evidente il riferimento all'automazione nei paragrafi Ottimizzazione nella riorganizzazione dell’orario o Monitoraggio documenti programmatici, nei quali si menziona l'evidenziazione di eventuali scostamenti di bilancio come risultato dell’uso dell’IA. D’altra parte l’Intelligenza Artificiale è un insieme di tecniche di cui le IA generative sono solo un sotto insieme. Nelle Linee Guida si parla genericamente di IA, senza distinguere un algoritmo per l’ottimizzazione dell’orario scolastico, caso classico di automazione, da un Large Language Model, Chat GPT per intendersi, lasciando alla scuola il compito di districarsi tra le molte e confuse offerte private. CONTRADDIZIONI E OSSIMORI Oltre all’imbarazzante assenza dei temi della didattica, il secondo aspetto che salta all’occhio sono le numerose contraddizioni interne ai messaggi del Ministero. Anzitutto le Linee Guida si pongono come obiettivi la sostenibilità e la tutela dei diritti degli allievi, raccomandando alla dirigenza e al corpo docente di rendere effettivamente esercitabile il diritto a non fornire i dati degli allievi come pre-requisito per l’utilizzo dell’IA. Peccato che le IA generative, che vengono proposte al suo interno, ossia i servizi SaaS (Software as a service) come ChatGPT, siano incompatibili con entrambi questi principi: il primo a causa dei pantagruelici consumi di elettricità e acqua dei datacenter indispensabili per la fornitura del servizio, il secondo perché il modello SaaS si basa per l’appunto sulla fornitura di questi dati, ossia il servizio erogato è gratuito proprio perché i dati dell’utilizzatore sono parte del modello di business delle imprese che producono questi software. Quando invece il servizio è a pagamento, i dati sono usati per migliorare l’addestramento dell’IA. L’ENNESIMA RIFORMA DALL’ALTO A giudicare dalla letteratura scientifica citata dal ministero, in cui la parte da leone la fanno le riflessioni sulla produttività più che quelle sul senso e sulla missione della scuola, sembra evidente che queste prime Linee Guida siano state redatte senza tenere nella dovuta considerazione le dinamiche sociali che questa nuova tecnologia sta promuovendo. Questo spiega come sia possibile che lo stesso ministero abbia, nella stessa giornata, varato un divieto draconiano contro gli smartphone (i cui effetti tossici sono ormai riconosciuti da letteratura bi-partisan) e promosso le Linee Guida per l’IA (i cui effetti tossici stanno cominciando a manifestarsi lentamente solo ora). VALORIZZARE LE COMUNITÀ Nel frattempo in molte zone della penisola vengono adottati sistemi per la didattica che valorizzano la creazione di conoscenza locale e condivisa, oltre che utilizzare il denaro per pagare lavoro invece che licenze d’uso a grandi aziende USA. Ci sono esempi virtuosi di scuole che acquistano software (anche l’Intelligenza Artificiale è software) rilasciati con licenze libere e/o aperte (F/LOSS) modificabili secondo le esigenze delle comunità scolastiche. In questo modo le scuole possono mettersi in rete per condividere risorse computazionali, risparmiando, oltre che per confrontarsi e condividere esigenze e soluzioni. Esistono già in Italia imprese che forniscono servizi con queste modalità, l’esempio delle scuole della Provincia Autonoma di Bolzano è solo uno e il più longevo. Il modello è quello delle Comunità Energetiche Rinnovabili che, secondo gli ultimi dati del GSE, stanno crescendo vertiginosamente. Si può fare! Maurizio Mazzoneschi e Stefano Barale per C.I.R.C.E