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RWM: le possibili soluzioni e le prospettive
Pubblichiamo l’intero articolo uscito ieri, 26 novembre 2025. Articolo 21 apre oggi la quarta finestra settimanale sulla RWM, la fabbrica di bombe del Sulcis-Igesiente che ha presentato un progetto di ampliamento contro cui si oppongono molte associazioni. Qui vengono proposte le possibili soluzioni di riconversione produttiva per garantire il lavoro alternativo sulla base delle leggi esistenti. Restano ormai pochissimi giorni al termine perentorio fissato dal TAR, entro il quale la Regione Sardegna è chiamata a pronunciarsi sulla controversa richiesta di VIA per l’ampliamento di RWM. Il Comitato Riconversione RWM per la Pace e il Lavoro sostenibile, che al suo interno comprende numerose associazioni da anni impegnate, ha più volte messo in risalto le inadempienze da parte della multinazionale tedesca indicando implicitamente un percorso alternativo. Nei nostri scritti abbiamo ribadito con forza l’importanza di un futuro di pace che rinunci ad una economia di guerra la quale genera ripercussioni negative sull’ambiente e sulla salute. Per noi si tratta di priorità che impongono un’attenzione al lavoro e alla prospettiva di una nuova economia nel Sulcis che possa finalmente porre fine alle errate scelte strategiche derivanti da cattive politiche portate avanti da decenni. La normativa vigente autorizza la costituzione di società miste, a prevalente partecipazione pubblica, alle quali è affidato il compito di fornire servizi di interesse generale per la comunità.  In Sardegna vi sono già diverse società la cui partecipazione al capitale sociale è interamente in capo a soci pubblici. Nell’oggetto sociale si può leggere che le attività possono riguardare la manutenzione delle strade provinciali, manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici e scuole secondarie che insistono nel territorio provinciale, delle aree verdi, dei corsi d’acqua, piccole bonifiche ambientali, segnaletica stradale e via dicendo. È importante ricordare l’intervento previsto nella finanziaria regionale dove è autorizzato, per l’esercizio 2025, la spesa complessiva di euro 12 milioni finalizzati all’attuazione di un programma di interventi di manutenzione ordinaria della rete stradale di livello provinciale, finalizzata al mantenimento degli standard di sicurezza a favore delle città metropolitane e delle Province. Un occasione importante di lavoro che potrebbe essere colta. È necessario, dunque, che il sistema Regione si faccia carico, con urgenza, di reperire e adottare strumenti normativi specifici che, in precedenti contesti, hanno già fornito riscontri positivi. Il nuovo soggetto giuridico dovrebbe focalizzarsi sui settori trainanti nel Sulcis (finanziati anche dal Just Transition Fund – lo strumento finanziario dell’U.E per politica di coesione ). Settori vitali per la prospettiva occupazionale e di sviluppo per l’intero territorio sulcitano, quali: bonifiche e risanamento ambientale in particolare dei siti minerari dismessi, manutenzione impianti e infrastrutture per energia verde, manutenzione idraulica e gestione del territorio. In sintesi la diversificazione produttiva, abbandonando la monocultura industriale a favore di un mix che valorizzi l’energia pulita, l’ambiente e il patrimonio storico-culturale. La vera sfida della Regione consiste nel trasformare un’emergenza industriale in un’opportunità sostenibile per il Sulcis. A tal fine, è indispensabile il coinvolgimento di tutte le parti sociali e politiche dell’isola. Responsabile pace di Sinistra Futura Articolo 21
Il movimento di solidarietà con la Palestina in Sardegna si riorganizza e lancia i prossimi appuntamenti
La scorsa domenica 23 novembre, a Bauladu, persone provenienti da tutta la Sardegna si sono riunite in risposta alla chiamata del Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina e dell’Associazione Amicizia Sardegna Palestina per una discussione politica sulla situazione a Gaza e nel Territorio Palestinese Occupato, e sulle responsabilità del nostro popolo e della politica di fronte al genocidio del popolo palestinese. Erano presenti rappresentanti di forze politiche e sindacali e dei tanti comitati spontanei che negli ultimi due anni sono sorti in città e paesi come reazione di umanità e responsabilità nei confronti di un popolo che da decenni mantiene vivo e vitale il concetto di resistenza, anche per tutti e tutte noi. L’assemblea ha deciso di valorizzare le tante esperienze che hanno animato le nostre piazze dando al Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina una struttura fatti di nodi autonomi che metteranno in condivisione pratiche e analisi, per moltiplicare le iniziative e la sensibilizzazione rispetto alle azioni criminali del colonialismo israeliano. L’assemblea ha poi affrontato la questione delle responsabilità della politica rispetto al genocidio e ha sottolineato come questa abbia lasciato negli anni che il nostro territorio venisse utilizzato per facilitare Israele nel suo scopo di eliminazione del popolo palestinese. È stato evidenziato come le basi militari sarde siano da sempre aperte alle esercitazioni dell’esercito israeliano e come dalle nostre strade e porti partano strumenti di guerra che alimentano conflitti e distruzione. Particolare attenzione è stata dedicata alla fabbrica RWM nel Sulcis Iglesiente, che non solo produce ordigni esplosivi, ma ora, attraverso la collaborazione con l’azienda israeliana UVision, contribuisce alla realizzazione di droni killer, rafforzando la macchina da guerra israeliana e rendendo la Sardegna complice di crimini contro il popolo palestinese. L’assemblea ha deciso di intensificare la mobilitazione fino al 16 dicembre, data entro la quale la Giunta regionale dovrà esprimersi sulla concessione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ex-post allo stabilimento RWM. Chiediamo che la Giunta neghi la VIA, dimostrando rispetto per la volontà del popolo sardo e solidarietà concreta con la Palestina. Chiamiamo quindi tutti e tutte a partecipare ai due importanti appuntamenti a dicembre. Il primo sarà un presidio giovedì 4 dicembre davanti palazzo della Giunta Regionale, in Viale Trento, 69, dalle 08:00 alle 20:00. Il secondo è invece una manifestazione sarda nel territorio di Domusnovas per sabato 13 dicembre. Inoltre, aderiamo allo sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali di base per il prossimo venerdì 28 novembre contro la finanziaria di guerra e per la libertà della Palestina e parteciperemo al corteo con partenza da piazza del Carmine alle 9.30. La Guerra parte da qui: fermiamola! Cagliari, 24 novembre 2025 Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina Associazione Amicizia Sardegna Palestina Redazione Sardigna
Assemblea Generale Sarda: blocchiamo la guerra, dalla Sardegna alla Palestina
Domenica 23 novembre alla ore 10:00  a Bauladu Il Comitato sardo di Solidarietà per la Palestina e l’Associazione Amicizia Sardegna-Palestina 𝙞𝙣𝙫𝙞𝙩𝙖𝙣𝙤 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙞𝙡 𝙢𝙤𝙫𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙙𝙤 𝙖 𝙧𝙞𝙪𝙣𝙞𝙧𝙨𝙞 𝙞𝙣 𝙖𝙨𝙨𝙚𝙢𝙗𝙡𝙚𝙖 per confrontarsi su un obiettivo molto concreto: come riorganizzare la lotta contro la guerra in Sardegna a partire da una mobilitazione per la chiusura della fabbrica RWM. 𝗗alla 𝗣alestina alla guerra globale Dal 7 ottobre del 2023 tutti i popoli che hanno manifestato al fianco della resistenza palestinese si sono scontrati con gli interessi predatori e criminali degli stati alleati di “Israele”, Stati Uniti ed Europa soprattutto, con l’Italia con un ruolo cruciale. Il messaggio che i governi, di ogni colore politico, hanno dato ai loro popoli è stato chiaro: non smetteremo di uccidere, distruggere e calpestare qualsiasi legge in nome del profitto; se non vi piegate verrete trattati come i palestinesi. Quella che si prepara, con piani di riarmo e corsa agli armamenti, insieme alla sottrazione del territorio per la speculazione energetica, è una guerra guerreggiata, che presto arriverà se noi non la fermiamo. 𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹’𝗥𝗪𝗠? Il precipitare degli eventi, l’aggravarsi della situazione nazionale e internazionale, ci obbliga a non disperdere i nostri sforzi e a concentrarci su un unico obiettivo. L’RWM in questo momento storico rappresenta il fulcro della guerra imperialista in Sardegna; e disturbando o bloccando la sua produzione possiamo provocare un danno concreto e immediato alla guerra e aiutare immediatamente il popolo palestinese e gli altri popoli in lotta come il nostro. Tutti i movimenti, comitati, associazioni e collettivi che vogliono una Sardegna libera dello sfruttamento e dalla guerra, possono trasformare un copione già scritto in un’occasione di riscatto per la nostra terra e la sua lotta. Serve agire ora, unitə con un unico obiettivo: bloccare la fabbrica della morte. Per adesione e contatti: comitato.sard.palestina@gmail.com IG sard3.con.la.palestina Redazione Sardigna
La questione spinosa della fabbrica Rwm al Unsilence Forum di Barcellona
Si sono chiusi ieri i tre giorni di UNSILENCE FORUM, il meeting euromediterraneo tenutosi a Barcellona dal 14 al 16 novembre 2025, il “grande incontro attivista euro-mediterraneo per la Palestina, contro genocidio, guerra, riarmo, autoritarismo. Per agire insieme, per rompere la complicità”, a cui ha partecipato una delegazione della Sardegna composta da Simone Garau ed Eleonora Camba dell’equipaggio di terra della Global Sumud Flotilla e Ennio Cabiddu per la “Campagna Stop Rwm”. Delegazione sarda al Unsilence Forum (foto organizzatori Act×Palestine) Molto interesse ha suscitato il loro intervento sulla fabbrica di bombe Rwm – Rheinmetall di Domusnovas/Iglesias nel Sulcis-Iglesiente. Sono stati esposti i motivi etici, ambientali e urbanistici per cui si chiede che la Regione Sardegna dica un secco no alla VIA (Valutazione di impatto ambientale) ex post con cui RWM vorrebbe sanare gli ampliamenti già realizzati. In modo particolare, ha suscitato preoccupazione il passaggio della relazione nel quale i rappresentanti della Sardegna hanno sottolineato il pericolo che questa fabbrica di morte invece che alla chiusura vada incontro ad un radioso futuro, con fatturati spaventosi anche grazie alla nuova linea di produzione dei droni killer, su licenza della israeliana UVISION Ltd. Molto importanti, inoltre, sono state le relazioni che i pacifisti sardi hanno tessuto con i delegati dell’area euromediterranea, relazioni che vanno a rafforzare la già intensa “Campagna Stop Rwm”. Pierpaolo Loi
Stop Rwm: “Valutazione d’impatto ambientale” negativa subito per l’ampliamento dello Stabilimento Rwm
Pubblichiamo il comunicato diffuso ieri, 14 novembre 2025,  dal “Cagliari Social Forum” e dal “Comitato sardo di solidarietà con la Palestina”. GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE A PARTIRE DALLE ORE 9.30 PRESIDIO DAVANTI ALLA SOVRINTENDENZA AI BENI AMBIENTALI IN VIA CESARE BATTISTI, 2 E dalle ore 11.00 davanti alla GIUNTA REGIONALE IN VIALE TRENTO Dichiaravano di non produrre esplosivi, ma non era vero, così la società RWM ha potuto ampliare il suo stabilimento senza la necessaria Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Sappiamo che gli esplosivi e gli ordigni militari prodotti da RWM vengono impiegati nelle peggiori guerre che insanguinano il pianeta, ma i funzionari dei comuni, della Provincia e della Regione Sardegna hanno voluto credere alle false dichiarazioni dell’azienda, sino a quando, a novembre 2021, una sentenza del Consiglio di Stato ha ristabilito la verità: lo stabilimento RWM di Domusnovas-Iglesias produce esplosivi, è a elevato rischio di incidente, e il suo ampliamento doveva essere sottoposto a VIA obbligatoria preliminare. La sentenza del C.d.S. ha annullato le licenze edilizie, quindi i lavori di ampliamento, con i relativi scavi, sbancamenti e costruzioni, che risultano quindi essere abusivi. Anziché demolire le opere abusive e ripristinare lo stato dei luoghi, la RWM ha deciso però, nel 2022, di chiedere una Valutazione di Impatto Ambientale a lavori compiuti (una VIA ex post), interpretandola come una sorta di sanatoria. La VIA ex post è durata tre anni, nel corso dei quali la RWM ha continuato ad apportare ulteriori modifiche al suo stabilimento, vanificando di fatto il procedimento. L’istruttoria per la VIA ex-post dell’ampliamento RWM è ormai conclusa, manca solo il parere finale della Giunta Regionale, che si dovrà comunque esprimere entro la metà del prssimo mese di dicembre, secondo quanto stabilito da una recente sentenza del TAR della Sardegna. A causa delle gravi carenze istruttorie, dovute alle informazioni parziali e lacunose fornite dall’azienda, e dei gravi impatti ambientali comunque emersi, la Valutazione finale per l’Impatto Ambientale dovuto all’ampliamento RWM non potrà che essere NEGATIVO. Fra le tante motivazioni ne ricordiamo alcune. Buona parte degli ampliamenti è stata realizzata in aree a rischio idrogeologico molto elevato, dove, per ragioni di sicurezza, vige il divieto assoluto di edificazione. * Sono stati violati numerosi vincoli paesaggistici che tutelano l’area, senza che fosse mai nemmeno acquisito il parere obbligatorio e vincolante della Soprintendenza di Cagliari in merito all’ampliamento nel suo complesso. * Non è mai stato presentato un progetto unitario e organico del piano di ampliamento, né un elenco completo di tutti gli impatti dovuti alle numerosissime opere realizzate, in termini di scavi, sbancamenti, distruzione della vegetazione, impermeabilizzazione dei suoli, … In queste condizioni la procedura di VIA non può che avere un esito NEGATIVO. In caso contrario si tratterebbe solo dell’ennesimo favore a chi fa profitti fabbricando e vendendo ordigni di morte, oltre che un cedimento alle indebite pressioni governative esercitate in questi mesi. 1. Può una Regione che detiene il primato di servitù militari a livello nazionale concedere una VIA positiva ad una fabbrica di morte che produce armi da esportarle in tutti i teatri di guerra? 2. Cosa succederebbe se il torrente sulle cui rive si affaccia lo stabilimento RWM esondasse ed uscisse dagli argini? 3. Perché credere a un’azienda che dichiara di voler salvare il Sulcis dalla crisi, propagandando a ogni piè sospinto numeri iperbolici per le maestranze alle sue dipendenze, ma che poi risulta avere appena 102 dipendenti assunti? Un’azienda che ricorre sistematicamente al lavoro precario e interinale, pronta a sbarazzarsene appena cala la richiesta di ordigni? Il giorno 20 di novembre non andremo per scontrarci con la Presidente Todde ma per sapere quali sono le intenzioni della Giunta in proposito. Noi continueremo A VIGILARE. L’invito alla partecipazione è rivolto a tutte le associazioni, partiti, sindacati e singoli cittadini che non si vogliono piegare alla logica del ricatto occupazionale e alla logica colonialista che continua a sfruttarci in nome del profitto Cagliari Social Forum COMITATO SARDO DI SOLIDARIETÀ CON LA PALESTINA Redazione Sardigna
Sindaci, cittadini e lavoratori portuali contro le armi: esempi concreti a Ravenna, Genova, e Trieste. Si può dire no dal basso alla guerra
In Italia, alcuni amministratori locali e numerosi lavoratori portuali scelgono di schierarsi attivamente contro la guerra e il commercio delle armi, rivendicando il ruolo costituzionale dei sindaci come garanti della salute pubblica e della sicurezza. La loro responsabilità non si limita alla gestione ordinaria dei territori, ma può estendersi a iniziative concrete per bloccare la produzione e il transito di strumenti di morte destinati a conflitti internazionali. Esempi concreti dimostrano che è possibile agire: il sindaco di Ravenna, il CLAP di Genova, la mobilitazione di Trieste e l’opposizione alla fabbrica di bombe RWM a Domusnovas, in Sardegna, anche se qui i risultati sono meno concreti, mostrano strade diverse per tutelare la pace e la sicurezza. Ravenna: il sindaco che dice no alle armi Il caso di Ravenna è emblematico. Il sindaco Alessandro Barattoni ha dimostrato come un’amministrazione locale possa assumersi fino in fondo la responsabilità del proprio ruolo. Grazie alla segnalazione di lavoratori portuali, sono stati individuati due container carichi di esplosivi destinati ad Haifa, in Israele. Barattoni non ha esitato: ha chiesto e ottenuto il blocco immediato del carico, ordinando l’allontanamento dei container dal porto. “Non possono uscire armi destinate a Israele. Non possiamo contribuire in nessun modo al massacro in corso a Gaza”, ha dichiarato il sindaco, aggiungendo un richiamo forte al governo: “Far transitare armi dai nostri porti, anche quando arrivano da paesi esteri, è un errore. Non basta che il ministro Tajani dica che non si tratta di armi italiane. Il nostro governo deve prendere una posizione netta”. La lezione di Ravenna è chiara: un sindaco può dire no, scegliere di non essere complice e impedire che la sua città diventi un anello della catena che porta morte altrove. Questo distingue un amministratore qualsiasi da un sindaco degno di questo nome. Genova: il CLAP e la coscienza antimilitarista A Genova, il CALP – il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali – ha promosso una serie di iniziative per denunciare il coinvolgimento della città nel traffico di armamenti. Attraverso campagne di sensibilizzazione, coinvolgendo istituzioni, lavoratori portuali e cittadini, il CLAP ha costruito una coscienza collettiva antimilitarista, evidenziando le conseguenze etiche e civili della produzione militare. Il lavoro del CALP dimostra che anche le comunità possono agire concretamente, monitorando i porti, sollecitando trasparenza e partecipando a decisioni che hanno impatto globale. Trieste: resistenza e mobilitazione contro la militarizzazione strategica A Trieste, la mobilitazione del 15 settembre 2025 ha rappresentato un esempio concreto di come le comunità locali possano reagire ai piani di militarizzazione dei propri territori. Circa cinquecento persone hanno partecipato al corteo per il 78esimo anniversario dell’istituzione giuridica del Territorio Libero, rivendicando la smilitarizzazione della città e opponendosi ai progetti Imec (India-Middle East-Europe-Corridor) e 3SI (Three Seas Initiative, alias Trimarium). Questi piani, spesso presentati come opportunità commerciali, hanno in realtà scopi strategico-militari e coinvolgono il porto di Trieste, destinato a diventare il perno di una rete di infrastrutture pensata per rafforzare i fronti della NATO, collegare basi americane in Europa e Medio Oriente e ottimizzare i rapporti con Israele. Recenti proposte prevedono una rotta privilegiata tra Trieste e il porto israeliano di Haifa, con scenari inquietanti che includono riferimenti alla “nuova Gaza” che gli ultrasionisti ambirebbero a controllare. Durante la manifestazione, organizzata dal Comitato 15 settembre e da associazioni locali, sono state esposte bandiere rosso-alabardate simbolo del Territorio Libero, insieme a bandiere palestinesi, scandendo slogan contro l’imperialismo e per la solidarietà ai popoli sotto occupazione: “Da Trieste ad Aviano torna a casa soldato americano” e “Dal Donbass alla Palestina, America assassina”. Trieste ha ribadito la volontà di non essere complice dei piani militari globali e ha lanciato un appello alla mobilitazione permanente per il Territorio Libero, riconosciuto dagli accordi internazionali ma soffocato dagli interessi di potenze regionali e globali. Sardegna: la fabbrica delle bombe insanguinate RWM e i movimenti che organizzano la protesta In Sardegna, a Domusnovas, la RWM (cioè lo stabilimento Rheinmetall Waffe Munition, chiamato in Sulcis “la fabbrica delle bombe insanguinate”) rappresenta un nodo cruciale del commercio di armi italiane. L’impianto produce ordigni destinati a conflitti lontani, dallo Yemen a Gaza, e potenzialmente utilizzati in operazioni militari israeliane in Iran, Qatar, Libano e Siria. Le bombe vendute a stati alleati entrano in circuiti militari che alimentano conflitti, causando vittime civili e destabilizzazione internazionale. Questo esempio evidenzia come le decisioni locali abbiano ripercussioni globali, e come amministratori, lavoratori e cittadini possano scegliere di esercitare responsabilità concreta, limitando il transito e la produzione di armi destinate a guerre esterne. La responsabilità civile e istituzionale come strumento di pace Ravenna, Genova, Trieste e Sardegna dimostrano che la responsabilità civile e istituzionale può trasformarsi in azione concreta contro la guerra. Non si tratta solo di protesta simbolica, ma di strumenti di pressione e controllo per impedire che le armi prodotte in Italia alimentino conflitti nel mondo. La pace parte dai territori, dai sindaci e dai cittadini che scelgono di non essere complici del commercio di morte. In un contesto internazionale sempre più complesso, tra corridoi strategici come l’Imec, iniziative militari globali e fabbriche come RWM Domusnovas, ogni azione locale assume un valore straordinario. La mobilitazione, la vigilanza e l’impegno civico non sono più soltanto un ideale: sono strumenti concreti per fermare la guerra e tutelare la vita. Qualcuno, in molte città d’Italia, farebbe bene a prendere appunti. Laura Tussi
Cagliari, sit-in davanti al Palazzo della Regione per dire NO all’autorizzazione ambientale alla RWM
Pubblichiamo il comunicato stampa diramato ieri, 16 settembre 2025, sulla manifestazione di fronte al Palazzo della Regione Sardegna. Nella mattinata di oggi, a partire dalle ore 10:00 alle 13:00 un centinaio di persone hanno manifestato in viale Trento a Cagliari, di fronte al palazzo della Regione Autonoma della Sardegna, la loro opposizione all’ampliamento della fabbrica delle bombe Rheinmetall-RWM. La Giunta Regionale e la sua Presidente sono chiamati infatti a deliberare in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale effettuata a posteriori sugli ampliamenti realizzati irregolarmente dalla fabbrica RWM nel suo stabilimento di Domusnovas Iglesias. Le numerose criticità e gli enormi impatti ambientali emersi nel corso del procedimento di VIA ex-post non consentono di esprimere alcuna valutazione positiva, come esposto nella lettera aperta inviata alla Presidente Todde la scorsa settimana. I manifestanti, sotto lo stretto controllo della polizia che presidiava il palazzo regionale, hanno esposto striscioni e, con interventi e volantini, hanno esortato la Giunta a difendere le ragioni della tutela dell’ambiente e della salute e della sicurezza della popolazione, contro quelle della guerra, del riarmo, e dei profitti dei fabbricanti d’armi. Come nella lettera aperta inviata la scorsa settimana, i manifestanti hanno esortato la Presidente Todde a resistere alle pressioni governative ed aziendali e a non concedere nessuna autorizzazione per l’apertura dei nuovi impianti realizzati irregolarmente da RWM. Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal capo di gabinetto della Presidente, impegnata a Roma in un incontro col ministro della giustizia Nordio. All’ing. Caschili è stata consegnata una scheda di sintesi dove si trovano raccolte molteplici ragioni per le quali l’esito della VIA ex-post sull’ampliamento RWM dovrà essere necessariamente negativo. Il capo di gabinetto ci ha comunicato che la Presidente non ha un orientamento pregiudizialmente favorevole alla concessione di una valutazione positiva per l’ampliamento irregolare dello stabilimento RWM e si impegna a sottoporre le nostre osservazioni all’attenzione degli assessorati competenti e della stessa avvocatura regionale. Si impegna inoltre a fissare a breve un ulteriore incontro. 16 settembre 2025 Le associazioni e i gruppi promotori   La lettera alla presidente Todde e la Scheda Tecnica sulle criticità legate all’ampliamento dello stabilimento RWM si possono scaricare qui: https://italianostrasardegna.blogspot.com/2025/09/rwm-lettera-aperta-alla-presidente.html Redazione Sardigna
Ambiente, salute, sicurezza della popolazione in cambio di bombe e profitti?
Una delle tante manifestazioni organizzate dalla Campagna Stop RWM (Foto pagina Facebook Campagna Stop RWM) Pubblichiamo il comunicato della Campagna Stop RWM sul presidio di Martedì, 16 Settembre 2025, a Cagliari. AMBIENTE, SALUTE, SICUREZZA DELLA POPOLAZIONE IN CAMBIO DI BOMBE & PROFITTI ? NO GRAZIE La guerra, con le sue pretese oscene, bussa anche alla porta della Giunta Regionale e della sua Presidente: la fabbrica delle bombe, la RWM Italia Spa vorrebbe sanare i nuovi reparti costruiti abusivamente e chiede al governo regionale una Valutazione d’Impatto Ambientale positiva per poter mettere in produzione i nuovi reparti costruiti abusivamente nel suo stabilimento di Domusnovas – Iglesias. La fabbrica è di proprietà della Rheinmetall, una multinazionale degli armamenti con sede in Germania, e rifornisce con i suoi ordigni micidiali i principali teatri di guerra: bombe per aereo per l’Arabia Saudita e la Turchia, proiettili di artiglieria destinati all’Ukraina, droni killer della serie Hero, fabbricati su licenza della multinazionale israeliana Uvision … Per aumentare la produzione di ordigni ha raddoppiato abusivamente i suoi impianti, il Consiglio di Stato nel 2021 ha annullato i permessi edilizi, ma la società non si è rassegnata a demolire gli abusi compiuti e ripristinare lo stato dei luoghi. Da più di tre anni RWM chiede con insistenza una Valutazione di Impatto Ambientale a cose fatte (una VIA ex-post) per gli impianti che ha realizzato abusivamente a Domusnovas-Iglesias. Una pretesa assurda visto che la stessa procedura di VIA ex-post in corso ha evidenziato come gli abusi sono stati compiuti in aree tutelate da molteplici vincoli e a forte rischio idrogeologico… Oggi nessuno può dire “Non sapevamo” Un eventuale valutazione positiva per l’impatto ambientale dell’ampliamento RWM è del tutto incomprensibile alla luce dell’enorme impatto degli interventi, sarebbe un semplice cedimento alle pressioni dei produttori di armi e alle folli politiche di riarmo. Richiamiamo quindi la Giunta Regionale e la sua Presidente a una decisione coerente con le sue posizioni contrarie al riarmo e per il mantenimento della pace e con le normative che tutelano l’ambiente, la salute e della sicurezza della popolazione: Non pieghiamoci alle esigenze della guerra e del profitto di chi fabbrica armi. Nessuna autorizzazione a chi lucra sulla guerra e la prepara, devastando l’ambiente. Nessuna autorizzazione ambientale positiva per la fabbrica delle bombe RWM. PRESIDIO: Martedì, 16 Settembre 2025, ore 10:00 fronte alla sede della Giunta Regionale in viale Trento 69 – Cagliari Cagliari, 11 settembre 2025 – Campagna STOP RWM     Redazione Sardigna