Otto tesi sulla via cinese alla modernizzazione e nuove forme di civiltà umana
Nell’ambito del Forum accademico internazionale su “La modernizzazione cinese e
un nuovo modello di progresso umano”, tenutosi a Hangzhou (Cina) il 7 novembre
2025, ho tenuto la seguente relazione.
1) La civiltà umana a livello mondiale sta attraversando una profonda
transizione che ha messo in crisi gli equilibri che caratterizzavano la fase
precedente.
2) Questo cambiamento riguarda in primo luogo un fatto assolutamente positivo e
cioè il venir meno della posizione di dominio del capitalismo occidentale sul
resto del mondo.
3) Il declino dell’Occidente capitalistico si riassume nella fine di tre grandi
cicli storici:
a) In primo luogo è finito il ciclo politico breve, cominciato nel 1989 con il
crollo dell’Unione Sovietica, che aveva reso possibile un dominio unipolare
degli Stati Uniti, ed era fondato sul dominio incontrastato della grande finanza
nel quadro del progetto politico ed ideologico neoliberista. La globalizzazione
neoliberista, nel suo sviluppo, ha dialetticamente eroso le basi su cui si
reggeva questo dominio unipolare: l’esito della guerra in Ucraina come il
fallimento delle sanzioni economiche ad essa connesse ne hanno sancito la fine.
b) In secondo luogo è finito il ciclo finanziario di dominio del dollaro
cominciato nel 1944 con Bretton Woods e accentuato nel 1971 con la fine della
convertibilità del dollaro in oro. Oggi il dollaro continua ad essere la valuta
più importante a livello mondiale ma non è più in grado di esercitare il ruolo
dominante e disciplinante che ha avuto fino a pochi anni fa. Lo sviluppo dei
paesi del Sud del mondo e quello cinese in particolare hanno rovesciato questa
situazione.
c) In terzo luogo è finito il lungo ciclo storico iniziato a fine del 1400 con
la nascita del capitalismo e del colonialismo occidentali. Senza aprire qui una
valutazione generale sui sistemi sociali che caratterizzano oggi l’economia
mondo, mi pare evidente che la fine di questo lungo ciclo non possa essere
descritta unicamente come una transizione all’interno del capitalismo, ma
piuttosto come un processo dialettico di mutamento dei rapporti di forza tra
aree e paesi e nel contempo di crisi dei rapporti sociali capitalistici stessi.
4) Questo grande sommovimento ha i suoi fondamenti nelle secolari lotte del
movimento operaio mondiale e nel processo di decolonizzazione che i popoli del
Sud del mondo hanno realizzato nel corso dell’ultimo secolo. All’interno del
contesto determinato dalla lunga lotta anticapitalista e antimperialista,
quattro sono state le cause scatenanti specifiche che hanno oggi reso possibile
la rottura degli equilibri mondiali.
a) La prima è la difficoltà del capitalismo di riprodurre il rapporto di valore,
il lavoro salariato e conseguentemente la merce come forma universale di
soddisfacimento dei bisogni umani. La vera e propria crisi organica che ha
investito le società occidentali dopo la mancata risposta alle domande di
libertà insite nel ciclo di lotta degli anni 68/69 ci parla di questa
difficoltà. Il neoliberismo – una sorta di estremismo capitalistico
caratterizzato dal supersfruttamento, dalla superfinanziarizzazione e della
dissoluzione di ogni legame comunitario a livello sociale – con la
globalizzazione dei rapporti sociali capitalistici ha nei fatti aggravato questa
crisi organica.
b) La seconda è la modernizzazione cinese, che a partire dalla vittoria della
rivoluzione nel 1949, ha perseguito l’obiettivo di costruire una vera autonomia
e indipendenza politica del paese. La modernizzazione, intrecciandosi con la
globalizzazione neoliberista se da un lato ha incorporato elementi propri dello
sfruttamento capitalistico, dall’altra è stata in grado di far derivare dallo
sviluppo economico uno sviluppo tecnologico, militare, finanziario, umano.
Questa capacità ha fortemente rafforzato l’autonomia complessiva e
l’indipendenza politica del paese. In questo modo la Cina è diventata una grande
potenza ed ha sconvolto gli equilibri preesistenti.
c) La terza è la ripresa da parte della Russia di un proprio ruolo autonomo ed
indipendente dopo la fase di asservimento successiva al crollo del muro di
Berlino. La Russia, non solo ha evitato il tentativo occidentale di disgregare
la sua unità statuale ma ha ricostruito un proprio reale potere politico,
militare, economico.
d) La quarta causa scatenante del declino occidentale, è la nascita dei BRICS
che negli ultimissimi anni hanno svolto un importante ruolo di contrappeso alle
élites occidentali a livello mondiale e di punto di riferimento per molti paesi
del Sud del mondo. I BRICS hanno saputo indicare una strada universalistica,
proponendo soluzioni utili e praticabili a livello mondiale in un’ottica di pace
e coesistenza pacifica fondata sulle regole e non sulla sopraffazione.
5) Siamo quindi all’interno di una vera e propria transizione epocale che
riguarda gli assetti sociali e mondiali. Il punto oggi in discussione non è solo
quale sia la potenza egemone nell’ambito capitalistico ma complessivamente il
ridisegno delle relazioni tra gli individui, le classi, i popoli e le nazioni a
livello globale.
6) I tentativi delle classi dominanti occidentali di impedire questo passaggio
determinano una situazione gravida di rischi tra cui quello di arrivare ad una
vera e propria guerra mondiale distruttiva dell’umanità. Il declino
dell’occidente capitalista e la non volontà delle classi dirigenti occidentali
di accettare – e di gestire – questa nuova situazione è all’origine del caos
mondiale e dei rischi di Terza Guerra Mondiale.
7) In questo quadro il ruolo che la Cina è chiamata a svolgere è molto
rilevante. Ritengo infatti che la possibilità di evitare la terza guerra
mondiale dipenda principalmente da tre fattori.
a) La ricostruzione in occidente di una tendenza storica, di un movimento reale
che – nella scia del movimento operaio e comunista e rappresentando gli
interessi dei popoli occidentali – riprenda con forza la lotta per l’eguaglianza
e si ponga l’obiettivo di costruire un mondo multipolare fondato sulla pace e
sulla cooperazione. Oggi le principali correnti politiche occidentali
organizzate attorno al sistema elettorale bipolare – centrodestra e
centrosinistra – sono inutilizzabili a tal fine perché, pur con le evidenti
differenze, sono complessivamente espressione delle classi dominanti. La
ricostruzione su una base di massa di questa coalizione contro la guerra e il
neoliberismo non è per nulla semplice ma rappresenta lo snodo fondamentale
affinché il movimento comunista occidentale possa tornare a svolgere un ruolo
positivo nel processo di liberazione delle classi subalterne a livello nazionale
e globale.
b) La capacità da parte dei paesi del Sud globale di costruire un percorso fermo
ma dialogante nei confronti dell’occidente, al fine di gestire pacificamente la
transizione, proponendo vie di uscita anche a chi non le riconosce e non le
vuole praticare. Da questo punto di vista la politica estera cinese e
complessivamente le proposte e la pratica dei BRICS si muovono in questa
positiva direzione.
c) La capacità di mantenere una stretta alleanza tra Cina e Russia è la
condizione per rendere non conveniente – e quindi difficilmente praticabile –
alle élites occidentali la strada della guerra come mezzo per cercare di
conservare i propri privilegi.
La realizzazione di queste tre condizioni – di cui due riguardano in prima
persona la Cina – può a mio parere oggi impedire alle élites occidentali l’uso
della guerra mondiale come strada per tentare di conservare i propri privilegi.
Si tratta di un obiettivo decisivo ed importantissimo ma insufficiente perché
darebbe luogo ad una situazione comunque instabile, fondata sull’equilibrio del
terrore, che non impedirebbe la spartizione del mondo in aree di influenza e la
pratica di guerre regionali.
8) Per determinare un nuovo equilibrio e quindi una nuova forma di civiltà umana
è necessario fare un passo in avanti e arrivare ad un reale multipolarismo
fondato sulla giustizia e sulla cooperazione. A tal fine servono a mio parere
due condizioni ulteriori.
a) Che le lotte dei popoli, rafforzate dal meccanismo della deterrenza e del
dialogo internazionale, riescano ad impedire la spartizione del mondo in aree di
influenza autoritariamente determinate. In primo luogo si tratta oggi di
impedire che gli Stati Uniti possano esercitare un dominio arbitrario e
dispotico sul complesso del continente americano. Nella logica della riedizione
da parte del governo statunitense della dottrina Monroe, le minacce militari al
Venezuela costituiscono la prima tappa della restaurazione di un arbitrario
dominio statunitense su tutti gli altri paesi dell’America Latina e del Caribe.
Per impedire questa pratica predatoria, in tutto il mondo, il ruolo che possono
svolgere le nazioni che operano per il multipolarismo, a partire dalla Cina, non
è piccolo.
b) Che il movimento europeo contro la guerra e il neoliberismo, oltre a
combattere le attuali classi dominanti europee, sia in grado di conquistare
l’indipendenza politica, economica e militare dell’Europa dagli Stati Uniti.
Solo su questa base è possibile determinare uno sviluppo europeo egualitario,
autonomo dagli interessi delle classi dominanti degli Stati Uniti e nel contempo
porre le basi per la realizzazione di una Europa che vada dall’Atlantico agli
Urali. Una Europa che liberandosi dal fardello della NATO, sia in grado di
declinare la costruzione della sicurezza come garanzia indivisibile, che
riguardi tutta l’Europa, Russia compresa. Un’altra Europa che sia in grado – a
partire dalla propria storia di lotta per la libertà e l’eguaglianza – di
operare per un mondo multipolare di cooperazione e di pace.
Costruendo queste convergenze confido si possano porre le condizioni per nuove
forme di civiltà umana, per una nuova tappa per la lotta per il socialismo a
livello mondiale a cui la modernizzazione cinese possa dare un contributo
significativo.
Paolo Ferrero