Tag - digiuno per Gaza

10 dicembre: testimonianze e flash-mob in tutta Italia
In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani le reti di operatrici e operatori della sanità #DigiunoGaza e Sanitari per Gaza lanciano la mobilitazione nazionale per chiedere la liberazione degli oltre 90 sanitari palestinesi detenuti illegalmente nelle carceri israeliane. Le iniziative verranno svolte mercoledì 10 dicembre tra le ore 10 e 19 davanti a e all’interno di ospedali e strutture sanitarie di tutta Italia. LA SANITÀ NON SI IMPRIGIONA I sanitari palestinesi ancora detenuti nelle prigioni israeliane sono circa 94, lo scorso ottobre Israele ne ha liberati 55 in seguito all’accordo di cessate il fuoco. La loro età media è 38 anni, 80 provengono da Gaza e il resto dalla Cisgiordania e sono 17 medici, 30 infermieri, 14 paramedici, 15 dirigenti e impiegati amministrativi, 2 farmacisti e 1 tecnico sanitario. Nell’ultimo report di Healthcare Workers Watch sono riportati i loro nomi e informazioni su di loro e sulla loro detenzione. Ricordiamo che il personale sanitario palestinese ha pagato un costo altissimo nel genocidio compiuto dall’esercito israeliano: sono oltre 1.700 i sanitari palestinesi uccisi in questi due anni (qui l’elenco). La più grande strage di personale sanitario mai registrata in questo secolo. Chiediamo al personale sanitario di tutta Italia di mobilitarsi mercoledì 10 dicembre per manifestare la propria solidarietà ai colleghi palestinesi illegalmente imprigionati e chiedere al governo, alle istituzioni sanitarie e scientifiche italiane che si attivino al più presto per ottenere da Israele la liberazione immediata dei sanitari palestinesi illegalmente imprigionati dal governo israeliano. Tra loro il pediatra Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan nella Striscia di Gaza, arrestato nel dicembre 2024 dall’esercito israeliano, ancora detenuto senza nessuna accusa formale e sottoposto a “condizioni estreme di fame, tortura e isolamento”, come tutti i sanitari palestinesi incarcerati. Ecco le azioni previste per mercoledì 10 dicembre a cui sono invitati a partecipare tutti gli operatori e le operatrici del sistema sanitario, e non solo: * indossare su camici e divise i cartellini con i nomi e le foto dei sanitari palestinesi detenuti (scarica i cartellini, stampali a colori e distribuiscili tra colleghe e colleghi) e continuiamo ad indossarli fino a che non saranno liberati; * all’interno o all’esterno degli ospedali esporre i poster per tutta la giornata; * postare foto e video sui social-media, sempre con la ‘parola chiave’ #LiberiTutti; * tra le 10 e le 19 organizzare flash mob davanti a ospedali e strutture sanitarie di tutta Italia con i poster (scarica i poster e stampali a colori) e con cartelli che chiedono il rilascio dei sanitari palestinesi  detenuti; * scattare foto del flash mob e pubblicarle sui social-media con la ‘parola chiave’ #LiberiTutti; * partecipare alla maratona online “Una giornata di lavoro e solidarietà per Gaza” che si svolgerà dalle ore 17 sul canale Youtube @digiunogaza con collegamenti dagli ospedali di tutta Italia e durante la quale verrà lanciata la raccolta fondi a sostegno dell’ospedale Emergency di Al-Qarara, nella striscia di Gaza. Sono già 31 gli ospedali che parteciperanno alla mobilitazione: Toscana, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio le regioni con il numero più alto di ospedali coinvolti, ospedali in Lombardia, Campania, Liguria, Umbria, Puglia, Trentino-Alto Adige e altri potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni. In alcuni la mobilitazione si estenderà per tutta o parte della giornata e vedrà, oltre ai flash mob, altre iniziative. Ad esempio, a Trento, oltre a due flash mob alle 13 e alle 17, è prevista all’interno dell’ospedale S. Chiara una mostra sui sanitari palestinesi detenuti e la doppia proiezione del film Gaza: doctors under attack alle ore 17.30 e alle 19.30 presso l’Auditorium dell’ospedale. Promossa da personale sanitario delle reti #DigiunoGaza e Sanitari per Gaza la giornata “La sanità non si imprigiona” è aperta alla partecipazione di cittadine, cittadini, associazioni e movimenti. Chiunque voglia organizzare presso il proprio ospedale un flash mob o altre iniziative per i sanitari palestinesi detenuti trova indicazioni e materiali utili a questo link (è importante comunicare sede e orario scrivendo a digiunogaza@gmail.com). Redazione Italia
Finta tregua e occupazione reale
Bombardamenti e demolizioni di case in tutta la Striscia. Israele prosegue il suo piano per la deportazione strisciante e graduale, rendendo il territorio inabitabile. Ieri sono state compiute 27 violazioni del cessate-il-fuoco. 24 civili uccisi e 87 feriti, portando il numero delle persone assassinate dalla data di firma della finta tregua a 342. Le truppe israeliane proseguono le demolizioni sistematiche e ricorrenti di case ancora in piedi, anche se diroccate da precedenti bombardamenti.  L’obiettivo è di rendere la Striscia inabitabile. È un’altra forma di aggressione militare e una violazione della finta tregua. Le demolizioni hanno interessato zone ad ovest della linea gialla, costringendo migliaia di famiglie ad un ennesimo sfollamento. La popolazione è costretta a vivere ammassata in condizioni estreme, in zone senza servizi, senza acqua e con migliaia di tonnellate di detriti attorno. L’arrivo dell’inverno inasprisce le condizioni di vita, in assenza di case o tende. “Il divieto all’ingresso di macchinari per movimento terra è una politica programmata per la deportazione”, ha affermato un ufficiale della protezione civile. In Cisgiordania intanto gli occupanti israeliani hanno confiscato ieri 1042 donum nella valle del Giordano, per la costruzione di strade di collegamento segregazioniste, per soli ebrei, tra le colonie ebraiche illegali. Un duplice danno per la popolazione nativa: toglie terre agricole ai villaggi palestinesi e rende molto più difficile il movimento alla popolazione assediata. Non si contano le invasioni militari nelle città e villaggi palestinesi. Un ragazzo ferito gravemente a el-Ram, a nord di Gerusalemme. La città maggiormente presa di mira ieri è stata Nablus, con l’ingresso nel centro commerciale cittadino di carri armati e mezzi cingolati di trasporto truppe. Una dimostrazione di forza punitiva ed inutile, che mirava soltanto alla distruzione del manto stradale. 22 novembre “Giornata nazionale di digiuno x Gaza” Si è svolto ieri, sabato 22 novembre, il digiuno per Gaza nella forma di un impegno nazionale. Più di trenta associazioni hanno aderito e si sono mobilitate con iniziativa pubbliche in solidarietà con la popolazione di Gaza e con il diritto del popolo palestinese alla libertà ed autodeterminazione. Molti media e social ne hanno parlato. Il digiuno a staffetta prosegue fino alla conclusione vera dell’aggressione militare. Per non voltare la faccia dall’altra parte. Per far sentire ai bambini palestinesi che siamo al loro fianco. “Oltre il digiuno, Gaza nel cuore”. Si propone di devolvere il costo di un pasto a favore di una raccolta fondi per la Palestina. Il link: https://gofund.me/4c0d34e2c Nel pomeriggio, dalle 17:00 alle 20:30 si è tenuto un incontro online, con la partecipazione di tre esponenti palestinesi: da Ramallah, Magida Al-Masri, del Consiglio Centrale palestinese, esponente del Hirak  Shaabi (Mobilitazione popolare) che aveva indetto lo scorso settembre lo sciopero della fame mondiale in occasione dell’assemblea  generale ONU dedicata alla Palestina. Al Masri è vice segretaria generale dell’FDLP. Un altro intervento apprezzato è stato quello di Asmaa Khaked Al-Hasanat, direttrice di Al-Najdah (soccorso sociale). Il libraio di Gerusalemme, Ahmad Muna, ha quindi descritto la discriminazione che subisce la cultura palestinese per mano del regime israeliano che occupa la città. Devastazione nella libreria, sequestro di libri, arresti con accuse assurde e poi dover pagare per il rilascio, malgrado non ci fossero né imputazioni né condanne. È stato deciso di dedicare la giornata alla figura del Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere in Israele.  Incontro per la Giornata Nazionale del Digiuno per Gaza – YouTube Libertà per Marwan Barghouti Il giorno 24 si terrà la seconda riunione organizzativa per avviare la campagna italiana in favore della liberazione dei prigionieri politici palestinesi e in particolare mettere fine alle torture e ai maltrattamenti. Al centro di tale campagna vi è l’obiettivo di salvare il Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere. Di seguito l’Appello: Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi – Anbamed Libia Blogger assassinata a Tripoli. Un crimine contro una donna moderna e indipendente in pieno giorno, nella capitale Tripoli. Khansaa Al-Mujahid, 34 anni, è blogger molto apprezzata. Non per il suo impegno politico o sociale è stata uccisa, ma molto probabilmente per il fatto di essere la moglie di un politico di Zawia, Muadh al-Manfukh. La donna è stata inseguita mentre era nella sua auto da diverse altre macchine guidate da uomini armati; poi, quando è scesa per tentare la fuga a piedi, è stata raggiunta e crivellata di pallottole. La zona dove è stata assassinata ricade sotto il controllo di una milizia guidata dal fratello del ministro dell’interno. Blogger libica assassinata a Tripoli – Anbamed     ANBAMED
22 novembre: ‘Giornata nazionale di digiuno per Gaza’
L’iniziativa inaugura la settimana di mobilitazioni culminante il 29 novembre, 48ª Giornata Mondiale di solidarietà con la Palestina, promulgata dall’ONU nel 1977 con la Risoluzione 32/40B. Tra i promotori spicca ANBAMED, che ha lanciato l’idea dello Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio praticato da sei mesi e tre giorni dai primi gruppi e altri che si sono via via aggregati (elenco aggiornato). Oggi, rammentando che dopo Stati Uniti e Germania, l’Italia è il terzo paese esportatore di armi in Israele (rapporto ONU) ed è ancora aperta la raccolta firme di Oxfam-Italia per l’appello CHIEDI AL GOVERNO ITALIANO DI NON ESSERE COMPLICE che, ricordando il pronunciamento della Commissione d’inchiesta dell’ONU del 16 settembre 2025 in cui è confermato che nella Striscia di Gaza è stato effettuato un genocidio e che la Convenzione sul Genocidio del 1948 richiede agli Stati firmatari di impiegare ogni misura appropriata per prevenire e reprimere gli atti di genocidio, invoca “L’invio di ogni tipologia di armamenti a Israele viola il diritto internazionale umanitario e deve cessare immediatamente”, ANBAMED informa che… Risoluzione per Gaza proposta dagli USA – La versione finale della bozza è stata approvata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU con 13 voti a favore e 2 astenuti, cioè senza l’approvazione di Russia e Cina. Tenendo in considerazione la fragile situazione a Gaza, con l’astensione la Cina ha voluto evitare il veto al testo che autorizza la formazione di un Board of Peace, un organo di “governance transitoria”, fino al 31 dicembre 2027 presieduto da Trump. L’ambasciatore cinese Fu Cong ha motivato la decisione dichiarando che è un testo “carente sotto molti aspetti” e che negli accordi postbellici in esso delineati non è esplicitamente ribadito un fermo impegno per la soluzione dei due Stati e non viene garantito un ruolo centrale all’Autorità Nazionale Palestinese e all’ONU stessa. Giornalisti: 3 dispersi a Gaza e 26 imprigionati in Israele – Il Centro palestinese per la protezione dei giornalisti ha invitato le Nazioni Unite, la Federazione internazionale dei giornalisti e le commissioni internazionali di inchiesta ad adottare misure urgenti, per scoprire la sorte dei tre giornalisti palestinesi arrestati da Israele nella Striscia di Gaza, la cui sorte resta sconosciuta da oltre due anni. Israele continua a detenere 26 giornalisti palestinesi, tra cui i tre giornalisti (Nidal Suhail Al-Wahidi, Haitham Jamal Abdel Wahed e Ahmed Essam Al-Agha) che sono stati fatti sparire forzatamente dal momento del loro arresto, avvenuto il 7 ottobre 2023, senza consentire alle loro famiglie o ai loro avvocati di conoscere il luogo della loro detenzione e le condizioni nelle quali vivono, nei campi di concentramento del deserto del Negev. Cisgiordania: attaccato al-Jab’a, un piccolo villaggio a sud-ovest di Betlemme – L’attacco si è verificato lunedì sera. I coloni ebrei israeliani hanno incendiato case e automobili. L’incursione ad al-Jab’a rientra in una crescente ondata di violenza, intensificata in autunno in concomitanza al raccolto delle olive. L’Ufficio Umanitario delle Nazioni Unite ha riferito che ottobre ha registrato il numero più alto di attacchi da parte di coloni israeliani da quando è iniziato il monitoraggio, con oltre 260 incidenti che hanno causato feriti e danni materiali. Questo dato si aggiunge ai 2.660 attacchi documentati quest’anno fino alla fine di settembre. Da gennaio ad oggi nel 2025 in Cisgiordania sono stati uccisi 690 palestinesi. GAZA Risultati degli esami di maturità – Nei giorni scorsi sono stati pubblicati gli esiti. Tra i diplomati è risultata promossa con un voto eccellente (96,7 / 100) la 18enne Dhuha Nazmi Abu Dalal, del campo profughi Nuseirat. Ma lei non lo saprà mai: poco dopo l’annuncio del cessate il fuoco è stata assassinata insieme a 18 persone della sua famiglia, tra cui sua madre e i suoi 6 fratelli. Traffico di esseri umani – In questi giorni il Sud Africa ha aperto un’indagine sul caso che ha coinvolto 153 gazawi che, ingannati con mezzi subdoli dall’agenzia Al-Majd, condotta da un cittadino israeliano-estone legato a un’unità delle IDF specializzata nel trasferimento di palestinesi da Gaza, sono stati trasferiti da Israele a Nairobi e poi nello stato sudafricano. Situazione umanitaria – L’esercito israeliano vieta l’ingresso di cibo, medicinali, tende e coperte. Anche i macchinari per movimento terra, necessari per far fronte alle alluvioni nei campi di sfollati, sono stati bloccati ai valichi. A Gaza, la situazione umanitaria resta sempre preoccupante dopo le forti piogge di venerdì. Lo ha ricordato il portavoce dell’ONU, Stephane Dujarric. “Si stima – ha detto – che oltre 13 mila famiglie siano state colpite dalle inondazioni”. Dalla firma dell’accordo a Sharm Sheikh, sono state rimosse 100 mila tonnellate di detriti. Tuttavia, “quasi 58 milioni di tonnellate di macerie restano sparse per tutta la Striscia di Gaza”. Uno dei pericoli maggiori è la presenza di bombe inesplose e di trappole esplosive nascoste appositamente dall’esercito israeliano, in scatole di cibo e giocattoli. Sono 59 le persone uccise da simili esplosioni, per lo più bambini dilaniati mentre giocavano. Alla Giornata nazionale di digiuno per Gaza indetta il 22 novembre, dedicata al ‘Mandela palestinese’ Marwan Barghouti, detenuto in carcere in Israele da 23 anni, e che propone di devolvere il costo di un pasto per contribuire a una raccolta fondi per la Palestina, hanno già aderito numerose associazioni e possono aggregarsi collettivi, coordinamenti e gruppi che vi parteciperanno. GIORNATA NAZIONALE DI DIGIUNO PER GAZA A Gaza non c’è pace e non è rispettato dall’esercito israeliano neanche il fragile cessate-il-fuoco. Non solo, ma la popolazione palestinese soffre la fame e, adesso, anche il freddo. Israele ha vietato l’ingresso nella Striscia dei camion con coperte e tende. Quella palestinese non è soltanto una questione umanitaria, ma politica. È necessario un impegno di tutti e tutte per l’affermazione e l’applicazione del diritto e la legalità internazionale. Con il nostro digiuno individuale e collettivo vogliamo aprire un varco per il disarmo, il dialogo e la ricerca di spazi comuni, contro ogni prevaricazione, odio, discriminazione o sopraffazione. Per tali motivi, gli organizzatori hanno inteso dedicare la giornata del 22 novembre alla figura del Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere in Israele. In tale appuntamento del 22 novembre ci sarà nel pomeriggio, dalle 17:00 alle 20:00, un incontro online, aperto a tutti e tutte, con la partecipazione di esponenti palestinesi della società civile di Ramallah, Gaza e Gerusalemme est (Con traduzione consecutiva). Si propone ai digiunatori di devolvere il valore di un pasto alla campagna di raccolta fondi a favore di realtà della società civile palestinese, che operano nei settori dell’assistenza sanitaria, contro la fame e povertà e per la difesa nonviolenta delle terre dei contadini palestinesi. È una misura volontaria, ma raccomandabile, per dare concretezza al nostro agire solidale. Seguirà un comunicato specifico, con tutti i dettagli Le organizzazioni e i comitati territoriali firmatari che convocano la giornata nazionale di digiuno in solidarietà con la popolazione di Gaza e per l’affermazione dei diritti nazionali del popolo di Palestina si impegnano di proseguire, nei giorni e mesi futuri, le mobilitazioni con tutti i metodi di lotta nonviolenta, dal digiuno, al boicottaggio, fino alla realizzazione di una pace giusta e duratura per tutti i popoli della regione. Invitiamo tutte le realtà impegnate sul tema della Pace, della solidarietà internazionale e per l’educazione alla non violenza di aderire, scrivendo a: anbamedaps@gmaail.com (anche per ottenere il link all’incontro online) L’incontro online sarà trasmesso in diretta su You Tube. ANBAMED
La partecipazione dal basso, protagonista della Storia
A chi ci rimprovera di manifestare soltanto per Gaza ed i palestinesi quando nel mondo sono in atto decine di altre guerre altrettanto sanguinose, rispondiamo che a Gaza non c’è nessuna guerra, bensì il massacro sistematico da parte dell’esercito di uno Stato “democratico” nei confronti di una popolazione inerme di uomini, donne e bambini. E proprio il fatto che si tratti di uno Stato “democratico” deve farci interrogare sul ruolo delle democrazie moderne e se, in questo presunto scontro di civiltà, noi siamo realmente i buoni e gli altri sono sempre i cattivi. Sono parole forti, ma non provengono dalla bocca di uno dei tanti attivisti della Global Sumud Flotilla o partecipanti delle cento manifestazioni che si sono svolte in questi giorni in altrettante piazze d’Italia: a pronunciarle è un sacerdote al termine di una celebrazione domenicale in una chiesa di Palermo davanti a decine di fedeli che già ben conoscono come la pensa il loro parroco sul genocidio perpetrato da Israele. Lo scorso Natale, davanti alla rappresentazione in chiesa ha fatto esporre la bandiera palestinese, un segno tangibile di solidarietà che oggi molti presbiteri condividono nella pratica quotidiana del loro agire. Dopo gli scioperi proclamati dalla Cgil il 19 settembre scorso e dalle organizzazioni sindacali di base il 22 settembre successivo con cortei partecipatissimi in più di ottanta città italiane, è apparso chiaro a tutti come su un tema così importante e delicato non sono le organizzazioni politiche tradizionali a detenere quella capacità di mobilitazione delle masse che tanto aveva caratterizzato le lotte politiche degli anni ‘60 e ‘70, bensì risulta molto più forte la mobilitazione dal basso spinta dai movimenti sociali che riescono, cosa oggi non più scontata, a portare nelle piazze centinaia di migliaia di persone e ad alimentare una presa di coscienza collettiva che in questi ultimi due anni ha radicalmente trasformato il sentire comune sul dramma del popolo palestinese. Per restare nell’ambito della chiesa cattolica, due sacerdoti da sempre impegnati sul fronte dei diritti civili e sociali, Cosimo Scordato e Franco Romano, hanno recentemente evidenziato, dalle colonne del Giornale di Sicilia, che al crescente disimpegno di una sempre maggiore fascia di popolazione dalla politica istituzionale, espressa anche con il massiccio astensionismo, fa da contrappeso la nascita di movimenti per la salvaguardia del pianeta dall’emergenza climatica, per il risveglio di una coscienza democratica e, non ultime, iniziative come quella della Global Sumud Flotilla finalizzata a portare gli aiuti umanitari a Gaza ad una popolazione ridotta allo stremo. Per Scordato e Romano, queste iniziative producono due importanti risultati: stimolare le rappresentanze politiche, sociali e sindacali a un ripensamento radicale della loro azione, che è diventata sempre più distante dalle esigenze della vita quotidiana e dalle istanze etiche continuamente emergenti, e la riscoperta del gusto della partecipazione diretta, laddove i cittadini, non sentendosi rappresentati si riappropriano dell’azione pubblica per realizzare i loro desiderata senza tante mediazioni. Si tratta di analisi e sollecitazioni che provengono da uomini della chiesa cattolica la quale, dopo la grande stagione dell’apertura al mondo da parte di Francesco, sul piano istituzionale sembra sia tornata ad una gestione più prudente delle questioni scottanti che affliggono la nostra società, pur rimanendo l’unica grande istituzione capace di aggregare le persone e di mobilitare le coscienze nonostante le forti contraddizioni al suo interno. Così come, a livello politico, c’è ancora una figura che prova a controbilanciare l’inerzia del governo che si accompagna alla palese ostilità nei confronti degli attivisti che con coraggio portano avanti la loro azione dimostrativa. Il Presidente della Repubblica ha riconosciuto il valore dell’iniziativa della Flotilla un attimo dopo che la Meloni l’aveva bollata come irresponsabile e finalizzata esclusivamente a contrastare il suo governo (come se si trattasse di una iniziativa solo italiana). Certo, da Mattarella è assai improbabile aspettarsi una presa di posizione radicale nei confronti dello Stato di Israele, il quale fa carta straccia dei basilari principi del diritto internazionale, e infatti le critiche avanzate da sinistra all’invito del Capo dello Stato a rinunciare a raggiungere le coste di Gaza sono pienamente legittime; tuttavia, non si può negare che il riconoscimento dell’azione condotta dagli attivisti imponga una inversione di rotta agli organi dello Stato rispetto ai comportamenti fino ad ora messi in atto. Comunque si concluda l’iniziativa della Flotilla, essa ha segnato un ulteriore importantissimo passo a favore di una mobilitazione globale contro le politiche di sterminio fin qui perpetrate: l’augurio è che possa tornare a prevalere la ragione, ma dopo lo show di Netanyahu all’ONU quest’ipotesi risulta quanto mai remota.  Per questo la mobilitazione continua ed uno dei prossimi appuntamenti è fissato per il 2 ottobre alle ore 21 con l’iniziativa 100 ospedali per Gaza con flash mob davanti agli ospedali di tutta Italia per il popolo palestinese e per i 1677 operatori sanitari uccisi nella striscia. I promotori invitano tutti a portare torce elettriche, lampade e lumini per illuminare simbolicamente la notte di Gaza. La lista degli ospedali ed il modulo di adesione si trovano su www.digiunogaza.it: a Palermo l’appuntamento, a cui sono stati invitati tutti i cittadini, è sempre alle 21 di fronte all’ospedale Civico, al Policlinico, all’Ospedale dei Bambini e a Villa Sofia. Enzo Abbinanti
Digiuno per Gaza a Careggi Firenze : le foto
Una  foltissima partecipazione questa mattina a davanti all’ingresso dell’ospedale di Careggi dei lavoratori ospedalieri al presidio  per il digiuno per Gaza. Da mezzogiorno alle due è stato un susseguirsi  di nuovi scatti per le foto con la scritta “Io digiuno per Gaza”  di coloro che fra un turno ed un altro e nelle pause hanno voluto partecipare al presidio. Evento promosso da I sanitari per Gaza di Firenze , BDS italia , Digiuno per Gaza con la adesione di molte associazioni  ed anche di numerosi cittadini. Anche nel resto della regione e in tutta italia  con azioni spontanee davanti agli ospedali si sono radunati gli attivisti che con questo atto non violento hanno mostrato la necessità di fermare il genocidio Israeliano a Gaza. ph Cesare Dagliana Digiuno per Gaza Careggi ph Cesare Dagliana Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi ph Cesare Dagliana Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi Digiuno per Gaza Careggi     Redazione Toscana