Perché l’intelligenza artificiale cinese punta tutto sull’open source mentre gli Stati Uniti si ritirano
(Fonte) Zelin Wang – 13 agosto 2025
Nel panorama globale dell’intelligenza artificiale, si sta delineando una netta
divergenza tra Cina e Stati Uniti. Mentre le grandi aziende statunitensi tendono
a proteggere le proprie tecnologie con modelli closed-source, la Cina sta
abbracciando con forza l’open source, posizionandosi come leader in questo
settore.
La svolta è apparsa chiara la scorsa settimana: poco prima del lancio di GPT-5,
OpenAI ha pubblicato a sorpresa gpt-oss, il suo primo modello open-weight,
presentato come complemento e non alternativa ai modelli proprietari. Intanto,
Meta sembra pronta ad abbandonare l’open source, lasciando spazio a un vuoto
strategico. Proprio qui si inseriscono i player cinesi, che hanno adottato in
massa l’approccio aperto e stanno ridefinendo la narrativa globale
dell’intelligenza artificiale open source.
Nella prima metà del 2025 i giganti tech cinesi hanno impresso una forte
accelerazione sull’open source. Alibaba lo utilizza come leva per attrarre
sviluppatori e potenziare le vendite di Alibaba Cloud, mentre altri attori
seguono strategie analoghe: Tencent ha presentato il suo primo modello Mixture
of Experts (MoE), capace di ridurre i costi computazionali e velocizzare
l’inferenza nei modelli di grandi dimensioni; ByteDance ha reso disponibili
framework e tool per sviluppatori; Xiaomi ha lanciato il modello vocale open
source MiDashengLM-7B, pensato per il settore automobilistico e la smart home.
Startup come Moonshot AI e Zhipu AI stanno guadagnando credibilità
internazionale, rafforzando l’immagine globale dei LLM cinesi come alternativa
concreta ai modelli occidentali.
Le aziende cinesi hanno scelto l’open source come via alternativa a quella
statunitense grazie all’effetto trainante di DeepSeek R1, che ha mostrato come
un modello aperto potesse diventare al tempo stesso strumento di marketing
globale e catalizzatore tecnologico. Il suo successo ha convinto il settore che
l’“open source di alta qualità” poteva attrarre sviluppatori e investitori,
aprendo la strada a modelli come Kimi K2 e Qwen3, oggi ai vertici delle
classifiche internazionali. Di fatto, i migliori modelli open source mondiali
sono ormai dominati da player cinesi.
La stagnazione della crescita degli utenti ha spinto le aziende cinesi di IA a
cercare nuovi ecosistemi.
Lo sviluppo di Internet in Cina si è concentrato principalmente sui dispositivi
mobili piuttosto che sui PC, con conseguente concentrazione dell’utilizzo
dell’intelligenza artificiale sui dispositivi mobili piuttosto che sui
desktop.Tuttavia, i prodotti di intelligenza artificiale cinesi stanno
incontrando ostacoli nella crescita degli utenti, — come mostrano i dati
QuestMobile e i casi Kimi e ChatGLM. Inoltre, la Cina è molto indietro rispetto
agli Stati Uniti negli investimenti privati in IA (9,3 miliardi contro 109,1 nel
2024). In questo contesto, l’open source diventa la strategia inevitabile:
consente di attrarre sviluppatori, ridurre costi, accelerare l’innovazione e
costruire comunità attive che garantiscono visibilità e nuove opportunità anche
in assenza di forte crescita di utenti finali.
Nell’attuale contesto geopolitico pieno di sospetti verso la Cina, l’open source
consente alle aziende cinesi di mitigare il rischio politico e costruire
fiducia: l’apertura di architettura, pesi e codice riduce i sospetti sulla
sicurezza dei modelli. Inoltre, le licenze permissive adottate in Cina
contrastano con le restrizioni della serie Llama di Meta, rendendo i modelli
cinesi più attraenti per sviluppatori e imprese interessate a usi commerciali.
Mentre OpenAI blocca i suoi modelli più avanzati dietro le API, le aziende
cinesi hanno scelto la strada completamente opposta: aprire completamente le
proprie capacità tecniche agli sviluppatori globali. Questa scelta ha già dato a
Pechino visibilità e influenza senza precedenti, ma resta aperto l’interrogativo
se l’open source potrà tradursi in un vantaggio commerciale e tecnologico
duraturo.
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