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Enigma venezuelano per Trump
Passano i mesi e l’attacco statunitense al Venezuela bolivariano non avviene. Una flotta potente e 15.000 militari sono stanziati al largo delle coste, ma fin qui hanno bombardato soltanto piccole barche a bordo delle quali non si sa bene chi ci fosse. L’amministrazione Trump garantisce che si trattava di “narcotrafficanti”, […] L'articolo Enigma venezuelano per Trump su Contropiano.
Indiscrezioni su una nuova fase delle operazioni USA contro il Venezuela
Quattro ufficiali degli Stati Uniti avrebbero rivelato all’agenzia di informazione britannica Reuters, a condizione di rimanere anonimi, che Washington è pronta a lanciare una nuova fase delle operazioni contro il Venezuela, probabilmente già nei prossimi giorni. Non è stato però possibile determinare nei i tempi precisi, né la dimensione e […] L'articolo Indiscrezioni su una nuova fase delle operazioni USA contro il Venezuela su Contropiano.
Il Venezuela unito e stabile sfida le minacce Usa
Qui a Caracas il clima è di grande tranquillità e serenità. Il popolo sciama per le strade per godere i frutti della ripresa economica in atto ormai da qualche tempo, risultato a sua volta della stabilità politica raggiunta con la conferma di Nicolas Maduro a presidente, avvenuta a larga maggioranza […] L'articolo Il Venezuela unito e stabile sfida le minacce Usa su Contropiano.
Il petrolio del Venezuela e la politica mafiosa degli Stati Uniti
Di Jeffrey D. Sachs* e Sybil Fares* – Sud e Sud Il fragile pretesto morale oggi è la lotta contro i narcotici, ma il vero obiettivo è rovesciare un governo sovrano, e il danno collaterale è la sofferenza del popolo venezuelano. Se questo suona familiare, è perché lo è. Gli Stati Uniti stanno rispolverando la loro vecchia strategia di cambio di regime in Venezuela. Sebbene lo slogan sia cambiato dal “ripristinare la democrazia” alla “lotta ai narco-terroristi”, l’obiettivo rimane lo stesso: controllare il petrolio venezuelano. I metodi utilizzati dagli Stati Uniti sono quelli di sempre: sanzioni che strangolano l’economia, minacce di uso della forza e una ricompensa di 50 milioni di dollari per la testa del Presidente venezuelano Nicolás Maduro, come se fosse il selvaggio Far West. Gli Stati Uniti sono dipendenti dalla guerra. Con il cambio di nome del Dipartimento della Guerra, un budget proposto dal Pentagono di 1,01 trilioni di dollari e più di 750 basi militari in circa 80 Paesi, non è una nazione in cerca di pace. Negli ultimi due decenni, il Venezuela è stato un obiettivo persistente di cambio di regime da parte degli Stati Uniti. La ragione, chiaramente esposta dal presidente Donald Trump, sono i circa 300.000 milioni di barili di riserve petrolifere che sono sotto la fascia dell’ Orinoco, le più grandi riserve di petrolio del pianeta. Nel 2023, Trump ha dichiarato apertamente: “Quando ho lasciato la presidenza, il Venezuela stava per crollare. L’avremmo preso, avremmo ottenuto tutto quel petrolio… ma ora stiamo comprando petrolio dal Venezuela, quindi stiamo arricchendo un dittatore”. Le sue parole rivelano la logica di fondo della politica estera statunitense, che ignora completamente la sovranità e favorisce invece l’appropriazione delle risorse di altri paesi. Quello che sta accadendo oggi è una tipica operazione di cambio di regime guidata dagli Stati Uniti travestita da lotta contro il traffico di droga. Gli Stati Uniti hanno ammassato migliaia di soldati, navi da guerra e aerei nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Pacifico. Il Presidente ha autorizzato la CIA a condurre operazioni segrete all’interno del Venezuela. Le richieste di escalation del governo degli Stati Uniti riflettono uno sconsiderato disprezzo per la sovranità del Venezuela, il diritto internazionale e la vita umana. Il 26 ottobre 2025, il senatore Lindsey Graham (repubblicano della Carolina del Sud) è apparso alla televisione nazionale per difendere il recente attacco militare degli Stati Uniti alle navi venezuelane e per dire che gli attacchi di terra all’interno di Venezuela e Colombia sono una “possibilità reale”. Il senatore della Florida Rick Scott, nelle stesse notizie, rifletteva che, se fosse stato Nicolas Maduro, “si dirigerebbe in Russia o in Cina ora stesso”. Questi senatori mirano a normalizzare l’idea che Washington decida chi governa il Venezuela e cosa succede al suo petrolio. Ricordiamo che Graham difende allo stesso modo che gli Stati Uniti combattono la Russia in Ucraina per garantire i 10 trilioni di dollari di ricchezza minerale che Graham rivendica frivolmente come a disposizione degli Stati Uniti. Anche le misure di Trump non sono una novità quando si tratta del Venezuela. Per più di 20 anni, le successive amministrazioni statunitensi hanno cercato di sommettere la politica interna del Venezuela alla volontà di Washington. Nell’aprile 2002, un breve colpo di Stato militare rovesciò l’allora presidente Hugo Chavez. La CIA conosceva in anticipo i dettagli del golpe e gli Stati Uniti hanno immediatamente riconosciuto il nuovo governo. Alla fine, Chavez ha ripreso il potere. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno posto fine al loro sostegno al cambio di regime. Nel marzo 2015, Barack Obama ha codificato una notevole narrativa legale. Obama ha firmato l’Ordine Esecutivo 13.692, in cui ha dichiarato che la situazione politica interna del Venezuela costituiva una “minaccia insolita e straordinaria” per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, rafforzando le sanzioni economiche contro il Venezuela. Tale misura ha gettato le basi per un’escalation di coercizione da parte degli Stati Uniti. Da allora la Casa Bianca ha sostenuto questa affermazione di “emergenza nazionale” negli Stati Uniti. Trump ha aggiunto sanzioni economiche sempre più draconiane durante il suo primo mandato. Sorprendentemente, nel gennaio 2019, Trump ha dichiarato l’allora esponente dell’opposizione, Juan Guaidó, come “presidente ad interim” del Venezuela. Come se Trump potesse semplicemente nominare un nuovo presidente venezuelano “presidente interino” de Venezuela. Questa tragicommedia statunitense alla fine è andata in pezzi nel 2023, quando gli Stati Uniti hanno abbandonato questa manovra fallita e ridicola. Oggi, gli Stati Uniti stanno avviando un nuovo capitolo del furto di risorse. Trump ha parlato a lungo apertamente di “avere il petrolio”. Nel 2019, quando si parlava di Siria, il presidente Trump aveva dichiarato: “Manteniamo il petrolio, abbiamo il petrolio, il petrolio è al sicuro, lasciamo le truppe lì solo per il petrolio”. Per chi ha dubbi, le truppe statunitensi sono ancora lì, nel nord-est della Siria, occupando i giacimenti petroliferi. All’inizio del 2016, sul petrolio dell’Iraq, Trump ha detto: “L’ho detto costantemente e coerentemente a chiunque volesse ascoltarmi, ho detto di mantenere il petrolio, mantenere il petrolio, mantenere il petrolio, non lasciare che qualcun altro lo ottenga”. Ora, con nuovi attacchi militari contro navi venezuelane e dichiarazioni pubbliche su attacchi di terra, l’Amministrazione parla di narcotici per giustificare il cambio di regime. Tuttavia, l’articolo 2, paragrafo 4 delle Nazioni Unite, vieta espressamente “la minaccia o l’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”. Nessuna teoria statunitense della “guerra ai cartelli del narco-traffico” giustifica anche lontanamente un cambio coercitivo di regime. Anche prima degli attacchi militari, le sanzioni coercitive statunitensi hanno funzionato come una macchina d’assedio. Obama ha creato il quadro delle sanzioni nel 2015 e Trump lo ha usato come arma per rovesciare Maduro. L’idea era che la “massima pressione” avrebbe potenziato i venezuelani. Ma in pratica, le sanzioni hanno causato sofferenze diffuse. Come ha scoperto l’economista ed esperto di sanzioni Francisco Rodriguez nel suo studio sulle “Conseguenze umane delle sanzioni economiche”, il risultato delle misure coercitive degli Stati Uniti è stato un declino catastrofico degli standard di vita dei venezuelani, un grave peggioramento della salute e della nutrizione e terribili danni alle popolazioni vulnerabili. L’attuale fragile pretesto morale è la lotta contro i narcotici, ma il vero obiettivo è rovesciare un governo sovrano, e il danno collaterale è la sofferenza del popolo venezuelano. Se questo vi sembra già sentito, è perché lo è. Gli Stati Uniti hanno ripetutamente effettuato operazioni di cambio di regime in cerca di petrolio, uranio, piantagioni di banane, rotte di gasdotti e altre risorse: Iran (1953), Guatemala (1954), Congo (1960), Cile (1973), Iraq (2003), Haiti (2004), Siria (2011), Libia (2011) e Ucraina (2014), per citare solo alcuni casi. Ora tocca al Venezuela. Nel suo brillante libro Covert Regime Change (2017), la professoressa Lindsay O’Rourke descrive in dettaglio i complotti, le ripercussioni e i disastri di non meno di 64 operazioni segrete di cambio di regime effettuate dagli Stati Uniti tra il 1947 e il 1989. Si è concentrata su questo periodo precedente, perché molti documenti chiave di quell’epoca sono già stati declassificati. Tragicamente, il modello di politica estera degli Stati Uniti basato su operazioni segrete (e non così segrete) di cambio di regime continua ancora oggi. Le richieste di escalation del governo degli Stati Uniti riflettono uno sconsiderato disprezzo per la sovranità del Venezuela, il diritto internazionale e la vita umana. Una guerra contro il Venezuela sarebbe una guerra che gli statunitensi non vogliono, contro un Paese che non ha minacciato o attaccato gli Stati Uniti, e con motivi legali che non avrebbero superato un esame di uno studente di legge del primo anno. Bombardare navi, porti, raffinerie o soldati non è una dimostrazione di forza. È l’epitome del gangsterismo. *Jeffrey D. Sachs, professore e direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile presso la Columbia University. *Sybil Fares, Senior Advisor on the Middle East and Africa for UN Sustainable Development Solutions Network. Fonte: https://www.other-news.info/noticias/el-petroleo-de- venezuela-y-la-politica-mafiosa-de-eu/ Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
A difesa della pace e della giustizia, giù le mani dal Venezuela
È in corso, contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, un’escalation militare da parte degli Stati Uniti che non solo rischia di accendere un nuovo, l’ennesimo, focolaio di tensione armata ma soprattutto minaccia di determinare una vera e propria aggressione militare, con conseguenze prevedibilmente devastanti, con il rischio cioè di deflagrare in una guerra su più ampia scala e di precipitare l’intero subcontinente latino-americano, dichiarato “Zona di pace”, in una vera e propria spirale di tensione e di guerra. Le cronache delle ultime settimane ci restituiscono infatti l’immagine di un’escalation nella regione con ben pochi precedenti, passando rapidamente, da parte dell’amministrazione Trump, dalle parole alle minacce di guerra aperta.  Dapprima, le minacce, sempre meno velate, di “sistemare” ora il Venezuela per poi “fare i conti” con Cuba, peraltro proprio a ridosso delle giornate della votazione in Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione promossa da Cuba contro il criminale blocco economico, commerciale e finanziario arbitrariamente imposto all’isola dagli Stati Uniti, una votazione nella quale Cuba ha ottenuto la sua ennesima vittoria politica e diplomatica contro Washington, con 165 Paesi del mondo, la quasi totalità della comunità internazionale nel suo complesso, espressisi contro il “bloqueo”, e appena sette contrari (Stati Uniti, Israele, l’Ucraina di Zelensky, l’Ungheria di Orban, l’Argentina di Milei, la Macedonia del Nord e il Paraguay di Peña, tanto per avere un’idea del “profilo politico” di chi ha inteso votare per la prosecuzione del “bloqueo”).  E poi, l’avvio di un vero e proprio dispiegamento militare, in postura chiaramente aggressiva, da parte degli Stati Uniti nel Mar dei Caraibi, con l’invio della portaerei Uss Gerald Ford, la più grande della flotta americana, accompagnata da altre tre navi da guerra con a bordo circa quattromila militari, e un vero e proprio ridislocamento militare nella regione, con navi lanciamissili dotate di Tomahawk, caccia F-18 e aerei da guerra elettronica E-18 Growler, nonché ancora bombardieri B-52 e B-1 in missione di ricognizione a ridosso delle coste venezuelane. Già si sono, peraltro, registrati attacchi, tanto è vero che, ad oggi (3 novembre 2025) già si contano 64 vittime e ben quindici attacchi in mare contro imbarcazioni da pesca venezuelane.  A queste si aggiungono, peraltro, le notizie di un nuovo mandato alla Cia per sviluppare azioni sotto copertura e piani di guerra per rovesciare le autorità liberamente elette dal popolo venezuelano, di un tentativo di corruzione da parte degli Usa del pilota di Nicolas Maduro per fare intercettare l’aereo del presidente venezuelano, tentativo fallito, e di un’ipotesi di attentato false flag (un incidente creato ad arte per fornire un pretesto per un’aggressione, in pieno stile Golfo del Tonchino), contro la presenza statunitense nella regione, per creare i presupposti, appunto, per un intervento armato diretto contro il Venezuela.  Il piano di aggressione contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela è dunque in moto e si compone di tutti gli elementi propri del caso: minacce, azioni armate, e deliberate menzogne, sistematicamente ribadite e, nell’epoca della disinformazione dilagante e della “scomparsa dei fatti”, fatte passare come “verità”. La “menzogna di guerra”, per intendersi, non è stavolta una provetta di presunte armi di distruzione di massa da agitare alle Nazioni Unite, come contro l’Iraq, né la presunta difesa dei diritti umani violati dal nemico di turno, come tante volte è successo alla vigilia di “rivoluzioni colorate” in giro per il mondo.  La “menzogna di guerra”, il pretesto per l’aggressione, in questo caso è il presunto narcotraffico attraverso il Venezuela, una storia letteralmente campata in aria. Secondo i dati delle Nazioni Unite, ad esempio, l’87% della droga prodotta in Colombia prende il mare dai porti del Pacifico; l’8% dalla Guajira settentrionale della Colombia e dal Caribe; e solo il 5% viene trasportato attraverso il Venezuela, dove tutta la droga sequestrata viene intercettata e distrutta lungo i 2200 km di confine con la Colombia. Come ha ribadito in un suo intervento più recente, inoltre, lo stesso Pino Arlacchi, dal 1997 al 2002 sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore dell’Undccp (l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine), “le analisi che emergono dal Rapporto mondiale sulle droghe 2025 dell’organismo che ho avuto l’onore di dirigere, raccontano una storia opposta a quella spacciata dall’amministrazione Trump, che smonta la montatura costruita attorno al “Cartel de los soles” venezuelano, una supermafia madurista leggendaria quanto il mostro di Loch Ness, ma adatta a giustificare sanzioni, embarghi e minacce d’intervento militare contro un Paese che, guarda caso, siede su una delle più grandi riserve petrolifere del pianeta […]”. Il documento “menziona appena il Venezuela, affermando che una frazione marginale della produzione di droga colombiana passa attraverso il Paese nel suo cammino verso Usa ed Europa […] Il Venezuela, secondo l’Onu, ha consolidato la sua posizione storica di territorio libero dalla coltivazione di coca, marijuana e simili, nonché dalla presenza di cartelli criminali internazionali”. Da un lato, dunque, le Nazioni Unite in prima persona confermano che il Venezuela non ha nulla a che fare con il narcotraffico, che questo non avviene lungo le coste del Venezuela, e che anzi le autorità venezuelane sono attivamente impegnate per contrastarlo. Dall’altro, la montatura costruita dagli Stati Uniti rimanda alle vere intenzioni del loro piano di aggressione. Intanto, mettere le mani sul petrolio, che è sempre più una risorsa fondamentale nella crisi energetica internazionale e del quale il Venezuela dispone in quantità copiose, con le maggiori riserve accertate di petrolio, oltre 300 miliardi di barili.  E poi porre fine alla rivoluzione bolivariana, un vasto processo di trasformazione politica e sociale a ispirazione bolivariana, socialista e umanista, che, inaugurato da Hugo Chavez nel 1999, prosegue oggi con Nicolas Maduro, e che ha portato alla nazionalizzazione delle risorse di petrolio e di energia, reinvestito gli introiti in politiche sociali, migliorato la condizione sociale (istruzione, salute, welfare) della popolazione e mantenuto una politica estera indipendente, autonoma, sovrana e antimperialista. Oggi, dunque, il tentativo di aggressione contro il Venezuela non è solo una minaccia gravissima alla libertà e all’autodeterminazione del popolo venezuelano, e quindi alla libertà e all’indipendenza di tutti i popoli del mondo, ma anche una minaccia diretta alla pace e alla sicurezza dell’intera regione, che può portare a un’escalation di guerra di vasta portata.  Non a caso, le stesse Nazioni Unite hanno condannato questa ennesima prova di guerra da parte degli Stati Uniti: secondo un recente comunicato di esperti indipendenti Onu, infatti, “le azioni segrete e le minacce di usare la forza armata contro il governo del Venezuela da parte degli Stati Uniti violano la sovranità del Venezuela e la Carta delle Nazioni Unite […]. L’uso della forza in acque internazionali senza un’adeguata base giuridica viola il diritto internazionale del mare e costituisce un’esecuzione extragiudiziale”. Una chiara minaccia, insomma, alla pace e all’autodeterminazione dei popoli, alla giustizia e al diritto internazionale. Riferimenti: Raúl Antonio Capote, “L’America Latina e i Caraibi sono Zona di pace, per volontà espressa dai loro popoli”, Granma, 15 marzo 2024: https://it.granma.cu/mundo/2024-03-15/lamerica-latina-e-i-caraibi-sono-zona-di-pace-per-volonta-espressa-dai-loro-popoli Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, “Cessi l’inumano blocco economico contro Cuba!”, 30 ottobre 2025: https://italiacuba.it/2025/10/30/cessi-linumano-blocco-economico-contro-cuba Enrica Perucchietti, “Venezuela sotto assedio: Trump manda navi e 4.000 soldati, Maduro chiede aiuto a Putin”, L’Indipendente, 2 novembre 2025: https://www.lindipendente.online/2025/11/02/venezuela-sotto-assedio-trump-manda-navi-e-4-000-soldati-maduro-chiede-aiuto-a-putin Ana Cristina Montoya, “Bombardamenti statunitensi nei Caraibi: tra illegalità e inefficacia”, Città Nuova, 3 novembre 2025: https://www.cittanuova.it/bombardamenti-statunitensi-nei-caraibi-tra-illegalita-e-inefficacia L’accusa di Maduro: «Sventata un’operazione false flag per provocare l’intervento USA», Corriere del Ticino, 6 ottobre 2025: https://www.cdt.ch/news/mondo/laccusa-di-maduro-sventata-unoperazione-false-flag-per-provocare-lintervento-usa-407801 Pino Arlacchi, “La grande bufala del narco-Venezuela”, Contropiano – da Il fatto quotidiano 30 agosto 2025: https://contropiano.org/interventi/2025/11/01/la-grande-bufala-del-narco-venezuela-0188251 Mision Verdad, ONU y UE confirman que Venezuela está lejos de ser un narcopaís, 14 agosto 2025: https://misionverdad.com/venezuela/onu-y-ue-confirman-que-venezuela-esta-lejos-de-ser-un-narcopais InfoMercatiEsteri, disponibilità materie prime Venezuela, www.infomercatiesteri.it/materie_prime.php?id_paesi=56 Alta tensione Venezuela-Usa, i relatori Onu condannano le azioni americane nei Caraibi, Tgcom24, 21 ottobre 2025: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/venezuela-usa-onu-caraibi_104899276-202502k.shtml    Immagine: Viscous Oil,  Pixabay,  Creative Commons – CC0: https://www.stockvault.net/photo/236906    Gianmarco Pisa
La grande bufala del narco-Venezuela
Durante il mio mandato alla guida dell’Unoc, l’agenzia antidroga e anticrimine dell’Onu, sono stato di casa in Colombia, Bolivia, Perù e Brasile ma non sono mai stato in Venezuela. Semplicemente, non ce n’era bisogno. La collaborazione del governo venezuelano nella lotta al narcotraffico era tra le migliori dell’America latina. Il […] L'articolo La grande bufala del narco-Venezuela su Contropiano.
AP: “tentativo USA di corrompere un pilota per rapire Maduro”
Associated Press, agenzia di stampa internazionale con sede a New York, ha rivelato che una recente inchiesta ha fatto emergere come ci sia stato un tentativo di corrompere il pilota del presidente venezuelano Nicolas Maduro, per rapirlo e portarlo in un luogo dove le forze USA avrebbero potuto arrestarlo, con […] L'articolo AP: “tentativo USA di corrompere un pilota per rapire Maduro” su Contropiano.
Il Venezuela chiede un Consiglio di Sicurezza ONU sulle minacce militari USA
Ieri, 9 ottobre, il governo venezuelano ha chiesto l’indizione di una sessione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU incentrato sulle minacce statunitensi che si sono susseguite, e hanno creato anche vittime, nelle ultime settimane, nelle acque caraibiche e antistanti il paese sudamericano. A riportare la notizia è Associated Press. […] L'articolo Il Venezuela chiede un Consiglio di Sicurezza ONU sulle minacce militari USA su Contropiano.
Petro all’ONU invoca la creazione di una forza di difesa dei palestinesi, e attacca gli USA sull’America Latina
Il discorso che Gustavo Petro ha tenuto all’80esima Assemblea Generale dell’ONU, lo scorso 23 settembre, non ha attirato l’attenzione che merita sui media nostrani. Ma nelle ultime parole che ha pronunciato alle Nazioni Unite come presidente della Colombia – il prossimo anno ci saranno le elezioni – sono, in realtà, […] L'articolo Petro all’ONU invoca la creazione di una forza di difesa dei palestinesi, e attacca gli USA sull’America Latina su Contropiano.
Il narcotraffico, un motore storico dell’economia statunitense
Quando ho sentito che Trump avrebbe inviato numerose navi e migliaia di marines nei Caraibi per bloccare il flusso di cocaina nel suo paese, ho pensato che sarebbero stati di stanza al largo delle coste della Colombia. Mi sbagliavo: devono assediare il Venezuela, perché da quella nazione bolivariana, secondo la […] L'articolo Il narcotraffico, un motore storico dell’economia statunitense su Contropiano.