Tag - distribuzione aiuti

Gaza: impossibile lo sfollamento verso sud, la carenza di rifugi supera il 96%
Gaza – MEMO. L’ufficio stampa del governo di Gaza ha dichiarato che lo sfollamento verso i governatorati meridionali è praticamente impossibile, poiché non possono assorbire 1,3 milioni di persone dislocate forzatamente dalla città di Gaza. In una nota, l’ufficio ha avvertito: “Con l’occupazione israeliana che minaccia di invadere la città di Gaza, mettiamo in guardia contro l’aggravarsi del disastro umanitario che colpisce più di 2,4 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza”. “Da quando l’occupazione ha annunciato che avrebbe consentito l’ingresso di tende e materiali per rifugi, in realtà sono entrate a Gaza solo circa 10.000 tende. Ciò rappresenta appena il 4% del fabbisogno urgente di 250.000 tende e caravan, evidenziando la manipolazione e i ritardi deliberati nel soddisfare le necessità umanitarie di base”. Secondo la dichiarazione, il deficit nella fornitura di rifugi a Gaza ha ormai superato il 96%, e attualmente non sono disponibili tende o materiali di riparo ai valichi, a causa delle rigide restrizioni imposte da Israele al lavoro delle organizzazioni internazionali. Queste restrizioni, conclude l’ufficio, hanno aggravato ulteriormente la sofferenza di centinaia di migliaia di sfollati.
Genocidio israelo-statunitense: 688° giorno. 160° dalla fine unilaterale del cessate il fuoco. Otto persone muoiono di fame, il bilancio delle vittime sale a 62.686. Bombardata la periferia della città di Gaza
Gaza-InfoPal. Le forze nazi-sioniste di occupazione israeliane (IOF) hanno continuato la loro guerra genocida sulla Striscia di Gaza per il 160° giorno consecutivo dopo aver posto fine unilateralmente al cessate il fuoco, sostenuti politicamente, economicamente e militarmente dagli Stati Uniti, dall’Europa e da parte del mondo arabo. Decine di attacchi aerei e raffiche di artiglieria hanno colpito tutto il territorio, prendendo di mira case, tende e rifugi civili, e centri di distribuzione aiuti. Si tratta di una campagna sistematica di sterminio contro la popolazione civile di Gaza. Nelle ultime 24 ore, gli ospedali della Striscia di Gaza hanno ricevuto i corpi di almeno 64 civili, oltre a 278 persone con diverse ferite a seguito degli attacchi israeliani, secondo quanto riferito domenica mattina dal ministero della Salute di Gaza. Di conseguenza, un totale di 10.842 persone sono state uccise e altre 45.910 ferite da quando l’esercito di occupazione israeliano ha ripreso la sua guerra genocida contro Gaza, il 18 marzo 2025. Le nuove vittime hanno portato il bilancio complessivo della guerra genocida israeliana contro Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023, a 62.686 martiri, tra cui 2.095 persone che cercavano aiuti, ha dichiarato il ministero della Salute. Il ministero ha aggiunto che il numero totale dei feriti è salito a 157.951 persone, tra cui 15.431 che cercavano aiuti. Ha inoltre affermato che gli ospedali di Gaza hanno registrato otto nuovi decessi, tra cui un bambino, nelle ultime 24 ore a causa di fame e malnutrizione, portando il bilancio delle vittime della carestia a 289, tra cui 115 bambini. Israele bombarda la periferia di Gaza mentre l’esercito avverte che la demolizione potrebbe richiedere “più di un anno”. Aerei e carri armati israeliani hanno colpito le periferie della Città di Gaza, domenica, in preparazione a un assalto su larga scala, mentre il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano ha avvertito i funzionari di Tel Aviv che eseguire l’ordine di demolire la città di 700.000 residenti potrebbe durare “più di un anno” e imporre un’ulteriore pressione sulle truppe israeliane. Secondo un articolo pubblicato domenica dal quotidiano israeliano Haaretz, Eyal Zamir ha lanciato l’avvertimento in seguito a un ultimatum del ministro degli Affari Militari israeliano Israel Katz al movimento di resistenza palestinese Hamas, minacciando che se le condizioni stabilite da Israele per porre fine alla guerra non fossero state accettate, la Città di Gaza avrebbe potuto affrontare un destino simile a quello delle città di Rafah e Beit Hanoun. L’articolo prosegue affermando che Zamir ha informato i funzionari israeliani che, in un simile scenario, si troverebbero in una situazione più critica con le unità di riserva, che sono già alle prese con un calo dei tassi di partecipazione alle urne e un basso morale. Zamir, che in precedenza si era scontrato con i funzionari israeliani in merito al piano di occupazione della Città di Gaza e alla minaccia che rappresenta per i prigionieri, ha affermato che l’offensiva potrà iniziare solo dopo che saranno stati predisposti tutti i necessari preparativi operativi e legali, nonostante l’insistenza del primo ministro Benjamin Netanyahu nell’accelerare l’assalto alla città.  Al momento, non sono state istituite “zone umanitarie”, come richiesto da Zamir, e in passato ci sono stati casi in cui tali zone, designate come aree “sicure”, sono state sottoposte a bombardamenti israeliani durante la guerra. Fonti militari israeliane hanno indicato che l’evacuazione della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, ha richiesto due settimane e si stima che l’evacuazione della Città di Gaza, che ospita circa 1,2 milioni di persone, richiederà ancora più tempo. Secondo il rapporto, il piano militare prevede che l’operazione alla Città di Gaza  venga interrotta se Israele e Hamas riusciranno a raggiungere un accordo di cessate il fuoco. L’esercito sta dando priorità ai negoziati per il rilascio dei prigionieri prima di prendere in considerazione qualsiasi attacco, si legge nel rapporto. L’offensiva giunge nonostante Hamas abbia accettato una proposta di cessate il fuoco di 60 giorni, che prevede il rilascio di metà dei prigionieri di Gaza in cambio di alcuni prigionieri palestinesi, a seguito di negoziati con funzionari egiziani e qatarioti al Cairo. Nonostante ciò, Israele rimane determinato a procedere con l’occupazione della Città di Gaza. Nel frattempo, testimoni hanno segnalato continue esplosioni e bombardamenti in varie zone della città, con le forze israeliane che hanno preso di mira edifici e abitazioni. L’esercito israeliano ha dichiarato che le sue recenti attività di combattimento nell’area di Jabalia mirano a smantellare i tunnel di Hamas e a rafforzare il controllo della regione, al fine di impedire ulteriori operazioni da parte dei combattenti di Hamas. In una dichiarazione, Hamas ha dichiarato che i piani di Israele di conquistare la Città di Gaza dimostrano una mancanza di serietà nel raggiungere un cessate il fuoco, sottolineando che un accordo di cessate il fuoco è cruciale per il ritorno dei prigionieri israeliani e che Netanyahu è ritenuto responsabile della loro sicurezza. Una scena terrificante di un attacco aereo israeliano che ha preso di mira una casa a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. (Fonti: Quds Press, Quds News network, PressTv, PIC, Wafa, The Cradle, Al-Mayadeen; ministero della Salute di Gaza; Euro-Med monitor, Telegram; credits foto e video: Quds News network, PIC, Wafa, ministero della Salute di Gaza, Telegram e singoli autori). Per i precedenti aggiornamenti: https://www.infopal.it/category/genocidio-e-pulizia-etnica-a-gaza
“Indiscriminatamente”: un testimone oculare afferma che le forze israeliane e i mercenari americani sparano contro i palestinesi affamati in cerca di aiuto nei siti della GHF
Gaza – Quds News. Un nuovo testimone oculare ha confermato che le forze israeliane e i mercenari americani sparano “indiscriminatamente” contro i palestinesi affamati che cercano cibo nei pressi o all’interno dei siti di aiuto gestiti dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Israele e Stati Uniti. La CBS News ha parlato con il nuovo testimone, conosciuto come Mike, il quale ha detto che non sono solo le forze israeliane a sparare contro i palestinesi, ma anche i mercenari americani. Alla domanda se pensasse che si trattasse di colpi di avvertimento, Mike ha risposto: “No, è indiscriminato”. Ha detto che sia le forze israeliane sia il personale di sicurezza americano stavano sparando. Ha registrato di nascosto dei video e li ha condivisi con la CBS News. Nei video si sentono colpi d’arma da fuoco, che secondo Mike erano diretti contro i palestinesi in cerca di aiuti. “Mi ci sono voluti due o tre giorni per rendermi conto che stavano davvero sparando contro le persone, non contro i combattenti”, ha detto, aggiungendo che non c’è stata una sola occasione in cui abbia visto l’assenza di sparatorie, e lui era presente nei siti in media cinque giorni a settimana per diverse settimane. Alla domanda su quale fosse stata la cosa peggiore che aveva vissuto, Mike ha raccontato di essere stato incaricato una volta dai mercenari americani di ripulire resti umani e animali adiacenti a un sito durante il lavoro, a causa del cattivo odore emesso. “Faccio fatica a parlarne”, ha detto. “Mi sento persino un po’ sudato freddo, e sento il cuore battere più forte. In realtà mi chiudo completamente”. Riferendosi ai mercenari, Mike ha aggiunto: “Spesso si vantavano di quante persone avevano ucciso, se erano riusciti a colpire animali… o di quanti uccelli avevano abbattuto perché si vantavano di quanto fosse buona la loro mira”. Mike ora è a casa e non tornerà più indietro. Ha affermato: “Queste atrocità non devono accadere”. Dopo più di 80 giorni di blocco totale, fame e crescente indignazione internazionale, aiuti limitati sarebbero stati distribuiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione segnata dagli scandali, sostenuta da Stati Uniti e Israele, creata per bypassare l’infrastruttura consolidata di consegna degli aiuti delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza. La maggior parte delle organizzazioni umanitarie, incluse le Nazioni Unite, si è dissociata dalla GHF, sostenendo che il gruppo viola i principi umanitari limitando gli aiuti al sud e al centro di Gaza, costringendo i palestinesi a percorrere lunghe distanze per raccogliere gli aiuti e fornendo solo assistenza limitata, tra le altre critiche. Hanno anche affermato che questo modello aumenterebbe lo sfollamento forzato a Gaza. I palestinesi a Gaza e l’ONU hanno descritto questi siti come “trappole di morte di massa” e “mattatoi”. Human Rights Watch ha dichiarato che l’uccisione di persone in cerca di aiuti da parte di Israele presso i siti GHF costituisce crimini di guerra. Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, più di 1.800 palestinesi in cerca di aiuti sono stati uccisi mentre tentavano di procurarsi cibo, almeno 1.000 nelle vicinanze dei siti della GHF. Da quando la GHF ha iniziato a gestire i siti di aiuti a maggio, ci sono stati resoconti di sparatorie quasi quotidiane presso o vicino a tali siti, e palestinesi affamati a Gaza così come ex mercenari statunitensi hanno parlato in interviste con i media di aver assistito a colpi d’arma da fuoco contro le folle palestinesi. Traduzione per InfoPal di F.L.