Strage di Pylos: al via l’azione penale contro i vertici della Guardia Costiera greca
Un comunicato congiunto di sei importanti organizzazioni greche 1 ha annunciato
una svolta decisiva nell’inchiesta sul naufragio di Pylos: la Procura d’appello
ha accolto i ricorsi presentati dai sopravvissuti e ha aperto un procedimento
penale contro quattro alti ufficiali della Hellenic Coast Guard, tra cui
l’attuale comandante.
Secondo le organizzazioni firmatarie, «la decisione della Procura d’appello
ribalta l’archiviazione disposta dal procuratore del Tribunale Navale del Pireo
e riconosce la gravità delle omissioni denunciate dai sopravvissuti che avevano
presentato ricorso contro l’archiviazione». Gli indagati dovranno rispondere di
omissione di soccorso, esposizione a pericolo e omicidio colposo.
Il provvedimento stabilisce che saranno contestati «reati gravi e ripetuti» e
nello specifico:
«a) esposizione seriale per mancato adempimento dell’obbligo legale di
soccorrere e assistere persone in pericolo, che ha causato la morte delle
vittime; b) esposizione seriale di altre persone per mancato adempimento
dell’obbligo legale di soccorrerle e lasciarle indifese; c) omicidio colposo per
negligenza per mancato adempimento seriale degli obblighi legali».
Le organizzazioni ricordano inoltre che il 16 maggio 2025 era già stato avviato
un procedimento penale «contro 17 membri della Guardia Costiera, tra cui alti
ufficiali del comando e l’ex capo», un’inchiesta che era stata trasmessa al
giudice istruttore competente.
Notizie
STRAGE DI PYLOS: INDAGATI 17 MEMBRI DELLA GUARDIA COSTIERA GRECA
«A due anni dal naufragio, un primo, sostanziale passo verso la giustizia»
Redazione
19 Giugno 2025
La nuova decisione conferma molti dei punti sollevati sia nelle denunce sia nei
ricorsi dei sopravvissuti, che hanno più volte affermato che «le autorità non
solo non sono intervenute tempestivamente, ma hanno messo ulteriormente a
rischio le persone a bordo».
Secondo l’ordinanza del Procuratore della Corte d’Appello e come sottolineato
dai sopravvissuti nelle loro denunce e ricorsi:
“[…] è chiaro che le condizioni del peschereccio Adriana erano precarie fin
dall’inizio […] la situazione è gradualmente peggiorata e, per quanto riguarda i
passeggeri, questi fatti sono stati confermati e sono apparsi chiari fin
dall’inizio dell’incidente a tutti coloro che prestavano servizio nel Centro di
coordinamento congiunto delle operazioni di soccorso (JRCC) e a tutta la
gerarchia (coinvolta nella sua gestione), tuttavia non è stata attivata alcuna
operazione di soccorso o di prevenzione dei rischi (l’incidente non è stato
nemmeno classificato come “allerta”, ovvero al secondo livello di rischio
previsto dalla Convenzione internazionale SAR) durante la prima fase
dell’incidente, ovvero dalle ore 11:00 del 13-06-2023 (quando il Centro di
coordinamento del soccorso marittimo italiano ha segnalato per la prima volta
l’esistenza della nave sovraccarica) fino all’arrivo della nave P.P.L.S.-920
nella zona […]“.
Nel frattempo:
“[…] si può dedurre che tra la nuova immobilizzazione del peschereccio e il suo
capovolgimento, ci sia stato un intervallo di mezz’ora durante il quale il JRCC
non ha emesso l’ordine di inviare un MAYDAY, attenendosi alla sua decisione,
durante tutta la gestione dell’incidente, che non fosse necessaria un’operazione
di soccorso immediata. In questo modo, si è perso tempo prezioso, compromettendo
le possibilità di sopravvivenza dei naufraghi, in un momento in cui le azioni
del Centro e della nave PPLS 920 rivelano la consapevolezza dell’imminente
pericolo di capovolgimento […]”.
“[…] i quattro (4) ufficiali […] hanno partecipato attivamente alla gestione
dell’incidente, poiché sono stati costantemente e personalmente informati dei
suoi sviluppi, hanno partecipato alle riunioni per valutare e pianificare le
azioni necessarie e, infine, hanno approvato (come essi stessi ammettono) le
decisioni che sono state prese, ciascuno di loro avendo [….] un obbligo
giuridico indipendente di proteggere la vita in mare e, per estensione, un
obbligo giuridico specifico di soccorso (dato che hanno concordato o almeno
condiviso le decisioni specifiche che sono state prese), e qualsiasi deviazione
o mancato adempimento di tale obbligo stabilisce la loro responsabilità penale
indipendente […], mentre, in altre parole, “[…] avrebbero dovuto rendersi conto,
sulla base della loro esperienza, del loro ruolo, delle loro conoscenze
specialistiche e delle informazioni a loro disposizione, che si trattava di una
nave in pericolo, ma non hanno intrapreso le azioni necessarie e prescritte per
classificare la nave come nave in pericolo e attivare i piani operativi
prescritti e appropriati [come, ad esempio, Memoranda/Schede operative n. 1
“Nave in pericolo (indipendentemente dalla bandiera) all’interno della SRR
greca” e n. 13 “Incidente grave”, ecc.] per il salvataggio delle persone a bordo
della nave [….]“.
Le organizzazioni fanno notare la valutazione inclusa nella disposizione
relativa alla causa del ribaltamento e dell’affondamento della nave, secondo la
quale:
”[…] Questa versione del traino (in combinazione con l’ammissione da parte dei
membri della nave P.P.L.S. 920 di aver utilizzato una fune – indipendentemente
dal fatto che non ammettano che ciò sia stato fatto a scopo di traino o che non
sia stato menzionato dai presenti al JRCC nella fatidica notte) è più
convincente e plausibile, dato che, d’altra parte (la Guardia Costiera), non
viene fornita alcuna spiegazione dettagliata e convincente per l’improvviso
(altrimenti) capovolgimento e affondamento del peschereccio. [….] Dato che il
mare era calmo, non c’erano navi commerciali di passaggio (che avrebbero potuto
causare grandi onde), i movimenti improvvisi e massicci dei passeggeri
all’interno del peschereccio (sia verso l’alto che orizzontalmente, a destra o a
sinistra) erano quasi impossibili (a causa del sovraffollamento e del relativo
divieto di movimento, come spiegato sopra) ma anche ingiustificati, l’improvviso
e potente traino da parte della nave della Guardia Costiera sembra essere
l’unica causa possibile e attiva che ha portato il peschereccio a compiere (in
quel particolare momento) le due brusche virate (a sinistra e a destra),
impedendogli di riprendersi e causandone il ribaltamento. […]”.
Gli avvocati delle organizzazioni e dei collettivi che rappresentano i
sopravvissuti e le famiglie delle vittime della strage hanno espresso «piena
soddisfazione per l’accoglimento dei ricorsi e per l’estensione del procedimento
penale nei confronti dei quattro alti ufficiali della Guardia Costiera, il cui
caso era stato inizialmente archiviato».
Infine, considerano «il rinvio a giudizio per reati gravi di 21 membri della
Guardia Costiera, compresi i suoi attuali e precedenti capi e altri alti
ufficiali, nonché le conclusioni della Procura della Corte d’Appello, uno
sviluppo sostanziale e evidente nel processo di rivendicazione delle vittime e
di giustizia».
1. Le organizzazioni:
Network for the Social Support of Refugees and Migrants; Greek League for
Human Rights; Greek Council for Refugees (GCR); Initiative of Lawyers and
Jurists for the shipwreck of Pylos; Refugee Support Aegean (RSA); Legal
Centre Lesvos ↩︎