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Il 14% degli over 65 in Italia è a rischio isolamento e meno del 30% è una risorsa per la comunità
L’invecchiamento attivo è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2002 come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano“. Numerosi studi internazionali testimoniano infatti il legame positivo esistente tra l’invecchiare in maniera attiva e i benefici sulla salute fisica e psicologica, inclusa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita. Eppure, il 14% degli over 65 in Italia è a rischio di isolamento sociale, non ha cioè nessun tipo di contatto con altre persone in una settimana normale, e appena il 29% degli anziani rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività. E’ quanto evidenziano i dati della sorveglianza Passi d’Argento pubblicati di recente. Come è noto, l’isolamento sociale può incidere notevolmente sulla qualità della vita e, oltre a condizionare gli aspetti della vita di relazione, può compromettere le attività quotidiane e il soddisfacimento delle principali necessità. Per stimare il rischio di isolamento sociale fra le persone ultra 65enni, la sorveglianza Passi d’Argento fa riferimento sia alla frequentazione di punti di incontro e aggregazione (come il centro anziani, la parrocchia, i circoli o le associazioni culturali o politiche) sia al solo fare “quattro chiacchiere” con altre persone, considerando a rischio di isolamento sociale la persona che in una settimana normale non ha svolto nessuna di queste attività. Nel biennio 2023-2024, il 73% degli intervistati riferisce di non aver frequentato alcun punto di aggregazione, mentre il 15% dichiara che, nel corso di una settimana normale, non ha avuto contatti, neppure telefonici, con altre persone e complessivamente il 14% degli intervistati riferisce di non aver fatto né l’una né l’altra cosa e di fatto ha vissuto in una condizione a rischio di isolamento sociale. La condizione di isolamento sociale mostra poche differenze di genere (15% fra le donne vs 13% fra gli uomini), ma molte differenze per età (32% fra gli ultra 85enni vs 10% fra i 65-74enni), per istruzione  (23% tra chi ha un basso livello di istruzione vs 9% fra persone più istruite) e condizioni economiche (27% fra chi ha molte difficoltà economiche vs 10% fra chi non ne ha). Tale condizione sembra più frequente fra i residenti nelle Regioni meridionali che nel resto del Paese (19% vs 11% nel Centro e 10% nel Nord).  Passi d’Argento “misura” anche il contributo che le persone ultra 65enni offrono alla società fornendo sostegno all’interno del proprio contesto familiare e della comunità, attraverso due domande che indagano se l’intervistato nei 12 mesi precedenti abbia accudito o fornito aiuto a parenti o amici, conviventi o non conviventi. Una terza domanda raccoglie informazioni su eventuali attività di volontariato svolte a favore di anziani, bambini, persone con disabilità, presso ospedali, parrocchie, scuole o altro. Accanto a queste domande, ve ne sono altre inerenti la partecipazione a eventi sociali, come gite o soggiorni organizzati, o corsi di formazione. Dai dati di Passi d’Argento 2023-2024 emerge che il 29% degli anziani intervistati rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività: il 17% si prende cura di congiunti, il 15% di familiari o amici con cui non vive e il 6% partecipa ad attività di volontariato. Questa capacità/volontà di essere risorsa è una prerogativa femminile (32% fra le donne vs 25% negli uomini), si riduce notevolmente con l’avanzare dell’età (coinvolge il 36% dei 65-74enni, ma solo il 14% degli ultra 85enni) ed è minore fra le persone con un basso livello di istruzione (21% fra chi ha al più la licenza elementare vs 38% fra i laureati) e tra chi ha difficoltà economiche (24% fra chi ne ha molte vs 32% fra chi non ne ha). Nelle Regioni del Sud la quota di “anziani risorsa” è mediamente più bassa che nel resto del Paese (25% nel Sud vs 32-33% nel Centro-Nord). La partecipazione a eventi sociali coinvolge il 23% degli ultra 65enni: il 19% dichiara di aver partecipato a gite o soggiorni organizzati, il 5% frequenta un corso di formazione (lingua inglese, cucina, uso del computer o percorsi presso università della terza età). La partecipazione a questi eventi sociali si riduce con l’età (coinvolge il 28% dei 64-75enni, ma appena l’8% degli ultra 85enni) ed è decisamente inferiore fra le persone con un basso livello d’istruzione (10% fra chi ha al più la licenza elementare vs 38% fra i laureati) e tra chi ha difficoltà economiche (13% vs 26%), fra i cittadini stranieri rispetto agli italiani (17% vs 22%) ed è anche leggermente minore e fra le donne rispetto agli uomini (21% vs 23% L’analisi geografica non evidenzia differenze statisticamente significative. Svolgere un’attività lavorativa retribuita è poco frequente (7%) ed è prerogativa di persone con un più alto titolo di studio (26% vs 2% tra chi al più ha la licenza elementare). Qui per approfondire le ricerche della sorveglianza Passi d’ Argento: https://www.epicentro.iss.it/passi-argento/dati/partecipazione; https://www.epicentro.iss.it/passi-argento/dati/isolamento:   Giovanni Caprio
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