I DISOCCUPATI DI NAPOLI SMASCHERANO I GIOCHINI E LE MANOVRE CLIENTELARI!LA RISPOSTA REPRESSIVA DELLO STATO NON BASTA A FERMARE LA LOTTA: MIMÌ E ANGELO
SONO LIBERI!
AI PARASSITI E AGLI SCIACALLI DI MESTIERE RISPONDIAMO UNITI E COMPATTI!!!
Le giornate appena trascorse hanno rappresentato uno dei momenti di lotta
qualitativamente più alti nella più che decennale vertenza che vede protagonisti
i movimenti dei disoccupati 7 novembre e Cantiere 167 Scampia, ma le due
giornate hanno anche dimostrato, una volta di più, che senza una
organizzazione nazionale, come quella del si cobas, non si va da nessuna parte
perché i disoccupati possono vincere solo se si legano strettamente ai
lavoratori produttivi.
Gli eventi che si sono susseguiti nell’intera giornata di giovedì 10 luglio e
nella mattinata di venerdì, conclusisi con la liberazione di Mimì e di Angelo
dopo l’arresto di giovedì in piazza, per i non “addetti ai lavori” non possono
essere compresi con sufficiente chiarezza senza partire da una disamina degli
antefatti che hanno causato la sollevazione di massa di giovedì mattina e il
successivo attacco repressivo delle forze dell’ordine.
Dopo 36 ore quasi ininterrotte di battaglia contro tutto e tutti, come sindacato
che da sempre ha sostenuto ed è stato al fianco di questa vertenza, riteniamo
necessario fare chiarezza e ricostruire dettagliatamente tutte le tappe e le
vicende che hanno caratterizzato la lotta dei disoccupati napoletani.
Ciò in primo luogo per confutare CON FATTI CONCRETI E DIMOSTRABILI la valanga di
veleno e di calunnie che qualche sciacallo di mestiere in queste ore sta
scagliando anche a mezzo social non solo contro i movimenti 7 novembre e
Cantiere 167 Scampia, ma contro l’insieme del patrimonio storico ultra
cinquantennale dei movimenti di lotta per il lavoro a Napoli: una storia di
protagonismo proletario che fin dagli anni ’70 ha permesso a migliaia di
disoccupati di uscire dal ricatto della fame, della precarietà e del lavoro
nero, e che in nome di questo obbiettivo ha sempre dovuto fronteggiare a muso
duro i subdoli tentativi di inquinamento e di infiltrazione parassitaria da
parte di carrozzoni clientelari ed elettorali.
Anche stavolta vari personaggi e gruppi d’interesse escono allo scoperto proprio
alla vigilia della chiusura di una lunga e dura vertenza, usando in maniera
demagogica e strumentale di tutto il classico “armamentario” dei luoghi comuni
utili a carpire il consenso di chi non è mai sceso un solo giorno in piazza a
protestare (su tutti il mantra secondo cui “i movimenti vogliono il posto fisso
senza lavorare”), non certo al fine di ottenere “equità e trasparenza per tutti
i disoccupati”, bensì al solo fine di accaparrarsi indebitamente “la propria
fetta di torta” personale, per rafforzare ed ampliare il circuito di clientele
elettorali sul quale fondare o consolidare le fortune istituzionali del
politicante di turno.
PREMESSA: LA LUNGA SERIE DI RAGGIRI E TRABOCCHETTI ISTITUZIONALI AI DANNI DEI
DISOCCUPATI.
La platea dei disoccupati organizzati del movimento 7 novembre è in piazza fin
dalla fine del 2014, rivendicando fin dalla sua nascita il lavoro stabile o un
salario garantito per i senza lavoro sollecitando l’apertura di un
interlocuzione con gli enti locali per condividere un percorso progettuale.
Già nel 2019/2020 sembrava che la loro vertenza fosse avviata ad una conclusione
positiva con l’allora amministrazione De Magistris, il quale aveva prospettato
un piano teso alla collocazione della platea in lavori di pubblica utilità nel
settore del decoro urbano e della riqualificazione del patrimonio naturale,
artistico e museale con la prospettiva di un finanziamento del MISE per
agevolare tale progettazione. Il bando si chiamava “Chiese e Monumenti Aperti”
ma naufragò subito dopo la sua pubblicazione, per errori di stesura dello stesso
bando e per l’avvio del lockdown. Dopo tante chiacchiere, proclami e verbali di
incontro, tale progetto finì quindi su un binario morto. Nel frattempo i
disoccupati, per dimostrare la loro “voglia di lavorare” intrapresero l’attività
per i mesi estivi ’21/’22 (promossa dal Comune di Napoli) tese alla pulizia
delle spiagge e dei litorali, ricevendo oltre l’encomio e l’approvazione delle
istituzioni locali, un attestato del Comune di Napoli e dell’azienda Asia. Gli
stessi disoccupati, in quegli anni, ottennero un tavolo nazionale con il
Ministero del Lavoro conquistato proprio a Roma.
In quegli anni, proprio per evitare corsie preferenziali e/o dinamiche
partitiche ed istituzionali con contrapposizione di disoccupati/e che ugualmente
avevano necessità di un percorso d’inserimento lavorativo, il Movimento 7
Novembre ha unito il proprio percorso con quello dei disoccupati del Cantiere
167 Scampia.
Con l’avvento dell’amministrazione Manfredi, grazie alla mobilitazione
quotidiana dei due movimenti, le istituzioni nazionali e locali avviarono un
confronto con i rappresentanti delle due platee, che nella metà del 2022 prese
forma con l’ipotesi di un piano di orientamento, tirocinio e formazione “a
tappe” (tramite l’utilizzo dei fondi Gol e Garanzia Giovani) nel settore della
salvaguardia ambientale e delle pulizie delle aree verdi, intervenendo sui gravi
vuoti di organico creatisi nel corso degli anni nelle due cooperative (25 Giugno
e Primavera 3) che da decenni offrono questo servizio per conto del comune di
Napoli. Un servizio che oggi è compromesso proprio a causa del pensionamento di
molti lavoratori e lavoratrici.
Tale confronto produsse la proposta di un emendamento parlamentare per
modificare la norma al fine di prevedere in futuro nuove assunzioni nelle stesse
cooperative e nel frattempo garantire una qualificazione formativa per i
disoccupati/e che volevano intraprendere questo percorso. Dopo aver determinato
e definito tutto nei tavoli istituzionali, il 19 Dicembre del 2022 in Prefettura
fu comunicato alle platee che “non era più possibile percorre quanto deciso per
motivi tecnici” e da allora si aprirono 3 mesi di mobilitazione e di lotta che
determinarono a fine Marzo la riapertura delle interlocuzioni e l’avvio del
percorso suindicato.
Nell’attesa che tale iter giungesse a compimento, tra la metà del 2023 e
l’inizio del 2024 le due platee di disoccupati storici prima hanno preso parte a
un percorso di profilazione e di orientamento, poi al successivo svolgimento di
attività di stages in aula e tirocini formativi sui suddetti ambiti
professionali, per un totale di ben 900 ore di attività svolte. Si è dunque
avviato un lungo e complesso iter burocratico-istituzionale (segnato come sempre
da innumerevoli ritardi e rinvii) finalizzato allo sblocco delle risorse
necessarie a inserire nel percorso formativo i disoccupati/e. In Prefettura, con
il Ministero del Lavoro e degli Interni e chiaramente con il Comune e la Città
Metropolitana di Napoli, tramite il programma GOL (Garanzia Occupabilità
Lavoratori) del Pnrr e GARANZIA GIOVANI della Regione Campania, sono state
accompagnate le platee ad iscriversi a tali programmi, a seguire regolarmente
tutta la procedura presso i centri per l’impiego, ad essere associati ad enti di
formazione per riempire le aule formative, a seguire dalle 300 alle 600 h
formative (gratuitamente per quanto riguarda gli under-30 e solo 1 euro all’ora
di rimborso spese per gli over-30) per poi fare dalle 80 fino alle 120 h
formative di stage nelle Cooperative 25 Giugno e Primavera 3. Le figure
professionali individuate erano: manutentori del verde, operatori ambientali,
operatori della sanificazione, giardinieri, giardinieri d’arte, custodia e
accoglienza museale ed altre figure i cui codici Ateco corrispondevano proprio
ai profili lavorativi interni alle due cooperative.
Nel frattempo, si sono svolte decine se non centinaia di interlocuzioni formali
ed informali, verbalizzate in Prefettura, al Ministero del Lavoro ed in altre
sedi con la delegazione delle platee storiche dei due movimenti, alla presenza
del Comune, della Città Metropolitana, del Prefetto e del Ministero degli
interni.
Nella primavera del 2024, precisamente il 20 Maggio, il governo centrale, la
Prefettura di Napoli, il Comune e la città metropolitana firmano un protocollo
d’intesa nel quale si delinea un iter istituzionale, oltre che l’individuazione
dei finanziamenti necessari, teso a definire una volta e per tutte le sorti
delle due platee alla luce delle competenze da esse acquisite con gli stage e i
tirocini professionalizzanti, con tanto di riconoscimento inter-istituzionale
esplicito dei due movimenti.
Nel frattempo l’amministrazione comunale dichiarava ai quattro venti che
l’operazione sarebbe andata in porto entro e non oltre l’estate (2024!)
Ciononostante, negli ultimi 12 mesi i disoccupati hanno nuovamente dovuto
assistere a una sequela interminabile di ritardi e rinvii, ufficialmente
determinati dai soliti “colli di bottiglia” istituzionali e amministrativi,
superati sempre più a fatica e solo ed unicamente grazie alla tenacia e alla
determinazione della piazza. Solo ad agosto 2024 vi è stata l’approvazione
ufficiale del finanziamento e del progetto; solo il 19 Dicembre 2024 la
pubblicazione del bando per l’individuazione e l’assegnazione dell’ APL che per
progetto doveva occuparsi della selezione dei disoccupati/e. A Marzo 2025 arriva
l’assegnazione ufficiale all’Agenzia Dadif Consulting la quale avrebbe dovuto
produrre la piattaforma telematica per il click-day (strumento scelto per
l’inserimento lavorativo dei disoccupati attraverso la piattaforma gestita dalla
stessa APL e da Sviluppo Italia Lavoro con Michele Raccuglia RUP). Da precisare
che l’assegnazione all’APL è avvenuta a seguito di un tira e molla, ipotesi di
decreti di annullamento in quanto trapelavano informazioni rispetto la prima
aggiudicataria che sembrava non avere i requisiti necessari. Dopo la discussa
assegnazione, solo dopo numerose iniziative, la Prefettura durante un incontro
con la nostra presenza annuncia la data del click-day: prima a fine Maggio, poi
inizio Giugno, infine slittato come noto al 10 Luglio.
Si arriva così alla tarda primavera del 2025, allorquando le istituzioni locali,
il Sindaco di Napoli e l’assessore al lavoro Marciani, d’intesa con la
Prefettura e col viceministro Duringon, solo dopo sollecitazioni continue da
parte dei movimenti decidono di pubblicare anche sul sito della Prefettura
l’imminente partenza del progetto (con tanto di riconoscimento dei movimenti e
sottolineando il motivo del progetto: “risolvere i problemi in città di ordine
pubblico e garantire la coesione sociale”). Nelle stesse giornate precedenti al
click, lo stesso Prefetto di Napoli – Michele Di Bari – a Rai1 cita
esplicitamente le platee storiche che “le istituzioni devono aiutare ed
accompagnare al lavoro”.
Va precisato che i movimenti hanno evidenziato da subito numerose perplessità e
preoccupazioni circa le modalità della selezione tra cui: i requisiti allargati
in maniera preoccupante, l’eliminazione di ogni criterio che valorizzasse gli
stage nelle Cooperative e le attività di volontariato sulle spiagge, la
difficoltà della procedura di candidatura (tutto dimostrato dai verbali di
incontro e pec). Tra queste difficoltà la più evidente: il criterio utilizzato
tramite il click-day comportava che “chi arrivava primo” entrava nei primi 800
beneficiari del progetto, mentre la piattaforma si sarebbe fermata a 1600
candidature. Come è noto l’identificazione tramite Spid ha tempi diversi in base
ai provider, e per questo i disoccupati avevano richiesto che fosse rivista
questa modalità del click che – anche in altri ambienti e settori – è già
criticata per la possibilitá di offrire un ingiusto vantaggio a ipotetiche
organizzazioni di “cliccatori” che avvalendosi di call center prevaricano decine
di invii attraverso server che inviano a distanza di pochi millisecondi decine e
decine di domande.
In un primo momento, dinanzi a queste preoccupazioni espresse, le istituzioni
avevano rassicurato le due platee sul fatto che tale modalità di “selezione”
avrebbe in ogni caso tenuto conto dei titoli e delle competenze professionali
assunte dai disoccupati organizzati nel corso degli ultimi due anni.
Nell’ ultimo mese, man mano che il giorno del fatidico click day si avvicinava,
le istituzioni hanno in maniera sempre più palese “cambiato le carte in tavola”,
cancellando ogni requisito di merito e di competenza con motivazioni del tutto
pretestuose: su tutte, le minacce di azioni legali sbandierate ai quattro venti
da personaggi e personaggetti noti negli ambienti politico-istituzionali locali
per i loro metodi di acquisizione del consenso basati sulla fame atavica di
clientele e sul voto di scambio, e determinati a “far saltare tutto” pur di
ottenere qualche prebenda sulla pelle di chi ha lottato per più di 10 anni a
viso aperto e nelle piazze.
Tra costoro, in prima fila vi è il consigliere di Fratelli d’Italia Marco Nonno,
ripetutamente finito agli “onori” delle cronache cittadine e nazionali per le
modalità a dir poco “opache” di acquisizione del consenso, ivi compreso
l’utilizzo a fini elettorali di associazioni dedite alla distribuzione di aiuti
alimentari di provenienza UE, e fino a qualche mese fa considerato un
“impresentabili” dal suo stesso partito…
Viene da dire: da che pulpito viene la predica!!!
A quest’ ennesimo tentativo di delegittimazione del movimento, i disoccupati 7
novembre e 167 Scampia hanno risposto con nettezza e determinazione, rilanciando
la lotta e rivendicando pubblicamente il patrimonio di credibilità e competenze
acquisito nel tempo, ma ricevendo dalle istituzioni (e dalle forza dell’ordine
che fin dal primo momento hanno “messo il naso” in ogni aspetto della vertenza,
con un evidente sconfinamento di competenza rispetto al loro ruolo) solo
generiche rassicurazioni ed inviti alla calma.
Arriviamo così agli ultimi giorni, caratterizzati da un surreale susseguirsi di
dichiarazioni, smentite e contro-smentite sulle modalità di svolgimento del
click-day, culminate alla vigilia del 10 luglio, allorquando è stato reso noto
che quest’ ultimo si sarebbe svolto attaverso una piattaforma telematica e
mediante accesso a mezzo SPID, previa compilazione dei dati personali, e la
graduatoria avrebbe tenuto conto unicamente dell’ordine temporale con cui si era
conclusa la procedura.
Una modalità del genere, più simile a un concorso a premi che a una qualsivoglia
selezione, e in cui peraltro molti disoccupati partivano già nettamente
penalizzati a causa della scarsa dimestichezza col mezzo telematico, con il
sistema di identità digitale e, in alcuni casi, del possesso di cellulari di
“prima generazione” esposti a blocchi e rallentamenti nella connessione, era già
di per sé inaccettabile, e ha reso ancora più evidente la manovra tesa a
dividere e delegittimare il movimento.
Cionostante, si è scelto di partecipare comunque, sia per non frustrare le
legittime aspettative di una platea che da anni attendeva questo momento, sia
per rendere chiaro a tutti (disoccupati e non) che le responsabilità di un
eventuale fallimento dell’operazione erano da ricercarsi unicamente nelle
istituzioni e non certo nei disoccupati.
LA FARSA DEL CLICK DAY E LA RISPOSTA DEL MOVIMENTO
Arriviamo così alla mattina di giovedì 10 luglio, quando già alle prime luci
dell’alba circa 600 disoccupati si ritrovano a piazza Plebiscito per partecipare
assieme al click-day, previsto per le ore 9,00 in punto. Tale scelta è stata il
frutto della volontà/necessità di istruire tutti i disoccupati sulle modalità di
accesso alla piattaforma e quindi di prevenire l’ingiusta esclusione di molti di
loro dalla procedura.
Alle ore 9 in punto tutti si sono collegati alla piattaforma per inviare la
propria candidatura, ma hanno dovuto constatare che il sistema era
“misteriosamente” andato in crash.
Nonostante in quegli istanti la rabbia e l’indignazione dei disoccupati già si
tagliassero a fette, i responsabili del movimento hanno in un primo momento
invitato alla calma, auspicando che vi fosse un disguido o un ritardo
risolvibile in pochi istanti, e hanno dato indicazione a tutti di riprovare dopo
qualche minuto.
Dopo numerosi quanto vani tentativi di riacceso, alle 9,20 circa la piattaforma
risultava ancora in crash, tanto che tutti i disoccupati delle 2 platee hanno
memorizzato lo screenshot con il messaggio di errore.
Solo a quel punto la rabbia prende definitivamente il sopravvento, con centinaia
di senza lavoro che si sono diretti verso la Prefettura per chiedere
spiegazioni, ma dovendo subito constatare che il portone era chiuso, transennato
e presidiato dalla Digos e da un’ingente numero di agenti in assetto
antisommossa.
Nel percepire questa condotta della Prefettura e delle forze dell’ordine come
una provocazione in piena regola, dopo un primo fronteggiamento a piazza
Plebiscito i disoccupati improvvisano un corteo spontaneo lungo via Toledo, nel
corso del quale si è dato voce alla rabbia delle platee in maniera determinata e
“colorita”, ma senza danni permanenti a cose ne tantomeno aggressioni a persone
(ivi comprese le forze dell’ordine che “scortavano” il corteo a debita
distanza).
Giunto a piazza Municipio nel tentativo di ricevere spiegazioni dal comune,
verso le 10,00 il corteo ha modo di constatare che la scena era identica a
quella a cui aveva assistito fuori alla Prefettura: porte sbarrate e decine di
agenti in assetto antisommossa davanti al portone di Palazzo San Giacomo. Quest’
ennesima dimostrazione di indifferenza e strafottenza non ha fatto altro che
fungere da ulteriore benzina sul fuoco nei confronti di centinaia di proletari
raggirati dalle “istituzioni democratiche”.
Solo dopo quest’ ennesima provocazione, i disoccupati, pur di trovare un modo
per farsi ascoltare e far valere le proprie ragioni, si dirigono verso via
Marina nel tentativo di dar vita a un blocco stradale.
Giunti a via Marina, il reparto celere della Questura guidato da un consistente
drappello di uomini della Digos, evidentemente in ciò “incentivati” dal clima di
terrore e da stato di Polizia reso possibile dal nuovo DL Sicurezza, inizia a
caricare il corteo, con l’intento dichiarato di procedere all’arresto dei
disoccupati e dei compagni “più in vista”.
Preso atto di tale “dichiarazione di guerra”, il movimento, lungi dal lasciarsi
intimorire, si difende dall’aggressione degli uomini in divisa con orgoglio e
determinazione, a mani nude e a volto scoperto.
Nel giro di qualche istante Mimì Ercolano, dirigente provinciale del SI Cobas ed
esponente del movimento 7 novembre, viene circondata, strattonata e portata in
Questura da 6-7 agenti della Digos, tra cui il dirigente Basile che invocava a
viva voce “voglio lei, stavolta nessuno me la toglie dalle mani”…
Qualche istante dopo Angelo, disoccupato appartenente alla platea dei 7
novembre, dopo un primo tentativo di aggressione viene anch’esso rincorso,
accerchiato, picchiato mentre era a terra e infine trascinato da una decina di
agenti della Digos al fine di procedere all’ arresto.
Nel tentativo di salvare il disoccupato da questo vero e proprio “linciaggio di
Stato”, il coordinatore provinciale SI Cobas Peppe D’Alesio viene colpito con
una fortissima manganellata sulla tempia da un agente del reparto celere e poi
colpito nuovamente alle spalle mentre tenta di allontanarsi, dovendo ricorrere
alle cure mediche per trauma cranico.
Nel frattempo oltre 10 disoccupati vengono feriti dalle ripetute incursioni e
aggressioni delle forze dell’ordine, tra cui il portavoce del movimento Cantiere
167 Omero Benfenati.
Nel mentre il corteo è costretto a ripiegare su via Medina al fine di tenere un
presidio per la liberazione di Mimì e di Angelo, qualche disoccupato si accorge
per puro caso, e senza alcuna comunicazione proveniente dalle istituzioni, che
la piattaforma del programma Gol era stata ripristinata.
Nonostante la notizia si sia diffusa immediatamente a tutta la platea e tutti i
disoccupati abbiano provveduto in pochi minuti a completare il clickday in un
contesto e in un clima a dir poco surreale, essi accorgono subito che molti di
loro sono finiti a margine della graduatoria, quindi nei fatti fuori dalle prime
800 posizioni utili ad accedere al percorso di formazione lavorativa.
Solo a mezzogiorno inoltrato il consiglio comunale riunito al maschio Angioino,
dopo infinite segnalazioni da parte dei portavoce dei movimenti, approva
all’unanimità un ordine del giorno nel quale si chiede di invalidare la
procedura per evidenti vizi di forma e un’ancor più evidente mancanza dei
requisiti di equità e imparzialità.
Nelle ore successive, puntuale come un’orologio svizzero, perviene a mezzo
stampa una dichiarazione del gruppo comunale di Fratelli d’Italia in cui, guarda
caso, si esprime soddisfazione per la “regolarità della procedura”, senza alcun
riferimento allo scandaloso crash della piattaforma durato per mezza mattinata…
Nello stesso frangente, il viceministro al lavoro Duringon emana una nota
diretta al consiglio comunale di Napoli nella quale si esprime “stupore” per la
richiesta di invalidazione della procedura, condita da allusioni su “non meglio
precisati rappresentanti dei disoccupati” (gli stessi da lui più volte ricevuti
e riconosciuti ufficialmente nei verbali d’incontro) e dubbi sulla veridicità
delle irregolarità denunciate (prove alla mano) dai movimenti e appurate dallo
stesso consiglio comunale…
In quegli stessi frangenti, Mimì ed Angelo vengono posti agli arresti e rinviati
a giudizio per direttissima nella mattinata di venerdì presso il Tribunale di
Napoli- sezione penale di Poggioreale.
Contestualmente la polizia tenta a di sgomberare e disperdere anche il presidio
statico dei disoccupati e dei solidali accorsi in solidarietà con i due compagni
arrestati.
L’ONDATA DI SOLIDARIETÀ DI CLASSE DA PARTE DEL SI COBAS NAZIONALE E LA
LIBERAZIONE DI ANGELO E MIMÌ.
Già nel tardo pomeriggio di giovedì il SI Cobas proclama uno stato di agitazione
nazionale per richiedere l’immediata liberazione di Angelo e Mimì, e a partire
dalla sera in molti magazzini della logistica si svolgono scioperi di due ore.
Contestualmente iniziano a moltiplicarsi le prese di posizione e i comunicati di
solidarietà a livello nazionale e internazionale: dal Partido Obrero e Polo
Obrero argentino, da Liberazione Comunista della Grecia e da tutte le
organizzazioni che hanno preso parte al convegno internazionale dello scorso 15
giugno a Napoli.
Nella mattinata di venerdì centinaia di disoccupati, lavoratori del SI Cobas di
Napoli accorsi in sostegno, compagni del Laboratorio politico Iskra, e
numerosissimi solidali hanno presidiano l’ingresso del Tribunale per reclamare
con forza la liberazione dei due compagni.
Tanto per non farsi mancare niente, la Questura di Napoli vieta l’accesso al
Tribunale a chiunque volesse assistere al processo, ivi compresi i giornalisti e
i familiari di Angelo.
Negli stessi istanti si tengono iniziative di solidarietà in numerose città:
presidi fuori alle prefetture di Milano e Genova promossi dal SI Cobas; scioperi
e messaggi di solidarietà dai magazzini di Settimo Torinese, Alessandria,
Colosso di Fossano, Torino, Milano ,Vimodrone, Vignate, Piacenza , Serravalle,
Vigidulfo, Landrano, Peschiera Borromeo , Modena , Maiori , Salerno, Bologna,
Arzano, Marcianise, Pioltello, Roma, Novara, Cuneo.
Comunicati, cartelli e striscioni vengono inviati da Palermo, Catania , Cosenza
, bari , Aversa , Santa Maria Capua Vetere , Viterbo , Roma , Firenze , Livorno
, Massa Carrara, Viareggio Marche , Perugia , Bologna , Modena , Mestre ,
Marghera , Padova , Piemonte , Lombardia , Genova.
Grazie anche a questa solidarietà diffusa, nella tarda mattinata di venerdì 11
giugno i giudici del Tribunale di Napoli dispongono il rilascio senza alcuna
misura cautelare di Mimì e Angelo, i quali non appena usciti dal Palazzo di
Giustizia vengono accolti dall’ ovazione di tutti coloro che sono in presidio.
Ora i due compagni saranno chiamati a processo il prossimo 12 ottobre con accuse
pesanti (resistenza aggravata e violenza a pubblico ufficiale), tanto più alla
luce del nuovo DL Sicurezza.
Proprio per questo è necessario e urgente fare partire fin da subito un’ampia
campagna di denuncia, di controinformazione e di mobilitazione non solo contro
la repressione nei confronti dei disoccupati, ma anche e soprattutto contro il
tentativo di trasformare questa lotta in un “laboratorio” del nuovo stato di
polizia nazionale.
Mentre scriviamo queste note, ci segnalano che il solito Marco Nonno, non ancora
pago di aver contribuito a un vero e proprio sabotaggio ai danni di centinaia di
disoccupati e delle loro famiglie, continua a vomitare veleno via social e a
mezzo stampa contro le platee dei movimenti 7 novembre e Cantiere 167 Scampia.
Se le argomentazioni di questo signore poggiassero anche solo su un briciolo di
buonafede, ci verrebbe da chiedergli dov’era quando questi disoccupati pulivano
AGGRATIS le spiagge pubbliche lasciate nel degrado e nell’incuria grazie anche
al suo partito; oppure dov’era mentre le platee dei 2 movimenti svolgevano,
anche in questo caso praticamente aggratis, centinaia di ore di stages e di
tirocinio…
Ma è impossibile riconoscere una qualche buonafede in chi vive da decenni sulle
poltrone e sulle poltroncine istituzionali, e nella propria vita non avrà fatto
neanche un’ora di lavoro salariato sotto padrone…
Personaggi come Nonno, abituati a far mercimonio della miseria altrui, non
potranno mai essere credibili quando parlano di miseria e disoccupazione, e ciò
tanto più dopo che il suo partito, Fratelli d’Italia, una volta giunto al
governo è stato l’artefice dell’abolizione del reddito di cittadinanza con il
quale migliaia di famiglie riuscivano a stento a mettere il piatto a tavola:
soldi che il governo Meloni, il suo governo, ha dirottato sulle spese militari e
sulla corsa agli armamenti.
Ma si sa, il reddito di cittadinanza, così come la lotta dei disoccupati
organizzati per il lavoro e la dignità, rappresentano un ostacolo per i piani di
chi è abituato a “offrire” i pacchi alimentari UE in cambio di voti!!!
BILANCIO E CONSIDERAZIONI SULLE “24 ORE” DI NAPOLI
Giornate di lotta come quelle appena trascorse insegnano ai proletari ciò che
neanche 1000 assemblee potrebbero spiegare meglio:
1) Lo stato borghese, nei momenti di pace sociale nutre una totale indifferenza
verso le sorti dei proletari. Quando questi ultimi rivendicano i propri diritti
e si ribellano ai soprusi e all’oppressione, l’indifferenza dello stato si
trasforma in odio e disprezzo aperto;
2) le istituzioni “democratiche” (governo, parlamento, consigli comunali e
regionali, Prefetture) di regola sono nient’altro che un comitato d’affari dei
padroni e una macchina clientelare al servizio dei partiti borghesi e di qualche
squallido politicante capace di ergersi al ruolo di “capobastone”;
3) la “trasparenza”, la “legalità” e il “merito” sono formule vuote che servono
allo Stato per truffare i proletari e/o metterli in concorrenza l’uno con
l’altro. Fatta la legge, trovato l’inganno…
4) L’unico interesse che muove la macchina statale borghese è quello di
preservare il proprio dominio per garantire il perpetuarsi dei rapporti sociali
di sfruttamento e di oppressione su cui si fonda il sistema capitalistico.
Ciò avviene attraverso il metodo del bastone e della carota: da un lato la
repressione violenta nei confronti di chi lotta per i propri diritti e per
l’emancipazione dalla schiavitù del lavoro salariato; dall’altro la “conquista”
di un consenso passivo attraverso carrozzoni elettorali, clientele e voto di
scambio. È sulla base di questo che vengono plasmati i concorsi pubblici e le
assunzioni nel privato tramite l’ intermediazione dei sindacati di stato
(Cgil-Cisl-Uil in primis). I “click-day” tarocchi sono ancora più funzionali a
questo scopo…
5) La tendenza internazionale alla guerra e all’economia di guerra incentiva la
spinta verso un vero e proprio stato di polizia sul piano interno.
In tempi di guerra le lotte proletarie sono ancor meno tollerate che in tempi di
pace: la retorica della patria e dell'”interesse nazionale” è un veleno
funzionale ad imporre ai proletari con la forza qualsiasi misura “lacrime e
sangue”. Tagli alla sanità, alla scuola, all’università, salari e pensioni da
fame, precarietà dilagante sono il prezzo da pagare per la corsa al riarmo e per
l’invio di armamenti (e domani di soldati) necessari a perpetrare i massacri che
l’imperialismo fomenta in giro per il mondo e su tutti il genocidio del popolo
palestinese per mano sionista.
Il DL sicurezza del governo Meloni va chiaramente in questa direzione, e lo fa
in maniera spedita, spietata e senza fronzoli.
6) Per quanto questo sistema sia marcio fin nelle sue fondamenta (e per questo
irriformabile), i lavoratori e i disoccupati possono far valere le loro ragioni
e strappare risultati concreti utilizzando l’arma dello sciopero e della
mobilitazione di piazza.
La battaglia portata avanti dai disoccupati di Napoli, così come le lotte dei
lavoratori della logistica, dimostrano che la forza e la compattezza del fronte
proletario può fermare i piani dello stato e dei padroni, e imporre conquiste
che nessun governo e nessuna amministrazione locale, di qualsiasi colore esso
siano, sono disposte a concedere per via “pacifica”…
7) L’unità degli operai occupati con quelli disoccupati, e di entrambi col
movimento contro la guerra e il genocidio in Palestina, rappresentano per i
padroni e il governo uno spauracchio talmente insidioso che essi si trovano
costretti a sguinzagliare di continuo i loro agenti (in divisa e in borghese)
allo scopo di rompere quest’unità; la lotta dei licenziati GLS a Napoli e il
sostegno dato dai disoccupati agli scioperi operai da anni a questa parte ne
sono una dimostrazione lampante.
8) il movimento dei disoccupati napoletani si conferma ancora una volta un
protagonista di primo piano sia nella lotta “vertenziale” per il lavoro, sia
come punto di riferimento per l’intera opposizione di classe, in ambito
cittadino e non solo. Ciò ancor più alla luce del perdurante stato di
riflusso in cui versa la gran parte dell'”opposizione sociale” e della stessa
classe lavoratrice occupata, ESCLUDENDO IL SI COBAS.
9) proprio per questo, di fronte alle provocazioni e agli infami tentativi di
divisione della platea di lotta, è necessario che i disoccupati mantengano la
propria unità e compattezza, rifuggendo ogni illusione di potersi “mettere al
sicuro” a scapito dei propri fratelli di classe.
I disoccupati rappresentano da sempre l’ultimo anello nella catena dello
sfruttamento capitalistico, quello meno tutelato, più ricattabile e più esposto
alle lusinghe e alle promesse del parassita e del pescecane di turno, i quali
nel mentre con una mano offrono la carota, nell’altra mano hanno il bastone
pronto a colpirli.
In questi due giorni di lotta straordinaria i disoccupati hanno dimostrato con
il loro orgoglio e la loro determinazione di non essere caduti nella trappola
della controparte. Essi devono far tesoro di queste giornate e sappiano anche
comprendere chi sono i loro alleati di classe con cui possono raggiungere gli
obbiettivi immediati.
Ora si tratta di proseguire con coerenza su questa strada, con un duplice
obbiettivo, il primo, un
LAVORO A SALARIO PIENO PER TUTTE/I,
il secondo unirsi a tutti i lavoratori e lottare strategicamente per un
SALARIO GARANTITO A TUTTI I DISOCCUPATI!
SENZA SE E SENZA MA AL FIANCO DEI DISOCCUPATI 7 NOVEMBRE E CANTIERE 167!!!
SOLO LA LOTTA PAGA!!!
SI COBAS NAZIONALE
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