Tag - caduti

BRESCIA: 82 ANNI DOPO L’ECCIDIO DI PIAZZA ROVETTA, DOPPIO APPUNTAMENTO CON L’ANPI DEL CENTRO STORICO
In occasione del 82°anniversario dell’eccidio fascista di Piazza Rovetta, a Brescia, l’ANPI – Sezione Caduti di piazza Rovetta organizza due iniziative, sabato 15 e domenica 16 novembre. Sabato 15 novembre incontro intitolato “Pace è libertà. Note di solidarietà con il popolo palestinese per sostenere la solidarietà a Gaza”, al teatro di Contrada San Giovanni 8, alle ore 16. In apertura le letture di Elena Bettinetti, accompagnata dal musicista Angel Galzerano; segue lo spettacolo musicale con il gruppo Corimè. L’ingresso è gratuito. Domenica 16 invece “Manifestazione della Resistenza e deposizione di omaggi floreali ai monumenti dei Caduti per la Libertà”. L’appuntamento è alle ore 10.30 in largo Formentone. Interverranno Giulia Venia, dell’ANPI Sezione Caduti di piazza Rovetta, Lucio Pedroni, presidente ANPI per la provincia di Brescia e Laura Castelletti, sindaca di Brescia. Oratore ufficiale Raffaello Corriero, già della Global Sumud Flotilla. Segue l’esibizione musicale degli allievi del Gruppo strumentale della banda cittadina di Brescia, la Isidoro Capitano. Questa mattina, giovedì 13 novembre, conferenza stampa indetta ANPI con: Vanni Botticini e Walter Longhi, dell’ANPI Sezione Caduti di piazza Rovetta ed Ermanno Ricci, ultimo testimone dell’eccidio, che per l’occasione ha ricevuto la tessera onoraria del Circolo. A chiudere, il presidente dell’ANPI provinciale di Brescia Lucio Pedroni Ascolta o scarica
A Kiev vittime civili in divisa
A un anno di distanza torno al muro dei caduti, che giustamente fanno iniziare nel 2014, checché ne dicano certi “giornalisti”-propagandisti italiani. Ovviamente dopo l’aggressione della Federazione Russa (giustificabile quanto si vuole, ma in violazione della legalità internazionale) il numero dei morti aumenta in maniera esponenziale. Il muro, lungo oltre cento metri, ormai è finito e le nuove foto non sono più sistemate ordinatamente, ma alla rinfusa. Ci sono anche foto di donne; non si tratta necessariamente di volontarie, perché chi lavora nel servizio sanitario può essere richiamata al fronte. Mi suscitano un sentimento di tenerezza, che provo anche per i giovanissimi, quelli con il volto da contadino, operaio o insegnante, che non sembrano a loro agio in divisa, oppure non la indossano affatto. Mi suscitano simpatia quelli che si sono fatti fotografare con il gattino o il cane… a nessuno verrebbe in mente di esporre una foto con i famigliari vivi tra tanti morti, e dunque gatti e cani sono gli affetti più cari con cui possono essere ritratti in quel genere di foto. Quelli con aria marziale che si compiacciono delle loro armi con fare beffardo, magari esibendo lo stemma del battaglione Azov, non riesco a vederli propriamente come vittime, anche se non posso giudicare un uomo da una foto. Evidenziano per opposizione i tantissimi con lo sguardo tutt’altro che irridente, beffardo e marziale. Sguardi che mi sembrano preoccupati, addirittura spaventati, come se sapessero già che sarebbero finiti appesi a quel muro e volessero lanciare un monito e dire con uno sguardo ciò che non potevano esprimere a parole. Che dire poi di quelli ritratti in borghese? Possibile che i famigliari non avessero neppure una foto in divisa? Mi è sembrata una forma di protesta, forse involontaria o forse voluta. Al di là degli abiti borghesi o delle divise, sono centinaia, migliaia gli sguardi che parlano e dicono: “Nel computo dei civili morti calcolate anche noi, padri, figli, mariti, studenti, fidanzati, operai, contadini, infermiere, fidanzate, dottoresse, madri, mogli e figlie: anche noi siamo vittime civili. Siamo in divisa certo, ma questa guerra non l’abbiamo voluta e forse, come dicono seri studi sull’argomento, quando ci è toccato sparare, volutamente abbiamo sbagliato mira”. O forse hanno esitato a premere il grilletto contro chi “aveva il mio stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore”, come il soldato Piero cantato da Fabrizio De André.   Mauro Carlo Zanella