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Oltre 500 Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana in tutta Italia
NELLE ULTIME SETTIMANE SONO GIUNTE OLTRE 100 NUOVE RICHIESTE DI ADESIONE ALLA CAMPAGNA SPAZI LIBERI DALL’APARTHEID ISRAELIANA (SPLAI), ARRIVANDO COSÌ A SUPERARE I 500 SPAZI CHE IN ITALIA HANNO DECISO DI RIFIUTARE OGNI COMPLICITÀ CON IL GENOCIDIO E LA PULIZIA ETNICA DI ISRAELE IN ATTO CONTRO I PALESTINESI E CON IL SUO REGIME DI COLONIALISMO, OCCUPAZIONE E APARHEID. Tra le adesioni recenti si contano bar, ristoranti, artisti, librerie, liberi professionisti e molti circoli ARCI, anche in seguito all’adesione di ARCI Nazionale. Una vera e propria ondata di solidarietà e resistenza in risposta anche agli attacchi che hanno subito i gestori della Taverna a Santa Chiara, accusati ingiustamente di antisemitismo per aver risposto alle provocazioni di due turisti israeliani che difendevano il genocidio del loro paese a Gaza. La campagna di odio contro uno spazio che ha scelto di schierarsi in difesa del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi ha avuto come effetto quello di produrre una reazione solidale di associazioni, attività commerciali e singoli cittadini e di dare slancio alle campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani e delle aziende complici. Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato la discriminazione sistemica e sistematica che differenzia i palestinesi dagli ebrei israeliani. Ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale, ordinando a Israele di porre fine all’occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. QUINDI DICHIARARSI SPAZIO LIBERO DALL’APARTHEID NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’ANTISEMITISMO. NE È LA PROVA ANCHE IL FATTO MOLTI EBREI IN TUTTO IL MONDO HANNO FATTO PROPRIA LA DENUNCIA DEI CRIMINI DELL’APARTHEID E DEL COLONIALISMO ISRAELIANO E SONO SOLIDALI CON I PIENI DIRITTI DEI PALESTINESI. In Italia gli spazi liberi dall’apartheid si impegnano a non acquistare e vendere prodotti e servizi di imprese – israeliane e internazionali – implicate nelle violazioni dei diritti dei palestinesi, come indicato nella guida al boicottaggio di BDS Italia. Gli spazi culturali si impegnano a non ospitare o partecipare a eventi culturali, accademici e sportivi finanziati o sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano i suoi rappresentanti ufficiali, rispettando le linee guida sul boicottaggio culturale SPLAI fa parte della campagna internazionale del BDS “Apartheid Free Zones”, una rete internazionale di solidarietà con la Palestina attiva, oltre che in Italia, anche in Belgio, Norvegia, Spagna, Grecia, Finlandia, Stati Uniti, Brasile, Cile, Argentina, Australia, Marocco. In molti altri paesi continua a raccogliere nuove adesioni, con 180 spazi attivi in Sud America, 115 in Finlandia, 170 in Irlanda, per citarne alcuni. In Sudafrica l’apartheid fu sconfitta dalla resistenza della popolazione nera, dalle azioni di boicottaggio internazionale e dalle sanzioni varate dalla comunità internazionale. Nel 2005, ispirandosi alla lotta sudafricana, la società civile palestinese ha lanciato un appello per un movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), come forma di pressione nonviolenta su Israele, affinché rispetti il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. La solidarietà concreta con la resistenza delle e dei palestinesi contro il genicidio e la pulizia etnica e con la loro lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, oggi passa anche dal rafforzamento della rete di spazi liberi da ogni forma di discriminazione e da ogni complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi ad aderire alla campagna SPLAI. Chiediamo a tutte le persone solidali di sostenere gli SPLAI e di invitare gli spazi frequentati ad aderire alla campagna. Tutte le informazioni sulla campagna SPLAI a questa pagina. 
Oltre 500 Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana in tutta Italia
NELLE ULTIME SETTIMANE SONO GIUNTE OLTRE 100 NUOVE RICHIESTE DI ADESIONE ALLA CAMPAGNA SPAZI LIBERI DALL’APARTHEID ISRAELIANA (SPLAI), ARRIVANDO COSÌ A SUPERARE I 500 SPAZI CHE IN ITALIA HANNO DECISO DI RIFIUTARE OGNI COMPLICITÀ CON IL GENOCIDIO E LA PULIZIA ETNICA DI ISRAELE IN ATTO CONTRO I PALESTINESI E CON IL SUO REGIME DI COLONIALISMO, OCCUPAZIONE E APARHEID. Tra le adesioni recenti si contano bar, ristoranti, artisti, librerie, liberi professionisti e molti circoli ARCI, anche in seguito all’adesione di ARCI Nazionale. Una vera e propria ondata di solidarietà e resistenza in risposta anche agli attacchi che hanno subito i gestori della Taverna a Santa Chiara, accusati ingiustamente di antisemitismo per aver risposto alle provocazioni di due turisti israeliani che difendevano il genocidio del loro paese a Gaza. La campagna di odio contro uno spazio che ha scelto di schierarsi in difesa del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi ha avuto come effetto quello di produrre una reazione solidale di associazioni, attività commerciali e singoli cittadini e di dare slancio alle campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani e delle aziende complici. Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato la discriminazione sistemica e sistematica che differenzia i palestinesi dagli ebrei israeliani. Ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale, ordinando a Israele di porre fine all’occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. QUINDI DICHIARARSI SPAZIO LIBERO DALL’APARTHEID NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’ANTISEMITISMO. NE È LA PROVA ANCHE IL FATTO MOLTI EBREI IN TUTTO IL MONDO HANNO FATTO PROPRIA LA DENUNCIA DEI CRIMINI DELL’APARTHEID E DEL COLONIALISMO ISRAELIANO E SONO SOLIDALI CON I PIENI DIRITTI DEI PALESTINESI. In Italia gli spazi liberi dall’apartheid si impegnano a non acquistare e vendere prodotti e servizi di imprese – israeliane e internazionali – implicate nelle violazioni dei diritti dei palestinesi, come indicato nella guida al boicottaggio di BDS Italia. Gli spazi culturali si impegnano a non ospitare o partecipare a eventi culturali, accademici e sportivi finanziati o sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano i suoi rappresentanti ufficiali, rispettando le linee guida sul boicottaggio culturale SPLAI fa parte della campagna internazionale del BDS “Apartheid Free Zones”, una rete internazionale di solidarietà con la Palestina attiva, oltre che in Italia, anche in Belgio, Norvegia, Spagna, Grecia, Finlandia, Stati Uniti, Brasile, Cile, Argentina, Australia, Marocco. In molti altri paesi continua a raccogliere nuove adesioni, con 180 spazi attivi in Sud America, 115 in Finlandia, 170 in Irlanda, per citarne alcuni. In Sudafrica l’apartheid fu sconfitta dalla resistenza della popolazione nera, dalle azioni di boicottaggio internazionale e dalle sanzioni varate dalla comunità internazionale. Nel 2005, ispirandosi alla lotta sudafricana, la società civile palestinese ha lanciato un appello per un movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), come forma di pressione nonviolenta su Israele, affinché rispetti il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. La solidarietà concreta con la resistenza delle e dei palestinesi contro il genicidio e la pulizia etnica e con la loro lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, oggi passa anche dal rafforzamento della rete di spazi liberi da ogni forma di discriminazione e da ogni complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi ad aderire alla campagna SPLAI. Chiediamo a tutte le persone solidali di sostenere gli SPLAI e di invitare gli spazi frequentati ad aderire alla campagna. Tutte le informazioni sulla campagna SPLAI a questa pagina. 
Sesto Fiorentino: un esempio concreto di solidarietà con la Palestina
BDS Italia esprime pieno sostegno alla coraggiosa presa di posizione del Comune di Sesto Fiorentino, che ha scelto di passare dalle parole ai fatti in un momento cruciale per la difesa dei diritti umani e della giustizia internazionale. La Giunta comunale, guidata dal sindaco Lorenzo Falchi, ha deciso di sospendere ogni acquisto e commercializzazione di prodotti farmaceutici e cosmetici provenienti da aziende israeliane nelle farmacie comunali. Si tratta della prima iniziativa di boicottaggio istituzionale adottata da un ente locale in Italia: un segnale forte e concreto contro la complicità con le politiche coloniali e di apartheid dello Stato di Israele. La misura ha un impatto simbolico e pratico rilevante, in particolare nei confronti dell’azienda TEVA, multinazionale farmaceutica israeliana leader mondiale nella produzione di farmaci generici. TEVA è già da tempo oggetto di una campagna di boicottaggio da parte di BDS Italia, a causa del suo diretto coinvolgimento nell’economia dell’occupazione israeliana. È importante sottolineare che la maggior parte dei farmaci TEVA è sostituibile con altri generici, e che il boicottaggio non si applica ai farmaci non sostituibili, nel rispetto del diritto alla salute delle persone. Questa scelta assume ancora più significato nel contesto attuale, in cui il governo italiano continua a sostenere Israele a livello politico, economico e militare, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani e le recenti sentenze della Corte Internazionale di Giustizia che parlano chiaramente di potenziale genocidio a Gaza. In questo scenario, Comuni, Regioni ed enti pubblici hanno la possibilità – e la responsabilità – di adottare misure concrete per porre fine a ogni forma di complicità. Per questo, BDS Italia lancia un appello a tutti gli enti pubblici affinché: --> interrompano ogni tipo di rapporto istituzionale ed economico con Israele, finché continueranno l’occupazione, il colonialismo e il genocidio del popolo palestinese --> adottino politiche etiche di appalti e investimenti, escludendo le aziende coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, in Palestina come altrove  --> esercitino pressione sul governo italiano, affinché rispetti gli obblighi derivanti dalle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia del 2024, incluso un embargo militare totale nei confronti di Israele --> sostengano le campagne del movimento BDS, contribuendo così a costruire un fronte sociale e istituzionale per la giustizia e la liberazione della Palestina. Serve una presa di posizione collettiva, coraggiosa e concreta.  Il tempo della neutralità è finito.  La solidarietà non si dichiara: si pratica. BDS Italia
Fuori le armi dai porti, aeroporti e ferrovie
BDS ITALIA LANCIA UNA PETIZIONE PER DISARMARE I PORTI: INTERROMPIAMO IL TRANSITO DI ARMI DAI PORTI ITALIANI   FIRMA LA PETIZIONE   Diretta a UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) presso il Maeci, al Ministero della Difesa e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la petizione chiede “l’immediata cessazione di ogni transito di armi e componentistica militare nei porti italiani, e in primo luogo di quelle destinate a Israele e ad altri paesi che opprimono e brutalizzano altri popoli commettendo crimini contro l’umanità, il crimine di apartheid e di genocidio”.   IL PROBLEMA Nel 2024 secondo il report ministeriale ai sensi della legge 185/90 l’Italia ha esportato armi ad Israele per un valore 35 milioni di euro e importato armi e tecnologia militare per 44 milioni di euro da Israele, finanziando così le sue industrie di armi e il genocidio in corso nella striscia di Gaza. L’esportazione di materiale d'armamento, componenti, attrezzature militari e tecnologie è espressamente vietata qualora si riscontri la violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte del paese destinatario. Tale divieto è stabilito dalla Legge 185/1990 “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, così come dall’articolo 11 della Costituzione italiana. Nel 2024 l’UAMA non ha concesso nuove autorizzazioni per il commercio di armi verso Israele, ma le operazioni già autorizzate negli anni precedenti continuano. Le aziende più coinvolte sono quelle note: Leonardo, Lma, Rwm, SLS, e tutti i fornitori. L'Italia, quindi, continua a inviare armamenti e fornire supporto logistico - anche attraverso triangolazioni - ad un governo responsabile del massacro in atto nella Striscia di Gaza, della violazione del Diritto Internazionale Umanitario e della Violazione della Quarta Convezione di Ginevra per Crimini contro l’Umanità e Crimini di Guerra, nonché attualmente sotto accusa per violazione della Convenzione sul Genocidio. Parte di questo export è "sommerso" e avviene senza essere tracciato.   IL CASO DI RAVENNA Nel mese di febbraio 2025 nel porto di Ravenna è stato sequestrato un carico di 14 tonnellate di componenti di armi “illegali” dall’azienda Valforge di Lecco che non è neppure iscritta al registro nazionale di esportatori e importatori di armi. Il carico, che doveva transitare verso lo stato di Israele, è stato bloccato nell’area portuale poiché l’azienda produttrice non disponeva dell’autorizzazione a esportare materiale bellico. Ma, prima di questo la stessa azienda aveva già inviato altri due carichi, passando indenne le dogane dell'aeroporto di Bologna e Milano. Il porto di Ravenna è peraltro uno di quelli in cui verrà testata una nuova tecnologia di security marittima e sottomarina all’interno del progetto europeo Undersec, finanziato dai fondi Horizon, per «l’individuazione di potenziali oggetti pericolosi o illegali in ingresso al porto». Nell'equipe internazionale che deve implementare questa tecnologia, ci sono importanti istituzioni israeliane: Rafael Advanced Systems, l’università di Tel Aviv e il ministero della Difesa di Israele. Il progetto risale all’ottobre del 2023 e verrà implementato entro il 2026. Questo a testimoniare ancora una volta il profondo legame tra Israele e Europa, come rivela anche l’inchiesta dei due giornali internazionali quotidiani belgi L'Echo e De Tijd. L’Europa continuerà a finanziare istituzioni militari israeliane o bloccherà il progetto?    IL MEMORANDUM D'INTESA CON ISRAELE A siglare ancor più il legame Italia-Israele, c’è un Memorandum che dura da 20 anni e implica collaborazione militare e condivisione di strategie anche coperte da segreto militare. Si rinnova ogni 5 anni automaticamente, se uno dei due stati non lo “rigetta” (denuncia in gergo tecnico). Venti anni macchiati da stragi di civili e gravissime violazioni di diritti umani, scadranno l’otto giugno. Tra pochi giorni. Undici giuristi hanno indirizzato al Governo una diffida sostenuta da Bds. Il memorandum è la “madre” di tutti gli accordi di cooperazione militare con Israele tuttora attivi, a partire dalle esercitazioni congiunte nell’aeroporto di Amendola per testare i caccia F35, fino all’acquisto di tecnologie israeliane per dotare aerei spia in dotazione all’aeronautica italiana. I nostri governanti che sono senza vergogna hanno già detto che sosterranno ancora questo memorandum. Il 21 giugno, in coincidenza con la manifestazione a Roma contro il riarmo europeo, si terrà una giornata internazionale contro lo spyware di Israele, che nel settore è leader mondiale. La tecnologia di sorveglianza è ampiamente venduta in tutto il mondo ed è utilizzata dall’esercito israeliano per trovare e selezionare obiettivi da bombardare. Basta che l’IA esamini innumerevoli filmati di sorveglianza per identificare l’obiettivo da colpire, non importa se in mezzo ad altre persone che verranno pure uccise. Israele ha dato all’IA il controllo diretto di armi letali: è la prima volta nella storia che i computer sono autorizzati ad uccidere esseri umani. La sorveglianza è diventata un’arma letale, essenziale per il genocidio di Gaza.    APPUNTAMENTI In preparazione a queste importanti date, l'11 giugno Bds organizza un convegno a Ravenna sulla logistica del traffico di armi (porti, aeroporti, ferrovie) con Carlo Tombola di Weapon Watch, il gruppo autonomo portuali di Livorno. Altre iniziative seguiranno a Roma.  Sono sempre più le aziende che si convertono dal civile al militare dietro la spinta delle autorità governative e dell’UE, ma anche della crisi che sta investendo l’economia. Eppure l’industria militare richiede meno lavoratori che negli altri settori.
Solidarietà alla Taverna a Santa Chiara: condannare i crimini di Israele non è antisemitismo
BDS Italia esprime piena solidarietà ai gestori della Taverna a Santa Chiara di Napoli, sotto attacco con l’accusa di antisemitismo da parte dei media filo-israeliani, per avere risposto alle provocazioni di due clienti israeliani, sostenitori del genocidio a Gaza e dell’oppressione del loro governo contro il popolo palestinese. Da quanto ci risulta non vi è stato nessun atto discriminatorio nei confronti dei due avventori sulla base della loro appartenenza nazionale, etnica o religiosa. I gestori si sono limitati a condannare, in maniera ferma ma pacifica, i crimini di guerra e contro l’umanità attribuiti a Israele, in coerenza con quanto già riconosciuto dalle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia. La Taverna a Santa Chiara è tra le oltre 400 le realtà italiane che hanno aderito alla campagna Spazi Liberi dall'Apartheid Israeliana (SPLAI) che riunisce associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi. La campagna SPLAI promuove la creazione di una rete di spazi, virtuali e fisici, che si dichiarano liberi da ogni forma di discriminazione e di razzismo e si impegnano a non avere rapporti con aziende ed altre entità complici del regime israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid. La campagna SPLAI promossa da BDS Italia fa parte della campagna globale AFZ (Apartheid Free Zones) ed è basata sui principi del movimento BDS a guida palestinese che sostiene la parità di diritti per tutt* e perciò si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia, discriminazione etnica e religiosa. Il movimento BDS non prende di mira l’identità, ma le complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo tutt* a manifestare la propria solidarietà nei confronti della Taverna a Santa Chiara, anche sostenendo e aderendo alla campagna SPLAI, per rafforzare una rete di spazi realmente liberi da razzismo e discriminazione. Per maggiori info sulla campagna SPLAI e per aderire: https://bdsitalia.org/splai
Fuori Israele dal Giro d'Italia: Mobilitiamoci
Dalla Palestina arriva un appello alla mobilitazione lungo tutto il percorso del Giro d’Italia per contestare la partecipazione della squadra israeliana Israel Premier Tech. Mentre Israele continua il genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza (51.000 mila morti, di cui oltre 17.000 bambini) e l’occupazione delle terre palestinesi in Cisgiordania, il Giro d’Italia accoglie la sua squadra a braccia aperte. Dal 9 maggio all’1 giugno, dal nord al sud, nelle città e nelle province, non lasciamo passare in silenzio Team Genocidio. Mobilitiamoci in modo nonviolento con bandiere, cartelli, informazioni alla popolazione affinché il rosa di questa bellissima manifestazione non si colori del rosso del sangue palestinese. » Vedi il percorso di quest’anno. » Lasciati ispirare dalle grandi mobilitazioni del passato. Chiudiamo la strada al genocidio! Per segnalare le mobilitazioni: bdsitalia@gmail.com
Appello globale per la liberazione della cantante curda Nudem Durak dopo 10 anni dietro le sbarre
Attivisti e artisti internazionali chiedono la liberazione della cantante curda Nudem Durak, imprigionata in Turchia dall’aprile 2015 per aver eseguito canzoni nella sua lingua madre, il curdo. Dieci anni dopo il suo arresto crescono le richieste globali per il rilascio della cantante curda Nudem Durak, condannata a 19 anni di carcere dalle autorità turche per accuse ampiamente di matrice politica. Nudem soffre di gravi problemi di salute e la sua famiglia afferma che la sua salute sta peggiorando seriamente. Ha denunciato maltrattamenti in carcere, tra cui isolamento e abusi da parte delle guardie carcerarie. In occasione dell’anniversario, artisti e attivisti di spicco hanno unito le forze nell’ambito della campagna #FreeNudemDurak per chiedere il suo rilascio immediato e la liberazione di tutti i prigionieri politici in Turchia. Un video congiunto della campagna, condiviso su X il 29 aprile, presenta artisti famosi tra cui Serj Tankian dei System of a Down, Robert Del Naja dei Massive Attack, Thurston Moore dei Sonic Youth, Tom Morello dei Rage Against the Machine, oltre ai musicisti britannici Brian Eno e Peter Gabriel, il cantante americano Tunde Adebimpe e il cantante nigeriano Seun Kuti. Nel video, gli artisti sottolineano che la Turchia sta attraversando un momento storico, con colloqui in corso tra il governo e l’opposizione democratica curda. Esprimono la speranza che Ankara “risponda favorevolmente a questo appello pacifico”. “Oggi, più che mai, mostriamo solidarietà a tutti i prigionieri politici in Turchia”, esortano, indicando Nûdem Durak come simbolo della lotta. “Nûdem è nata in un villaggio distrutto dalla guerra. È dietro le sbarre da dieci anni”. L’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, la musicista franco-cilena Ana Tijoux e la cantante tunisina Emel Mathlouthi hanno già prestato la loro voce alla campagna. Nudem Durak è stata condannata nell’aprile 2015 a 10 anni e 6 mesi di carcere con l’accusa di “promozione di propaganda” per aver cantato nella sua lingua madre, il curdo. Nonostante non vi siano nuove accuse, la sua condanna è stata estesa a 19 anni nel luglio 2016. Attualmente è detenuta nel carcere femminile chiuso di tipo M di Bayburt, nella Turchia nordorientale.         L'articolo Appello globale per la liberazione della cantante curda Nudem Durak dopo 10 anni dietro le sbarre proviene da Retekurdistan.it.
Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta a España: come ripulire il genocidio
Mentre Israele intensifica il genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza e la sua violenta occupazione militare della Cisgiordania, gli organismi sportivi internazionali hanno l’obbligo morale di adottare tutte le misure necessarie per impedire il genocidio, altrimenti rischiano di essere ritenuti penalmente responsabili. Eppure, le tre principali corse ciclistiche del mondo continuano a consentire la partecipazione del team israeliano, aiutando a fare dimenticare grazie allo sport che Israele commette gravi crimini contro i palestinesi. Il Giro d’Italia (9 maggio – 1 giugno), il Tour de France (5 – 27 luglio) e la Vuelta a España (23 agosto – 14 settembre) stanno vergognosamente consentendo alla squadra ciclistica che rappresenta Israele, Israel Premier Tech, di partecipare. Nel frattempo, Israele continua l’assalto a Gaza, uccide migliaia di persone, usa la fame come arma di guerra e commette un genocidio sportivo (uccidendo più di 700 atleti palestinesi e distruggendo impianti sportivi palestinesi a Gaza). Israel Premier Tech è stata creata dal miliardario canadese-israeliano Sylvan Adams con l’obiettivo dichiarato di mascherare grazie allo sport il regime israeliano di occupazione militare e apartheid che dura da 77 anni e il genocidio che sta commettendo Israele a Gaza. Adams ha descritto il genocidio israeliano contro i palestinesi di Gaza in termini vergognosamente razzisti come lotta del “bene contro il male e di civiltà contro barbarie”. Ha definito “utili idioti” i leader mondiali che hanno chiesto a Israele di fermare “questa uccisione di donne, bambini e neonati”. Adams ha anche descritto l’amministrazione Trump, razzista e instabile, come “la più positiva della storia, la più determinata nei confronti di Israele mai vista”. L’UCI, l’organismo internazionale che governa il ciclismo, dichiara di essere un’“organizzazione politicamente neutrale”. L’UCI ha immediatamente sanzionato la Russia a pochi giorni dall’invasione illegale dell’Ucraina, sospendendo tutte le squadre russe e bielorusse e vietando tutti gli eventi UCI in Russia e Bielorussia. Eppure in una tipica dimostrazione di ipocrisia occidentale, l’UCI non solo ha chiuso un occhio sulla decennale storia di gravi crimini commessi da Israele contro i palestinesi, ma ora sta contribuendo a ripulire a livello sportivo il genocidio israeliano a Gaza, consentendo alla Israel Premier Tech di partecipare. Non è la prima volta che l’UCI e le sue principali corse ciclistiche si rendono complici del sportwashing israeliano rispetto ai suoi gravi crimini contro i palestinesi. Rendiamo omaggio ai numerosi gruppi e appassionati di ciclismo in Italia, Francia e Spagna che hanno organizzato proteste contro la partecipazione del team dell'Israel dell'apartheid lungo i percorsi del Giro d’Italia, del Tour de France e della Vuelta a Espana. Israele è in grado di commettere questo genocidio in diretta in totale impunità e di continuare quello che Amnesty International ha definito un regime di apartheid durato 77 anni, per via dell’incapacità degli organismi internazionali, compresi quelli che regolano lo sport, di rispettare il diritto internazionale sanzionando Israele. Gli ipocriti organismi sportivi internazionali rispetteranno il loro obbligo di bandire l’Israele genocida dallo sport solo se, come ha affermato il giornalista sportivo Dave Zirin, saremo noi a costringerli. Facciamolo. Chiediamo proteste più pacifiche che mai lungo i percorsi delle gare ciclistiche a cui partecipa il team del genocida, tra cui il Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta a España. Facciamo in modo che la strada sia chiusa ai responsabili del genocidio. Unisciti a noi e aiutaci a far si che l’UCI e le sue gare capiscano questo messaggio: nel ciclismo non c’è posto per il genocidio. Per maggiori informazioni sulle mobilitazioni del Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta a España contattaci a pacbi@bdsmovement.net Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS
La Federcalcio israeliana (IFA) perde un altro sponsor
Gli appelli al boicottaggio inducono l'azienda italiana di abbigliamento sportivo Erreà a recedere dal contratto con la Israel Football Association (IFA). Dopo Adidas e PUMA, Erreà è l'ultimo marchio sportivo a rendersi conto di quanto siano tossici i marchi di Israele e dell'IFA, e lo ha fatto a tempo di record, ponendo fine a un contratto mai iniziato.  Nell'agosto 2024, Erreà ha firmato un contratto di sponsorizzazione biennale con l'IFA. Il 1° gennaio 2025 Erreà avrebbe sostituito la multinazionale tedesca PUMA, che nel dicembre 2023 aveva fatto trapelare la notizia che non avrebbe rinnovato il contratto con l'IFA a seguito di una campagna di boicottaggio globale durata 5 anni. Nel 2018, Adidas non ha rinnovato il contratto con l'IFA, a seguito di una campagna condotta da squadre sportive palestinesi e della consegna di 16.000 firme alla sede centrale di Adidas. La notizia della complicità di Erreà nei crimini di Israele contro i palestinesi è stata immediatamente accolta con un appello a boicottare l'azienda. Il genocidio per mano di Israele a Gaza ha ucciso decine di migliaia di palestinesi, tra cui almeno 715 atleti e calciatori palestinesi, e ha distrutto o danneggiato tutte le strutture sportive palestinesi a Gaza, come stadi, palestre e club, alcuni dei quali sono stati utilizzati come campi di detenzione e tortura. L'IFA è direttamente complice del regime di apartheid e dell'occupazione militare di Israele che dura da decenni e, più recentemente, del genocidio di Gaza. L'IFA include nei suoi campionati ufficiali squadre con sede in insediamenti israeliani illegali su terre palestinesi occupate e sostiene, insieme al governo israeliano, il loro mantenimento. Sotto la pressione dei crescenti appelli al boicottaggio, Erreà ha voluto rescindere il contratto. A più di un mese e mezzo dall'inizio del contratto, l'azienda non aveva ancora fornito alcuna maglia all'IFA. Erreà si è ora ritirata dal contratto. Ringraziamo le tante persone che in Italia e nel mondo si sono unite all'appello dei palestinesi affinché Erreà faccia la cosa giusta e ponga fine alla sua complicità con il regime israeliano di apartheid e con il genocidio di Gaza. I media israeliani riportano che l'IFA ha firmato un accordo biennale con Reebok e il suo logo appare ora sul sito web dell'IFA come nuovo sponsor. Nel gennaio 2024, la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha stabilito che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio a Gaza. A luglio, la stessa Corte ha inoltre stabilito che l'occupazione militare di Israele a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, è illegale. Entrambe le sentenze della Corte comportano l'obbligo di non contribuire in alcun modo ai crimini atroci che Israele sta commettendo. Chiediamo a Reebok di recedere immediatamente dal contratto con l'IFA per evitare di essere complice dei crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità e del genocidio di Israele. Se Reebok dovesse continuare con questa sponsorizzazione criminale e non etica, dovrà affrontare una campagna di boicottaggio internazionale, proprio come Erreà, Puma e Adidas prima di loro. Fonte: Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)
Apriamo gli Occhi
AL VIA LA CAMPAGNA CONTRO IL RECLUTAMENTO PREDATORIO Inizia oggi la seconda campagna di TWC Italia. Questa volta miriamo a sensibilizzare il mondo universitario e il grande pubblico sul tema del recruitment predatorio nelle università italiane, condotto sistematicamente dalle aziende della grande consulenza. Non solo i dipartimenti di informatica e ingegneria informatica ma oggi anche molti altri sono oggetto di ingerenze tossiche da parte di aziende che entrano negli spazi universitari per ingabbiare neolaurati/e nei consulentifici. Queste aziende promettono uno stipendio regolare, l’assunzione dopo il tirocinio, progetti interessanti e tecnologie innovative se lo studente è disposto ad entrare immediatamente in azienda. Nella maggior parte dei casi queste promesse non si materializzano. Compaiono invece stress, orari impossibili, PowerPoint da consegnare alle 10 di sera, e-mail e meeting a pioggia per far contento il cliente. Alcuni scappano ma la maggior parte accetta e sopporta, perdendo anni preziosi per la propria carriera a servire un meccanismo perverso. Lo stress impedisce un equilibrio vita/lavoro sano e lo studio autonomo non è possibile lavorando 10-12 ore al giorno. Ci si ritrova dopo 10 anni di lavoro con un CV interessante solo per altre aziende di consulenza. Si cambia lavoro a fatica per alzare un po’ lo stipendio e il ciclo ricomincia. Le grandi aziende di consulenza sfruttano la loro posizione di forza investendo in recruiter e tecnici che svolgono seminari in Università con la scusa del presentare il mondo del lavoro. Trovano il supporto di università e professori conniventi, magari in buona fede o magari semplicemente interessati ad uno scambio di favori. Questo meccanismo non danneggia solo lavoratori e lavoratrici; danneggia anche le aziende sane che si vedono rubare sotto il naso persone che sarebbero potute diventare ottime programmatrici, ottimi sistemisti, ottimi analisti e che invece sono rinchiusi a fare PowerPoint da mattina a sera. A rimetterci è tutto il Paese: si fa un gran parlare della mancanza di competenze informatiche critiche per la digitalizzazione, incolpando l’Università di essere antiquata. Le competenze non mancano, ma finché verranno gettate in un tritacarne incapace di produrre buon software e di tutelare le persone, non ci sarà speranza. Noi Tech Worker oggi vogliamo attivarci per il nostro futuro e per il futuro di chi verrà dopo di noi. Il circolo vizioso va spezzato nel punto in cui si alimenta maggiormente ed è per questo che la nostra campagna mira al mondo dello studio: cercheremo di raggiungere gli spazi in cui gli studenti si ritrovano per metterli in guardia e convincerli ad ignorare e contestare le invasioni da parte della grande consulenza, educandoli a distinguere le aziende sane, facendoli entrare nel mondo del lavoro dalla porta giusta.