Fermiamo il materiale militare diretto in Israele in transito per il porto di RavennaIl porto italiano di Ravenna, una volta usato principalmente per la gestione di
carichi di granaglie e generi alimentari, un po’ alla volta è diventato un
centro del traffico illegale di armi ed esplosivi diretti in Israele durante il
genocidio in corso dei palestinesi a Gaza, come rivelato da The Weapon Watch,
un’iniziativa della società civile che monitora la produzione e la logistica
delle armi.
The Weapon Watch ha dichiarato: “I lavoratori portuali di Ravenna stanno
assistendo al passaggio di container di munizioni destinati all'IDF”.
Queste merci letali vengono caricate su navi container dirette ad Haifa e
Ashdod, gestite principalmente dalla compagnia di navigazione israeliana ZIM.
Una delle ultime denunce da parte di un lavoratore portuale anonimo risale al 30
giugno, quando diversi container etichettati come “esplosivi” di classe 1.4
(cioè munizioni) sono stati caricati a bordo della “ZIM New Zealand”, partita
per Haifa, dove è arrivata regolarmente il 4 luglio.
Martedì 8 luglio, durante una conferenza stampa a Roma (ospitata in una sala del
Senato italiano), alcuni giornalisti della rivista finanziaria italiana
Altreconomia hanno presentato gli importanti risultati di un’inchiesta,
riguardanti anche il porto di Ravenna.
La giornalista investigativa Linda Maggiori ha riferito in merito alle indagini
giudiziarie sul traffico di componenti per cannoni da carro armato, destinati a
Israele, che sono stati spacciati per manufatti civili e sono stati sequestrati
il 4 febbraio 2025 nel porto di Ravenna, grazie alla segnalazione di un
coraggioso lavoratore della compagnia di navigazione.
“L'indagine iniziale su un carico di componenti militari destinati a Israele,
camuffati da merci per uso civile, sta portando alla luce un vero e proprio vaso
di Pandora: non solo attraverso il porto di Ravenna, il transito non autorizzato
di armi verso Israele è molto più diffuso di quanto pensassimo”, ha affermato
Linda Maggiori.
Il destinatario di queste tredici tonnellate di pezzi forgiati era IMI Systems,
un'importante azienda militare israeliana di proprietà di Elbit Systems. Questo
traffico mirava ad aggirare il divieto imposto dalla legge italiana 185/90 sulle
nuove autorizzazioni di armi a Israele, in vigore dal 7 ottobre 2023, come
affermato dal primo ministro italiano Giorgia Meloni.
Non potendo ottenere nuove licenze di esportazione, le aziende italiane hanno
escogitato soluzioni per continuare a spedire illegalmente questi componenti.
Valforge di Cortenova, azienda che produce prodotti destinati all’uso civile, ha
agito da intermediario per la spedizione di componenti di cannoni fabbricati da
altre due aziende italiane (Stamperia Mazzetti e Riganti), autorizzate alla
produzione e all’esportazione di componenti militari e iscritte al Registro
Nazionale delle Imprese (RNI) per gli armamenti fino al presunto blocco imposto
dal governo a partire dall’ottobre 2023.
Perché inviarli tramite un’azienda civile? Presumibilmente per evitare di
destare sospetti sul carico in dogana.
Quanto è stato scoperto è solo la punta dell’iceberg. L’indagine ha rivelato
altre quattro spedizioni precedenti, che hanno aggirato i controlli di tre
uffici doganali (Milano 1, Milano 2 e Bologna) nel 2024 e sono arrivate in
Israele. In questo caso, il cliente era Ashot Ashkelon, un’altra grande azienda
militare israeliana, che fornisce all’esercito israeliano componenti per i carri
armati Merkava e i veicoli blindati Namer, entrambi attivamente utilizzati nel
genocidio israeliano contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza.
Questa operazione illegale si basava sulla supervisione della dogana, che
controlla le merci solo a campione. La seconda inchiesta della giornalista Elisa
Brunelli riguarda il traffico di componenti a duplice uso verso Israele, come il
nitrato di ammonio e il trizio.
Il primo, utilizzato come fertilizzante agricolo, è un noto precursore di
esplosivi, particolarmente ricercato dall’esercito israeliano per distruggere le
case di Gaza dal basso.
L’Italia è diventata uno dei principali esportatori verso Israele dopo ottobre
2023. Nell’ultimo anno e mezzo, l’Italia ha anche aumentato le esportazioni di
trizio, un isotopo radioattivo utilizzato in settori civili (medicina), ma anche
nella produzione di armi nucleari, comeha rivelato Altreconomia.
Israele è l’unico paese della regione a possedere armi nucleari, e oggi l’unico
paese al mondo in cui un ministro del governo ha minacciato di usarle contro una
popolazione civile.
Autorevoli esperti legali e di diritti umani delle Nazioni Unite concordano:
trasferire materiale militare, compresi i prodotti a duplice uso, a uno stato
che impone un sistema di apartheid e occupazione illegale, commette
plausibilmente un genocidio, come stabilito dalla Corte Internazionale di
Giustizia, e conduce guerre di aggressione contro Stati sovrani nella regione, è
illegale secondo il diritto internazionale.
Gli stati e le aziende che consapevolmente consentono o effettuano tali
trasferimenti, o gli stati che non agiscono quando sono coinvolte aziende sotto
la loro giurisdizione, sono essi stessi complici.
Il Comitato Nazionale Palestinese per il BDS e BDS Italia chiedono di fare
pressione sulle autorità portuali italiane e su tutte le altre autorità portuali
competenti affinché agiscano immediatamente e fermino il trasferimento di
forniture militari illegali destinate ad essere utilizzate nella violenza
genocida di Israele e indaghino e perseguano ZIM e l’azienda italiana Valforge
per la loro complicità.
Lo scorso giugno, BDS Italia ha lanciato una petizione per chiedere la fine del
trasporto di armi attraverso porti e aeroporti italiani. La petizione ha già
raggiunto oltre 10.000 firme.
Chiediamo di esercitare pressioni sulle autorità italiane e sulle agenzie di
verifica affinché controllino immediatamente tutti i container sospetti,
rifiutino di rilasciare licenze e blocchino tutte le navi appartenenti alla
flotta genocida, implicata nel trasferimento e nella consegna di rifornimenti
militari all’Israele dell’apartheid, per commettere crimini di guerra, crimini
contro l’umanità e genocidio contro i nativi palestinesi.
Chiediamo di esercitare pressioni sul governo italiano affinché imponga un
embargo militare totale. Come affermano gli esperti delle Nazioni Unite per i
diritti umani, tutti gli stati hanno l’obbligo giuridico di conformarsi alla
pronunciamento della Corte penale internazionale (CIG).
Tra le altre azioni, gli esperti invitano gli Stati a “imporre un embargo
militare totale a Israele, bloccando tutti gli accordi, le importazioni, le
esportazioni e i trasferimenti di armi, compresi quelli di prodotti a duplice
uso che potrebbero essere utilizzati contro la popolazione palestinese sotto
occupazione”.
Fonte: BNC