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La lotta per l’acqua: il trattato Cile-Emirati e il rischio del saccheggio idrico in Patagonia
QUANDO UN ACCORDO COMMERCIALE SI TRASFORMA IN UN SEGNALE DI ALLARME ECOLOGICO Il recente ingresso dell’Accordo di Libero Scambio tra Cile ed Emirati Arabi Uniti  nella Camera dei Deputati cilena è stato celebrato dai settori politici e imprenditoriali come una pietra miliare nella strategia di diversificazione del mercato del Paese sudamericano. Gli Emirati, potenza finanziaria e commerciale del Golfo, offrono un accesso preferenziale a uno dei Paesi con il più alto reddito pro capite al mondo. L’accordo prevede sgravi tariffari per i prodotti cileni, come frutta, vino e alimenti trasformati, e apre le porte a investimenti in infrastrutture e logistica. Tuttavia, nelle sue pagine, il trattato contiene silenzi preoccupanti. Non si parla nemmeno una volta di ghiacciai, né dell’acqua dolce come bene strategico, né del territorio della Patagonia, dove si trovano i più grandi serbatoi naturali di acqua dell’emisfero meridionale. E questo silenzio, nel contesto di un accordo con un Paese che già importa ghiaccio glaciale dalla Groenlandia, è un segnale di allarme. GLI EMIRATI E IL COMMERCIO DELL’IMPENSABILE: L’ACQUA COME BENE DI LUSSO Gli Emirati sono uno dei Paesi più aridi del mondo. La sua sopravvivenza idrica dipende dalla desalinizzazione, dalle importazioni di acqua in bottiglia e da strategie a lungo termine per garantire l’approvvigionamento delle aree urbane e turistiche. Nel 2024, testate come The Guardian e Khaleej Times hanno documentato l’inizio di importazioni regolari di ghiaccio glaciale dalla Groenlandia, destinato a cocktail di lusso ed esperienze esclusive a Dubai. Oltre al suo esotismo, questa pratica rivela una realtà strutturale: gli Emirati Arabi Uniti hanno bisogno di fonti esterne di acqua pura e hanno iniziato a costruire catene logistiche per ottenerla da aree lontane, con accordi bilaterali e tramite trattati commerciali. In questo contesto va letto l’accordo di libero scambio con il Cile, Paese che ha già mostrato interesse commerciale a sfruttare l’acqua glaciale per l’esportazione. CILE: GHIACCIAI SENZA LEGGE, RISORSE NON TUTELATE Nonostante sia uno dei Paesi con la maggiore copertura glaciale al di fuori delle zone polari, il Cile non ha ancora una legislazione che protegga in modo completo questi ecosistemi. Le normative attuali tutelano solo i ghiacciai situati in aree protette, lasciando vaste aree – soprattutto in Patagonia – esposte alle attività estrattive. Ad oggi non esiste un divieto esplicito di esportazione di acqua dolce allo stato naturale o congelato. Il codice dell’acqua, riformato nel 2022, ha compiuto progressi nel dare priorità al consumo umano e alla natura dell’acqua come bene nazionale per uso pubblico, ma mantiene aree grigie che potrebbero essere utilizzate da soggetti privati per acquisire i diritti di utilizzo dell’acqua di fusione glaciale. IL DISEGNO DI LEGGE CHE POTREBBE SALVARE LA SOVRANITÀ IDRICA In questo contesto, il Disegno di Legge per la Protezione dei Ghiacciai, in discussione in Parlamento dal 2019, emerge come uno strumento cruciale. Il suo articolo 6 vieta espressamente qualsiasi forma di rimozione, trasferimento o uso industriale dei ghiacciai, degli ambienti periglaciali e subglaciali. Questa formulazione include esplicitamente l’imbottigliamento o l’esportazione di acqua proveniente dai ghiacciai. Se approvata, questa legge metterebbe legalmente al riparo il Cile da qualsiasi rivendicazione commerciale nell’ambito dell’accordo di libero scambio con gli Emirati Arabi Uniti. Ma il suo rinvio – dovuto a pressioni settoriali, alla mancanza di priorità legislativa o all’indifferenza politica – mantiene aperta una porta pericolosa. TRATTATO CILE-EMIRATI E RISCHIO GIURIDICO: L’ACQUA COME MERCE NON ESCLUSA La versione ufficiale del trattato Cile-Emirati contiene clausole di protezione degli investimenti e meccanismi di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato. Pur riconoscendo il diritto sovrano degli Stati di regolamentare per obiettivi legittimi come la protezione dell’ambiente, non esclude espressamente le risorse idriche naturali dal commercio bilaterale. Ciò implica che, in assenza di una legge nazionale che vieti l’esportazione di acqua glaciale, una società degli Emirati potrebbe acquisire diritti o sviluppare operazioni in quest’area. Se poi lo Stato cileno decidesse di revocare queste autorizzazioni per motivi ambientali senza una chiara base legale, potrebbe esporsi a cause internazionali e a risarcimenti. RACCOMANDAZIONI URGENTI PER PREVENIRE L’APPROPRIAZIONE PER OMISSIONE Dichiarazione interpretativa legata alla ratifica: Il Congresso dovrebbe accompagnare l’approvazione del trattato con una dichiarazione interpretativa che escluda dal commercio bilaterale qualsiasi forma di estrazione, imbottigliamento o esportazione di acqua proveniente dai ghiacciai. Approvazione immediata del Disegno di Legge sui Ghiacciai: la sua approvazione risolverebbe l’attuale vuoto normativo e costituirebbe una garanzia strutturale della sovranità idrica. Moratoria legale preventiva: fino a quando non sarà in vigore una legislazione solida, si raccomanda di stabilire una moratoria esplicita sulle esportazioni di acqua naturale dalle aree dei ghiacciai. Revisione ambientale di tutti gli accordi di libero scambio: in futuro, ogni nuovo accordo commerciale dovrebbe essere sottoposto a un rigoroso esame ambientale, compresa una clausola di esclusione per i beni comuni strategici. CONCLUSIONE: L’ACQUA NON SI DIFENDE DA SOLA L’accordo di libero scambio con gli Emirati Arabi Uniti è una legittima opportunità commerciale. Ma senza una chiara regolamentazione interna, può diventare una porta di accesso all’estrattivismo idrico di lusso. La Patagonia, silenziosa e vasta, non è rappresentata nei trattati. Spetta al Congresso cileno decidere se l’acqua che appartiene a tutti sarà trasformata in una merce per pochi. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid Claudia Aranda